Atti 5




Atti 5 – La Chiesa Cresce Nonostante l’Opposizione

A. La menzogna di Anania e Saffira.

1. (1-2) Il gesto di Anania e Saffira.

Ma un certo uomo, di nome Anania, con sua moglie Saffira, vendette un podere, e trattenne per sé una parte dell’importo d’accordo con la moglie, e andò a deporre il resto ai piedi degli apostoli.

a. Ma un certo uomo, di nome Anania, con sua moglie Saffira, vendette un podere: Dopo aver visto la grande generosità di Barnaba e del grande rispetto che questi riceveva (Atti 4:36-37), Anania e Saffira decisero che gli dovesse essere mostrato lo stesso rispetto.

b. Trattenne per sé una parte dell’importo: Vendettero il podere e diedero alla chiesa solo una parte del ricavato, lasciando intendere invece di averlo dato alla chiesa per intero con sacrificio.

i. La parola in greco antico tradotta con trattenne è nosphimozai, che vuol dire “appropriarsi indebitamente”. In occasione del furto di Akan, nella traduzione greca dell’Antico Testamento viene usata la stessa parola (Giosuè 7:21). Nosphimozai compare solo un’altra volta nel Nuovo Testamento e significa “rubare” (Tito 2:10).

ii. “La storia di Anania sta al libro degli Atti come la storia di Akan sta al libro di Giosuè. In entrambe le narrazioni, un atto ingannevole interrompe l’avanzata vittoriosa del popolo di Dio.” (Bruce)

c. D’accordo con la moglie: È chiaro che marito e moglie erano complici nell’inganno. Volevano entrambi avere un’immagine di grande generosità, senza però possederla davvero.

i. “Potrebbe infatti esserci l’ulteriore implicazione che Anania e Saffira avevano giurato di dare a Dio l’intero ricavato della vendita, per poi cambiare idea e consegnarne solo una parte.” (Bruce)

ii. “Quando l’amore per il denaro si impossessa di una persona, non c’è male che non possa o non voglia commettere.” (Horton)

iii. Secondo Calvino, i “mali nascosti” nel peccato di Anania sono questi, al di là del semplice tentativo di ingannare Dio e la Chiesa:

·Disprezzo verso Dio.

·Frode sacrilega.

·Vanità e ambizione perversa.

·Mancanza di fede.

·Corruzione di un ordine buono e santo.

·Ipocrisia.

2. (3-4) Pietro affronta Anania.

Ma Pietro disse: «Anania, perché ha Satana riempito il tuo cuore per farti mentire allo Spirito Santo e trattenere una parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non rimaneva tuo? E il ricavato della vendita non era forse a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!».

a. Anania, perché ha Satana riempito il tuo cuore: A quanto pare, Dio diede a Pietro la conoscenza soprannaturale di quello che aveva fatto Anania. Il dono spirituale in questione, denominato parola di conoscenza, è menzionato in 1 Corinzi 12:8.

i. Anania dev’essere rimasto sconvolto all’udire le parole di Pietro. Sicuramente si aspettava di essere lodato per il suo dono spettacolare, ma fu invece rimproverato. Pietro capì che Satana era all’opera, sebbene si trattasse di un uomo annoverato tra i credenti, come Anania.

ii. Poiché il suo peccato consisteva nel desiderio di essere lodato pubblicamente per la sua generosità, era giusto che quel peccato fosse smascherato pubblicamente. “In generale, è buona norma che i peccati segreti vengano trattati in segreto, quelli privati in privato e solo quelli pubblici in pubblico.” (Stott)

b. Perché ha Satana riempito il tuo cuore per farti mentire allo Spirito Santo: Pietro non accusò Anania di aver mentito alla chiesa o agli apostoli, ma allo Spirito Santo stesso.

i. Pietro credeva chiaramente che lo Spirito Santo fosse una Persona, perché è solo a una persona che si può mentire. Credeva anche che lo Spirito Santo fosse Dio (Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio).

c. Se questo restava invenduto, non rimaneva tuo? E il ricavato della vendita non era forse a tua disposizione? Pietro riconobbe senza problemi che il podere e il suo valore appartenevano ad Anania e a nessun altro; aveva la piena libertà di farne ciò che voleva. Il suo crimine non fu quello di trattenere parte del denaro, ma di lasciar credere in maniera ingannevole di averlo donato per intero.

i. Certo, il suo peccato fu l’avidità (per aver tenuto per sé il denaro), ma quello peggiore fu l’orgoglio, per aver voluto che tutti lo considerassero tanto spirituale da “aver dato tutto”, quando invece non era così.

ii. Il loro peccato si ripresenta oggigiorno in molti modi. Possiamo crearci un’immagine o dare l’impressione di essere persone che leggono la Bibbia e pregano, quando in realtà non è così. Possiamo crearci un’immagine o dare l’impressione di avere tutto sotto controllo, quando in realtà non è così. Possiamo esagerare i nostri successi o la nostra efficacia spirituale per sembrare ciò che non siamo. È troppo facile accontentarsi di un’immagine di spiritualità senza la realtà della vita spirituale.

iii. Il loro grande peccato era radicato nell’orgoglio, sentimento che corrompe la chiesa più velocemente di qualsiasi altra cosa.

d. Se questo restava invenduto, non rimaneva tuo? E il ricavato della vendita non era forse a tua disposizione? Il loro peccato fu inutile. Anania era libero di usare quel denaro in qualsiasi modo volesse, salvo che per gonfiare la propria immagine e il proprio orgoglio spirituale.

e. Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Sebbene fosse stato Satana a riempire il cuore di Anania, Pietro poté comunque chiedergli perché si era messo in cuore questa cosa. Satana può influenzare la vita di un credente, anche di un credente ripieno di Spirito, ma non può commettere il peccato al posto suo. Anania l’ha comunque concepito in cuor proprio.

3. (5-6) Morte di Anania.

All’udire queste cose, Anania cadde e spirò. E una grande paura venne su tutti coloro che udirono queste cose. Allora si alzarono alcuni giovani, lo avvolsero, lo portarono fuori e lo seppellirono.

a. All’udire queste cose, Anania cadde e spirò: Pietro non pronunciò una sentenza di morte nei confronti di Anania, ma lo mise semplicemente davanti al suo peccato ed egli cadde a terra morto. Non è compito della chiesa pronunciare una sentenza di morte nei confronti delle persone.

i. Probabilmente Pietro rimase sorpreso più di chiunque altro quando Anania gli si accasciò davanti. “Da notare che Pietro non disse ad Anania nulla riguardo alla sua morte. La sentenza non fu l’invocazione di una maledizione su un uomo per il capriccio di un ufficiale ecclesiastico. La morte di Anania fu un atto di Dio.” (Morgan)

b. Cadde e spirò: Fu una punizione severa per un peccato che oggi sembra essere comune. Alcuni si chiedono se Dio non sia stato troppo duro con Anania.

i. Ciò che meraviglia di più è che Dio ritarda il Suo giusto giudizio praticamente in tutti gli altri casi. Anania ricevette esattamente quello che si meritava; semplicemente non poteva vivere nell’atmosfera di purezza che caratterizzava la chiesa di quel tempo.

ii. La causa fisica della morte di Anania fu forse un infarto causato da uno shock improvviso o dal terrore. Poiché viveva in un periodo e in mezzo a persone che credevano veramente che ci fosse un Dio nel cielo al quale dobbiamo tutti rendere conto, era terrorizzato dal fatto che il suo peccato potesse essere smascherato e di sapere che avrebbe dovuto darne conto a Dio. Non rispose seccato né con ostilità quando fu messo di fronte al suo peccato; invece, cadde e spirò.

iii. Inoltre, bisogna considerare il gesto di Anania nel contesto dell’epoca. Si trattava di un momento critico per la chiesa primitiva e tale impurità, peccato, scandalo e infiltrazione satanica avrebbero potuto corrompere l’intera chiesa alla radice. “La chiesa non è mai stata ferita o ostacolata da opposizioni esterne; è sempre stata ferita e ostacolata da pericoli provenienti dall’interno.” (Morgan)

iv. Una ragione plausibile per cui Dio oggi non giudica allo stesso modo è data dalla fitta ramificazione della Sua chiesa. Anche se il corpo di Cristo negli Stati Uniti dovesse corrompersi a causa degli scandali e del peccato, ci sarebbe comunque forza a sufficienza nelle altre parti dell’albero.

v. “L’amministrazione della chiesa di oggi non è quella di una volta, altrimenti avremmo dei culti che si concludono con la morte di molti uomini e donne.” (Morgan)

c. Cadde e spirò: Lo shock derivante dall’essere stato svergognato fu eccessivo per Anania. Per molti cristiani che vivono nel compromesso, la paura più grande non è il peccato in sé, ma l’essere scoperti.

i. La lezione di Anania e Saffira è che abbiamo una grande presunzione nei confronti di Dio quando pensiamo che ci sia sempre tempo per ravvedersi, per mettersi a posto con Dio, per essere onesti con Lui. Il tempo concesso da Dio è un dono immeritato che Egli non deve a nessuno; non dobbiamo mai pensare che sarà sempre a nostra disposizione.

ii. “Non dobbiamo dedurre dalla rarità di tali giudizi in questa parola, o dalla loro singolarità, che la mente di Dio sia cambiata riguardo all’eccessiva peccaminosità, all’odiosità e alla malvagità del peccato che ha in tal modo rimproverato. L’esempio isolato deve rimanere come un monumento duraturo e terribile di ciò che Dio pensa di quel peccato.” (Pierson)

d. E una grande paura venne su tutti coloro che udirono queste cose: Il proposito di Dio si era realizzato nella chiesa nella sua totalità, come dimostrazione che Dio stava compiendo un’opera grandiosa in mezzo al Suo popolo.

i. L’ultimo sermone del dott. J. Edwin Orr era intitolato Il Risveglio è Come il Giorno del Giudizio, nel quale parlava del fatto che l’arrivo del risveglio è quasi sempre caratterizzato da un’opera radicale di Dio nei confronti dei peccati dei credenti.

ii. “Ora, trasferite tutto questo in un contesto odierno. Se una cosa del genere fosse capitata oggi, avremmo avuto un comitato di insabbiamento, per non far trapelare la notizia al pubblico. Potete rincuorarvi, e questo potrebbe essere per voi una sorpresa, quando Dio smaschera le cose… uno dei risultati è che quando a Dio viene resa giustizia, l’opera acquista di nuovo forza.” (Orr)

iii. “William Castle, da Sichuan in Cina, disse: ‘Risveglio significa giorno del giudizio’. Successe proprio questo a Shantung. Giudizio sui missionari, sui pastori, sulle persone e così il mondo fu preso da timore e il nome di Dio fu glorificato. Le persone hanno un’idea completamente sbagliata di cos’è il risveglio… Lo vedono come un momento di trionfo e, diciamo, come un’esplosione di grandi benedizioni. E invece per la chiesa è un giorno di giudizio. Tuttavia, dopo il giudizio e dopo che tutto si sarà sistemato, ci sarà abbondanza di benedizioni.” (Orr)

4. (7-9) Pietro affronta Saffira.

Or circa tre ore più tardi entrò anche sua moglie, ignara dell’accaduto. E Pietro le rivolse la parola, dicendo: «Dimmi avete voi venduto il podere per tanto?». Ed ella rispose: «Sì, per tanto». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete messi d’accordo di tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di coloro che hanno sepolto tuo marito sono all’uscio e porteranno via anche te».

a. Perché vi siete messi d’accordo di tentare lo Spirito del Signore? Saffira partecipò consapevolmente e volontariamente al peccato e alla sua palese copertura. Il giudizio di Dio nei suoi confronti fu altrettanto giusto quanto quello nei confronti di Anania.

b. Vi siete messi d’accordo: Non sappiamo se il matrimonio tra Anania e Saffira andasse bene o male, né se i due fossero spesso d’accordo o litigassero di frequente. Sappiamo però che almeno si erano messi d’accordo di tentare lo Spirito del Signore. Avrebbero dovuto trovare un accordo in favore del Signore, non contro di Lui.

i. Non sappiamo se l’idea di agire ingannevolmente fosse partita da uno dei due o da entrambi, ma, se fu Anania a escogitarla facendo pressioni su Saffira perché lo aiutasse, lui sbagliò a comportarsi così e lei, ad acconsentire. Il concetto di sottomissione non comprende la sottomissione al peccato.

5. (10-11) Morte di Saffira.

In quel momento ella cadde ai suoi piedi e spirò. E i giovani, entrati, la trovarono morta, la portarono via e la seppellirono accanto a suo marito. Così una grande paura venne su tutta la chiesa e su tutti coloro che udivano queste cose.

a. In quel momento ella cadde ai suoi piedi e spirò: Giustamente, su Saffira si abbatté lo stesso giudizio che era toccato a suo marito Anania. Poiché condividevano lo stesso peccato, era giusto che condividessero anche la stessa reazione una volta scoperti: shock e terrore.

i. La morte di Anania e Saffira non implica necessariamente che non siano andati in cielo. È impossibile dirlo con certezza, dal momento che solo Dio lo sa. Tuttavia, è possibile per un cristiano commettere un peccato che è a morte (1 Giovanni 5:16-17), come vediamo in alcuni esempi del Nuovo Testamento, in cui cristiani salvati vengono “riportati a casa” mediante la morte come forma di giudizio (1 Corinzi 11:27-32). “I veri cristiani non perdono la propria salvezza peccando. La punizione di Anania e Saffira, seppur estrema, era per questa vita soltanto.” (Boice)

ii. Dopo aver notato le somiglianze tra l’episodio di Anania e Saffira e quello di Akan nel libro di Giosuè, è interessante dare uno sguardo anche alle differenze. In Giosuè, Dio si aspettava che il Suo popolo esercitasse il giudizio sui trasgressori. In Atti, invece, Dio toglie questo tipo di giudizio dalle mani della chiesa e lo applica Lui stesso, per mostrare che la chiesa non ha il diritto di amministrare da sola questo tipo di punizione o di delegarlo alle autorità civili.

b. Una grande paura venne su tutta la chiesa: Il nome Saffira in aramaico significa bella, mentre Anania in ebraico vuol dire Dio è benevolo. Sembra esserci una contraddizione tra i loro nomi e le loro vite, ma in realtà è possibile scorgere la bellezza e la benevolenza di Dio in due modi significativi.

i. Se Anania e Saffira erano effettivamente destinati al cielo, allora è evidente che la bellezza e la benevolenza di Dio erano sufficienti da non negare loro la salvezza anche nel caso di un peccato grave.

ii. La bellezza e la benevolenza di Dio erano visibili nelle continue benedizioni che Egli riversava sulla chiesa e nella protezione che le offriva non solo dagli attacchi esterni, ma anche contro sé stessa. Se Anania e Saffira fossero stati ripieni di grazia, ciò sarebbe stato loro gradito. “Oh Signore, portaci ora in cielo, se devi, ma che la Tua opera continui e che il Tuo nome sia glorificato”.

iii. Questa è la prima volta che la parola chiesa viene usata negli Atti degli apostoli. “L’ekklesia cristiana era al tempo stesso nuova e antica: nuova, per la sua relazione e testimonianza a Gesù come Signore e agli eventi epocali della sua morte, dell’esaltazione e del versamento dello Spirito; antica, in quanto continuazione della ‘congregazione del Signore’ che in precedenza era stata confinata entro i limiti di una nazione, ma che ora, essendo morta e risorta con Cristo, doveva essere aperta a tutti i credenti senza distinzioni.” (Bruce)

B. Continue manifestazioni di potenza nella chiesa.

1. (12) Potenza visibile attraverso i miracoli e l’unità.

Or molti segni e prodigi erano fatti fra il popolo per le mani degli apostoli. Tutti con una sola mente si ritrovavano sotto il portico di Salomone.

a. Molti segni e miracoli erano fatti: In Atti 4:30 leggiamo che i primi cristiani avevano pregato che Dio continuasse a operare segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù. Questo versetto ci mostra che la loro preghiera fu esaudita e che continuarono a manifestarsi grandi segni e prodigi.

i. Non ci viene detto in cosa consistevano quei segni e prodigi, ma è probabile che fossero simili a quelli descritti in altri passi del libro di Atti e nei Vangeli: guarigioni, liberazioni dalle potenze demoniache, benedizioni straordinarie.

b. Tutti con una sola mente: Spesso il fatto che il popolo di Dio si riunisca e tutti abbiano una sola mente è una manifestazione di potenza da parte dello Spirito Santo maggiore di qualsiasi segno o prodigio, visto che il nostro egoismo e la nostra testardaggine risultano molte volte più inamovibili di una montagna.

c. Per le mani degli apostoli: Da quello che vediamo, Dio scelse di compiere queste opere miracolose per le mani degli apostoli e non principalmente attraverso altri, perché è Dio che, nella Sua sapienza, sceglie le mani che porteranno i Suoi miracoli. Dio scelse di farlo per le mani degli apostoli, perché aveva uno scopo.

d. Il portico di Salomone: Il secondo tempio era un complesso imponente, con colonnati e aree coperte di grande ampiezza. Non c’è dubbio che i primi cristiani si incontrassero in una zona particolare del tempio, in un’area aperta a tutti.

2. (13-14) Reputazione e crescita della chiesa.

E nessuno degli altri ardiva unirsi a loro; ma il popolo li magnificava. Così si aggiungeva al Signore un numero sempre maggiore di credenti, moltitudini di uomini e donne,

a. Nessuno degli altri ardiva unirsi a loro: La prima comunità di cristiani aveva una fortissima reputazione di integrità e tutti sapevano che essere seguaci di Gesù non era una cosa da prendere alla leggera. Episodi come quello di Anania e Saffira andavano a ridurre il livello di dedizione superficiale.

b. Così si aggiungeva al Signore un numero sempre maggiore di credenti: Nonostante questo, la chiesa continuava a crescere. Sebbene le persone sapessero che essere cristiani era una cosa seria, lo Spirito di Dio continuava a muoversi con potenza.

c. Si aggiungeva al Signore un numero sempre maggiore: Si aggiungevano nuovi credenti: Si aggiungeva al Signore, non a una “chiesa”, a una persona e nemmeno a un movimento, ma a Dio stesso. E si aggiungevano in moltitudini.

i. Facendo riferimento a moltitudini di uomini e donne, Luca vuole ricordarci che la purificazione della chiesa collegata all’episodio di Anania e Saffira non aveva causato danni permanenti.

3. (15-16) L’aspettativa di miracoli tra i primi cristiani.

Tanto che portavano i malati nelle piazze, li mettevano su letti e giacigli perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città intorno accorreva a Gerusalemme, portando i malati e quelli che erano tormentati da spiriti immondi, e tutti erano guariti.

a. Portavano i malati nelle piazze: Le persone erano talmente convinte della realtà e della potenza di quello in cui credevano i cristiani che pensavano di poter essere guarite se solo fossero state sfiorate dall’ombra di Pietro.

i. Perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro: Il nostro testo non dice che le persone venivano guarite dall’ombra di Pietro; dice soltanto quello che le persone credevano che sarebbe successo e che agivano di conseguenza. Non sappiamo però con certezza se effettivamente le persone ricevessero la guarigione quando l’ombra di Pietro si posava su di loro.

b. Perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro: Supponendo che le persone fossero guarite in questo modo, sembrerebbe che persino l’ombra di Pietro fosse diventata un punto di contatto in cui le persone esercitavano la fede in Gesù come guaritore. A quanto pare, le persone compresero bene ciò che Pietro aveva detto in Atti 3:12-16: che Gesù guarisce, anche se compie la Sua opera di guarigione attraverso i Suoi apostoli.

i. Sebbene sembri una cosa da pazzi che qualcuno possa essere guarito dal tocco di un’ombra, sappiamo che a una donna è bastato sfiorare la veste di Gesù (Luca 8:44). In quella veste non c’era nulla di magico, ma fu semplicemente il modo in cui ella esercitò la propria fede. Allo stesso modo, non c’era nessuna potenza intrinseca nell’ombra di Pietro; la potenza si manifestava quando le persone credevano in Gesù per ricevere guarigione, aiutate possibilmente nella loro fede dal passaggio dell’ombra di Pietro.

ii. “Può essere significativo che il verbo episkiazo, che significa “adombrare”, Luca lo scelga e lo usi due volte nel suo Vangelo a proposito dell’adombramento della presenza di Dio.” (Stott)

iii. “La credenza che le ombre avessero dei poteri magici, sia benefici che malefici, era comune nel mondo antico e indica quale fosse la motivazione delle persone.” (Marshall)

iv. Tuttavia, possiamo confidare nel fatto che Luca non stesse semplicemente trascrivendo delle leggende. “Da quello che sappiamo dei medici, anche di quel tempo, non possiamo supporre che Luca avrebbe accettato con ingenuità storie di ‘guarigioni miracolose’ senza indagare.” (LaSor)

c. Tutti erano guariti: Indipendentemente dal modo scelto da Dio per guarire, non c’è dubbio che sia stata compiuta un’opera di guarigione straordinaria. Non dobbiamo perdere di vista il collegamento tra la purezza che abbiamo visto essere preservata nella prima parte del capitolo (con la morte di Anania e il timore di Dio tra i cristiani) e la potenza che si manifesta qui. Dio benedisse una chiesa pura donandole potenza spirituale.

d. La folla delle città intorno accorreva a Gerusalemme: Questa è la prima volta che si fa riferimento all’estensione dell’opera di Dio oltre i confini di Gerusalemme. Erano le persone ad andare dagli apostoli, non il contrario. Era tutto molto bello, ma non era proprio in accordo con il comando di Gesù, il quale aveva detto ai discepoli di andare a Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all’estremità della terra (Atti 1:8). Gli apostoli, invece, lasciarono Gerusalemme solo quando furono obbligati dalla persecuzione (Atti 8:1, 12:1-2).

C. Imprigionamento degli apostoli da parte dei capi dei Giudei.

1. (17-18) Arresto e incarcerazione degli apostoli.

Allora si alzarono il sommo sacerdote e tutti coloro che erano con lui, cioè la setta dei sadducei, ripieni di invidia, e misero le mani addosso agli apostoli e li gettarono nella prigione pubblica.

a. Allora si alzarono il sommo sacerdote: L’incontro di Pietro e Giovanni con i capi religiosi in Atti 4:5-22, pur essendosi concluso bene per i primi seguaci di Gesù, non pose fine alla questione, dato che l’establishment religioso tornò a scagliarsi contro di loro.

i. “Luca oscilla tra l’immagine della chiesa da sola… e il ritratto della chiesa nei suoi rapporti con il mondo. Il secondo ritratto riguarda sempre più spesso la persecuzione.” (Boice)

b. Ripieni di invidia: Gli apostoli, come Gesù, che essi rappresentavano, furono perseguitati perché le loro buone opere e la loro popolarità erano una minaccia per coloro che avevano interesse a mantenere lo status quo dell’establishment religioso. Purtroppo, l’establishment religioso di quel tempo lasciava il popolo in condizioni peggiori, non migliori.

c. Li gettarono nella prigione pubblica: A quanto pare, questo includeva tutti gli apostoli (addosso agli apostoli). Non era la prima volta che Pietro e Giovanni venivano imprigionati (Atti 4:3).

2. (19-20) Liberazione degli apostoli mediante un intervento angelico.

Ma un angelo del Signore di notte aprì le porte della prigione e, condottili fuori, disse: «Andate, presentatevi nel tempio e annunziate al popolo tutte le parole di questa vita».

a. Un angelo del Signore… aprì le porte della prigione: Per Dio fu facile organizzare tutto questo. Gli angeli sono tutti spiriti servitori, mandati a servire per il bene di coloro che hanno da ereditare la salvezza (Ebrei 1:14). Dio inviò quell’angelo per servire gli apostoli. Le porte chiuse non sono nulla per Dio o per coloro che Egli usa.

b. Un angelo del Signore: È possibile che si siano resi conto che si trattava di un angelo solo in un secondo momento. Gli angeli si presentano spesso con sembianze umane, rendendoli a volte difficili da riconoscere (Luca 24:3-7, Ebrei 13:2).

i. “Scorgiamo anche un po’ di umorismo divino, dal momento che i sadducei [Atti 5:17] non credevano negli angeli.” (Hughes)

c. Andate, presentatevi nel tempio e annunziate al popolo tutte le parole di questa vita: Furono salvati dalla prigione in modo meraviglioso, ma per uno scopo: poter continuare la loro opera. Dio non li liberò principalmente per la loro sicurezza o comodità, ma c’era una ragione; infatti, dopo questo episodio non furono sempre liberati.

i. La storia successiva di questi apostoli – e di altri associati a loro nella chiesa primitiva – mostra che a volte Dio libera attraverso un miracolo, a volte no. Secondo quello che viene raccontato in maniera abbastanza affidabile dalla storia e dalla tradizione della chiesa, non sempre gli apostoli sono stati liberati in modo miracoloso dagli angeli.

·Matteo fu decapitato con la spada.

·Marco morì ad Alessandria dopo essere stato trascinato per le strade della città.

·Luca fu impiccato a un albero d’ulivo in Grecia.

·Giovanni morì di morte naturale, anche se avevano provato, senza riuscirvi, a bollirlo nell’olio.

·Pietro fu crocifisso a testa in giù a Roma.

·Giacomo fu decapitato a Gerusalemme.

·Giacomo il Minore fu gettato dall’alto e poi picchiato con delle mazze.

·Filippo finì impiccato.

·Bartolomeo fu fustigato e picchiato fino alla morte.

·Andrea fu crocifisso e predicò a squarciagola ai suoi persecutori fino alla morte.

·Tommaso fu trafitto con una lancia.

·Giuda fu ucciso con le frecce di un boia.

·Mattia e Barnaba furono lapidati e poi decapitati.

·Paolo fu decapitato a Roma.

ii. Tutto questo ci ricorda che dovremmo confidare che Dio agirà in modo miracoloso e dovremmo desiderare sempre più di vedere miracoli, avendo comunque la consapevolezza che Egli ha un proposito quando non libera con mano miracolosa. Scopriamo anche che noi, come gli apostoli, veniamo liberati per uno scopo, non per vivere semplicemente per noi stessi.

iii. “L’angelo del Signore aprì le porte della prigione e liberò i predicatori, ma non poteva essere lui il predicatore. Poteva affidare ai ministri il loro incarico, ma l’incarico di predicare non gli spettava.” (Spurgeon)

3. (21-23) Gli apostoli riprendono la loro missione e viene scoperta la loro assenza dalla prigione.

Ed essi, udito ciò, entrarono nel tempio sul far del giorno ed insegnavano. Intanto il sommo sacerdote e coloro che erano con lui vennero e convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d’Israele; quindi mandarono le guardie alla prigione per prelevare gli apostoli. Ma le guardie, giunte alla prigione, non li trovarono; e, ritornate, fecero il loro rapporto, dicendo: «Noi abbiamo trovato la prigione ben chiusa con ogni precauzione e le guardie in piedi davanti alle porte; ma, avendole aperte, non vi abbiamo trovato dentro nessuno».

a. Entrarono nel tempio sul far del giorno ed insegnavano: Che grande ubbidienza e audacia! Se non fossero stati sicuri del fatto che Dio voleva che continuassero la loro opera di insegnamento pubblico, la parola dell’angelo in Atti 5:20 eliminò ogni dubbio.

i. Si diressero al luogo più pubblico che conoscevano (nel tempio) e il prima possibile (sul far del giorno). Mentre si credeva che fossero in prigione, gli apostoli insegnavano in obbedienza la Parola di Dio alle persone comuni.

b. Ritornate, fecero il loro rapporto: Tutto questo ha dell’umorismo. L’establishment religioso si riunisce in maniera solenne per occuparsi di alcuni attaccabrighe che insegnano di Gesù. Li intimidisce con un periodo di permanenza in carcere e li conduce davanti al sinedrio, che dovrà decidere la loro sorte. Gli ufficiali vanno alla prigione, vedono le porte chiuse come si deve, le guardie dove dovrebbero stare, ma la cella è vuota.

4. (24-26) Gli apostoli vengono ritrovati e arrestati di nuovo.

Ora, come il sommo sacerdote, il comandante del tempio e i capi dei sacerdoti udirono queste cose, rimasero perplessi nei loro confronti, non sapendo che cosa significasse tutto questo. Ma sopraggiunse uno che riferì loro dicendo: «Ecco, quegli uomini che metteste in prigione sono nel tempio e stanno ammaestrando il popolo». Allora il comandante del tempio andò con le guardie e li ricondusse, senza far loro violenza, per paura di essere lapidati dal popolo.

a. Rimasero perplessi nei loro confronti, non sapendo che cosa significasse tutto questo: A quel punto i capi religiosi non potevano che chiedersi con che cosa avessero a che fare. C’erano continue dimostrazioni di potenza soprannaturale all’opera attraverso i seguaci di Gesù.

i. Seguendo il racconto di Luca fino a questo punto, sappiamo perché erano perplessi, non sapendo che cosa significasse tutto questo. Noi, tuttavia, quali lettori del racconto, non ci meravigliamo, perché sappiamo che l’opera di Dio continuerà.

b. Il comandante del tempio andò con le guardie e li ricondusse, senza far loro violenza: Gli apostoli furono presto arrestati di nuovo. Magari erano tentati di pensare che, essendo stati già liberati in modo miracoloso, Dio avrebbe impedito nuovamente il loro arresto, ma non fu così.

i. Tornati in custodia, gli apostoli sapevano che Dio non avrebbe avuto alcuna difficoltà a liberarli di nuovo, se così Gli fosse piaciuto. La loro esperienza passata della potenza di Dio li aveva riempiti di fede per il presente.

c. Li ricondusse, senza far loro violenza: È importante notare che gli apostoli non fecero appello all’opinione pubblica per proteggersi dai capi religiosi. Avrebbero potuto incitare la folla esclamando: “Lascerete che ci portino via?”, ma la loro fiducia era riposta in Dio e in Dio soltanto. Avevano a disposizione una soluzione carnale al loro problema, ma non ne approfittarono.

d. Per paura di essere lapidati dal popolo: Il cuore dei capi religiosi era stato smascherato ancora una volta. Avevano paura del popolo, ma non temevano Dio, che aveva mostrato chiaramente di essere all’opera tra i discepoli.

5. (27-28) L’accusa mossa contro gli apostoli.

Così essi li portarono e li presentarono davanti al sinedrio; e il sommo sacerdote li interrogò, dicendo: «Non vi abbiamo severamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».

a. Li presentarono davanti al sinedrio: Si trattava di un altro tentativo di intimidire gli apostoli con i fronzoli dell’autorità istituzionale del concilio. Gli apostoli, consci di come Dio li aveva protetti, probabilmente non ne erano intimiditi e nemmeno impressionati.

b. Non vi abbiamo severamente proibito di insegnare in questo nome? Avevano ordinato a Pietro e a Giovanni di non insegnare più nel nome di Gesù (Atti 4:17-18); tuttavia, gli apostoli dissero loro chiaramente che avrebbero continuato, in obbedienza a Dio (Atti 4:19-20).

c. Avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina: L’accusa mossa dal sommo sacerdote fu una testimonianza meravigliosa dell’efficacia del messaggio predicato dagli apostoli, che aveva riempito Gerusalemme.

d. Volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo: Dicendo quest’uomo, i capi religiosi volevano ovviamente evitare di pronunciare il nome di Gesù, ma non potevano evitare la Sua potenza; essa li fissava dritti in faccia.

i. È interessante l’accusa secondo cui gli apostoli intendevano far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo. Non c’è dubbio che il sommo sacerdote volesse dire che gli apostoli intendevano ritenere i capi ebraici responsabili, in qualche misura, dell’esecuzione di Gesù (come in Atti 2:23). Ciononostante, siamo certi che gli apostoli desideravano che il sommo sacerdote e gli altri capi dei Giudei mettessero la propria fede in Gesù, proprio come fecero altri sacerdoti (Atti 6:7). Di certo, gli apostoli volevano portare il sangue di Gesù, che copre e purifica, sul sommo sacerdote e sugli altri membri del sinedrio.

D. La conclusione del loro caso davanti ai capi dei Giudei.

1. (29-32) Testimonianza degli apostoli di fronte al sinedrio.

Ma Pietro e gli altri apostoli, rispondendo, dissero: «Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi uccideste, appendendolo al legno. Dio lo ha esaltato con la sua destra e lo ha fatto principe e salvatore per dare ad Israele ravvedimento e perdono dei peccati. E di queste cose noi gli siamo testimoni, come pure lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che gli ubbidiscono».

a. Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini: Fu una testimonianza di grande franchezza, a differenza del sinedrio, i cui membri erano più preoccupati dell’opinione dell’uomo che di quella di Dio.

i. La risposta degli apostoli al sinedrio non fu una difesa né una richiesta di clemenza, ma fu una semplice spiegazione del proprio operato. In generale, sebbene il Nuovo Testamento insegni che dobbiamo sottometterci a coloro che sono in autorità su di noi, la sottomissione sul piano umano non è mai assoluta e non ha mai un’importanza maggiore della sottomissione a Dio.

ii. Siamo chiamati a ubbidire ai governanti, ma non quando contraddicono Dio: “Pertanto, se un padre, non contento del proprio stato, cerca di sottrarre a Dio il principale onore di padre, non rimane che un uomo. Se un re, un governante o un magistrato si innalza a tal punto da sminuire l’onore e l’autorità di Dio, resta pur sempre un uomo. Anche i pastori devono essere considerati in questo modo.” (Calvino)

b. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù: Fu una testimonianza fedele al fondamento della fede cristiana. Le parole di Pietro riguardavano:

·La colpa dell’uomo (Gesù, che voi uccideste).

·La morte di Gesù (appendendolo al legno).

·La resurrezione di Gesù (Dio lo ha esaltato con la sua destra).

·La responsabilità di una risposta da parte dell’uomo (per dare ad Israele ravvedimento e perdono dei peccati).

i. Pietro usò la parola legno per intendere la croce, facendo un’associazione con Deuteronomio 21:22-23, in cui si dice che la persona appesa a un albero è maledetta da Dio. Pietro rimarcò la gravità del loro rifiuto di Gesù, facendo loro notare che l’avevano ucciso nel peggior modo possibile, sia da un punto di vista romano (la croce) sia da un punto di vista ebraico (l’associazione con il legno).

ii. “Xylon [legno] veniva usato in antichità e nella Versione dei Settanta per indicare ‘un albero’ o ‘legname’ di vario genere, inclusa la ‘forca’, e viene usato anche nel NT per fare riferimento alla croce di Gesù.” (Longenecker)

c. Di queste cose noi gli siamo testimoni, come pure lo Spirito Santo: Fu una testimonianza affidabile, perché data da testimoni oculari e confermata anche da Dio.

2. (33) La forte reazione del sinedrio.

All’udire queste cose, essi si infuriarono e deliberarono di ucciderli.

a. Si infuriarono: Pietro e gli apostoli avevano spiegato loro (ancora una volta) in maniera chiara e concisa gli aspetti fondamentali di chi era Gesù, di ciò che ha fatto per tutti noi sulla croce e di come dovremmo rispondere a tutto questo. In tutta risposta, i capi si infuriarono.

i. “Luca li descrive graficamente come “tagliati in due (nel cuore).” (Williams)

ii. Possiamo immaginare ciò che passò loro per la testa. “Chi siete per dirci di ravvederci?”. “Non abbiamo bisogno di questo perdono”. “Non incolpateci della morte di Gesù”. “Non avete capito chi siamo?”.

b. E deliberarono di ucciderli: Proprio in quel momento, sugli apostoli fu pronunciata la sentenza di morte. Non avevamo ancora letto della loro volontà di ucciderli, ma ora è chiaro.

i. “Non potendo confrontarsi con i discepoli sul piano della verità, ricorsero all’autorità e alla forza pura. Prima, le minacce. Poi, la fustigazione. E infine, la morte.” (Boice)

3. (34-39) Il consiglio di Gamaliele al sinedrio.

Ma un certo fariseo, di nome Gamaliele, un dottore della legge onorato da tutto il popolo, si alzò in piedi nel sinedrio e comandò di far uscire un momento gli apostoli. Poi disse a quelli del sinedrio: «Uomini d’Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Poiché un po’ di tempo fa sorse Teuda, che diceva di essere qualcuno; accanto a lui si raccolsero circa quattrocento uomini; ma egli fu ucciso, e tutti coloro che l’avevano seguito furono dispersi. Dopo di lui, al tempo del censimento, sorse Giuda il Galileo che trascinò dietro a sé molta gente; anch’egli perì, e tutti coloro che lo seguirono furono dispersi. Ora dunque io vi dico state alla larga da questi uomini e lasciateli stare, perché se questo progetto o quest’opera è dagli uomini sarà distrutta, ma se è da Dio, voi non la potete distruggere, perché vi trovereste a combattere contro Dio stesso!».

a. Un certo fariseo, di nome Gamaliele: Era il nipote dell’illustre Hillel, fondatore della scuola di religione più influente d’Israele. Gamaliele ricevette il titolo di Rabban (“nostro maestro”), che era un gradino sopra quello di Rab (“maestro”) o di Rabbi (“mio maestro”).

i. Nel Mishnah si legge riguardo a Gamaliele: “Quando morì Rabbàn Gamali’èl ha-Zaqèn scomparve l’onore della Torà e sparirono la purezza e il distacco (dalla materialità)”.

ii. Da notare che Gamaliele era un fariseo. Nonostante i sadducei godessero di maggiore potere politico (Atti 5:17), sarebbe stato insensato, politicamente parlando, da parte loro chiedere ai Romani di giustiziare gli apostoli senza il sostegno dei farisei.

b. Un po’ di tempo fa sorse Teuda: Flavio Giuseppe, storico giudeo, menziona un certo Teuda che guidò una ribellione, ma in un momento successivo a questo. È possibile che Flavio Giuseppe abbia confuso le date o che si trattasse di un altro Teuda (nome comune all’epoca). Lo storico descrive anche un certo Giuda il Galileo (Antichità giudaiche, 18.1.1,2,6 e 20.5.2) che potrebbe essere lo stesso qui citato.

c. Se questo progetto o quest’opera è dagli uomini sarà distrutta, ma se è da Dio, voi non la potete distruggere, perché vi trovereste a combattere contro Dio stesso: Gamaliele parlava per sé stesso e non per Dio. Ci sono molti movimenti che, agli occhi dell’uomo, potrebbero essere considerati di successo, quando invece sono contrari alla verità di Dio. Il successo non è il metro di misura definitivo della verità.

i. Gamaliele, in realtà, stava evitando di schierarsi. Parlava come se avessero dovuto aspettare di vedere se Gesù e gli apostoli fossero veramente da Dio. Ma di quale testimonianza più grande aveva bisogno, oltre alla resurrezione di Gesù e ai miracoli degli apostoli? Assunse un atteggiamento di “vedere per credere” quando c’erano già molte prove.

ii. Gamaliele propose di sottoporli alla prova del tempo, un test certamente importante, ma non tanto importante quanto la prova dell’eternità.

iii. “Non dovremmo attribuire con troppa facilità a Gamaliele il merito di aver enunciato un principio immutabile… il principio di Gamaliele non è un indice affidabile di ciò che viene da Dio e di ciò che invece non viene da Lui.” (Stott)

4. (40-42) Dopo essere stati percossi, gli apostoli riprendono a predicare con gioia.

Ed essi gli diedero ascolto. E, chiamati gli apostoli, li batterono e comandarono loro di non parlare nel nome di Gesù; poi li lasciarono andare. Così essi si allontanarono dal sinedrio, rallegrandosi di essere stati ritenuti degni di essere vituperati per il nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e per le case, non cessavano di insegnare e di annunziare la buona novella: che Gesù è il Cristo.

a. Chiamati gli apostoli, li batterono: I capi religiosi credevano di poter intimidire e scoraggiare gli apostoli con la fustigazione, ma accadde l’esatto opposto: gli apostoli se ne andarono rallegrandosi. Non si rallegravano di aver sofferto, piuttosto di essere stati ritenuti degni di essere vituperati per il nome di Gesù. Era un privilegio poter essere associati a Gesù in qualunque circostanza, anche se si trattava di essere vituperati.

i. Batterono si può tradurre anche con scuoiarono; le battiture ricevute strapparono loro la pelle dalla schiena. “Non si trattava di un’opzione leggera: si sapeva che c’era gente che moriva per questo, anche se si trattava di casi eccezionali. Voleva essere una lezione severa per i trasgressori.” (Marshall)

ii. “Grazie all’appello razionale di Gamaliele, si raggiunse un compromesso e gli apostoli furono lasciati andare via senza problemi – ovvio, se si ritiene che trentanove sferzate siano una cosa da poco.” (Hughes)

b. Non cessavano di insegnare e di annunziare… che Gesù è il Cristo: Nonostante il trattamento violento e vergognoso a cui il sinedrio li aveva sottoposti, tutto ciò non portò a nulla. Infatti, i discepoli non smisero di predicare nemmeno per un secondo.

i. Questa è una sfida per ciascuno di noi come seguaci di Gesù. Essi hanno continuato dove noi forse ci siamo fermati. Spesso la minaccia del rifiuto sociale è sufficiente a farci tacere su chi è Gesù e su ciò che ha fatto per noi. Dobbiamo avere il coraggio e la determinazione degli apostoli per rimanere saldi per Gesù Cristo.

ii. Spurgeon parlò del cuore che ha questo coraggio: “Ora, io incarico ogni cristiano qui presente di parlare con coraggio nel nome di Cristo, secondo le opportunità, e soprattutto di fare attenzione a questa tendenza della nostra carne ad avere paura, che porta praticamente a cercare di cavarsela facilmente e di salvarsi dai problemi. Non temete, siate coraggiosi per Cristo. Vivete con coraggio per Colui che è morto con amore per voi”.

iii. Spurgeon lanciò altresì una sfida al cuore codardo: “Eppure sei un codardo. Sì, dillo pure in inglese: sei un vigliacco. Se qualcuno ti chiamasse così, arrossiresti in viso; e magari in altre situazioni non ti comporti nemmeno come tale. Che cosa vergognosa è che, mentre sei coraggioso per tutto il resto, sei vigliacco per quanto riguarda Gesù Cristo. Coraggiosi per il mondo e codardi verso Cristo!”

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