Atti 20




Atti 20 – Addio di Paolo agli Anziani di Efeso

A. Paolo nuovamente nella regione della Macedonia.

1. (1) Paolo parte da Efeso e si reca in Macedonia.

Dopo che fu cessato il tumulto, Paolo chiamò a sé i discepoli, li abbracciò e partì per andare in Macedonia.

a. Dopo che fu cessato il tumulto: Il tumulto di Efeso (Atti 19) aveva convinto Paolo a spostarsi, così egli si diresse a ovest, attraverso il Mar Egeo, verso la Macedonia (l’odierna Grecia).

b. Paolo chiamò a sé i discepoli, li abbracciò e partì: Paolo non poteva andarsene senza questa dimostrazione d’amore verso i suoi fratelli, seguaci di Gesù. Dopo due anni incredibilmente fruttuosi a Efeso, era giunto il momento di partire.

2. (2-5) Viaggi in Grecia e Macedonia.

E, dopo aver attraversato quelle regioni e aver dato loro molte esortazioni, si recò in Grecia. Dopo aver trascorso colà tre mesi, poiché i Giudei avevano ordito un complotto mentre egli stava salpando per la Siria, decise di far ritorno passando per la Macedonia. Or l’accompagnarono fino in Asia Sopatro di Berea, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timoteo, e Tichico e Trofimo, oriundi dell’Asia. Costoro, partiti prima di noi, ci aspettarono a Troas.

a. Dopo aver attraversato quelle regioni e aver dato loro molte esortazioni: Paolo trascorreva il suo tempo lavorando con le chiese che aveva già fondato, come riportato in Atti 16-17.

i. “Un’attività che interessava particolarmente Paolo in quel periodo era la raccolta di denaro per il soccorso dei credenti bisognosi di Gerusalemme… Paolo la vedeva come un simbolo di unità che avrebbe aiutato i fedeli di origine straniera a realizzare il loro debito nei confronti della chiesa madre di Gerusalemme.” (Longenecker)

ii. La lunga permanenza di Paolo in questa regione può contribuire a spiegare un piccolo enigma. In Romani 15:19 Paolo fa questa affermazione: Così, da Gerusalemme e nei dintorni fino all’Illiria, ho compiuto il servizio dell’evangelo di Cristo. L’enigma è che il libro degli Atti non menziona mai specificamente una visita di Paolo in Illiria, ma potrebbe collocarsi qui, in Atti 20:2-3, dove Paolo aveva attraversato quelle regioni e aveva trascorso colà tre mesi. L’Illiria si trovava a ovest di Tessalonica, da dove partiva una famosa strada romana (la Via Egnatia) che collegava Tessalonica alla provincia romana dell’Illiria. Oggi l’area dell’Illiria è l’odierna Albania, sulla costa orientale del Mar Adriatico e con l’Italia continentale a ovest, dall’altra parte del mare.

iii. La menzione dell’Illiria in Romani 15:19 ci ricorda che il libro degli Atti, per quanto meraviglioso, non è affatto un resoconto completo di tutto ciò che Dio fece attraverso il Suo popolo nel primo secolo. Ci sono molte cose, anche nella vita dell’apostolo Paolo, che non sono state descritte – per non parlare della vita e dell’opera di molti, molti altri.

b. Poiché i Giudei avevano ordito un complotto mentre egli stava salpando per la Siria, decise di far ritorno passando per la Macedonia: Dalla Grecia, Paolo aveva programmato di intraprendere il lungo viaggio via mare per tornare direttamente in Siria (dove si trovava la sua chiesa d’origine ad Antiochia), ma il complotto di alcuni Giudei anticristiani gli fece optare per un percorso di ritorno via terra attraverso la Macedonia, scortato da molti compagni.

i. “Forse era stato pianificato di attaccarlo a bordo della nave, soprattutto se questa era affollata di pellegrini ebrei in occasione della Pasqua o della Pentecoste.” (Williams)

c. Sopatro di Berea, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e… Trofimo, oriundi dell’Asia: Questi, che accompagnavano Paolo nel suo viaggio, erano probabilmente rappresentanti di altre chiese che avevano inviato denaro tramite Paolo a Gerusalemme. Erano presenti anche come ambasciatori delle chiese che Paolo aveva fondato tra i Gentili ed erano lì per attestare la buona amministrazione di Paolo riguardo alla colletta destinata a Gerusalemme.

i. Sia Aristarco che Secondo erano originari di Tessalonica. Il nome di Aristarco era legato all’aristocrazia, alla classe dirigente, ed è probabile che egli provenisse da una famiglia ricca e potente. Secondo era un nome comune per uno schiavo e significava, per l’appunto, “secondo”. Spesso gli schiavi non venivano chiamati con il loro vero nome: lo schiavo di primo rango in una famiglia veniva sovente chiamato Primo; lo schiavo di secondo rango era solitamente chiamato Secondo. È bello pensare a cristiani di alto e basso rango che servono il Signore insieme da Tessalonica per aiutare l’apostolo Paolo.

B. Ritorno a Troas e alla regione dell’Asia Minore (odierna Turchia).

1. (6) Arrivo alla città di Troas.

Ma noi partimmo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e in cinque giorni li raggiungemmo a Troas, dove dimorammo sette giorni.

a. Partimmo da Filippi… li raggiungemmo a Troas: Paolo attraversò di nuovo il mar Egeo verso est, in direzione della provincia romana dell’Asia Minore.

b. Noi partimmo… dimorammo sette giorni: Luca ritorna a usare il noi. Aveva incontrato Paolo a Filippi ed era salpato con lui verso Troas, dove avrebbe incontrato gli altri compagni di viaggio di Paolo. Paolo poi lasciò Luca a Filippi in Atti 16:40.

2. (7-12) Un lungo sermone e resurrezione di Eutico.

Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, conversava con loro, e protrasse il discorso fino a mezzanotte. Or nella sala, dove eravamo radunati, vi erano molte lampade. Un giovane di nome Eutico, che era seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un sonno profondo; e, mentre Paolo tirava il suo discorso a lungo, preso dal sonno, cadde dal terzo piano e fu raccolto morto. Ma Paolo, sceso giù, si gettò su di lui, l’abbracciò e disse: «Non vi turbate, perché l’anima sua è in lui». Quindi risalì, spezzò il pane con loro e mangiò; e dopo aver parlato a lungo fino all’alba, partì. Intanto ricondussero il ragazzo vivo, per cui furono oltremodo consolati.

a. Il primo giorno della settimana, essendosi i discepoli radunati per rompere il pane: Questo è il primo esempio certo che abbiamo di cristiani che si riuniscono di prassi il primo giorno della settimana per la comunione e la Parola – anche se qui sembra che si riunissero la sera, perché la domenica era per loro un normale giorno di lavoro.

b. Conversava con loro, e protrasse il discorso fino a mezzanotte: Paolo sentì il bisogno di predicare a lungo, dovendo partire il giorno seguente. Sapeva che forse non avrebbe più rivisto quei credenti, così predicò loro per circa sei ore!

c. Un giovane di nome Eutico… cadde dal terzo piano e fu raccolto morto: L’ora tarda, il caldo e forse i fumi delle lampade a olio fecero addormentare il giovane Eutico. La sua caduta e la sua morte avrebbero certamente segnato in modo negativo la riunione.

i. È confortante per qualsiasi predicatore pensare che la gente possa addormentarsi durante la predicazione persino dell’apostolo Paolo. Eppure, Paolo insegnava da molte ore e alla fine di una lunga giornata di lavoro per la maggior parte del suo pubblico. C’è anche qualche prova del fatto che Eutico abbia combattuto il sonno come meglio poteva: “I tempi dei verbi greci ritraggono il povero Eutico che viene gradualmente sopraffatto, nonostante si sforzi di rimanere sveglio.” (Hughes)

ii. Tuttavia, alla fine, il sonno ebbe la meglio su di lui: “La parola tradotta ‘sonno’ è quella da cui deriviamo il nostro termine ipnosi.” (Hughes)

d. Non vi turbate, perché l’anima sua è in lui: Paolo, avendo ricevuto ancora una volta il dono di fede da Dio, intuì che Dio avrebbe risuscitato il ragazzo dalla morte – e Dio lo fece.

i. “Paolo, dicendo che l’anima del ragazzo era in lui, si riferiva alla sua condizione dopo che ebbe pregato per lui. Luca non avrebbe dedicato spazio alla resurrezione di qualcuno che era morto solo in apparenza.” (Marshall)

e. Dopo aver parlato a lungo fino all’alba: Paolo, avendo evidentemente recuperato la loro attenzione, continuò a predicare fino all’alba.

C. Discorso di Paolo agli anziani di Efeso.

1. (13-17) Paolo arriva a Mileto e manda a chiamare gli anziani della chiesa di Efeso perché lo incontrino lì.

Noi invece, che ci eravamo già imbarcati, navigammo verso Asso, dove avevamo intenzione di riprendere a bordo Paolo, perché aveva stabilito così, volendo egli fare quel viaggio via terra. Quando ci raggiunse ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilene. Salpammo di là e arrivammo il giorno seguente di fronte a Chio; l’indomani raggiungemmo Samo e, dopo una sosta a Trogillio, il giorno dopo giungemmo a Mileto. Paolo infatti aveva deliberato di navigare senza fermarsi a Efeso per evitare di perdere tempo in Asia, perché aveva fretta di trovarsi, se possibile, a Gerusalemme il giorno di Pentecoste. Da Mileto mandò ad Efeso a far chiamare gli anziani della chiesa.

a. Volendo egli fare quel viaggio via terra: A quanto pare, Paolo preferì viaggiare da Troas ad Asso a piedi invece di salpare con il resto del gruppo; navigò però con loro successivamente, da Asso a Mileto (lo prendemmo con noi).

i. Paolo “rimase fino all’ultimo momento possibile, probabilmente per assicurarsi del completo recupero dello stato di coscienza e di salute di Eutico, per poi prendere una scorciatoia via terra e raggiungere la nave ad Asso.” (Bruce)

b. Paolo aveva deliberato di navigare senza fermarsi a Efeso: L’intenzione di Paolo non era quella di mancare di rispetto alla chiesa di Efeso, ma sapeva che gli sarebbe stato impossibile fare una breve visita lì, in quanto voleva affrettarsi per essere, se possibile, a Gerusalemme il giorno di Pentecoste.

c. Da Mileto mandò ad Efeso a far chiamare gli anziani della chiesa: Pur sapendo di non poter fare una breve visita a Efeso, Paolo voleva comunque riversare il proprio cuore sui leader della chiesa di Efeso. Così, da Mileto, fece chiamare gli anziani della chiesa per una riunione speciale.

2. (18-21) Paolo inizia il suo discorso di commiato agli anziani di Efeso raccontando la sua opera in mezzo a loro.

Quando giunsero da lui, egli disse loro: «Voi sapete dal primo giorno che entrai in Asia come ho vissuto tra di voi per tutto questo tempo, servendo il Signore in tutta umiltà, con molte lacrime e prove che mi sono avvenute per le insidie dei Giudei; e come io non mi sono astenuto di annunziarvi e insegnarvi in pubblico e per le case nessuna di quelle cose che sono giovevoli, dichiarando solennemente ai Giudei e ai Greci la necessità della conversione a Dio e della fede nel Signor nostro Gesù Cristo».

a. Quando giunsero da lui, egli disse loro: In Atti degli Apostoli vediamo Paolo perlopiù come evangelista; qui, in Atti 20, otteniamo un’immagine unica di Paolo come pastore, di ciò che era importante per lui come leader e pastore del popolo di Dio.

i. “È l’unico discorso di Paolo rivolto ai cristiani di cui Luca abbia conservato traccia e non sorprende scoprire quanto sia ricco di parallelismi con le lettere paoline (soprattutto, infatti, con quelle più tarde).” (Bruce)

b. Voi sapete dal primo giorno che entrai in Asia come ho vissuto tra di voi per tutto questo tempo: Paolo richiama innanzitutto l’attenzione su di sé come esempio. Non un esempio al posto di Gesù, ma un esempio al seguito di Gesù. Paolo non si comportava come una celebrità religiosa e non si aspettava che la gente lo servisse e lo onorasse; voleva solo servire il Signore in tutta umiltà.

i. In modo simile, ognuno di noi può essere un buon esempio di come vivere la vita cristiana. Non c’è motivo per non esserlo. Anche un cristiano giovane e nuovo può essere un buon esempio di come un nuovo credente debba seguire Gesù.

c. Non mi sono astenuto di annunziarvi… nessuna di quelle cose che sono giovevoli: Paolo poteva dire solennemente davanti agli anziani della chiesa di Efeso di non essersi astenuto di annunziarvi… nessuna di quelle cose che sono giovevoli. Non insegnava solo gli argomenti che gli aggradavano, ma annunziò tutto.

i. Dichiarando solennemente ai Giudei e ai Greci: Paolo non limitava né il suo messaggio né il suo pubblico. Voleva predicare tutta la Parola di Dio a tutte le persone.

d. Per le case: Ciò implica che la chiesa di Efeso, priva di un edificio centrale, era organizzata logicamente in chiese in casa. Probabilmente, a ogni anziano era assegnata la responsabilità di una particolare casa-chiesa. Gli anziani erano molto più simili a pastori di case-chiese che non a quello che oggi consideriamo un consiglio di anziani che presiede una grande congregazione.

3. (22-24) Paolo parla del proprio futuro.

«Ed ora, ecco, spinto dallo Spirito, vado a Gerusalemme, non sapendo le cose che là mi accadranno, se non ciò che lo Spirito Santo mi attesta in ogni città, dicendo che mi aspettano legami e tribolazioni. Ma io non ne tengo alcun conto e la mia propria vita non mi è cara, pur di terminare con gioia il mio corso e il ministero che ho ricevuto dal Signore Gesù, che è di testimoniare pienamente l’evangelo della grazia di Dio».

a. Spinto dallo Spirito, vado a Gerusalemme, non sapendo le cose che là mi accadranno: Paolo non sapeva ciò che lo attendeva e aveva persino ragione di credere che fosse qualcosa di brutto, ma ciò non lo preoccupava. Sapeva affidare tutto a Dio anche quando non sapeva cosa sarebbe successo. Dovrebbero esserci sempre più cristiani che dicono: “Ma io non ne tengo alcun conto”.

i. L’incertezza non destabilizzò Paolo. Pur “non sapendo le cose che là mi accadranno”, non avrebbe abbandonato la sua causa. Paolo poteva cantare questo salmo dal suo cuore: Io ho continuamente posto l’Eterno davanti ai miei occhi; poiché egli è alla mia destra, io non sarò mai smosso. (Salmi 16:8)

b. Lo Spirito Santo mi attesta in ogni città, dicendo che mi aspettano legami e tribolazioni: Paolo era consapevole della strada pericolosa che lo attendeva; a quanto pare, aveva già ricevuto molte parole di profezia che lo avvertivano del pericolo. Tuttavia, non si lasciò scoraggiare dal pericolo, ma fu disposto a dare la vita per l’evangelo della grazia di Dio.

i. La mia propria vita non mi è cara: Paolo si considerava un contabile, soppesando con attenzione i crediti e le spese; alla fine, la sua vita non gli era cara, se paragonata al suo Dio e al modo in cui poteva servirlo.

ii. Pur di terminare con gioia il mio corso: Paolo si considerava un corridore che aveva una gara da terminare e nulla gli avrebbe impedito di finirla con gioia. Inoltre, Paolo dice il mio corso – lui aveva la sua corsa da correre, noi abbiamo la nostra, e Dio chiama tutti noi a concluderla con gioia.

iii. Ciò dimostra che già a questo punto Paolo pensava alla sua morte. Sarebbero passati ancora molti anni prima di morire, ma egli riteneva che ciò che stava facendo con la sua vita fosse qualcosa per cui valeva la pena morire. Per dirla con le parole di Spurgeon, egli predicava un vangelo per cui vale la pena morire. È una sfida degna per ogni predicatore: Il vangelo che predichi è qualcosa per cui vale la pena morire?

·Il vangelo della riforma morale? Non ne vale la pena.

·Il vangelo della salvezza mediante le buone opere? Non ne vale la pena.

·Il vangelo dell’azione sociale e del miglioramento? Non ne vale la pena.

·Il vangelo delle tradizioni religiose? Non ne vale la pena.

·Il vangelo delle sole conversazioni spirituali? Non ne vale la pena.

·Il vangelo del misticismo? Non ne vale la pena.

·Il vangelo alla ricerca della chiesa più in voga? Non ne vale la pena.

·Il vangelo dell’autostima? Non ne vale la pena.

·Il vangelo ambientalista? Non ne vale la pena.

·Il vangelo del politicamente corretto? Non ne vale la pena.

·Il vangelo della positività della chiesa emergente? Non ne vale la pena.

iv. “Eppure, nel mondo c’era un vangelo che consisteva in fatti che i cristiani non mettevano mai in discussione. Un tempo nella chiesa c’era un vangelo che i credenti tenevano stretto al cuore come se si trattasse della vita della loro anima. Un tempo nel mondo c’era un vangelo che suscitava entusiasmo e imponeva sacrifici. Decine di migliaia di persone si sono riunite per ascoltare questo vangelo a rischio della propria vita. Uomini, sfidando i tiranni, lo hanno proclamato, hanno sofferto la perdita di ogni cosa, sono andati in prigione e alla morte per esso, senza mai smettere di cantare salmi. Esiste ancora un vangelo simile?” (Spurgeon)

4. (25) Paolo annuncia che probabilmente non rivedrà più gli anziani di Efeso.

«Ecco, ora so che voi tutti, fra i quali sono andato e venuto predicando il regno di Dio, non vedrete più la mia faccia».

a. Voi tutti, fra i quali sono andato e venuto predicando il regno di Dio: Paolo aveva fatto tanto a Efeso, dove Dio lo aveva usato per compiere dei miracoli incredibili.

·Atti 19:11 dice che a Efeso le mani di Paolo fecero prodigi straordinari.

·Atti 19:12 dice che a Efeso venivano portati gli asciugatoi e i grembiuli di Paolo ai malati, che venivano così guariti e liberati dagli spiriti maligni.

·Atti 19:15 dice che a Efeso gli spiriti demoniaci affermavano di conoscere Paolo e il suo ministero.

i. Con tutto ciò, Paolo non disse agli anziani di Efeso: “Voi tutti, fra i quali ho compiuto prodigi straordinari”, né “Voi tutti, fra i quali persino i demoni dicevano di conoscermi”. Piuttosto, era sempre concentrato sulla potenza della Parola di Dio in grado di trasformare le vite, dicendo: “Voi tutti, fra i quali sono andato e venuto predicando il regno di Dio”.

ii. Era come se Paolo dicesse: “Questo è ciò che faccio. Certo, faccio molte altre cose, ma in fondo sono un predicatore e predico il regno di Dio”.

b. Voi tutti… non vedrete più la mia faccia: Paolo mostra qui grande tristezza, grande compassione e grande coraggio. Disse loro qualcosa che non aveva mai detto prima: probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbero visto e che lui avrebbe visto loro. Per i leader della chiesa deve essere stata come una doccia fredda.

i. Non bisogna dimenticare il grande legame che univa Paolo e i leader della chiesa di Efeso, dove rimase per due anni e dove il ministero fu talmente efficace che Atti 19:10 dice: Tutti gli abitanti dell’Asia, Giudei e Greci, udirono la parola del Signore Gesù.

ii. Un lasso di tempo così lungo e un ministero così efficace instaurano dei legami di comunione e di amicizia duraturi.

iii. Era difficile per loro crederci. Magari all’inizio pensavano che stesse scherzando, ma capirono subito che non era così, realizzando anche perché avesse chiesto loro di percorrere 58 km a piedi per incontrarlo.

c. Non vedrete più la mia faccia: In tutto questo, il grande amore e la premura di Paolo per i leader e la comunità di Efeso erano semplicemente un riflesso del grande amore e della premura di Gesù per loro. Paolo seguiva Gesù in ogni modo possibile; siccome Gesù amava così tanto quei credenti, lo stesso faceva anche Paolo.

i. È affascinante pensare a quanto questo periodo della vita di Paolo rispecchi la vita di Gesù.

·Come Gesù, Paolo si recò a Gerusalemme con un gruppo di discepoli.

·Come Gesù, Paolo fu osteggiato da Giudei ostili che complottarono contro la sua vita.

·Come Gesù, Paolo fece o ricevette tre successive predizioni delle sofferenze che avrebbe dovuto patire a Gerusalemme, compreso l’essere consegnato ai Gentili.

·Come Gesù, Paolo si dichiarò pronto a dare la vita.

·Come Gesù, era determinato a portare a termine il suo ministero e a non farsi distogliere da esso.

·Come Gesù, espresse il suo abbandono alla volontà di Dio.

ii. Ci saremmo potuti aspettare qualcosa di diverso? Il servo è più grande del suo Padrone? Anche noi dovremmo prepararci a conoscere la comunione delle sue sofferenze (Filippesi 3:10).

5. (26-27) Dichiarazione solenne di Paolo della sua innocenza davanti a Dio.

«Perciò oggi vi dichiaro di essere puro del sangue di tutti;poiché io non mi sono tratto indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio».

a. Perciò: Quanto è racchiuso in questa semplice parola! Essa dice: “Poiché probabilmente non vi rivedrò più… poiché vi amo così tanto… poiché ho investito così tanto del mio cuore e della mia vita fra voi… per questo avete bisogno di sapere che…”.

b. Oggi vi dichiaro di essere puro del sangue di tutti: Come se stesse testimoniando in un tribunale, Paolo dichiarò che il suo cuore era sereno. Poteva lasciare quei cristiani alle cure di Dio con la coscienza a posto, sapendo di non essersi tratto indietro dall’annunziare [loro] tutto il consiglio di Dio.

i. Dovremmo apprezzare maggiormente il valore di una coscienza pulita. Con l’aiuto di Dio, possiamo averne una, almeno la più limpida possibile da questo momento in poi.

c. Tutto il consiglio di Dio: Paolo poteva lasciarli avendo una coscienza pulita, perché sapeva di aver insegnato loro tutto il consiglio di Dio.

i. Atti 19:9-10 ci dice che Paolo insegnò agli Efesini e a quelli della regione per più di due anni, utilizzando una stanza affittata presso la scuola di un certo Tiranno. Ci sono alcune testimonianze che indicano che Paolo insegnava per diverse ore al giorno e per sei giorni alla settimana, il che vuol dire centinaia di ore di insegnamento (probabilmente ben più di 1500 ore).

ii. Aveva avuto tutto il tempo per guidarli versetto per versetto attraverso i libri delle Scritture ebraiche. Forse avevano anche studiato la vita di Gesù da alcuni dei resoconti della sua vita scritti in quello stesso periodo.

iii. Oggi ci dovrebbero essere sempre più persone che presentano tutto il consiglio di Dio. In seguito, Paolo avvertì che negli ultimi giorni la gente non avrebbe sopportato la sana dottrina, ma avrebbe cercato insegnanti che avrebbero detto loro ciò che volevano sentire, insegnanti che avrebbero stuzzicato le loro orecchie pruriginose (2 Timoteo 4:3).

iv. Molti predicatori oggi usano semplicemente un testo biblico come trampolino di lancio e poi continuano a dire quello che vogliono, quello che la gente vuole sentire. Altri inseriscono citazioni bibliche per esporre i loro punti o per illustrare le loro storie. Ma la vera vocazione di un predicatore è quella di lasciare che la Bibbia parli da sola e che dichiari il proprio potere.

v. Per essere coerenti con la testimonianza di Paolo, dobbiamo dire che quei predicatori che intenzionalmente omettono di annunziare tutto il consiglio di Dio sono colpevoli del sangue di tutti gli uomini. Il predicatore che predica ciò che il suo pubblico vuole sentire, e non tutto il consiglio di Dio, danneggia sia il suo pubblico che sé stesso!

6. (28) Incoraggiamento a vigilare su sé stessi e sul popolo di Dio.

«Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue».

a. Perciò: È il secondo perciò di Paolo in questa sezione. Il primo perciò riguardava la sua vita (vi dichiaro di essere puro del sangue di tutti). Il secondo perciò istruisce i leader dei credenti di Efeso.

b. Badate… a voi stessi: “Fate attenzione alla vostra vita. Avete uno standard elevato da rispettare, che, pur non essendo la perfezione, è comunque elevato. Non riuscirete a soddisfare quello standard senza prestarvi attenzione, se non badate a voi stessi”.

i. Il tono delle parole di Paolo risultava ancora più drammatico, conoscendo la tensione e l’atmosfera dell’incontro. Erano parole importanti.

ii. Il leader secondo Dio sa che una leadership efficace scaturisce dalla propria vita, non solo dalla conoscenza.

c. Badate… a tutto il gregge: “Fate attenzione al popolo di Dio. Amatelo, custoditelo, prendetevene cura, perché lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi”.

d. Per pascere la chiesa di Dio: Gregge fa pensare alle pecore; pascere la chiesa di Dio continua in quella direzione. Paolo stava dicendo loro di essere pastori, di pascere la chiesa di Dio, di essere pastori fedeli nel loro servizio alle loro congregazioni di case-chiese.

i. L’aspetto primario alla base dell’essere pastore è quello di nutrire il popolo di Dio. “Devono essere pastori della chiesa di Dio; poimanino significa in generale prendersi cura di un gregge e in particolare condurre un gregge al pascolo e quindi nutrirlo. Questo è il primo dovere dei pastori.” (Stott)

ii. I pastori non danno solo da mangiare, ma fanno anche da guida. Sotto la guida del Sommo Pastore e nella comunità del popolo di Dio, essi conducono il popolo di Dio dove Dio vuole che sia.

e. Che egli ha acquistata col proprio sangue: Questa è una delle ragioni importanti per cui dovevano badare a sé stessi e al gregge di Dio. Dovevano farlo perché la chiesa non apparteneva a loro, ma appartiene a Gesù che l’ha acquistata col proprio sangue.

i. Qualsiasi persona responsabile si prende maggiore cura di ciò che appartiene a qualcun altro. I leader devono ricordare che la chiesa appartiene a Gesù. Nell’insieme, si tratta di un equilibrio meraviglioso:

·Le pecore devono ricordare che Dio ha nominato dei pastori per nutrirle e guidarle.

·I pastori devono ricordare che il gregge appartiene a Dio e non a loro.

ii. Questo chiama i leader del popolo di Dio a essere fedeli e devoti, considerata la grandezza del prezzo pagato: Col proprio sangue.

7. (29) Badate al gregge a causa dei pericoli provenienti dall’esterno.

«Infatti io so che dopo la mia partenza, entreranno in mezzo a voi dei lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge».

a. Infatti io so: Paolo sottolineava l’urgenza, avvertendo i leader che dei lupi rapaci sarebbero entrati in mezzo a loro. Sapeva che un pastore, un leader del popolo di Dio, non deve solo nutrire e guidare, ma anche proteggere.

i. Paolo non disse come facesse a saperlo, disse solo: “Io so”.

b. I quali non risparmieranno il gregge: Sarebbero arrivati dei lupi feroci, che non si sarebbero risparmiati contro il popolo di Dio, ma che avrebbero fatto preda di quante più pecore possibili.

8. (30) Badate al gregge a causa dei pericoli provenienti dall’interno.

«E che tra voi stessi sorgeranno degli uomini che proporranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli».

a. Tra voi stessi sorgeranno degli uomini: Per i pastori è spesso più facile affrontare i lupi che vengono dall’esterno – ovviamente i falsi insegnamenti e gli strani venti di dottrina. Ma spesso è molto difficile affrontare quelli che sorgono tra voi stessi.

i. Immagina come gli uomini che ascoltavano Paolo si siano sentiti. Avranno fatto fatica a crederci e, come i discepoli di Gesù, molti di loro avranno detto: “Non io, Signore!”.

b. Che proporranno cose perverse: Questo era il loro metodo: distorcere ciò che era buono.

c. Per trascinarsi dietro i discepoli: Questa era la loro motivazione: volevano un seguito. L’ego può portare le persone a fare cose che mai avrebbero pensato di fare.

9. (31) Ulteriore incoraggiamento a vegliare.

«Perciò vegliate, ricordandovi che per lo spazio di tre anni, giorno e notte, non ho mai cessato di ammonire ciascuno con lacrime».

a. Perciò vegliate: Questo è il terzo perciò di Paolo in una sezione davvero breve.

·Il primo perciò riguardava sé stesso (la sua coscienza pulita, Atti 20:26).

·Il secondo perciò riguardava ciò che essi avrebbero dovuto fare (badate, Atti 20:28).

·Il terzo perciò appare dopo aver motivato l’esortazione a essere vigilanti.

b. Ricordandovi che per lo spazio di tre anni, giorno e notte, non ho mai cessato di ammonire ciascuno con lacrime: Paolo chiedeva loro di avere per il popolo di Dio la stessa attenta preoccupazione che aveva avuto lui stesso.

·Una cura a lungo termine (per lo spazio di tre anni).

·Una cura costante (non ho mai cessato).

·Una cura vigile (di ammonire).

·Una cura universale (ciascuno).

·Una cura appassionata (con lacrime).

10. (32-35) Conclusione di Paolo: conservate uno spirito di sacrificio.

«Ed ora, fratelli, io vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia, che è in grado di edificarvi e di darvi l’eredità in mezzo a tutti i santificati. Io non ho desiderato né l’argento, né l’oro, né il vestito di alcuno. E voi stessi sapete che queste mani hanno provveduto ai bisogni miei e di quelli che erano con me. In ogni cosa vi ho mostrato che affaticandosi in questo modo ci conviene sostenere gli infermi e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse: “C’è maggior felicità nel dare che nel ricevere!”».

a. Vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia: Sebbene Paolo abbia dato tutto sé stesso per i cristiani di Efeso per circa tre anni, in fondo non poteva che raccomandarli a Dio e alla parola della sua grazia. Paolo sapeva che ci sarebbero stati dei problemi per lui e dei problemi anche per i cristiani di Efeso, ma Dio e la parola della sua grazia li avrebbero aiutati a superarli.

i. Non lo possono fare i programmi, non lo può fare lo spirito di questo secolo, non lo può fare il marketing, non lo può fare l’intrattenimento; solo Dio e la parola della Sua grazia sono in grado di edificarvi e di darvi l’eredità in cielo.

b. Io non ho desiderato né l’argento, né l’oro, né il vestito di alcuno: Paolo conclude cercando di comunicare il suo cuore, la sua motivazione nel ministero. Non lo faceva per sé, ma per la gloria di Dio e per l’edificazione del Suo popolo. Affaticandosi in questo modo significa che Paolo era un lavoratore instancabile per la gloria di Dio.

c. C’è maggior felicità nel dare che nel ricevere: Le sue parole di commiato, tratte da una citazione di Gesù non riportata nei vangeli, sono perfette per tutti coloro che vogliono servire il popolo di Dio. I leader devono preoccuparsi più di ciò che possono dare al loro gregge che di ciò che il loro gregge può dare a loro.

i. Senza un cuore di sacrificio non ci può essere un vero ministero efficace ed eterno – e dovrebbe essere un sacrificio lieto, consci della beatitudine di tutto ciò.

ii. “C’è maggior felicità nel dare che nel ricevere” è la migliore delle beatitudini. Nel Sermone sul Monte, Gesù ci ha detto come essere beati, felici; qui ci dice come esserlo di più!

iii. Non deve lasciarci perplessi il fatto che Gesù ha insegnato molte cose che non sono state riportate nei vangeli; Giovanni lo dice in Giovanni 21:25. Possiamo però confidare che Dio abbia preservato quanto è necessario dell’insegnamento di Gesù.

11. (36-38) L’addio in lacrime di Paolo agli anziani di Efeso.

E, quando ebbe dette queste cose, si inginocchiò e pregò con tutti loro. Allora tutti scoppiarono in un gran pianto e, gettatisi al collo di Paolo, lo baciavano, dolenti soprattutto per la parola che aveva detto, che non vedrebbero più la sua faccia. Poi l’accompagnarono alla nave.

a. Si inginocchiò e pregò con tutti loro. Allora tutti scoppiarono in un gran pianto: Questo ci ricorda che Paolo non era un freddo dispensatore di dottrina, ma un uomo caloroso e pastorale che amava molto il suo popolo, ricevendo da esso grande amore.

b. Che non vedrebbero più la sua faccia: Si separarono con preghiere, lacrime e un comitato d’addio, credendo che si sarebbero incontrati di nuovo solo nell’eternità.

i. Data la forza dell’avvertimento di Paolo a quei leader, è lecito chiedersi come se la cavò in seguito la comunità cristiana di Efeso. Circa 30-40 anni dopo, Gesù inviò una lettera alla chiesa di Efeso, come si legge in Apocalisse 2. Egli la elogiò per molte cose:

·Il loro duro lavoro per il regno di Dio.

·La loro perseveranza nei momenti difficili.

·Il loro modo di affrontare i malvagi e i falsi apostoli.

·Il non essersi arresi anche quando erano stanchi.

ii. Eppure, nonostante tutto, Gesù diede loro un severo avvertimento: avevano abbandonato il loro primo amore (Apocalisse 2:4). Se le cose non fossero cambiate in fretta, Gesù non sarebbe stato più presente nemmeno in mezzo a loro.

iii. Può darsi che nel loro zelo di combattere la falsa dottrina – cosa che sembravano fare bene – si siano dimenticati del loro amore per Gesù e del loro amore reciproco. È una grande illustrazione del principio secondo cui al diavolo non importa da quale parte della barca cadiamo, purché siamo in acqua e non nella barca.

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