Atti 18




Atti 18 – Paolo a Corinto; Fine del Secondo Viaggio Missionario e Inizio del Terzo

A. Paolo nella città di Corinto.

1. (1-3) Paolo arriva a Corinto e incontra Aquila e Priscilla.

Dopo queste cose Paolo partì da Atene e venne a Corinto. E, trovato un certo Giudeo, di nome Aquila, originario del Ponto, venuto di recente dall’Italia insieme a Priscilla, sua moglie (perché Claudio aveva ordinato che tutti i Giudei partissero da Roma), si recò da loro. Or siccome era dello stesso mestiere, andò ad abitare con loro e lavorava; per professione infatti essi erano fabbricanti di tende.

a. E venne a Corinto: Corinto era una delle principali città dell’Impero romano, in un importante crocevia di scambi e viaggi. Era anche nota per il suo edonismo e la sua immoralità.

i. Ai giorni di Paolo, Corinto era già una città antica. Era un centro commerciale con due porti e da tempo era in rivalità con la sua vicina settentrionale, Atene. Corinto era una città con una notevole reputazione di vita dissoluta e soprattutto di immoralità sessuale. In greco classico, comportarsi come un corinzio significava praticare la fornicazione, e una compagna corinzia significava una prostituta. L’immoralità sessuale era consentita dal culto ampiamente diffuso di Afrodite (nota anche come Venere, dea della fertilità e della sessualità). Nel 146 a.C. Corinto si ribellò a Roma e fu brutalmente distrutta dalle armate romane. Rimase in rovina per un secolo, finché Giulio Cesare non la ricostruì. In breve tempo ritornò ad essere un centro per il commercio e per l’immoralità di ogni genere. Uno scrittore antico descrisse Corinto come una città dove “solo i duri potevano sopravvivere.” (Williams)

ii. “È significativo che fu da questa città che Paolo scrisse la sua lettera ai Romani; quando in essa si legge la sua descrizione della corruzione dei Gentili, si ha quasi certamente uno specchio di ciò che egli trovò a Corinto (Romani 1:22-32).” (Morgan)

iii. Paolo sapeva che, poiché da Corinto passavano persone da tutto l’Impero, una chiesa forte lì poteva toccare vite da ogni dove. Sapeva che Corinto era una città difficile, ma non aveva intenzione di piantare chiese solo dove pensava fosse facile.

b. E, trovato un certo Giudeo, di nome Aquila… insieme a Priscilla, sua moglie… si recò da loro: È implicito, anche se non chiaramente indicato, che Aquila e Priscilla fossero già cristiani in quel periodo, ma è anche possibile che Paolo li abbia portati entrambi a Gesù mentre lavoravano insieme come fabbricanti di tende (coloro che lavorano con il cuoio).

i. Fu l’inizio di una delle importanti amicizie del Nuovo Testamento: Paolo, Aquila e Priscilla, sua moglie. Paolo li chiamava suoi compagni d’opera che avevano rischiato la loro testa per la mia vita (Romani 16:3-4).

ii. “Priscilla è il diminutivo di Prisca, una delle grandi famiglie di Roma, con la quale probabilmente era imparentata.” (Hughes) La metà delle volte in cui si fa riferimento a questa coppia di coniugi nel Nuovo Testamento, il nome di Priscilla è scritto per primo, il che è insolito.

c. Per professione infatti essi erano fabbricanti di tende: La fabbricazione di tende era una parte importante del ministero di Paolo. Nonostante fosse consapevole del suo diritto di essere sostenuto da coloro a cui ministrava (1 Corinzi 9:7-14), decise di autosostenersi nel proprio ministero e nell’opera di evangelizzazione affinché nessuno potesse accusarlo di fare proseliti al fine di arricchirsi (1 Corinzi 9:15-18).

i. Nel campo di missione odierno, qualsiasi lavoro svolto da un missionario per autosostentarsi viene chiamato fabbricazione di tende.

ii. “Nel giudaismo non era considerato corretto che uno scriba o un rabbino ricevesse un compenso per il suo insegnamento; pertanto, molti di loro esercitavano un mestiere oltre allo studio e all’insegnamento della legge.” (Bruce)

d. Perché Claudio aveva ordinato che tutti i Giudei partissero da Roma: Lo storico romano Svetonio scrisse che Claudio bandì gli ebrei da Roma perché “si abbandonavano a continue rivolte su istigazione di Chrestus”. Sono stati fatti molti tentativi per chiarire chi fosse Chrestus, ma una probabile soluzione è che Svetonio si riferisse a Gesù Cristo, ma che, scrivendo circa 70 anni dopo gli eventi, avesse fatto un po’ di confusione con il nome. Sembra che l’espulsione avesse a che fare con “dissensi e disordini all’interno della comunità ebraica di Roma derivanti dall’introduzione del cristianesimo in una o più sinagoghe della città.” (Bruce)

i. La cronologia è spesso una questione complicata, ma sembra che l’espulsione degli ebrei da Roma sia avvenuta intorno al 49 d.C.

2. (4-5) Ministero di Paolo tra i Giudei e i Gentili di Corinto.

Ogni sabato insegnava nella sinagoga e riusciva a persuadere Giudei e Greci. Quando Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia, Paolo era spinto dallo Spirito a testimoniare ai Giudei, che Gesù era il Cristo.

a. Ogni sabato insegnava nella sinagoga: Paolo insegnava (discuteva, dibatteva) in modo efficace tra i Giudei e i Greci. I Greci presenti nella sinagoga erano Gentili interessati e simpatizzanti con il giudaismo.

i. Più avanti Paolo avrebbe descritto la franchezza della sua predicazione a Corinto: Perché mi ero proposto di non sapere fra voi altro, se non Gesù Cristo e lui crocifisso (1 Corinzi 2:1-16).

b. Quando Sila e Timoteo giunsero dalla Macedonia: Quando Timoteo arrivò, portò notizie riguardo alla fermezza nella fede dei cristiani di Tessalonica (1 Tessalonicesi 3:6-10), cosa che recò a Paolo grande gioia e lo incoraggiò nel ministero (Paolo era spinto dallo Spirito). In tutta risposta, scrisse 1 Tessalonicesi da Corinto.

i. Secondo 2 Corinzi 11:8-9, mentre Paolo si trovava a Corinto, arrivò un sostegno finanziario da parte dei cristiani di Filippi ed egli poté accantonare per un po’ di tempo l’attività di fabbricante di tende e concentrarsi maggiormente sul compito di edificare la chiesa di Corinto.

3. (6-8) Opposizione contro Paolo a Corinto.

Ma poiché essi contrastavano e bestemmiavano, egli scosse le sue vesti e disse loro: «Il vostro sangue ricada sul vostro capo, io sono libero da ogni colpa; da ora in poi andrò ai gentili». E, allontanatosi di là, entrò in casa di un tale di nome Giusto, il quale serviva Dio e la cui casa era attigua alla sinagoga. Or Crispo, capo della sinagoga, credette al Signore con tutta la sua famiglia; anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano ed erano battezzati.

a. Ma poiché essi contrastavano e bestemmiavano: La bestemmia doveva essere rivolta a Gesù, perché Paolo predicava Gesù come Messia (a testimoniare ai Giudei, che Gesù era il Cristo, Atti 18:5). Si tratta di una dichiarazione indiretta della divinità di Gesù, perché in realtà si può bestemmiare solo Dio.

b. Da ora in poi andrò ai gentili: Paolo avvertiva fortemente la sua responsabilità di predicare prima ai Giudei (Romani 1:16), ma quando il suo messaggio veniva respinto, non perdeva tempo a rivolgersi ai Gentili.

i. Paolo adempì lo spirito di quello che Gesù disse in Matteo 7:6: Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con i piedi e poi si rivoltino per sbranarvi. Quando le persone sono decise a rifiutare il vangelo, non dovremmo continuare a provare finché la porta non si apre di nuovo.

c. Egli scosse le sue vesti: Paolo lo fece perché non rimanesse nemmeno un granello di polvere della sinagoga sulle sue vesti e tanto meno sui suoi sandali. Era un modo plateale di esprimere il suo rifiuto del loro rifiuto. Paolo era certamente capace di dimostrazioni drastiche e vivaci del suo messaggio.

d. Crispo, capo della sinagoga, credette al Signore con tutta la sua famiglia: Questo dimostra che Paolo trattava gli Ebrei di Corinto con amore e grazia anche dopo che avevano rifiutato lui e il suo messaggio. Non proibiva certo ai Giudei di avvicinarsi a Gesù, ma si limitava a spostare l’attenzione del suo evangelismo dai Giudei ai Gentili.

i. Crispo fu uno dei pochi a Corinto a essere battezzato personalmente da Paolo (1 Corinzi 1:14).

e. Molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano ed erano battezzati: Paolo ci dice in 1 Corinzi 1:26 che tipo di persone erano i Corinzi che avevano creduto: Riguardate infatti la vostra vocazione, fratelli, poiché non ci sono tra di voi molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili.

4. (9-11) Incoraggiamento speciale di Dio a Paolo a Corinto.

Una notte il Signore in visione disse a Paolo: «Non temere, ma parla e non tacere, perché io sono con te e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male, poiché io ho un grande popolo in questa città». Così egli rimase là un anno e sei mesi, insegnando fra di loro la parola di Dio.

a. Non temere: L’implicazione di questo messaggio è che Paolo aveva paura, temeva che a Corinto il suo lavoro sarebbe stato interrotto dai Giudei avversari (come a Tessalonica e a Berea) o dalla forte mondanità che lo circondava.

i. “Ad Atene c’era stato uno shock culturale, a Corinto Paolo sperimentò uno shock morale. Il sudore, il profumo e la grinta della città soffocarono l’animo retto di Paolo, che cadde in uno stato di depressione.” (Hughes)

b. Ma parla e non tacere: La soluzione alla paura di Paolo consisteva nell’obbedire al comando di Gesù di non avere paura, di parlare e non tacere, cioè di continuare a diffondere la Parola di Dio.

i. Gesù non disse a Paolo che i suoi avversari non avrebbero cercato di fermarlo, ma solo che non avrebbero avuto successo (nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male).

c. Perché io sono con te: Questa promessa era il fondamento del comando di Dio di non aver paura e di continuare a predicare. Capire cosa significa e soprattutto Chi lo dice è sufficiente.

i. Spurgeon esaminò la promessa di Gesù: “Perché io sono con te”. Secondo lui, essa enfatizzava tre cose: la presenza di Gesù, la compassione di Gesù e la cooperazione di Gesù.

d. Poiché io ho un grande popolo in questa città: Questa ulteriore promessa era una costante garanzia per Paolo, che probabilmente aveva spesso dubbi sulla sopravvivenza e sulla salute della chiesa di Corinto.

e. Così egli rimase là un anno e sei mesi: Paolo rimase a Corinto un anno e mezzo, un periodo che sembra essere più lungo di quello trascorso in qualsiasi altra città in cui fondò una chiesa. Il suo ministero a Corinto viene descritto semplicemente con queste parole: insegnando fra di loro la parola di Dio.

i. La durata della permanenza di Paolo a Corinto mostra dove fosse il suo cuore nel ministero. Non era un evangelista “a tratti”, ma un uomo dedito a fare discepoli.

5. (12-17) I Giudei di Corinto tentano (senza successo) di far condannare Paolo davanti alle autorità civili.

Ma, mentre Gallione era proconsole dell’Acaia, i Giudei insorsero tutti d’accordo contro Paolo e lo condussero al tribunale, dicendo: «Costui persuade la gente a servire Dio, contrariamente a quanto la legge insegna». Come Paolo stava per aprire la bocca, Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di qualche ingiustizia o misfatto, o Giudei, io vi ascolterei pazientemente, secondo la ragione; ma se sono questioni che riguardano parole, nomi e la vostra legge, vedetevela voi, perché io non voglio essere giudice di tali cose». E li scacciò dal tribunale. Allora tutti i Greci presero Sostene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale. Ma Gallione non si curava di queste cose.

a. Mentre Gallione era proconsole dell’Acaia: Rivolgendosi a Gallione, i Giudei di Corinto cercarono di arrestare l’opera di predicazione di Paolo in tutta la provincia.

i. “Se Gallione avesse accettato l’accusa dei Giudei e avesse dichiarato Paolo colpevole del presunto reato, i governatori provinciali di tutto l’impero avrebbero avuto un precedente e il ministero di Paolo ne sarebbe stato severamente limitato. Invece, il rifiuto di Gallione di intervenire nella questione era equiparabile al riconoscimento del cristianesimo come religio licita.” (Longenecker)

b. Come Paolo stava per aprire la bocca: Prima che Paolo potesse difendersi, Gallione lo fece per lui. Egli osservò correttamente che il governo non ha alcun ruolo nel tentativo di decidere su questioni religiose, pur avendo un ruolo legittimo in questioni di qualche ingiustizia o misfatto.

c. Allora tutti i Greci presero Sostene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale: Gallione si voltò dall’altra parte quando i Gentili in preda alla rabbia picchiarono Sostene, il capo della sinagoga. Probabilmente, sia la folla che lo stesso Gallione erano più contro i Giudei che a favore di Paolo.

i. “Era suo dovere lasciare in pace questo brav’uomo, ma non era suo dovere permettere che i Gentili, invece, iniziassero a picchiare i Giudei.” (Spurgeon)

ii. A quanto pare, quando Crispo mise la propria in fede Gesù, al suo posto come capo della sinagoga (Atti 18:8) fu messo Sostene, che in seguito sembra essersi convertito al cristianesimo (1 Corinzi 1:1).

B. Fine del secondo viaggio missionario di Paolo.

1. (18) Paolo lascia la città di Corinto insieme ad Aquila e Priscilla.

Ora Paolo, dopo aver dimorato là ancora molti giorni, prese commiato dai fratelli e s’imbarcò per la Siria con Priscilla ed Aquila, essendosi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto un voto.

a. Ora Paolo, dopo aver dimorato là ancora molti giorni: A differenza delle città precedenti, Paolo non fu costretto a lasciare Corinto, ma vi rimase molti giorni, in adempimento della promessa fattagli da Gesù in Atti 18:9-10.

b. Con Priscilla ed Aquila: Paolo aveva instaurato un’amicizia e una collaborazione così profonde con questa coppia di coniugi che essi decisero di accompagnarlo mentre si dirigeva verso est, a Gerusalemme e poi ad Antiochia.

c. Essendosi fatto radere il capo a Cencrea, perché aveva fatto un voto: Si trattava quasi sicuramente del voto di nazireato (Numeri 6). Di solito questo voto veniva fatto per un certo periodo di tempo e, una volta completato, i capelli (che erano stati lasciati crescere liberamente) venivano tagliati e offerti al Signore durante una cerimonia speciale nel tempio di Gerusalemme.

i. Lo scopo del voto di nazireato era quello di esprimere una consacrazione unica a Dio, promettendo di astenersi da tutti i prodotti della vite, di non tagliarsi i capelli e di non avvicinarsi mai a un cadavere.

ii. L’adempimento di questo voto da parte di Paolo dimostra che l’opposizione ebraica alla sua predicazione non lo aveva reso antigiudaico. Non dimenticò mai che era ebreo, che il suo Messia era ebreo, che il cristianesimo è ebreo e che le forme e i rituali dell’Antico Testamento potevano ancora essere usati a buon fine. A quanto pare, sebbene Paolo fosse irremovibile sul fatto che le cerimonie e i rituali ebraici non dovessero essere richiesti ai Gentili, non vedeva nulla di male nei credenti ebrei che desideravano osservare tali cerimonie, presumibilmente se veniva riconosciuto anche il loro adempimento in Gesù.

iii. William Barclay suggerisce che il motivo di Paolo fosse la gratitudine. “Senza dubbio Paolo stava pensando a tutta la bontà di Dio nei suoi confronti a Corinto e fece questo voto per dimostrare la sua gratitudine”. In realtà, lo scopo del voto di nazireato sembra essere più legato alla consacrazione che al ringraziamento. Forse l’intensa mondanità di Corinto fece sì che Paolo volesse esprimere più che mai la sua dedizione e la sua separazione per il Signore.

iv. Per tradizione, il voto di nazireato poteva essere fatto solo in Giudea, ma Paolo lo prese a Cencrea, non in Giudea. L’adozione del voto da parte di Paolo al di fuori dei limiti dettati dalla tradizione ebraica potrebbe essere indice del suo desiderio di praticare un’osservanza più pura dal punto di vista biblico dei riti ebraici.

2. (19-21) Paolo nella città di Efeso.

Quando giunse ad Efeso, li lasciò lì. Ma egli entrò nella sinagoga e si mise a discutere con i Giudei. Questi lo pregavano di rimanere con loro più a lungo, ma egli non acconsentì; ma si congedò da loro, dicendo: «Devo proprio passare la prossima festa a Gerusalemme, ma ritornerò di nuovo da voi, se piace a Dio». Così partì via mare da Efeso.

a. Quando giunse ad Efeso: Paolo avrebbe voluto predicare a Efeso circa due anni prima, ma fu impedito dallo Spirito Santo (Atti 16:6). Ora, lo Spirito Santo gli diede la libertà di predicare in questa importante città, dove vide grandi risultati.

i. Dio ha un tempo speciale per ogni cosa nella nostra vita. Se Paolo avesse potuto discernere questo, avrebbe capito che lo Spirito Santo gli stava dicendo in realtà “aspetta” quando voleva andare a Efeso e non “no”. Quando Dio dice di aspettare, sa sempre cosa sta facendo.

b. Li lasciò lì: Aquila e Priscilla rimasero a Efeso, apparentemente su richiesta di Paolo. A Efeso era iniziato qualcosa di buono e Paolo voleva che l’opera continuasse con i suoi amici fidati.

c. Questi lo pregavano di rimanere con loro più a lungo, ma egli non acconsentì; ma si congedò da loro, dicendo: «Devo proprio passare la prossima festa a Gerusalemme»: Paolo non poté trattenersi a lungo a Efeso, volendo presentare l’offerta del suo voto di nazireato a Gerusalemme in occasione di una festa che si sarebbe tenuta di lì a poco.

3. (22) Sbarcando a Cesarea e passando per Gerusalemme, Paolo torna alla sua chiesa d’origine ad Antiochia di Siria, concludendo il suo secondo viaggio missionario.

Sbarcato a Cesarea, salì a Gerusalemme; e, dopo aver salutato la chiesa, scese ad Antiochia.

a. Salì a Gerusalemme: Paolo salì a Gerusalemme per sciogliere il proprio voto di nazireato al tempio.

b. Scese ad Antiochia: Lasciata Gerusalemme, Paolo tornò alla sua chiesa di origine ad Antiochia di Siria. Devono essere stati contenti del suo ritorno e del racconto di tutto il lavoro svolto nei tre anni precedenti.

C. Inizio del terzo viaggio missionario di Paolo nelle regioni della Galazia, della Frigia e nella città di Efeso.

1. (23) Nelle regioni della Galazia e della Frigia.

Dopo aver trascorso là un po’ di tempo, ripartì percorrendo successivamente le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.

a. Dopo aver trascorso là un po’ di tempo: Non sappiamo esattamente quanto tempo Paolo abbia trascorso nella sua congregazione d’origine ad Antiochia di Siria. Luca scrisse il resoconto in modo da dare il senso di un immediato passaggio al viaggio missionario successivo di Paolo.

b. Percorrendo successivamente le regioni della Galazia e della Frigia: Dal momento che il focus principale di Paolo per questo viaggio era quello di confermare nella fede tutti i discepoli, tornò alle chiese che aveva fondato nelle sue precedenti imprese missionarie. Tra queste ci sono le comunità di Tarso, Derbe, Listra, Iconio e Antiochia di Pisidia.

c. Confermando nella fede tutti i discepoli: La passione di Paolo per la formazione di discepoli, e non solo per la loro conversione, è ancora una volta evidente. Era un’opera importante per Paolo.

i. Se Paolo visitasse una delle nostre moderne congregazioni, vorrebbe sapere: “Quanto sei forte come discepolo? Cosa posso fare per rafforzare il tuo cammino con Gesù Cristo?”. Ricorderebbe a tutti noi che non è sufficiente iniziare forti nella nostra relazione con Gesù, ma è necessario crescere sempre di più in forza.

2. (24-26a) Il ministero di Apollo a Efeso.

Or un Giudeo, di nome Apollo, nativo di Alessandria, uomo eloquente e ferrato nelle Scritture, arrivò ad Efeso. Costui era ammaestrato nella via del Signore e, fervente di spirito, parlava e insegnava diligentemente le cose del Signore, ma conosceva soltanto il battesimo di Giovanni. Egli cominciò a parlare francamente nella sinagoga.

a. Un Giudeo, di nome Apollo: Mentre Paolo portava avanti la sua opera in Galazia e in Frigia, un uomo di nome Apollo giunse da Alessandria a Efeso. Per molti versi, si trattava di un uomo straordinario.

·Apollo era un uomo eloquente.

·Apollo era ferrato nelle Scritture.

·Apollo era stato ammaestrato nella via del Signore.

·Apollo era fervente di spirito. Letteralmente significa “bollire nello spirito”, cioè “ribollire di entusiasmo.” (Williams)

·Apollo parlava e insegnava diligentemente le cose del Signore.

i. Sembra che Apollo (come molti al suo tempo) fosse un missionario chiamato solo da Dio, perché non ci sono indicazioni che sia stato inviato o incaricato da una specifica congregazione o da un apostolo. Semplicemente arrivò ad Efeso.

b. Ma conosceva soltanto il battesimo di Giovanni: Vediamo ancora una volta che la reputazione e l’opera di Giovanni Battista erano ampiamente conosciute da tutti i Giudei dell’Impero romano, arrivando fino ad Alessandria.

i. Poiché Apollo conosceva l’opera di Giovanni Battista, è probabile che predicasse che il Messia era venuto e che bisognava ravvedersi e rispondere a Gesù, ma probabilmente aveva una scarsa conoscenza della piena persona e dell’opera di Gesù Cristo.

ii. “Apollo era un uomo molto istruito e anche un gran viaggiatore. Possiamo immaginare che in gioventù si fosse recato a Gerusalemme, soprattutto se era interessato all’Antico Testamento, e che lì fosse stato influenzato dalla predicazione di Giovanni Battista.” (Boice)

c. Egli cominciò a parlare francamente nella sinagoga: Apollo non conosceva molto di Gesù, ma ciò che sapeva lo insegnava diligentemente, con grande passione. Non sapeva molto di Gesù, ma quello che sapeva lo entusiasmava davvero.

i. “Qui si parla di ‘fervore’, che non significa solo abilità da parte sua, ma una convinzione basata su qualcosa di profondamente radicato nel suo cuore.” (Boice)

3. (26b-28) Aquila e Priscilla aiutano Apollo.

Ma, quando Aquila e Priscilla l’udirono, lo presero con loro e gli esposero più a fondo la via di Dio. Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli che l’accogliessero. Giunto colà, egli fu di grande aiuto a coloro che avevano creduto mediante la grazia. Egli infatti confutava con grande vigore i Giudei pubblicamente, dimostrando per mezzo delle Scritture che Gesù è il Cristo.

a. Aquila e Priscilla: Paolo incontrò a Corinto questa coppia che condivideva la sua professione di fabbricante di tende (Atti 18:3). Da lì andarono con lui a Efeso, dove Paolo li lasciò mentre proseguiva verso est per Cesarea, Gerusalemme e Antiochia (Atti 18:18-22).

b. Lo presero con loro e gli esposero più a fondo la via di Dio: Aquila e Priscilla fecero qualcosa di prezioso per il regno di Dio. Aiutarono qualcuno che aveva passione per Dio e almeno un po’ di energia nel servirlo; tuttavia, aveva una conoscenza limitata e quindi risorse limitate per un ministero veramente efficace.

c. I fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli che l’accogliessero: Grazie agli insegnamenti di Aquila e Priscilla e alle lettere di raccomandazione della chiesa di Efeso, Apollo servì efficacemente in Acaia, soprattutto tra i Giudei ostili (confutava con grande vigore i Giudei pubblicamente).

i. Quando Apollo si recò nella regione dell’Acaia, probabilmente significa che si recò nella città di Corinto, situata nella regione dell’Acaia. Da quanto Paolo scrive in 1 Corinzi, sembra che lì abbia avuto un ministero di grande impatto. Apollo andò a Corinto per innaffiare ciò che Paolo aveva piantato.

ii. Sebbene alcuni Corinzi si fossero fissati su Apollo con uno spirito di divisione (1 Corinzi 1:12, 3:4), non c’è motivo di credere che Apollo stesso lo incoraggiasse. Paolo considerava Apollo come un collega fidato (1 Corinzi 3:5-7 e 16:12).

iii. Apollo era giudeo, descritto come eloquente e fervente di spirito (Atti 18:24-25). Inoltre, confutava con grande vigore i Giudei ed era in grado di dimostrare per mezzo delle Scritture che Gesù è il Cristo. Per questi motivi, alcuni studiosi lo considerano il tipo di persona che potrebbe aver scritto la lettera agli Ebrei.

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