Atti 13




Atti 13 – Inizio del Primo Viaggio Missionario di Paolo

A. Barnaba e Saulo chiamati e inviati dallo Spirito Santo.

1. (1) Alcuni uomini della chiesa di Antiochia.

Or, nella chiesa di Antiochia, vi erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone chiamato Niger, Lucio di Cirene, Manaen, allevato assieme a Erode il tetrarca, e Saulo.

a. Or, nella chiesa di Antiochia: Atti 12:25 ci dice che Barnaba, Saulo e Giovanni Marco si trovavano tutti nella chiesa di Antiochia, dopo aver consegnato un dono di sostegno alla chiesa di Gerusalemme (Atti 11:27-30). Saulo e Barnaba erano annoverati tra gli insegnanti e i profeti della chiesa, così come Simeone, Lucio e Manaen.

b. Simeone chiamato Niger: Poiché Niger significa nero, si trattava presumibilmente di un uomo di colore di origine africana tra i fedeli di Antiochia, forse dello stesso Simeone che aveva portato la croce di Gesù (Luca 23:26).

c. Manaen, allevato assieme a Erode il tetrarca: Questo Manaen era cresciuto insieme a Erode il tetrarca, colui che aveva decapitato Giovanni Battista e presiedette a uno dei processi di Gesù (Luca 23:7-12).

i. Erode e Manaen crebbero insieme, ma presero strade decisamente diverse. Uno uccise Giovanni Battista e presiedette a uno dei processi a carico di Gesù prima della Sua crocifissione. L’altro divenne cristiano e uno dei leader della dinamica congregazione di Antiochia.

2. (2) Lo Spirito Santo chiama Barnaba e Saulo.

Or, mentre celebravano il servizio al Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati».

a. Mentre celebravano il servizio al Signore: Si tratta solo di una parte di quello che accadeva nella congregazione di Antiochia. Oltre a celebrare il servizio (culto, NR) al Signore, Barnaba e altri sicuramente ministravano alla comunità e i suoi vari membri, a loro volta, ministravano gli uni agli altri.

i. Il primo compito di ogni servo di Dio è quello di ministrare, o rendere il culto, al Signore. Così facendo, essi svolgevano il ruolo di sacerdoti del Nuovo Patto, offrendo i propri corpi come sacrifici viventi (Romani 12:1). Celebrare il servizio al Signore significa fare ciò che Gli è gradito e Lo onora: adorare, lodare, pregare, ascoltare, onorare Dio.

ii. “La parola tradotta con celebravano il servizio [ministravano, NKJV] viene usata solitamente nella Versione dei Settanta per indicare il servizio dei sacerdoti e dei Leviti al tempio.” (Williams)

b. Celebravano il servizio al Signore e digiunavano: Come parte del loro servizio al Signore digiunavano, probabilmente perché avvertivano il bisogno di cercare Dio in modo speciale.

i. A giudicare dalla chiamata descritta nel nostro testo, è possibile che cercassero Dio riguardo alla necessità di diffondere il vangelo per tutta la terra.

ii. Se supponiamo che abbiano digiunato e pregato per il bisogno che il mondo aveva di Gesù, allora è così che Dio rispose alla loro preghiera: servendosi di loro. Spesso è così che Dio si muove, mandando le persone che hanno a cuore la preghiera.

iii. Molti vogliono fare da “direttori dei lavori” nell’opera di Dio, con la speranza di poter dire: “La responsabilità è mia, ma la fatica è tua”. Al contrario, Dio opera in modo da mandare coloro che si mettono all’opera personalmente.

c. Lo Spirito Santo disse: Mentre celebravano il servizio al Signore, Dio parlò loro, rivolgendo una chiamata che avrebbe guidato Barnaba e Saulo ad occuparsi di un’opera specifica.

d. Lo Spirito Santo disse: La chiamata avvenne presumibilmente attraverso il ministero dei profeti nella chiesa di Antiochia, anche se potrebbe essere arrivata semplicemente attraverso la testimonianza interiore dello Spirito Santo.

i. “Non immagino neanche per un istante che l’assemblea abbia udito una voce vera e propria. È l’errore che commettiamo troppo spesso. Ci sforziamo di andare in estasi per sentire quella voce, e poi crediamo di averla sentita davvero!” (Morgan)

e. Mettetemi da parte: Prima che Barnaba e Saulo fossero in grado di fare qualcosa di importante per Dio, innanzitutto avrebbero dovuto essere messi da parte per Lui. Essere messi da parte per Dio significa che ci sono altre cose da cui bisogna separarsi.

i. Non puoi dire “sì” veramente alla chiamata di Dio nella tua vita, se prima non dici “no” a quelle cose che ti tengono lontano da quella chiamata.

f. Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera: È significativo che i due uomini chiamati al servizio missionario fossero, per quanto ne sappiamo, i due uomini più adatti e capaci della congregazione.

g. Per l’opera alla quale li ho chiamati: Dio aveva assegnato un’opera particolare a Barnaba e a Saulo. Più avanti Paolo avrebbe scritto in Efesini 2:10: Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo. Ed è proprio a quelle opere che Dio stava chiamando Barnaba e Saulo.

i. La chiamata di Dio per la vita di Paolo era già stata dichiarata in Atti 9:15-16: Costui è uno strumento da me scelto per portare il mio nome davanti alle genti, ai re e ai figli d’Israele. Poiché io gli mostrerò quante cose egli deve soffrire per il mio nome. Non si trattava di una chiamata che li avrebbe messi “a loro agio”, ma di una chiamata seria a un ministero serio.

h. Mettetemi da parte: Si avverte la perentorietà della chiamata di Dio. In precedenza, Dio aveva detto a Paolo attraverso Anania quale sarebbe stata la sua chiamata, ma non quando si sarebbe realizzata. Ora non ci sarebbe dovuto essere più nessun indugio.

3. (3) Barnaba e Saulo inviati.

Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono.

a. Dopo aver digiunato e pregato: Furono mandati con digiuno e preghiera. L’opera a cui erano stati chiamati richiedeva una totale dipendenza da Dio, dimostrata proprio dal digiuno e dalla preghiera.

c. Imposero loro le mani: Con l’imposizione delle mani si affidava loro formalmente l’incarico da svolgere. In precedenza, erano stati sicuramente “ordinati”, ma quel momento segnò il loro ingresso in una sfera diversa di ministero.

c. Li congedarono: È bene notare che fu la chiesa di Antiochia a inviare Barnaba e Saulo; erano sostenuti ed erano stati mandati da una congregazione specifica. Per quanto ne sappiamo, non si era mai verificato nulla del genere prima di allora nella storia della chiesa. Molti partivano come “missionari accidentali” (v. Atti 8:4 e 11:19), ma non c’era mai stato uno sforzo coordinato e organizzato come questo per portare le persone a Gesù.

i. Essendo stati congedati intenzionalmente dalla chiesa di Antiochia, molti vedono tale evento come il primo vero sforzo missionario conosciuto della chiesa. “La parola ‘missionario’ riguarda l’essere inviato. Il verbo latino mitto, mittere, significa ‘mandare’; ‘missione’ e ‘missionario’ derivano dalle forme missi e missum.” (Boice)

ii. Sembra che ciò sia avvenuto senza una relazione da parte del consiglio di amministrazione, senza un’analisi demografica, senza un’indagine di marketing, senza quella che a volte viene chiamata “mappatura spirituale”. Barnaba e Saulo partirono senza nessuna di queste cose, ma solo con la chiamata e la potenza dello Spirito Santo.

B. Ministero nelle città di Seleucia, Salamina e Pafo.

1. (4) Prima tappa: Seleucia.

Essi dunque, mandati dallo Spirito Santo, scesero a Seleucia e di là si imbarcarono per Cipro.

a. Essi dunque, mandati dallo Spirito Santo: È vero che Barnaba e Saulo erano stati inviati dai cristiani della chiesa di Antiochia, ma ciò che importava davvero era che era stato lo Spirito Santo a mandarli. Qualsiasi gruppo di cristiani può inviare una persona, ma, se non è lo Spirito a mandarla, il suo ministero non avrà mai un impatto eterno.

b. Scesero a Seleucia: Non ci viene detto se ci fu un’opera particolare a Seleucia, una città vicino Antiochia. È possibile che Saulo e Barnaba vi si siano recati solo perché si trattava della città portuale nei pressi di Antiochia, anche se è difficile immaginare che non abbiano svolto il proprio ministero anche lì.

i. Dato che Seleucia non era tanto distante da Antiochia, città in cui era presente una chiesa fiorente, è logico supporre che in quella città si fosse già formato un gruppo di cristiani.

2. (5) Sull’isola di Cipro: la città di Salamina sulla costa orientale.

Giunti a Salamina, annunziarono la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei; or avevano anche Giovanni come aiutante.

a. Giunti a Salamina: Non ci viene specificato perché si diressero prima a Cipro, ma sappiamo che Barnaba era cresciuto lì (Atti 4:36).

b. Annunziarono la parola di Dio nelle sinagoghe: L’usanza della sinagoga aperta diede a Barnaba e a Saulo molte opportunità di predicare. Era una tradizione che offriva la possibilità a qualsiasi uomo dotto di parlare ai membri della sinagoga durante le riunioni del sabato.

c. Avevano anche Giovanni come aiutante: Conosciuto anche come Giovanni Marco, lo abbiamo già incontrato in Atti 12:25. Accompagnò Barnaba e Saulo in questo loro primo viaggio e si tratta dello stesso Marco che poi avrebbe scritto il Vangelo omonimo.

i. Marco si rivelò un compagno di viaggio prezioso per Barnaba e Saulo. Cresciuto a Gerusalemme, fu un testimone oculare di gran parte degli eventi della vita di Gesù e fu in grado di raccontarli con particolare forza a Barnaba, a Saulo e a coloro cui essi predicavano.

3. (6-7) Incontro con il proconsole romano a Pafo.

Poi, attraversata l’isola fino a Pafo, trovarono lì un mago, falso profeta giudeo, di nome Bar-Gesù, che stava col proconsole Sergio Paolo, uomo prudente. Costui, chiamati a sé Barnaba e Saulo, cercava di ascoltare la parola di Dio,

a. Pafo: Situata sulla costa occidentale di Cipro, questa città era conosciuta per la sua immoralità. Lì Barnaba e Saulo si trovarono ad affrontare una commistione di immoralità e oscurità spirituale che erano comuni a tutto il mondo pagano dell’Impero romano.

i. “Pafo era nota per il culto a Venere, la dea dell’amore [erotico].” (Barclay) “Atanasio definì la sua religione ‘la deificazione della concupiscenza’. Nessuno, né uomo né donna, poteva ricorrere al santuario di Venere senza essere contaminato nella mente e depravato nel carattere.” (Spurgeon)

b. Proconsole Sergio Paolo: Si trattava di un uomo importante, un proconsole romano che era responsabile dell’intera provincia e che rispondeva direttamente al Senato romano.

i. “Tutte le province romane erano divise in due classi, quelle che richiedevano truppe e quelle che non ne richiedevano. Le seconde erano amministrate dal Senato e governate dai proconsoli; le prime erano sotto l’amministrazione dell’imperatore.” (Williams)

ii. “Sir William Ramsay riferisce che a Cipro sono state rinvenute iscrizioni con il nome di Sergio Paolo che confermano che sia lui che la sua intera famiglia sono diventati cristiani.” (Hughes)

c. Costui, chiamati a sé Barnaba e Saulo, cercava di ascoltare la parola di Dio: Mentre ministravano a Pafo (presumibilmente allo stesso modo, andando di sinagoga in sinagoga a presentare Gesù), si aprì una porta inaspettata: il proconsole voleva ascoltare la parola di Dio.

4. (8-12) Resistenza da parte di Elimas, il mago.

Ma Elimas, il mago (questo infatti è il significato del suo nome) resisteva loro, cercando di allontanare il proconsole dalla fede. Allora Saulo, detto anche Paolo, ripieno di Spirito Santo, fissando gli occhi su di lui, disse: «O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, non la smetterai tu di pervertire le diritte vie del Signore? Ora dunque, ecco, la mano del Signore è su di te, e sarai cieco senza vedere il sole per un certo tempo». Immediatamente caddero su di lui caligine e tenebre; e andava attorno in cerca di chi lo conducesse per mano. Allora il proconsole, visto ciò che era accaduto, credette, colpito dalla dottrina del Signore.

a. Elimas, il mago (questo infatti è il significato del suo nome): Paolo fu osteggiato da un uomo di nome Elimas, il cui vero nome era Bar-Gesù (Atti 13:6), che significa “figlio di Gesù”, ma Luca non tollerava l’idea di chiamarlo così. Elimas, che era una specie di consigliere del proconsole, tentò di vanificare gli sforzi missionari di Barnaba e Saulo.

i. Non dobbiamo lasciarci sorprendere o scuotere dall’opposizione. “Ovunque ci sia la possibilità di un grande successo, si troveranno sia una porta aperta che degli avversari. Se però non ci sono avversari, è possibile che non ci sarà nemmeno il successo. Un bambino non può far volare il proprio aquilone senza vento, senza un vento che soffi contro il suo aquilone.” (Spurgeon)

b. Saulo, detto anche Paolo: A quel tempo era normale che le persone avessero nomi simili, anche se con qualche differenza, a seconda della lingua o della cultura in cui si trovavano. Certamente il nome di Saulo era proprio Saulo, un nome ebraico preso dal primo re d’Israele. Il suo nome romano invece era Paolo, che significava “Piccolo” e aveva un suono simile a “Saulo”.

i. “Il padre di Saulo diede al proprio figlio un nome romano e latino, perché era un cittadino romano e godeva di tutti i diritti dell’Impero. Fin dalla sua infanzia, il bambino ebbe entrambi i nomi. Quando lo chiamava suo padre, gridava: ‘Saulo, Saulo!’, quando invece lo chiamavano i bambini greci con cui giocava, questi gridavano: ‘Paolo, Paolo!’” (Lenski)

c. Ripieno di Spirito Santo… disse: «O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia»: Paolo, usando discernimento spirituale e operando nel dono di fede, sgridò e pronunciò il giudizio di Dio nei confronti di Elimas (sarai cieco).

i. Mentre Elimas veniva colpito di cecità, non possiamo fare a meno di pensare che a Paolo sia venuta in mente la sua stessa esperienza con Dio. Paolo fu reso cieco nel momento della sua conversione sulla via di Damasco (Atti 9:9). Coloro che si oppongono a Dio sono certamente affetti da cecità spirituale; per questo, Dio diede ad Elimas una cecità fisica che riflettesse la sua cecità spirituale. Purtroppo, non ci viene detto nulla riguardo al ravvedimento di Elimas, come invece accadde per Paolo.

d. Allora il proconsole… credette: Paolo fu aspro nei confronti di Elimas perché era in gioco il destino eterno del proconsole.

i. È un conto se qualcuno vuole commettere suicidio spirituale, ma non è mai giusto trascinare altri con sé. Se vuoi rinunciare alle cose di Dio e far crescere l’amarezza nel tuo cuore contro di Lui, è una tua scelta, ma è un grave peccato far allontanare qualcun altro insieme a te, sia con le parole che con l’esempio.

ii. “Le parole più severe della Bibbia, nell’Antico e nel Nuovo Testamento, sono riservate a coloro che si mettono tra gli uomini e la verità, a coloro che si mettono tra gli uomini e Dio… è l’amore per Sergio Paolo che deve parlare con rabbia a Elimas, il mago.” (Morgan)

e. Visto ciò che era accaduto: Tra le altre cose, si può dire che il proconsole vide qualcosa in Paolo e qualcosa in Elimas.

i. Vide il coraggio di Paolo, un uomo dalle forti convinzioni, dalla fede audace e disposto a prendere posizione per ciò in cui credeva.

ii. Vide la giusta conseguenza del peccato di Elimas, la cecità fisica corrispondente alla sua cecità spirituale. Vedere i problemi in cui il peccato trascina le persone ci aiuta a ricercare Dio più seriamente.

f. Colpito dalla dottrina del Signore: Per quanto sia stato strabiliante il miracolo della cecità improvvisa di Elimas, la buona notizia che il proconsole aveva udito da Paolo lo era ancora di più. Il suo stupore fu causato dalla dottrina del Signore (probabilmente le dottrine del dono di grazia di Dio all’uomo in Gesù mediante la croce) e non l’opera miracolosa davanti ai suoi occhi.

5. (13) Da Pafo a Perge.

Or Paolo e i suoi compagni salparono da Pafo e arrivarono per via mare a Perge di Panfilia; ma Giovanni, separatosi da loro, ritornò a Gerusalemme.

a. Or Paolo e i suoi compagni salparono: Il gruppo missionario viene descritto ora con l’espressione “Paolo e i suoi compagni”. In precedenza, fino ad Atti 13:7, il gruppo è stato descritto come Barnaba e Saulo. Da questo momento in poi, la leadership e l’importanza di Paolo saranno evidenti.

b. Arrivarono… a Perge: Lasciarono l’isola di Cipro e giunsero a Perge, sulla terra ferma dell’odierna Turchia.

c. Giovanni, separatosi da loro, ritornò a Gerusalemme: Non sappiamo esattamente perché Giovanni Marco tornò a casa a Gerusalemme. Forse sentiva nostalgia. Forse aveva paura delle difficoltà e dei pericoli del viaggio che si prospettavano tra le montagne di fronte a loro. Forse non sopportava che la squadra di suo cugino Barnaba e Saulo (Atti 12:25) fosse ora diventata Paolo e i suoi compagni. Forse era sfiduciato perché Paolo soffriva di salute cagionevole (secondo Galati 4:13).

i. Come si vedrà chiaramente in Atti 15:36-41, Paolo non apprezzò la separazione di Giovanni Marco e quasi sembrava aver perso fiducia in lui come compagno di missione e componente della squadra. Questo ci ricorda che, per quanto fossero uomini di grande valore e devozione e per quanto fosse grande l’opera che svolgevano, avevano comunque dei problemi.

C. Predicazione ad Antiochia di Pisidia.

1. (14-15) L’invito consueto nella sinagoga offre a Paolo l’opportunità di annunciare Gesù.

Or essi, proseguendo da Perge, giunsero ad Antiochia di Pisidia; e, entrati nella sinagoga in giorno di sabato, si sedettero. Dopo la lettura della legge e dei profeti, i capi della sinagoga mandarono loro a dire: «Fratelli, se avete qualche parola di esortazione da rivolgere al popolo, ditela».

a. Proseguendo da Perge, giunsero ad Antiochia di Pisidia: Perge era una città costiera e portuale, dove le navi provenienti da Pafo arrivavano alla terra ferma. Antiochia di Pisidia si trovava a circa 220 km a nord nell’entroterra. La regione in generale era conosciuta con il nome di Galazia, dove si trovavano le chiese a cui Paolo più avanti avrebbe scritto la lettera inclusa nel nostro Nuovo Testamento.

i. “Antiochia di Pisidia si trovava tra le montagne a un’altitudine di circa 1100 metri. Poiché nella sua lettera ai Galati Paolo parla della sua infermità fisica in quel periodo, alcuni studiosi hanno ipotizzato che l’apostolo avesse contratto probabilmente la malaria, mentre viveva nelle pianure costiere della Panfilia, e che a causa di ciò il suo gruppo si fosse spinto fino alle montagne per trovare un clima migliore.” (Boice)

b. Entrati nella sinagoga in giorno di sabato, si sedettero. Dopo la lettura della legge e dei profeti: Le funzioni religiose nelle sinagoghe del primo secolo si svolgevano seguendo un certo ordine. All’inizio c’erano preghiere di apertura, seguite dalla lettura della legge (i primi cinque libri dell’Antico Testamento). Poi si leggeva dai profeti. Infine, se era presente una persona istruita, la si invitava a parlare su argomenti relativi alle letture precedenti.

c. Fratelli, se avete qualche parola di esortazione da rivolgere al popolo, ditela: I capi della sinagoga estesero il consueto invito a Paolo, che era più che felice di approfittare dell’opportunità offertagli.

2. (16-23) Paolo inizia a predicare nella sinagoga e spiega come l’opera di Dio attraverso la storia porti fino a Gesù.

Allora Paolo si alzò e, fatto cenno con la mano, disse: «Israeliti e voi che temete Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele elesse i nostri padri, e rese grande il popolo durante la sua dimora nel paese di Egitto; poi, con braccio potente, lo fece uscire fuori di là. E, per circa quarant’anni li sopportò nel deserto. Poi distrusse sette nazioni nel paese di Canaan e distribuì ad essi in eredità il loro paese. Dopo di che, per circa quattrocentocinquant’anni, diede loro dei Giudici fino al profeta Samuele. In seguito essi chiesero un re; e Dio diede loro Saul, figlio di Kis, un uomo della tribù di Beniamino, per quarant’anni. Poi Dio lo rimosse e suscitò loro come re, Davide, a cui rese testimonianza, dicendo: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore, il quale eseguirà tutti i miei voleri”. Dalla sua discendenza Dio, secondo la sua promessa, ha suscitato ad Israele il Salvatore Gesù».

a. Israeliti e voi che temete Dio: Paolo si rivolse a tutt’e due i gruppi nella sinagoga in un tipico giorno di sabato, sia ai Giudei che ai “quasi Giudei”, quei Gentili che ammiravano la religione giudaica, ma che non avevano fatto una scelta radicale verso il giudaismo.

b. Secondo la sua promessa, ha suscitato ad Israele il Salvatore Gesù: Nella sua panoramica sulla storia d’Israele, Paolo osservò alcuni eventi importanti: la scelta dei patriarchi, la liberazione dall’Egitto, il periodo nel deserto, la conquista di Canaan, il tempo dei giudici, l’istituzione della monarchia – tutte cose che portarono a Gesù.

i. La panoramica della storia d’Israele dimostra che Dio ha un piano che si realizza nel tempo e che noi dobbiamo sentirci legati a questo piano. Gesù è il fine della storia e, se siamo in Gesù, partecipiamo anche noi al fluire del grande piano di redenzione di Dio.

3. (24-29) Portando come esempi Giovanni Battista e i capi dei Giudei, Paolo mostra come le persone abbiano sia ricevuto che respinto Gesù.

«Prima della sua venuta Giovanni predicò un battesimo di ravvedimento a tutto il popolo d’Israele. E, come Giovanni stava per finire la sua missione, disse: “Chi pensate voi che io sia? Io non sono il Cristo;ma ecco, dopo di me viene uno, a cui io non sono degno di sciogliere i sandali dei piedi”. Fratelli, figli della progenie di Abrahamo, e quelli fra di voi che temono Dio, a voi è stata mandata la parola di questa salvezza. Poiché gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi, non avendo riconosciuto questo Gesù, condannandolo, hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato.E, benché non trovassero in lui alcuna colpa degna di morte, richiesero a Pilato che fosse fatto morire. Dopo aver compiuto tutte le cose che sono scritte di lui, egli fu tratto giù dal legno e fu posto in un sepolcro».

a. Come Giovanni stava per finire la sua missione, disse: Giovanni Battista rispose a Gesù nel modo giusto. Preparava i cuori degli altri perché ricevessero Gesù e lo vedeva per chi Lui era veramente. Giovanni sapeva che Gesù era il più grande fra tutti, sapeva che Gesù era più di un insegnante: era il Signore Dio a cui tutti dovremo dare conto.

i. A cui io non sono degno di sciogliere i sandali dei piedi: Da questa affermazione vediamo che Giovanni sapeva che Gesù era tanto al di sopra di lui. A quel tempo, non era raro che un grande maestro avesse dei discepoli al suo seguito e ci si aspettava che i discepoli servissero il maestro in vari modi. Tale modo di fare cominciò a essere abusato, perciò i rabbini più influenti posero dei limiti, definendo alcune richieste da parte dei maestri ai loro discepoli troppo umilianti. Avevano deciso che anche pretendere che un discepolo slacciasse i sandali del proprio maestro era una pratica troppo degradante. In quell’occasione Giovanni affermava di non essere degno nemmeno di fare una cosa del genere per Gesù.

b. Poiché gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi, non avendo riconosciuto questo Gesù: Coloro che non conoscevano le Scritture, inclusi quelli che vivevano a Gerusalemme ed erano i capi dei Giudei, rigettarono Gesù e Lo consegnarono a Pilato perché fosse giustiziato. Perciò, Gesù fu ucciso e posto in una tomba.

c. Egli fu tratto giù dal legno: Chiamando la croce legno, Paolo si collegò al principio di Deuteronomio 21:22-23, che diceva che Dio avrebbe maledetto la persona appesa al legno. L’intento di Paolo era di comunicare che Gesù fu maledetto affinché noi fossimo benedetti (Galati 3:13).

4. (30-37) Paolo annuncia il Gesù risorto.

«Ma Dio lo risuscitò dai morti; ed egli fu visto per molti giorni da coloro che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, i quali sono ora i suoi testimoni presso il popolo. E noi vi annunziamo la buona novella della promessa fatta ai padri, dicendovi, che Dio l’ha adempiuta per noi, loro figli, avendo risuscitato Gesù, come anche è scritto nel secondo salmo:

“Tu sei il mio Figlio,
Oggi ti ho generato”.

E poiché lo ha risuscitato dai morti per non tornare più nella corruzione, egli ha detto così:

“Io vi darò le fedeli promesse fatte a Davide”.

Per questo egli dice anche in un altro Salmo:

“Tu non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione”.

Or Davide, dopo aver eseguito il consiglio di Dio nella sua generazione, si addormentò e fu aggiunto ai suoi padri, e vide la corruzione, ma colui che Dio ha risuscitato, non ha visto corruzione».

a. Ma Dio: Che parole meravigliose! L’uomo ha fatto del proprio meglio per combattere contro Dio, arrivando addirittura a ucciderlo, ma Dio, che è più grande del peccato e della ribellione dell’uomo, ha risuscitato Gesù, che ha vinto il peccato e la morte.

b. Ma Dio lo risuscitò dai morti: In questo caso, pur essendo stata affermata semplicemente la realtà dei fatti, furono presentate anche prove di testimoni oculari (egli fu visto per molti giorni da coloro che erano saliti con lui).

i. Non dovremmo farci sfuggire l’enfasi che Paolo mise sugli eventi durante la sua predicazione; è talmente evidente che potrebbe passare inosservata. Si concentrò su cose verificatesi per davvero, non su concetti filosofici o teologici. “Il cristianesimo non è solo una filosofia o un insieme di valori etici, anche se comprende queste cose. In sostanza, il cristianesimo è la proclamazione di fatti riguardanti ciò che Dio ha fatto.” (Boice)

c. Dio l’ha adempiuta per noi, loro figli: Poi Paolo applica la verità della resurrezione di Gesù. Essa è la prova che Gesù è veramente l’unigenito Figlio di Dio (Salmi 2:7) e che era totalmente santo anche nel momento della Sua morte sulla croce (Salmi 16:10).

5. (38-41) Con una promessa e un avvertimento, Paolo presenta la verità di chi è Gesù e di ciò che Egli ha fatto per noi.

«Vi sia dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui vi è annunziato il perdono dei peccati, e che, mediante lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, di cui non avete potuto essere giustificati mediante la legge di Mosè. Guardatevi dunque che non vi accada ciò che è detto nei profeti:

“Guardate, o sprezzatori,
Meravigliatevi e siate consumati,
Perché io compio un’opera ai vostri giorni,
Un’opera che non credereste,
Se qualcuno ve la raccontasse”».

a. Per mezzo di lui vi è annunziato il perdono dei peccati: La promessa è questa: a motivo di chi Gesù è e di quello che ha fatto per noi, ci viene offerto il perdono gratuitamente in Gesù. In questo modo, possiamo essere giustificati di tutte le cose, di cui non avete potuto essere giustificati mediante la legge di Mosè.

i. Non potremmo mai giustificare noi stessi davanti a Dio. Pensare che sia possibile presuppone che Dio valuti in base a una scala, una misura che si adatta secondo la debolezza dell’uomo. Inoltre, darebbe a noi la gloria per la nostra salvezza invece di dire semplicemente: “Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori.” (Efesini 2:8-9)

ii. Alcuni rifiutano di accettare la salvezza di Dio nel segreto del proprio cuore, perché vogliono una salvezza che sia frutto dei propri sforzi. Vogliono la salvezza alla vecchia maniera: vogliono guadagnarsela.

iii. Pochi mesi dopo, Paolo scrisse una lettera alle chiese della Galazia, affrontando le stesse tematiche viste qui, la giustificazione per mezzo della grazia di Dio e non per mezzo dell’osservanza della legge.

b. Chiunque crede è giustificato: Non solo Gesù ci perdona, ma per mezzo di Lui ciascuno di noi è anche giustificato. Il perdono estingue il debito del peccato, ma la giustificazione mette un credito positivo sul nostro conto davanti a Dio.

c. Guardatevi dunque: L’avvertimento invece è questo: se non abbracciamo la persona e l’opera di Gesù con tutta la nostra vita, siamo degli sprezzatori e saremo consumati. Paolo stava citando un passo di Abacuc riguardo al giudizio venuto su Gerusalemme. Se Dio aveva giudicato loro, allo stesso modo giudicherà anche coloro che rifiutano e respingono la Sua offerta di perdono mediante l’opera di Gesù.

i. “Sebbene ci troviamo in un’era di grande grazia, Dio è comunque un Dio di grande giudizio e il peccato deve essere giudicato se non viene espiato dall’opera di Cristo.” (Boice)

ii. Alcuni commentatori lamentano il fatto che Paolo qui predica troppo come fece Pietro a Pentecoste. È una lamentela strana. Anzi, questo ci mostra che Pietro e Paolo predicavano lo stesso vangelo, un vangelo rimasto invariato anche quindici anni dopo la predicazione del giorno di Pentecoste.

iii. Altri notano delle somiglianze tra il sermone di Paolo e quello di Stefano in Atti 7, che Paolo aveva sentito quando ancora odiava il nome di Gesù. È probabile che la predicazione del primo martire della chiesa risuonasse ancora nelle orecchie dell’uomo che aveva presieduto alla sua esecuzione.

D. Risposta alla predicazione ad Antiochia di Pisidia.

1. (42-43) Molti, sia Giudei che Gentili, mostrano interesse nel messaggio di Paolo.

Ora, quando i Giudei furono usciti dalla sinagoga, i gentili li pregarono che il sabato seguente fossero loro proposte le stesse cose. E, dopo che fu sciolta la riunione, molti fra i Giudei e pii proseliti seguirono Paolo e Barnaba, i quali, parlando loro, li persuasero a perseverare nella grazia di Dio.

a. Quando i Giudei furono usciti dalla sinagoga, i gentili li pregarono che il sabato seguente fossero loro proposte le stesse cose: La risposta dei Giudei e dei Gentili fu positiva, anche se Luca osserva un riscontro maggiore da parte dei gentili presenti.

i. Dovremmo supporre che molti di loro abbiano creduto per due motivi.

·Innanzitutto, perché molti fra i Giudei e pii proseliti seguirono Paolo e Barnaba, mostrando un interesse continuo al loro messaggio.

·Poi, perché Paolo e Barnaba li persuasero a perseverare nella grazia di Dio, il che vuol dire che avevano già iniziato a confidare nella Sua grazia.

b. Li persuasero a perseverare nella grazia di Dio: Perseverare nella grazia è tanto importante quanto cominciare nella grazia; dobbiamo sempre tenerla come principio alla base della nostra relazione con Dio. Ci sono davvero troppe persone che pensano alla grazia come a qualcosa che serve solo all’inizio della vita cristiana, mentre Dio vuole che la grazia rimanga come fondamento della nostra vita insieme a Lui.

2. (44-45) Il sabato successivo l’invidia crea opposizione.

Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. Ma i Giudei, vedendo la folla, furono ripieni d’invidia e si opponevano alle cose dette da Paolo, contraddicendo e bestemmiando.

a. Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio: Si tratta di una scena facile da immaginare. Il sabato seguente l’intera città era pronta ad ascoltare il vangelo da Paolo.

i. “Ai giorni nostri, la gente è sopraffatta dalle informazioni. Abbiamo la radio, la televisione, i giornali, le riviste, cose che a quel tempo le persone non avevano. A quel tempo, quando una persona giungeva da un’altra città, diventava una fonte di informazioni preziose e la gente automaticamente le si ammassava intorno. I missionari proclamavano qualcosa di nuovo.” (Boice)

ii. Non c’era però solo la forza della novità; c’era anche la potenza della parola di Dio ed era questa la forza principale che attirava le persone, enfatizzata anche da Luca nel suo resoconto:

·Quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio (Atti 13:44).

·Paolo e Barnaba annunciarono a loro per primi la parola di Dio (Atti 13:46).

·I Gentili risposero alla parola del Signore (Atti 13:48).

·La parola del Signore si diffuse in tutta la regione (Atti 13:49).

b. Ma i Giudei, vedendo la folla, furono ripieni d’invidia: Quell’incredibile risposta riempì d’invidia i capi della sinagoga, cosa inevitabile per coloro che si preoccupano più della propria popolarità che di servire Dio. Quando c’è qualcuno che gode di maggiore popolarità di loro, diventano ripieni d’invidia. Non possiamo essere tutti popolari nella stessa misura, ma possiamo tutti servire e piacere a Dio nella stessa misura in Gesù Cristo.

c. Si opponevano alle cose dette da Paolo, contraddicendo e bestemmiando: Improvvisamente la predicazione di Paolo fu osteggiata come se stesse tenendo un dibattito, con i suoi avversari che lo contraddicevano e bestemmiavano Dio.

i. La bestemmia in questione ha probabilmente a che fare con il linguaggio offensivo e degradante rivolto a Gesù, che Paolo annunciava.

d. Si opponevano alle cose dette da Paolo: Sembra strano che quei religiosi, che avevano atteso tanto a lungo il loro Messia, ora Lo rifiutassero quando veniva presentato loro Gesù. Una delle ragioni più importanti era la loro volontà di mantenere la divisione tra i Giudei e i Gentili e, se Gesù doveva essere il Messia di tutti gli uomini, non volevano avere niente a che fare con Lui.

i. “Non potevano accettare un insegnamento che apriva tali porte. Per sé e per i propri seguaci potevano anche accettare che il messaggio veniva da Dio e tollerare qualche cambiamento nell’insegnamento e nella pratica, ma non erano in grado di sopportare che i Gentili venissero equiparati all’antico popolo di Dio.” (Williams)

ii. “I Giudei non potevano sopportare che i Gentili fossero uguali a loro, essendo preoccupati tanto dell’esaltazione dei Gentili quanto del proprio abbassamento.” (Poole)

iii. Alcuni alla fine respingono Gesù per il modo in cui Egli cambia la nostra relazione con le altre persone. C’è chi preferirebbe rimanere aggrappato alla propria amarezza e animosità verso gli altri piuttosto che convertirsi a Gesù e riconciliarsi con loro.

3. (46-48) Paolo e Barnaba rispondono all’opposizione dei Giudei.

Allora Paolo e Barnaba, parlando con franchezza, dissero: «Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo ai gentili. Poiché così ci ha comandato il Signore:

“Io ti ho posto come luce delle genti
Perché tu porti la salvezza fino all’estremità della terra”».

I gentili, udendo queste cose, si rallegrarono e glorificavano la parola del Signore; e tutti coloro che erano preordinati alla vita eterna credettero.

a. Allora Paolo e Barnaba, parlando con franchezza: Avevano uno zelo meraviglioso per le cose di Dio e non avrebbero lasciato senza risposta una tale sfida, perché credevano realmente alla verità su Gesù.

b. Ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo ai gentili: Rimproverarono coloro che avevano respinto Gesù, facendo capire ai Giudei che era un privilegio che questo messaggio fosse arrivato prima a loro, un privilegio che ora stavano rifiutando.

i. Quando vuoi parlare agli altri di Gesù, comincia dal tuo gruppo. Se questo però non riceve il messaggio o comincia a respingerlo, non smettere di parlare agli altri di Gesù, ma trova altri a cui dirlo, altri che ascolteranno.

c. I gentili, udendo queste cose, si rallegrarono e glorificavano la parola del Signore; e tutti coloro che erano preordinati alla vita eterna credettero: Risposero all’opposizione evangelizzando di più i cuori aperti, rivolgendo i propri sforzi verso i Gentili, in ubbidienza al comandamento di Dio (Romani 1:16) e in adempimento delle profezie (la citazione tratta da Isaia 49:6).

i. I Gentili reagirono all’invito di Paolo con una fede appassionata, scoprendo con gioia che Dio non odia i Gentili, ma che aveva offerto loro la salvezza in Gesù.

ii. Paolo mostrò saggezza nel non impiegare tutto il suo tempo a cercare di persuadere i cuori induriti. Sappiamo che, anche dopo aver concentrato i propri sforzi evangelistici sui Gentili, Paolo continuava a pregare ardentemente per la salvezza d’Israele (Romani 10:1), sebbene trascorresse il proprio tempo missionario ministrando a cuori più aperti.

4. (49-50) Benedizione e opposizione.

E la parola del Signore si diffondeva per tutto il paese. Ma i Giudei istigarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba, e li scacciarono dai loro confini.

a. E la parola del Signore si diffondeva: Si diffondeva attraverso gli sforzi di Paolo e Barnaba e, soprattutto, attraverso le vite di quelli che si accostavano a Gesù Cristo.

i. È incredibile pensare che quella chiesa si sia formata in poco più di una settimana. Un sabato, mentre Paolo e Barnaba predicavano nella sinagoga, ci fu una risposta meravigliosa. Il sabato successivo ci fu una risposta mista, con alcuni che erano molto ostili e altri molto aperti. Presero quelli che erano ben disposti e diedero inizio a una chiesa che sarebbe durata centinaia di anni e attraverso cui la parola del Signore si diffondeva per tutto il paese (Atti 13:49).

ii. A volte le opere di Dio più importanti avvengono in tempi brevi. Rallegriamoci per quelle stagioni in cui l’opera di Dio avanza rapidamente.

b. Ma i Giudei istigarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba, e li scacciarono dai loro confini: Dovunque c’è un risveglio, viene risvegliato anche il diavolo. L’opposizione dei Giudei fu sufficientemente intensa da costringere Paolo e Barnaba a lasciare la zona.

5. (51-52) Reazione di Paolo e Barnaba alla loro estromissione dalla città di Antiochia di Pisidia.

Essi allora, scossa la polvere dai loro piedi contro di loro, si recarono a Iconio. E i discepoli erano ripieni di gioia e di Spirito Santo.

a. Essi allora, scossa la polvere dai loro piedi contro di loro: Così facendo, Paolo e Barnaba trattarono la città alla stregua di una città pagana in ribellione a Dio.

i. Quando dei Giudei erano costretti ad entrare o attraversare una città straniera, lasciandola si scuotevano la polvere dai piedi come gesto per dire: “Non vogliamo portare con noi nulla che appartenga a questa città pagana”. Così, era come se Paolo stesse dicendo: “Non voglio portare nulla con me che appartenga a voi religiosi ribelli a Gesù”.

ii. Tale rifiuto non fece credere a Paolo e a Barnaba che ci fosse qualcosa di sbagliato in loro stessi; anzi, sapevano che il problema era dei loro oppositori, non il loro.

b. Si recarono a Iconio: Portarono avanti l’opera, recandosi poi a Iconio. Troppo spesso succede che il rifiuto e l’opposizione a causa del vangelo ci portino a voler gettare la spugna. Paolo e Barnaba, invece, risposero con la giusta determinazione.

c. Ripieni di gioia e di Spirito Santo: La pienezza di gioia e la pienezza di Spirito Santo vanno sempre insieme. Paolo e Barnaba avevano una gioia che era in netto contrasto con la loro situazione.

i. Paolo è un grande esempio del suo stesso comando a essere costantemente ripieni di Spirito (Efesini 5:18).

ii. “La felicità di un cristiano genuino si trova ben al di là della portata delle perturbazioni terrene e non è influenzata dai cambiamenti e dalle possibilità a cui sono esposte le cose mortali. I martiri erano più felici tra le fiamme di quanto potessero esserlo i loro persecutori sui loro letti di morte.” (Clarke)

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