Apocalisse 2 – Lettere di Gesù alle Chiese
Le lettere alle sette chiese hanno una struttura comune. Ciascuna di esse presenta:
·Un indirizzo a una particolare congregazione.
·Una presentazione di Gesù.
·Una dichiarazione sulla condizione della chiesa.
·Un verdetto di Gesù sulla condizione della chiesa.
·Un comando di Gesù per la chiesa.
·Un’esortazione generale rivolta a tutti i cristiani.
·Una promessa di ricompensa.
Possiamo scorgere lo stato di ognuna di queste sette chiese – e lo stato del nostro cammino con Gesù – guardando a ciò che Gesù ha da dire a ciascuna di esse in questa sezione.
A. Lettera di Gesù alla chiesa di Efeso.
1. (1a) Il carattere della città di Efeso.
«All’angelo della chiesa in Efeso scrivi».
a. All’angelo: Come discusso nel commento ad Apocalisse 1:20, questo angelo potrebbe essere il pastore della chiesa di Efeso o un angelo che ne osserva l’operato. In qualche modo, l’angelo rappresenta questa chiesa; tuttavia, la lettera non è stata scritta solo al suo rappresentante, ma a tutta la congregazione.
i. “Ritengo che ciò che viene detto a questo angelo sia rivolto a tutta la Chiesa; e che non sia descritto solo lo stato particolare dell’angelo, ma la condizione generale delle persone sotto la sua cura.” (Clarke)
b. Efeso: Era una città famosa nel mondo antico, con una chiesa altrettanto conosciuta. Paolo ministrò a Efeso per tre anni (Atti 19:1, Atti 19:10, Atti 20:31). Aquila e Priscilla servirono lì insieme ad Apollo (Atti 18:24–28). Timoteo, stretto collaboratore di Paolo (1 Timoteo 1:3), serviva a Efeso. Secondo una solida e coerente tradizione storica, anche l’apostolo Giovanni esercitò lì il proprio ministero.
i. “Era sicuramente un luogo di grande privilegio, di grande predicazione.” (Robertson)
c. Efeso: Questa grande città era famosa in tutto il mondo anche come centro religioso, culturale ed economico della regione. A Efeso sorgeva il conosciutissimo tempio di Diana, dea della fertilità, che veniva adorata mediante atti sessuali immorali. L’imponente tempo di Diana a Efeso era considerato una delle sette meraviglie del mondo antico. Era sorretto da 127 pilastri, alti all’incirca 18 metri, ed era adornato con grandi sculture.
i. “Il Tempio di Artemide svolgeva anche la funzione di erario e di banca del mondo antico, dove mercanti, re e persino città facevano depositi, il cui denaro poteva essere tenuto al sicuro sotto la protezione della divinità.” (Longenecker nel suo commentario agli Atti)
ii. “Efeso era una roccaforte di Satana. Lì venivano praticati molti riti malvagi di natura superstiziosa e satanica. Vi si trovava anche una grande quantità di libri contenenti formule di stregoneria e altre arti immorali e proibite.” (Gaebelein nel suo commentario agli Atti)
2. (1b) Gesù descrive sé stesso alla chiesa di Efeso.
«Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro».
a. Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro: Sono immagini prese dalla visione che Giovanni ha di Gesù in Apocalisse 1. Sottolineano l’autorità di Gesù nella Chiesa (Egli tiene le sette stelle) e la Sua presenza immediata nella stessa (Egli cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro). Questa introduzione pone l’accento sul fatto che Gesù è al centro della chiesa e deve essere riconosciuto come tale.
b. Tiene: Si tratta del termine in greco antico kratein, una parola enfatica e completa. Gesù ha queste chiese e le tiene ben salde. Le chiese appartengono a Gesù, non ai leader delle chiese o ai loro membri. Lui le tiene.
3. (2-3) Ciò che Gesù sa dei cristiani di Efeso.
«Io conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi; e hai messo alla prova coloro che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. Tu hai sopportato, hai costanza e per amore del mio nome ti sei affaticato senza stancarti».
a. Io conosco le tue opere: Gesù guardava la Sua chiesa e ne conosceva la condizione. Per Lui non era un mistero. Una congregazione può celare peccato o corruzione, ma non può nasconderli a Gesù. Egli direbbe a noi oggi la stessa cosa, sia come individui che come congregazione: Io conosco le tue opere.
i. “Ci sono anche cristiani operosi che però non si affaticano; una vita intera di lavoro come la loro non sfinirebbe [nemmeno] una farfalla. Ora, quando un uomo lavora per Cristo, dovrebbe lavorare con tutte le sue forze.” (Spurgeon)
b. Le tue opere, la tua fatica e la tua costanza: Gesù sapeva ciò che questa chiesa aveva fatto bene. Lavorava duro per il Signore e aveva una santa perseveranza. Costanza è la traduzione della grande parola in greco antico hupomone, che significa “perseveranza costante”. Da questo punto di vista, la chiesa di Efeso era solida come una roccia.
c. Non puoi sopportare i malvagi: La chiesa a Efeso ricercava la purezza dottrinale. Paolo aveva avvertito gli Efesini in Atti 20:29–31: Infatti io so che dopo la mia partenza, entreranno in mezzo a voi dei lupi rapaci, i quali non risparmieranno il gregge, e che tra voi stessi sorgeranno degli uomini che proporranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. Perciò vegliate, ricordandovi che per lo spazio di tre anni, giorno e notte, non ho mai cessato di ammonire ciascuno con lacrime. Dall’encomio di Gesù sappiamo che gli Efesini avevano preso sul serio l’avvertimento di Paolo.
i. La chiesa di oggi, come la chiesa di Efeso di allora, deve mettere vigorosamente alla prova coloro che affermano di essere messaggeri di Dio – soprattutto coloro che si dicono apostoli, perché gli ingannatori parlano bene di sé stessi. Maggiore è la malvagità, maggiore è l’inganno che la avvolge.
ii. “Da parte loro è stata una grandiosa dimostrazione di fermezza nella verità. Come vorrei che alcune chiese di oggi avessero un po’ di questa santa decisione nei loro stessi confronti; perché oggigiorno, se un uomo fosse tanto astuto da predicare la più vile menzogna che sia stata mai vomitata dalla bocca dell’inferno, alcuni la accoglierebbero.” (Spurgeon)
d. Tu hai sopportato, hai costanza e per amore del mio nome ti sei affaticato senza stancarti: Inoltre, la chiesa efesina continuava a fare queste cose senza stancarsi. Dava dimostrazione di una santa perseveranza che dovremmo imitare. Da quello che si poteva vedere esteriormente, si trattava di una chiesa solida che lavorava sodo, era coinvolta in una grande attività di evangelizzazione e proteggeva l’integrità del vangelo.
4. (4) Ciò che Gesù ha contro la chiesa di Efeso.
«Ma io ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore».
a. Ma io ho questo contro di te: Gesù ha usato una parola che fa riflettere (ma), che significa “nonostante tutto ciò”. Egli ha tenuto conto di tutto il bene presente nella chiesa di Efeso; eppure, nonostante tutto ciò, aveva qualcosa contro di loro.
i. Ma significa che tutto il bene nella chiesa efesina non annullava il male che Gesù sta per descrivere.
b. Hai lasciato il tuo primo amore: Nonostante tutto il bene della chiesa di Efeso, c’è qualcosa di gravemente sbagliato. Hanno lasciato – non perso – il loro primo amore. Avevano un amore che ora non hanno più. Si può descrivere come “un allontanamento netto e triste”. (Robertson)
i. È importante fare una distinzione tra lasciare e perdere. Si può perdere qualcosa quasi per caso, ma lasciare è un atto volontario, anche se può non accadere improvvisamente. Analogamente, quando perdiamo qualcosa, non sappiamo dove trovarlo; invece, quando lasciamo qualcosa, sappiamo dove trovarlo.
ii. Pur avendo lasciato il loro primo amore, esteriormente tutto sembrava andare alla grande. Se avessi partecipato a un culto della chiesa di Efeso, avresti potuto pensare: “Che bella chiesa! Fanno così tanto e custodiscono fedelmente la verità”! Contemporaneamente, avresti avuto una vaga sensazione di disagio, probabilmente difficile da identificare. Per Gesù non è stato difficile individuare il problema, sebbene dall’esterno sembrasse tutto meraviglioso.
iii. Il problema era grave. Senza amore tutto è vano. Per questo, non c’è da meravigliarsi delle parole di Gesù: “Ma io ho questo contro di te”. “Una chiesa non ha ragione di essere una chiesa quando nel suo cuore non c’è amore o quando l’amore si raffredda. Se perdi l’amore, perdi tutto.” (Spurgeon)
c. Lasciato il tuo primo amore: Qual è l’amore che avevano lasciato? Come cristiani, siamo chiamati ad amare Dio e ad amarci gli uni gli altri. Avevano lasciato il loro amore per Dio? Avevano lasciato il loro amore gli uni per gli altri? Probabilmente qui si allude ad entrambi, perché questi due amori non sono indipendenti l’uno dall’altro. Non possiamo dire di amare Dio se non amiamo la Sua famiglia, né possiamo dire di amare la Sua famiglia se prima non amiamo Lui.
i. La chiesa efesina era una chiesa che operava. A volte, porre l’attenzione sulle opere fatte per Gesù oscura la relazione d’amore con Lui. Rischiamo di anteporre ciò che facciamo per Gesù a chi siamo in Lui. Possiamo lasciare Gesù nel tempio, proprio come fecero i Suoi genitori (Luca 2:45–46).
ii. La chiesa efesina era una chiesa dottrinalmente pura. A volte, porre l’attenzione sulla purezza dottrinale rende la congregazione fredda, sospettosa e intollerante della diversità. “Quando l’amore muore, l’ortodossia dottrinale diventa un cadavere, un formalismo inefficace. L’adesione alla verità inacidisce fino a diventare bigottismo quando la dolcezza e la luce dell’amore per Gesù svaniscono.” (Spurgeon)
d. Primo amore: C’è una differenza chiara e certa nella loro relazione con Gesù. Le cose non sono più come un tempo. Non è che ci aspettiamo di avere esattamente la stessa euforia che avevamo quando era tutto nuovo nella vita cristiana, ma la novità dovrebbe tramutarsi in una profondità che rende ancora più forte il primo amore.
i. Una coppia che è sposata da tanti anni non sempre ha lo stesso slancio di emozione che aveva all’inizio. Ciò è prevedibile e va bene, se quell’emozione è maturata in una profondità di amore che la rende ancora migliore del primo amore.
ii. Non c’è nulla di sbagliato in quell’euforia iniziale, o nel volere che rimanga o che ritorni. “Quando eravamo nel nostro primo amore, cosa avremmo fatto per Cristo; invece ora, quanto poco facciamo. Alcune delle azioni che abbiamo compiuto quando eravamo giovani cristiani, appena convertiti, quando le ricordiamo, ci sembrano azzardate e simili a racconti folli.” (Spurgeon)
5. (5-6) Ciò che Gesù vuole che faccia la chiesa di Efeso.
«Ricordati dunque da dove sei caduto, ravvediti e fa’ le opere di prima; se no verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi. Tuttavia hai questo, che odi le opere dei Nicolaiti, che odio anch’io».
a. Ricordati dunque da dove sei caduto: Il primo passo nel cammino di restaurazione per la chiesa di Efeso è ricordare. Devono ricordare da dove sei caduto. Ciò vuol dire ricordare dove si trovavano prima nel loro amore per il Signore e gli uni per gli altri.
i. Mentre il Figliol Prodigo era nel porcile, il primo passo verso il ristabilimento fu ricordare com’era prima la vita nella casa del padre (Luca 15:17–19). Questo è sempre il primo passo da fare per tornare dove dovremmo essere con il Signore.
b. Ravvediti: Il fine di questo comando non è far provare dispiacere. In effetti, non vuole far provare nulla. Significa cambiare direzione, prendere un’altra strada. È un “appello urgente a cambiare immediatamente atteggiamento e condotta, prima che sia troppo tardi.” (Robertson)
c. Fa’ le opere di prima: Cioè, devono tornare alle basi, a quelle cose che facevano all’inizio, quando si erano appena innamorati di Gesù. Sono queste le cose importanti, anche per i cristiani maturi.
i. Quali sono le opere di prima?
·Ti ricordi come trascorrevi del tempo nella Sua Parola?
·Ti ricordi come pregavi?
·Ti ricordi della gioia di stare insieme ad altri credenti?
·Ti ricordi quanto eri entusiasta di parlare agli altri di Gesù?
ii. Potremmo dire che Satana fa un lavoro magistrale nel creare un senso di insoddisfazione generale verso le opere di prima. I cristiani corrono dietro a quasi ogni nuovo e strano metodo o programma mirato alla crescita e alla stabilità. La nostra ridotta capacità di attenzione ci fa annoiare facilmente anche dell’entusiasmo più autentico. A volte faremmo quasi di tutto fuorché le opere di prima.
d. Se no verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto: Gesù dà loro un severo avvertimento. Se non si ravvedono, Egli rimuoverà la loro luce e la Sua presenza.Se si rimuovesse il loro candelabro, potrebbero andare avanti come organizzazione, ma non più come una vera chiesa di Gesù Cristo. Sarebbe la chiesa di Ikabod, dove la gloria si è allontanata (1 Samuele 4:21).
i. Sembra che, almeno nel breve termine, gli Efesini abbiano dato ascolto a questo monito. All’inizio del secondo secolo (non molto tempo dopo che Giovanni ebbe scritto) Ignazio lodò l’amore e la purezza dottrinale degli Efesini. “Voi, che siete la santissima Chiesa degli Efesini, rinomata e celebrata in tutto il mondo… voi, essendo ripieni dello Spirito Santo, non fate nulla secondo la carne, ma ogni cosa secondo lo Spirito. Siete completi in Cristo Gesù.” (Epistola di Ignazio agli Efesini, Capitolo 8. Dai Padri Pre–Niceani, Volume 1, pagina 52)
ii. Sulla base delle parole di Ignazio, sembra che gli Efesini siano ritornati al loro primo amore senza compromettere la purezza dottrinale. Non sempre è un equilibrio che si può tenere facilmente, ma, a quanto pare, gli Efesini ci riuscirono, almeno per un periodo.
e. Tuttavia hai questo, che odi le opere dei Nicolaiti, che odio anch’io: Gesù, probabilmente affinché gli Efesini non si sentissero eccessivamente scoraggiati, fa alla chiesa un altro complimento. Il motivo del complimento era che odiavano le opere dei Nicolaiti. Ma chi erano i Nicolaiti e quali erano le loro opere? La dottrina dei Nicolaiti viene condannata anche in Apocalisse 2:15, dove viene associata all’immoralità e all’idolatria.
i. Ireneo, scrivendo verso la fine del II secolo, illustra ciò che sa dei Nicolaiti: “I Nicolaiti sono i seguaci di Nicola, uno dei primi sette uomini ordinati al diaconato dagli apostoli. Conducono una vita di sfrenata indulgenza. Il carattere di questi uomini è chiaramente evidenziato nell’Apocalisse di Giovanni: costoro insegnano che è moralmente indifferente praticare l’adulterio e mangiare cose sacrificate agli idoli.” (Contro le Eresie, Libro primo, capitolo 26. Dai Padri Pre–Niceani, Volume 1, pagina 352)
ii. Ippolito, un discepolo di Ireneo, scrivendo all’inizio del terzo secolo, associa i Nicolaiti agli Gnostici: “Tra gli Gnostici, tuttavia, ci sono diversità di opinioni… Ma Nicolaus è la causa dell’ampia aggregazione di questi uomini malvagi. Ha lasciato la sana dottrina e ha l’abitudine di inculcare indifferenza nelle questioni riguardanti la vita e i cibi.” (Confutazione di tutte le eresie, Libro 7, capitolo 24; Padri Pre–Niceani, Volume 5, pagina 115)
iii. Altri sottolineano il significato delle radici delle parole che compongono il termine Nicolaiti. Nikao–laos significa letteralmente “conquistare il popolo”. Sulla base di ciò, alcuni parlano di presuntuose pretese di autorità apostolica e di un atteggiamento del cuore che mette in piedi gerarchie e separa il “clero” dal “laicato”. Forse i Nicolaiti inglobavano tutti questi aspetti, un sistema costituito sia da immoralità idolatrica sia da “misteri nascosti”, un sistema presuntuoso e gerarchico, tipico dello Gnosticismo.
iv. I Nicolaiti, come tutti gli ingannatori che escono dal corpo di Cristo, sostenevano “non di distruggere il cristianesimo, ma di presentarne una versione migliorata e modernizzata”. (Barclay)
f. Che odio anch’io: Sono parole potenti, perché provengono dal nostro Salvatore, che è così ricco di amore. Chiunque fossero esattamente i Nicolaiti e qualsiasi cosa esattamente facessero e insegnassero, impariamo qualcosa dall’opinione che Gesù ha di loro. Impariamo che il Dio d’amore odia il peccato e vuole che anche il Suo popolo odi il peccato.
6. (7a) Esortazione generale a tutti coloro che odono.
«Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».
a. Chi ha orecchi: Con questo vengono coinvolti tutti – o almeno tutti quelli che vogliono ascoltare. Questa lettera non è stata scritta soltanto alla chiesa di Efeso ai giorni dell’apostolo Giovanni. È stata scritta anche per noi e per tutti i cristiani attraverso i secoli.
b. Ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: Ciascuna di queste sette lettere è rivolta a tutte le chiese. Dobbiamo ascoltare ciò che lo Spirito dice alle chiese, non solo a una chiesa.Ognuna di queste lettere è stata scritta per parlare a te, se solo hai orecchi per ascoltare ciò che lo Spirito dice.
i. “Non sono stati scritti sette libri, ma un solo libro in cui si trovavano queste sette epistole, dalle quali ogni chiesa, o la chiesa nelle varie epoche, avrebbe potuto imparare ciò che la riguardava.” (Poole)
ii. “Le chiese del paese sono cosparse ovunque di vecchi peccatori pelati, i cui capelli sono caduti per il costante attrito causato dagli innumerevoli sermoni che erano rivolti a loro e che sono rimbalzati sulle loro teste, per poi colpire la persona che sedeva dietro di loro.” (H.W. Beecher)
7. (7b) Promessa di una ricompensa.
«A chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita, che è in mezzo al paradiso di Dio».
a. A chi vince: Gesù ha fatto questa promessa a chi vince – ma in che modo vince colui che vince? Solitamente pensiamo alla vittoria come a una vittoria eclatante sul peccato e nella guerra spirituale, anche se qui Gesù sembra parlare della vittoria sulla freddezza di cuore e sulla mancanza di amore segnata dall’abbandono del loro primo amore.
b. Io darò da mangiare dell’albero della vita: La promessa per questi vincitori era il ritorno all’Eden, la restaurazione e la vita eterna. Questo era inteso prima di tutto nel senso eterno di arrivare in cielo, che non era una promessa da poco per una chiesa minacciata dall’allontanamento della presenza di Gesù. Ma era anche inteso nel senso di vedere gli effetti della maledizione annullati nella nostra vita, quando camminiamo nell’amore redentore di Gesù.
c. In mezzo al paradiso di Dio: Il significato originale della parola paradiso è “giardino di delizie”. In seguito, assunse il significato di “dimora di Dio”. Il paradiso è dove Dio ha la Sua dimora!
B. Lettera di Gesù alla chiesa di Smirne.
1. (8a) Il carattere della città di Smirne.
«E all’angelo della chiesa in Smirne scrivi».
a. Smirne: Era una città grande, incantevole e fiera. Era un centro di apprendimento e cultura, orgogliosa del proprio status di città. “Smirne era una città straordinariamente bella. Si autoproclamava ‘Gloria dell’Asia’.” (Barclay)
b. Smirne: Era una città ricca. “Smirne era un’importante città commerciale… Smirne si trovava alla fine della strada che portava nella valle del fiume Ermo e tutti gli scambi commerciali che avvenivano in quella vallata confluivano nei suoi mercati e trovavano sbocco nel suo porto. Particolarmente florido era il suo commercio di vini. Smirne, come Efeso, era una città di ricchezze e abbondanza commerciale.” (Barclay)
c. Smirne: Dalla storia sappiamo anche che si trattava di una città profondamente dedita all’idolatria e al culto dell’imperatore romano. In una strada famosa a Smirne, denominata la “Strada d’Oro”, sorgevano dei magnifici templi dedicati a Cibele, Apollo, Asclepio, Afrodite e un tempio imponente in onore di Zeus, anche se il culto di queste divinità pagane stava man mano scomparendo. Tutta l’attenzione era rivolta al culto dell’imperatore romano.
i. Nel 196 a.C. Smirne costruiva il primo tempio dedicato alla Dea Roma, simbolo spirituale dell’Impero Romano. Una volta che veniva adorato lo “spirito” di Roma, non era difficile fare un ulteriore passo per adorare gli imperatori romani defunti. Da lì bastava solo un altro piccolo passo per adorare gli imperatori ancora in vita e, quindi, per esigere che tale adorazione fosse prova di lealtà politica e orgoglio civico.
ii. Nel 23 d.C. Smirne ottenne il privilegio (distinguendosi tra altre 11 città) di costruire il primo tempio dedicato al culto dell’imperatore Tiberio Cesare. Si trattava di una città importante per quanto riguardava il culto romano dell’imperatore.
iii. L’imperatore romano Domiziano (81–96 d.C.) fu il primo a esigere dal popolo dell’Impero di essere adorato con il titolo di “Signore” come prova della loro lealtà politica. Secondo la storia della chiesa antica, fu durante il regno di Domiziano che Giovanni fu esiliato sull’isola di Patmos, dove ricevette questa visione.
iv. “Il culto dell’imperatore era iniziato come dimostrazione spontanea di gratitudine verso Roma; tuttavia, verso la fine del I secolo, ai giorni di Domiziano, fu fatto il passo definitivo, rendendo il culto a Cesare obbligatorio. Una volta all’anno i cittadini romani dovevano bruciare un pizzico d’incenso sull’altare in onore della divinità di Cesare; dopo averlo fatto, veniva loro rilasciato un certificato a garanzia dell’espletamento del loro dovere religioso.” (Barclay)
v. “Tutto quello che i cristiani avrebbero dovuto fare era bruciare quel pizzico d’incenso, dire: ‘Cesare è il Signore’, ricevere il certificato e tornare ad adorare come volevano. Ma i cristiani non lo fecero affatto. Non avrebbero chiamato nessun uomo ‘Signore’; era un nome riservato soltanto a Gesù Cristo. Non si conformarono nemmeno nelle formalità.” (Barclay)
2. (8b) Gesù descrive Sé stesso alla chiesa di Smirne.
«Queste cose dice il primo e l’ultimo, che morì e tornò in vita».
a. Il primo e l’ultimo: Gesù sceglie questo titolo, usato durante la Sua apparizione iniziale a Giovanni (Apocalisse 1:11, 1:17), per parlare del Suo carattere eterno. Il primo e l’ultimo sono titoli che appartengono solo al Signore, Yahweh, secondo Isaia 41:4, 44:6 e 48:12.
b. Che morì e tornò in vita: Gesù sceglie questo titolo, usato durante la Sua apparizione iniziale a Giovanni (Apocalisse 1:18), per ricordare ai cristiani di Smirne che servivano il Signore risorto, colui che aveva vinto la morte. La morte non ha potuto trattenere Gesù e non può trattenere il Suo popolo.
i. Il riferimento alla morte – e alla vittoria della resurrezione – si ripete in tutta questa lettera. Il nome di Smirne deriva dalla parola mirra, un profumo dall’aroma dolce usato per l’imbalsamazione delle salme.
3. (9) Ciò che Gesù sa dei cristiani di Smirne.
«Io conosco le tue opere, la tua tribolazione, la tua povertà (tuttavia tu sei ricco) e la calunnia di coloro che si dicono Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana».
a. Io conosco le tue opere: Gesù conosceva le opere della chiesa di Efeso (Apocalisse 2:2) e conosceva anche le opere, la tribolazione e la povertà della chiesa di Smirne. Conosceva le loro difficoltà sia perché vedeva ciò che stava accadendo loro, sia perché le aveva sperimentate personalmente.
i. Povertà: Dalla storia sappiamo che Smirne era una città prospera, anche se i cristiani che vi abitavano erano poveri. “La parola usata per ‘povertà’ indica una povertà estrema, degradante. Non erano soltanto un po’ poveri.” (Walvoord)
ii. I cristiani di Smirne conoscevano la povertà perché erano stati derubati e licenziati dal lavoro come atto di persecuzione a causa del vangelo. I primi cristiani hanno accettato con gioia di essere spogliati dei vostri beni, sapendo di avere per voi dei beni migliori e permanenti nei cieli (Ebrei 10:34). Questo tipo di persecuzione economica era una delle ragioni principali della povertà dei cristiani di Smirne. E ancora oggi viene usata come forma tipica di persecuzione contro i cristiani.
b. Io conosco… la calunnia: Gesù conosceva gli abusi che questi cristiani dovevano sopportare per mano di uomini “religiosi”, coloro che si dicono Giudei e non lo sono.
i. Dalla storia sappiamo che a Smirne c’era una grande comunità ebraica ostile, il che ci ricorda che un vero Giudeo è colui che confida in Dio e crede in Gesù Cristo (Filippesi 3:3). Sebbene altri siano Giudei per etnia, che comunque ha un suo valore per Dio, non lo sono però spiritualmente davanti a Lui.
c. Io conosco… Io conosco: In mezzo a tanta afflizione è facile pensare che Dio si sia dimenticato – ma Gesù conosce.
4. (9) Ciò che Gesù pensa della chiesa di Smirne.
«Tuttavia tu sei ricco».
a. Ricco: Tutte le circostanze esteriori lasciavano pensare che i cristiani di Smirne fossero poveri, o addirittura indigenti, ma Gesù riusciva a vedere oltre quelle circostanze e vedeva che, in realtà, erano ricchi. “O Smirne, dal dolce aroma, la più povera eppure la più pura delle sette.” (Trapp)
b. Ricco: Gesù pensava questo di loro e, se Gesù li considerava ricchi, allora erano veramente ricchi. La stima che abbiamo di noi stessi è molto meno importante della stima che Dio ha di noi.
i. Al contrario, i cristiani di Laodicea credevano di essere ricchi, ma in realtà erano poveri (Apocalisse 3:17). Laodicea, pur essendo una chiesa ricca, era povera. Smirne, pur essendo una chiesa povera, era ricca. Meglio essere una chiesa povera ma ricca, che una chiesa ricca ma povera.
c. La tua povertà (tuttavia tu sei ricco): Il contrasto tra la povertà materiale e la ricchezza spirituale dei cristiani di Smirne ci ricorda che non c’è nulla di intrinsecamente spirituale nell’essere ricchi. Così come non c’è nulla di intrinsecamente spirituale nella povertà.
i. Le ricchezze materiali sono un ostacolo al Regno di Dio, un ostacolo che alcuni non superano (Marco 10:23–25). Non c’è nulla di male nell’avere tanti soldi; il problema è che è facile finire per farsi controllare dall’amore per il denaro.
ii. Spesso le ricchezze materiali vengono ottenute e mantenute a scapito delle vere ricchezze spirituali. Si racconta dei giorni di gloria del papato rinascimentale, quando un uomo camminava con il Papa e si meravigliava degli splendori e delle ricchezze del Vaticano. Il Papa gli disse: “Non dobbiamo più dire come disse Pietro all’uomo zoppo: ‘Io non ho né argento né oro’”. L’uomo rispose: “Ma nemmeno potete più dire: ‘Alzati e cammina’”.
d. Ricco: La chiesa di Smirne era ricca anche per quanto riguarda la leadership. Uno dei pastori di quella chiesa si chiamava Policarpo. Fu uno dei discepoli dell’apostolo Giovanni e servì a Smirne fino al 155 d.C., anno in cui morì eroicamente da martire.
5. (10) Ciò che Gesù vuole dai cristiani di Smirne.
«Non temere ciò che dovrai soffrire; ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in prigione per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita».
a. Non temere: Se dovessimo tradurre letteralmente, sarebbe: “smetti di avere paura”. I cristiani di Smirne erano perseguitati e avevano paura. A volte pensiamo che i cristiani perseguitati siano quasi dei supereroi, e non capiamo l’intensità della paura alla quale devono far fronte.Visto che avrebbero dovuto soffrire di lì a poco, Gesù voleva che fossero preparati a rimanere saldi contro ciò che avrebbero dovuto affrontare.
b. Il diavolo sta per gettare alcuni di voi in prigione: Gesù descrive il tipo di persecuzione che i cristiani di Smirne si sarebbero trovati davanti. Sembra che sarebbero finiti in prigione per un preciso lasso di tempo (avrete una tribolazione per dieci giorni).
i. Secondo Gesù, la persecuzione che si sarebbe abbattuta sui cristiani di Smirne era opera del diavolo. Allo stesso tempo era misurata e delimitata da Dio. Non c’è dubbio che il diavolo volesse imprigionarli per più tempo, ma Dio limitò la tribolazione a dieci giorni.
ii. Essere gettati in prigione era una dura forma di persecuzione.A quel tempo la prigione non era utilizzata come mezzo di riabilitazione e veniva usata raramente come punizione.Di solito, si veniva gettati in prigione in attesa di essere processati e giustiziati.
iii. “Ovunque, diventare cristiani voleva dire diventare dei fuorilegge. A Smirne, più che in ogni altro luogo, entrare nella Chiesa Cristiana significava letteralmente rischiare la propria vita. A Smirne la chiesa era un posto per eroi.” (Barclay)
iv. “Questa ‘tribolazione’ non indica le prove comuni a cui è sottoposta ogni carne. Alcune care anime credono di portare la loro croce ogni volta che hanno mal di testa. La tribolazione di cui si parla qui indica quei problemi che non avrebbero avuto se non fossero stati cristiani.” (Havner)
c. Avrete una tribolazione per dieci giorni: I commentatori del libro dell’Apocalisse dibattono da tanto tempo il significato di questi dieci giorni.
i. Alcuni ritengono che Gesù, in realtà, intendesse dieci anni di persecuzione. “Dal momento che i giorni in questo libro sono ciò che vengono chiamati solitamente giorni profetici, ognuno corrispondente a un anno, i dieci giorni di tribolazione potrebbero indicare dieci anni di persecuzione; questa fu proprio la durata della persecuzione sotto Diocleziano, durante la quale furono duramente provate tutte le Chiese dell’Asia.” (Clarke)
ii. Altri sostengono che Gesù volesse intendere una persecuzione durante il regno di dieci imperatori romani.“La prima sotto Nerone, 54 d.C.; la seconda sotto Domiziano, 81 d.C.; la terza sotto Traiano, 98 d.C.; la quarta sotto Adriano, 117 d.C.; la quinta sotto Settimio Severo, 193 d.C., la sesta sotto Massimino, 235 d.C.; la settima sotto Decio, 249 d.C.; l’ottava sotto Valeriano, 254 d.C.; la nona sotto Aureliano, 270 d.C.; la decima sotto Diocleziano, 284 d.C.” (White, citato in Walvoord)
iii. Altri ancora adottano degli approcci strani: “Altri osservano che in dieci giorni ci sono 240 ore, che corrisponderebbero al numero di anni dall’85, in cui ebbe inizio la seconda persecuzione (quella in cui si trovava Giovanni a quel tempo) fino al 325, in cui le persecuzioni cessarono.” (Poole)
iv. Ci sono, inoltre, coloro che dicono che dieci giorni è semplicemente un modo di dire. “L’espressione dieci giorni non va intesa letteralmente; era la normale espressione greca per indicare un breve periodo di tempo.” (Barclay)
v. Tuttavia, non ci sono ragioni convincenti per credere che abbia un significato diverso da quello di “dieci giorni di grave persecuzione”, con un particolare accento posto sul fatto che tale persecuzione sarebbe durata per un periodo di tempo limitato.
d. Per mettervi alla prova: Se questo attacco proveniva dal diavolo, perché i cristiani di Smirne non potevano semplicemente respingere Satana e porre fine all’attacco? Perché Dio aveva uno scopo per la loro sofferenza e per questo l’ha permessa. Dio usa la sofferenza per purificarci (1 Pietro 1:6–7), per renderci simili a Gesù (Romani 8:17) e per farci Suoi testimoni fedeli. In ogni epoca il sangue dei martiri è stato il seme della chiesa.
i. “I santi a Smirne non avevano ricevuto un discorso d’incoraggiamento su ‘Come Fare Nuovi Amici e Avere Carisma”. Non avevano a disposizione nessuna testimonianza su ‘Come la Fede mi ha fatto diventare il Sindaco di Smirne’. Non fu promessa loro la liberazione dalla tribolazione, dalla povertà e dagli oltraggi. Al contrario, il peggio doveva ancora venire.” (Havner)
ii. Nella fattispecie, Dio ha permesso questo attacco affinché fossero messi alla prova. Mediante la loro sofferenza Dio ha mostrato a tutti, compresi loro stessi, la vera ricchezza della chiesa di Smirne – sebbene Egli sapesse che erano già ricchi.
iii. I cristiani di Smirne sarebbero stati messi alla prova, una prova che poi hanno superato. A differenza delle altre sei chiese, contro quella di Smirne non viene detto niente di negativo. Inoltre, è l’unica delle sette a esistere ancora oggi, sopravvissuta a secoli di persecuzione da parte dei Romani e dei musulmani.
iv. Per mettervi alla prova: Dio vuole mettere alla prova anche noi. Magari non abbiamo la stessa opportunità di soffrire per Gesù come la ebbero i cristiani di Smirne, ma possiamo avere lo stesso cuore. Magari non ci troveremo mai nella posizione di dover morire come martiri, ma tutti noi possiamo vivere come tali. Purtroppo, molti cristiani evitano ogni genere di persecuzione conformandosi al mondo a tal punto da non essere più distinguibili come cristiani. Non era così per i credenti di Smirne. Furono messi alla prova e la superarono.
e. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita: Ciò che Gesù dice a questa chiesa è importante, ma lo è anche ciò che non dice. Gesù non ha neanche una singola parola di riprensione o di correzione per i cristiani di Smirne. Tutto ciò che pone davanti a loro è la promessa di una corona e l’incoraggiamento a essere fedele fino alla morte, letteralmente “diventa fedele fino alla morte.” (Walvoord)
i. In greco antico esistono due termini diversi per indicare una corona. L’uno indica la corona indossata dai re, una corona di regalità. L’altro, la corona – stephanos, che troviamo qui – che veniva data come trofeo agli atleti vincitori. Gesù guarda i cristiani di Smirne e dice loro: “Voi siete i Miei vincitori. Meritate un trofeo.”
ii. Stephanos era anche la corona indossata a matrimoni e festeggiamenti speciali. Era un’immagine di Gesù e della Sua sposa, entrambi con indosso la propria corona.
iii. La promessa di una corona era di grande significato per i cristiani di Smirne.
·La città di Smirne aveva una “corona” di edifici stupendi sulla sommità del Monte Pagos.
·A Smirne gli adoratori delle divinità pagane indossavano una corona.
·In quella cultura i bravi cittadini e gli atleti vincenti ricevevano una corona.
iv. La promessa di Gesù riguardava una corona speciale: la corona della vita. Un campione sportivo riceveva una corona di foglie, che in poco tempo si sarebbero seccate e sarebbero morte. I campioni di Gesù ricevono invece la corona della vita.
v. “Una corona senza preoccupazioni, senza contendenti, senza invidia, senza fine. Le corone dei re sono così appesantite dalle preoccupazioni da essere per loro causa di frequenti mal di testa. Questa corona è diversa: le gioie che ne derivano sono incommensurabili e pure.” (Trapp)
6. (11a) Esortazione generale a tutti coloro che odono.
«Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».
a. Chi ha orecchi: Sebbene lo Spirito abbia qualcosa da dirci attraverso ognuna delle chiese, la lettera ai cristiani di Smirne si applica meno di tutte ai cristiani occidentali di oggi. Al momento, non dobbiamo affrontare il tipo di persecuzione sperimentato dai cristiani di Smirne. Policarpo è un esempio sorprendente della persecuzione e del coraggio dei primi credenti.
i. L’anno successivo al ritorno di Policarpo da Roma, sui cristiani di Smirne si abbatté una grande persecuzione La sua congregazione lo esortò a lasciare la città finché la minaccia non fosse passata. Perciò, credendo che Dio lo volesse ancora in vita per qualche anno, Policarpo lasciò la città e si nascose in una fattoria di alcuni amici cristiani. Un giorno alla fattoria, mentre pregava nella sua stanza, Policarpo ebbe una visione del suo cuscino avvolto tra le fiamme. Si rese conto di ciò che Dio gli aveva detto e con calma riferì ai suoi compagni: “Penso che dovrò essere bruciato sul rogo”.
ii. Nel frattempo, il capo delle guardie aveva rilasciato un mandato per il suo arresto. Catturarono uno dei servi di Policarpo e lo torturarono fino a quando non rivelò loro dove si trovava il suo padrone. Verso sera, il capo delle guardie e un gruppo di soldati si diressero alla vecchia fattoria. I soldati, trovatolo, provarono imbarazzo nel vedere che erano stati mandati ad arrestare un uomo vecchio e fragile. Con riluttanza lo fecero sedere su un asino e lo riportarono nella città di Smirne.
iii. Sulla via del ritorno, il capo delle guardie e altri ufficiali del governo cercarono di convincere Policarpo a offrire un pizzico d’incenso davanti a una statua di Cesare e a dire semplicemente: “Cesare è il Signore”. Non avrebbe dovuto fare altro e lo avrebbero lasciato andare. Quasi lo supplicarono perché sfuggisse a quella pena tremenda. Inizialmente, Policarpo non rispose nulla, ma poi con tranquillità diede loro la sua risposta ferma: “No”. Il capo delle guardie allora si arrabbiò. Stufo ormai di quel vecchio uomo, lo spinse giù dalla sella e lo fece cadere sul terreno duro. Policarpo, ferito ma risoluto, si alzò e camminò per il resto del tragitto fino all’arena.
iv. I giochi orrendi dell’arena erano già iniziati a pieno ritmo e una folla numerosa e assetata di sangue si era radunata per vedere i cristiani che venivano torturati e uccisi. Un cristiano di nome Quintis si proclamò coraggiosamente un seguace di Cristo, dicendo di essere disposto al martirio, ma, non appena vide gli animali feroci nell’arena, perse il proprio coraggio e acconsentì a bruciare un pizzico d’incenso a Cesare come Signore. Un altro giovane di nome Germanico non si tirò indietro. Si fece avanti e affrontò i leoni, morendo di una morte agonizzante per il suo Signore Gesù. In quel giorno diedero la vita altri dieci cristiani, ma la folla non era ancora soddisfatta. Gridavano: “Sbarazziamoci di questi atei che non adorano i nostri dèi!” Per loro i cristiani erano atei perché non riconoscevano gli dèi tradizionali romani e greci. Infine, la folla cominciò a gridare in coro: “Portateci Policarpo”.
v. Dopo che Policarpo ebbe trascinato il proprio corpo stanco nell’arena, lui e altri cristiani udirono una voce dal cielo, la quale disse: “Sii forte, Policarpo, sii l’uomo [che io voglio che tu sia]”. In piedi davanti al proconsole, gli offrirono ancora una volta la possibilità di rinunciare a Gesù. Il proconsole disse a Policarpo di accordarsi con la folla e di gridare anche lui: “Via gli atei!” Policarpo guardò severamente la folla assetata di sangue, agitò la mano verso di loro e disse: “Via quegli atei!” Il proconsole persistette: “Fa’ giuramento e ripudia Cristo, e io ti libererò!” Policarpo rispose: “Ho servito Gesù per 86 anni; come potrei oggi ripudiare il mio Re?” Al che il proconsole si arrese e annunciò alla folla il crimine dell’accusato: “Policarpo ha confessato di essere un cristiano”.
vi. La folla gridò: “Liberate i leoni!”, ma gli animali erano già stati rimessi nelle loro gabbie. Allora la folla pretese che Policarpo fosse arso. Il vecchio uomo si ricordò allora del sogno del cuscino in fiamme e si fece coraggio in Dio. Disse ai suoi carnefici: “Va bene. Non temo il fuoco che brucia per una stagione e dopo un po’ si spegne. Perché indugiate? Su, si compia la vostra volontà.”
vii. Sistemarono una grande catasta di legna e vi posero al centro un palo. Mentre Policarpo veniva legato al palo, pregò e disse: “Ti ringrazio che, nella Tua benevolenza, mi hai ritenuto degno di questo giorno e di quest’ora, affinché io possa ricevere una parte nella schiera dei martiri, nel calice del Tuo Cristo.” Dopo che ebbe pregato e reso grazie a Dio, accesero il fuoco. Un grande muro di fiamme salì verso il cielo, ma non toccò Policarpo. Dio pose una barriera di protezione tra lui e il fuoco. Vedendo che non bruciava, il boia, in preda alla rabbia, trafisse il vecchio con una lunga lancia. Subito dal suo corpo sgorgarono fiotti di sangue che sembrarono spegnere il fuoco. Mentre ciò accadeva, i testimoni dissero di aver visto una colomba che dal fumo volava verso il cielo. Nello stesso momento, un leader della chiesa di Roma di nome Ireneo disse di aver sentito Dio che gli diceva: “Policarpo è morto”. Dio aveva chiamato a casa il Suo servo.
b. Ciononostante, quei giorni di martirio non sono passati. In tutto il mondo i cristiani subiscono persecuzioni, soprattutto in Asia, nell’Europa dell’Est e nel mondo musulmano. Alcuni stimano che nel XX secolo abbiano sofferto e siano morti per la loro fede più cristiani che in tutti gli altri secoli messi insieme.
i. Una notizia del maggio 1994 ne dà un’illustrazione: Il martirio raccapricciante di un pastore dell’India centrale ha portato a diverse centinaia di conversioni al cristianesimo. Un ex induista, che aveva cambiato il proprio nome in Paolo Giacomo, è stato assassinato da una folla di estremisti mentre parlava in un campo prima di un servizio di culto il giorno 20 febbraio, nel distretto di Phulabani.
“Gesù, perdonali”, ha gridato Giacomo, come riferito da alcuni testimoni oculari, mentre i suoi assalitori gli amputavano mani e gambe e lo tagliavano a metà. I suoi aggressori lo hanno poi decapitato: Era stato un credente senza peli sulla lingua e aveva fondato 27 chiese. L’omicidio ha attirato l’attenzione dei media nella zona, carica di tensioni tra induisti e musulmani. Sembra che alcuni degli assalitori di Giacomo, ma non tutti, siano poi stati catturati.
L’odio e la violenza degli aggressori hanno lasciato molti indiani desiderosi di emulare l’amore dimostrato dalla vittima, ha dichiarato K. Anand Paul, responsabile di Gospel to the Unreached Millions. “Il vangelo si diffonde a causa della persecuzione”, ha detto Paul, che è stato picchiato sette volte e rapito una volta da un gruppo di fanatici religiosi. “Stiamo rischiando le nostre vite per fare questo. C’è bisogno che le persone preghino per noi.” (National and International Religion Report, 2 maggio, 1994)
7. (11b) Promessa di una ricompensa.
«Chi vince non sarà certamente colpito dalla seconda morte».
a. Chi vince: Era una promessa per i vincitori. È una promessa per coloro che vincono la minaccia della persecuzione e la presenza della persecuzione.
i. Possiamo affermare che noi vinciamo grazie alla nostra stretta associazione con Gesù, che è il sommo vincitore. Come Gesù disse: “Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Giovanni 16:33).
b. Non sarà certamente colpito dalla seconda morte: Coloro che vincono in Gesù non saranno mai colpiti dalla seconda morte. La seconda morte è l’inferno, lo stagno di fuoco (Apocalisse 20:14 e 21:8). Sebbene Satana abbia minacciato e attaccato la loro vita, Gesù promette ai Suoi vincitori che la morte è sconfitta per loro.
i. “La seconda morte era un’espressione rabbinica giudaica che indicava l’estinzione totale dei malvagi.” (Barclay)
ii. “Tutti gli uomini muoiono, ma non tutti vengono uccisi insieme alla morte… Oh, che cosa spaventosa essere uccisi insieme alla morte.” (Trapp)
c. Lettera di Gesù alla chiesa di Pergamo.
1. (12a) Il carattere della città di Pergamo.
«E all’angelo della chiesa in Pergamo scrivi».
a. Pergamo: Era la capitale politica della provincia romana dell’Asia Minore. Mentre Giovanni scriveva, Pergamo era la capitale della regione già da più di trecento anni. La città era un centro rinomato di cultura e di istruzione, in cui era presente una delle grandi biblioteche del mondo antico, che contava più di 200.000 volumi.
b. Pergamo: Si trattava, inoltre, di una città estremamente religiosa. In essa sorgevano templi in onore degli dèi greci e romani Dionisio, Atena, Demetra e Zeus. Vantava anche tre templi dedicati al culto dell’imperatore romano.
i. Circa 50 anni prima che Smirne ricevesse l’onore di costruire il primo tempio dedicato a Tiberio, la città di Pergamo ottenne il diritto di erigere il primo tempio dedicato al culto di Cesare Augusto nella provincia dell’Asia.
c. Pergamo: Era famosa soprattutto come centro di adorazione della divinità conosciuta come Asclepio [o Esculapio]. Rappresentato da un serpente, Asclepio era il dio della guarigione e della conoscenza. Nel tempio in suo onore a Pergamo c’era una scuola di medicina. A motivo della fama del tempio dedicato al dio romano della guarigione, infermi e malati da ogni parte dell’Impero Romano si riversavano a Pergamo per trovare sollievo.
i. “Ai sofferenti era permesso trascorrere la notte nel buio del tempio. In esso c’erano serpenti addomesticati. Durante la notte il sofferente poteva essere toccato da uno di questi innocui serpenti addomesticati, mentre strisciava sul terreno su cui giaceva il malato. Il tocco del serpente veniva considerato il tocco della divinità stessa, un tocco che avrebbe portato salute e guarigione.” (Barclay)
2. (12b) Gesù descrive sé stesso alla chiesa di Pergamo.
«Queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli».
a. Colui che ha la spada affilata a due tagli: In Apocalisse 1:16 Giovanni ha detto di Gesù che dalla sua bocca usciva una spada a due tagli. Ora Gesù “mostra” questa spada a due tagli ai cristiani di Pergamo.
i. La descrizione della spada in Apocalisse 1:18 ci aiuta ad associarla con la bocca di Gesù. Gesù affronterà questa chiesa con la Sua parola ed essa ne sentirà la lama affilata.
b. Spada affilata a due tagli: Ci torna in mente il passo di Ebrei 4:12: La parola di Dio infatti è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore. Gesù userà questa spada affilata a due tagli per creare una separazione tra i cristiani di Pergamo.
3. (13) Ciò che Gesù sa della chiesa di Pergamo.
«Io conosco le tue opere e dove tu abiti, là dove Satana ha il suo trono; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me neppure nei giorni in cui il mio fedele testimone Antipa fu ucciso tra di voi, là dove abita Satana».
a. Io conosco le tue opere: Gesù lo ha detto ad ognuna delle sette chiese. E vale anche per ciascuno di noi. Egli conosce le nostre opere, anche quando non c’è molto da sapere.
b. E dove tu abiti, là dove Satana ha il suo trono: Per molti aspetti, Pergamo era una roccaforte del potere satanico.
i. Esistono molte opinioni diverse sul perché Pergamo fosse un’importante roccaforte del potere di Satana. Alcuni credono che fosse così perché Pergamo era un centro di religioni pagane, soprattutto di “Asclepios Soter” o “Asclepio Salvatore”. Altri ritengono che fosse dovuto al fatto che Pergamo aveva un altare imponente di forma simile a un trono dedicato a Giove, divinità romana. Altri credono che fosse perché Pergamo era un centro dell’antico sacerdozio babilonese, anche se ciò è difficilmente dimostrabile. Altri, infine, ritengono che fosse a motivo del fatto che Pergamo era il centro politico del governo romano, che esigeva l’adorazione [dell’imperatore].
c. Tuttavia tu rimani fedele al mio nome: Pur vivendo in una città così difficile, i cristiani di Pergamo non rinunciarono alla loro fede in Gesù (rimani fedele al mio nome… non hai rinnegato la fede in me).
i. Non hai rinnegato la fede in me: Gesù encomia i cristiani di Pergamo perché non hanno rinnegato la fede in Lui. È sempre importante assicurarsi che la fede che non rinneghiamo sia la fede in Gesù.
d. Il mio fedele testimone Antipa fu ucciso tra di voi: Un uomo in particolare tra i cristiani di Pergamo ha ricevuto un titolo prezioso (fedele testimone). Lo stesso titolo era condiviso anche da Gesù (Apocalisse 1:5). Antipa era un uomo che seguiva Gesù, che assomigliava a Gesù.
i. Antipa è uno dei grandi eroi quasi anonimi della Bibbia. La storia non ci dice null’altro, se non quello che abbiamo qui. “È vero che nessuna storia ecclesiastica fa menzione di questo martire, Antipa, il che fa pensare che fosse una persona di scarsa importanza per il mondo; ma Cristo vede e si prende cura di quei piccoli che gli appartengono, anche se il mondo li ignora.” (Poole)
ii. Antipa viveva là dove Satana aveva il suo trono. Ciononostante, rimase saldo contro gli attacchi e la malvagità che lo circondavano. Rimase fedele al significato del suo nome, perché Antipa significa “Contro Tutto”.
iii. Testimone traduce la parola in greco antico martus. “Martus è una parola davvero interessante ed evocativa. In greco classico martus non assume mai l’accezione di martire, come lo intendiamo noi oggi. Ha sempre il significato di testimone. Il martus era colui che diceva: ‘Questo è vero e ne sono certo’. È solo nel periodo neotestamentario che martus assume il significato di martire.” (Barclay)
4. (14-15) Ciò che Gesù ha contro i cristiani di Pergamo.
«Ma ho alcune cose contro di te: tu hai colà alcuni che ritengono la dottrina di Balaam, il quale insegnò a Balak a porre un’insidia davanti ai figli d’Israele per farli cadere, inducendoli a mangiare cose sacrificate agli idoli e a fornicare. Così hai pure alcuni che ritengono la dottrina dei Nicolaiti, la qual cosa io odio».
a. Ho alcune cose contro di te: I cristiani di Pergamo vengono lodati giustamente per essere rimasti fedeli al nome di Gesù e aver custodito la fede in Lui. Allo stesso tempo però, l’ambiente difficile in cui si trovavano non giustificava le alcune cose che Gesù aveva contro di loro.
b. Tu hai colà alcuni che ritengono la dottrina di Balaam: Balaam era un prototipo di tutti gli insegnanti corrotti. Secondo Numeri 22–24 e 31, Balaam combinò i peccati di immoralità e di idolatria per compiacere Balak, re di Moab, non essendo stato in grado di maledire Israele direttamente.
i. Quando Balaam consigliò Balak, insegnò a Balak a porre un’insidia davanti ai figli d’Israele per farli cadere. L’insidia aveva a che fare con l’idolatria (mangiare cose sacrificate agli idoli) e la fornicazione. Dire che la chiesa a Pergamo aveva coloro che ritengono la dottrina di Balaam vuol dire che aveva tendenze idolatriche e immorali.
ii. L’immoralità sessuale caratterizzava l’intera cultura dell’antico Impero Romano. Veniva data per scontata, tanto che la persona che viveva secondo gli standard biblici di purezza era considerata strana. Per parafrasare lo statista romano Cicerone, citato in Barclay: “Se c’è qualcuno che pensa che ai giovani uomini non si debba concedere l’amore di molte donne, questi è estremamente severo. Non sono in grado di negare il principio su cui si basa. Ma contraddice non solo la libertà che ci accorda la nostra epoca, ma anche le usanze e le licenze dei nostri antenati. Quando, per la precisione, non è mai stato così? Quando qualcuno vi ha trovato qualche colpa? Quando ne è stato negato il permesso? C’è stato forse un tempo in cui ciò che è ora concesso non lo era?” Per evitare la fornicazione in quella cultura bisognava realmente nuotare controcorrente.
c. Hai pure alcuni che ritengono la dottrina dei Nicolaiti: In Apocalisse 2:6 Gesù ha elogiato i cristiani efesini per il loro odio verso le opere dei Nicolaiti. Ma i Nicolaiti avevano anche una loro dottrina e alcuni dei cristiani di Pergamo ritenevano [NdT ossia, seguivano] la dottrina dei Nicolaiti.
i. Qual è la dottrina dei Nicolaiti? Il titolo Nico–laiti conferisce l’idea di un’autorità superba e di un separatismo gerarchico. Il nome Nikao–laos significa letteralmente “conquistare il popolo”. Secondo antichi commentatori, anche i Nicolaiti approvavano l’immoralità.
d. Tu hai colà alcuni… hai pure alcuni: Il richiamo non è rivolto solo a coloro che ritengono la dottrina di Balaam e a quelli che ritengono la dottrina dei Nicolaiti. La riprensione è rivolta anche a coloro che permettevano a questi di continuare (tu hai colà alcuni… hai pure alcuni).
i. I cristiani di Pergamo erano come i cristiani di Corinto, come scrive Paolo in 1 Corinzi 5:1–9. Erano troppo tolleranti e accettavano le false dottrine e un modo di vivere immorale, ragion per cui Gesù ha dovuto richiamarli. Satana non era riuscito a concludere molto con la persecuzione, perché molti sono rimasti fedeli, come Antipa. Perciò, Satana ha provato a raggiungere il proprio obiettivo usando l’inganno. La sua strategia è stata prima la violenza, ma visto che non ha funzionato come voleva, ha provato a insinuarsi tra i credenti.
ii. Un’ambiente difficile non giustifica mai il compromesso. È facile per una chiesa in estrema difficoltà giustificare tale compromesso nel nome di un “abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile” – ma nessuna chiesa necessita di un aiuto del genere.
5. (16) Ciò che Gesù vuole che faccia la chiesa di Pergamo.
«Ravvediti dunque, altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca».
a. Ravvediti: Ecco che spicca la semplice parola “ravvediti”. A cinque delle sette chiese viene comandato di ravvedersi. Ravvediti è un comandamento che si applica ai cristiani, non solo a quelli che si accostano per la prima volta a Gesù.
b. Altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca: Se non si ravvedranno, i cristiani di Pergamo affronteranno Gesù con la Sua spada a doppio taglio. Il giudizio comincia dalla casa di Dio (1 Pietro 4:17).
i. La spada della mia bocca: Se Gesù fosse venuto contro i cristiani di Pergamo, li avrebbe affrontati con la Sua Parola.
6. (17a) Esortazione generale a tutti coloro che odono.
«Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».
a. Chi ha orecchi: Ancora oggi la chiesa affronta i pericoli della falsa dottrina e della condotta immorale. E si trova di fronte anche al pericolo di permettere i falsi insegnamenti e l’immoralità, lo stesso problema che avevano i cristiani di Pergamo.
7. (17b) Promessa di una ricompensa.
«A chi vince io darò da mangiare della manna nascosta; e gli darò una pietruzza bianca, e sulla pietruzza sta scritto un nuovo nome che nessuno conosce, se non colui che lo riceve».
a. A chi vince: Colui che vince questo spirito di adeguamento ai falsi insegnamenti e a un falso modo di vivere riceverà la manna nascosta. Questa è la provvidenza perfetta di Dio, il vero pane che discende dal cielo (Giovanni 6:41).
b. E gli darò una pietruzza bianca: Nel mondo antico l’uso di una pietruzza bianca aveva molte connotazioni. Una pietruzza bianca poteva essere un biglietto d’ingresso a un convito, un segno di amicizia, prova di un conteggio o un segno di assoluzione in tribunale. È possibile che Gesù avesse in mente uno di questi concetti, ma comunque sappiamo che la pietruzza ha in sé la certezza di una benedizione.
i. Adam Clarke scrive: “Altri suppongono che ci sia qui un’allusione ai vincitori dei giochi pubblici, che non solo venivano fatti sfilare nella loro città in pompa magna, ma ricevevano anche una pietruzza bianca, su cui c’era scritto il loro nome; questa dava loro il diritto a vita di essere sostenuti con i soldi pubblici… Venivano chiamati tesserae tra i Romani, di cui esistevano diversi tipi”. Clarke quindi fa un esempio di questi diversi tipi: “Tesserae conviviales, che corrispondevano esattamente ai nostri biglietti d’invito o di ammissione a una festa o a banchetto pubblico; quando l’invitato esibiva la propria tessera veniva ammesso… Ma il più notevole di questi strumenti erano le Tesserae hospitales, che venivano assegnate come distintivi di amicizia e di alleanza e sulle quali veniva inciso un qualche emblema, a testimonianza che tra le parti era stato stipulato un contratto di amicizia”.
c. E sulla pietruzza sta scritto un nuovo nome che nessuno conosce, se non colui che lo riceve: Qual è il significato di questo nuovo nome segreto promesso a chi vince? Si tratta del nome di Dio o del nome del credente? Probabilmente è un nuovo nome dato al credente, un nome probabilmente più importante della pietruzza stessa.
i. Uno dei principi alla base di questo nuovo nome segreto è il fatto che mostra l’intima relazione che abbiamo con Dio. Quando due hanno una relazione intima forte, spesso usano tra di loro dei “nomignoli”. Il significato è probabilmente lo stesso.
ii. Un’altra idea associata con il nuovo nome è semplicemente la certezza che ci dà riguardo alla nostra destinazione celeste. Il tuo nome è lì ad aspettarti. È come se il tuo posto in cielo ti sia già stato riservato.
D. Lettera di Gesù alla chiesa di Tiatira.
1. (18a) Il carattere della città di Tiatira.
«E all’angelo della chiesa in Tiatira scrivi».
a. Tiatira: Era la città più piccola e meno importante tra quelle a cui si rivolge Gesù in Apocalisse 2 e 3. Nella storia non ci risulta che i cristiani di Tiatira abbiano subito alcuna persecuzione politica o religiosa significativa.
i. “Plinio il Vecchio liquidò con l’espressione quasi sprezzante ‘Tiatira e altre città senza importanza’.” (Barclay)
b. Tiatira: Eppure, la città era un centro di affari e di commercio. Aveva molte corporazioni commerciali attive, ognuna delle quali aveva una propria divinità protettrice del pantheon greco e romano.
i. Atti 16:14–15 menziona Lidia, una commerciante di porpora della città di Tiatira. “Tiatira era famosa per la produzione di una tintura di porpora e nella letteratura secolare dell’epoca si trovano numerosi riferimenti alle corporazioni commerciali che producevano tessuti.” (Walvoord)
ii. “Dalle iscrizioni ritrovate nelle vicinanze è chiaro che Tiatira possedeva più corporazioni commerciali di qualsiasi altra città delle stesse dimensioni in Asia.” (Barclay)
2. (18b) Gesù descrive sé stesso alla chiesa di Tiatira.
«Queste cose dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco e i cui piedi sono simili a bronzo lucente».
b. Queste cose dice il Figlio di Dio: Gesù si descrive, innanzitutto, con un titolo che sottolinea la Sua deità. Secondo il pensiero giudaico, essere figlio di qualcosa voleva dire condividerne la natura. I figli della incantatrice (Isaia 57:3) avevano la stessa natura dell’incantatrice. I figli del tuono (Marco 3:17) avevano una natura come di un tuono. Pertanto, il Figlio di Dio ha natura divina, la natura di Dio.
b. Che ha gli occhi come fiamma di fuoco: Gesù prende questa descrizione di sé dalla presentazione di Apocalisse 1:14 per sottolineare il fatto che i Suoi occhi guardano con giudizio penetrante.
c. I cui piedi sono simili a bronzo lucente: Gesù prende questa descrizione di sé da Apocalisse 1:15 per sottolineare la Sua purezza, perché il bronzo è puro e altamente raffinato nel fuoco.Sottolinea anche la Sua fermezza, perché il bronzo era il metallo più duro conosciuto nel mondo antico e perché i piedi simili a bronzo lucente erano sinonimo di forza e stabilità.
3. (19) Ciò che Gesù sa dei cristiani di Tiatira.
«Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio e la tua costanza, e so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime».
a. Io conosco le tue opere: Anche se Tiatira era la meno importante tra le sette alle quali si è rivolto Gesù, i credenti lì non Gli erano nascosti. Come a ognuna delle altre chiese, Gesù dice a quella di Tiatira: “Io conosco le tue opere”.
b. Il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio e la tua costanza: In molti modi, la chiesa a Tiatira era una chiesa modello. Avevano quattro grandi qualità essenziali. Avevano l’amore, sia per il Signore che gli uni per gli altri. Conoscevano il servizio e avevano una fede e una costanza degna di nota.
c. E so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime: È un altro complimento che viene fatto alla chiesa di Tiatira. Non solo avevano queste opere, ma le avevano in misura sempre maggiore – i cristiani stavano crescendo nell’amore, nel servizio, nella fede e nella costanza.
4. (20-21) Ciò che Gesù ha contro la chiesa di Tiatira.
«Ma ho alcune cose contro di te: tu permetti a quella donna Iezabel, che si dice profetessa, di insegnare e di sedurre i miei servi inducendoli a fornicare e a mangiare cose sacrificate agli idoli. Le ho dato tempo per ravvedersi dalla sua fornicazione, ma lei non si è ravveduta».
a. Ma: Nonostante tutto il buono che Gesù vedeva nella chiesa di Tiatira, erano presenti dei problemi non indifferenti. I problemi erano abbastanza importanti da far dire a Gesù: “Ma”, in altre parole: “Nonostante tutto il buono, ho alcune cose contro di te”.
b. Tu permetti a quella donna Iezabel: Il fulcro della corruzione nella chiesa di Tiatira era una donna che Gesù chiama Iezabel. È probabile che non fosse il suo nome letterale, ma un titolo che rappresentava chiaramente una sedicente profetessa all’interno della chiesa sul modello di Iezabel nell’Antico Testamento (1 Re 16–21 e 2 Re 9:30–37).
i. Il nome di Iezabel aveva una connotazione potente. Se chiamiamo qualcuno Giuda o Hitler, comunichiamo qualcosa di forte. Similmente, chiamare questa donna Iezabel aveva un forte impatto. “Si tratta di uno dei personaggi più malvagi dell’Antico Testamento, che tentò di unire il culto d’Israele con il culto del dio Baal… La stessa Iezabel aveva un curriculum di malvagità davvero poco invidiabile.” (Walvoord)
ii. Alcuni antichi manoscritti greci al posto di “quella donna Iezabel” riportano la tua donna Iezabel o tua moglie Iezabel. Sulla base di questo, alcuni (come Dean Alford) pensano che Iezabel fosse la moglie del pastore o che Gesù intendesse che Iezabel era la “donna” del pastore in senso simbolico.
c. Che si dice profetessa: Questa “Iezabel” nella chiesa di Tiatira non era realmente una profetessa, benché si proclamasse tale. Sembra però che i cristiani lì la ricevessero come profetessa, motivo per il quale Gesù fece loro questo avvertimento.
i. In Matteo 24:11 Gesù disse che ciò sarebbe accaduto: E sorgeranno molti falsi profeti, e ne sedurranno molti. Queste parole erano state pronunciate inizialmente in riferimento alla fine dei tempi, ma ci sono sempre stati nella chiesa quelli che si sono proclamati profeti, ma non lo sono.
d. Di insegnare e di sedurre i miei servi inducendoli a fornicare e a mangiare cose sacrificate agli idoli: Qui Gesù descrive nello specifico il peccato di questa donna, “Iezabel”. Era principalmente un’influenza immorale ed empia sugli altri, inducendoli a peccare. Iezabel trascinava altri nell’immoralità e nell’idolatria.
i. A causa delle forti corporazioni commerciali di Tiatira, è probabile che il fornicare e il mangiare cose sacrificate agli idoli fossero collegati agli eventi sociali obbligatori delle corporazioni. Forse un cristiano era stato invitato al raduno mensile della corporazione degli orefici, che si teneva nel tempio di Apollo. “Iezabel” avrebbe permesso o incoraggiato l’uomo a parteciparvi, forse persino con l’ausilio di una parola “profetica”. Una volta andato, l’uomo sarebbe caduto nell’immoralità e nell’idolatria.
ii. L’attrazione verso le corporazioni e i loro incontri era intensa. “Nessun mercante o commerciante poteva sperare di prosperare o di fare soldi senza essere un membro della sua corporazione commerciale.” (Barclay) Nondimeno, ci si aspettava che i cristiani si opponessero a questo tipo di pressione. Un antico cristiano di nome Tertulliano scrisse dei cristiani che si guadagnavano da vivere con traffici legati all’idolatria pagana. Un pittore poteva trovare lavoro nei templi pagani o uno scultore poteva essere assunto per realizzare una statua di un dio pagano. Si giustificavano dicendo: “È così che mi guadagno da vivere, e io devo vivere”. Tertulliano rispondeva: “Vivere ergo habes?” “Devi vivere?”
iii. I miei servi: Ciò mostra quanto fosse orribile il peccato di Iezabel. Aveva corrotto i servi di Gesù, i quali appartengono a Lui. Gesù disse: E chiunque scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata intorno al collo una pietra da mulino e che fosse gettato in mare (Marco 9:42).
e. Più avanti in questa lettera Gesù mostrerà un collegamento tra l’opera di Iezabel e la falsa dottrina: questa dottrina… le profondità di Satana, come essi le chiamano (Apocalisse 2:24). Sembra che questa Iezabel abbia indotto altri nella chiesa di Tiatira a investigare le profondità di Satana.
i. In epoca neotestamentaria, molte religioni non cristiane (come gli Ofiti e diversi gruppi gnostici) affermavano di conoscere le “cose profonde di Satana”. L’antico scrittore cristiano Tertulliano diceva che, se avessi chiesto a uno gnostico riguardo ai suoi misteri cosmici, questi avrebbe aggrottato la fronte e avrebbe detto: “È una questione profonda”. Sarà pure una questione profonda, ma la sua profondità porta in un pericoloso abisso.
ii. Come potevano mai i cristiani lasciarsi sedurre dalle profondità di Satana? Forse la logica ingannevole funzionava così: “Per affrontare efficacemente Satana, devi entrare nelle sue roccheforti e conoscere le sue profondità se vuoi vincerlo”. Oggi le persone usano logiche simili in guerre spirituali fuorvianti.
f. Le ho dato tempo per ravvedersi… ma lei non si è ravveduta: L’accusa più grande di Gesù è che questa “Iezabel” non si è ravveduta. A quanto pare, ha rifiutato nel suo cuore l’opera dello Spirito Santo, che la chiamava al ravvedimento.
i. In queste parole osserviamo la misericordia e il giudizio di nostro Signore. “Tempo per ravvedersi” mostra misericordia. Se Dio ci concede tempo per ravvederci, dovremmo trattare gli altri allo stesso modo. “Ma lei non si è ravveduta” parla del giudizio di Dio.Dio concede del tempo per ravvedersi, ma non illimitatamente. C’è un tempo in cui Dio dice: “Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo” (Genesi 6:3). Ciò significa che, quando Dio ci concede del tempo per ravvederci, dobbiamo approfittare di quel tempo.
ii. “‘Tempo al tempo’ non sempre si dimostra un proverbio affidabile.” (Trapp)
g. Tu permetti: Ecco il peccato della chiesa di Tiatira. Esteriormente era una chiesa modello, che mostrava opere, amore, servizio, fede e costanza. Tuttavia, all’interno della chiesa c’era una profonda corruzione. Il peccato della chiesa è stato quello di aver permesso tale corruzione.
i. Non per forza doveva trattarsi di un gruppo numeroso al seguito di Iezabel. Un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta e anche poche persone immorali e idolatre corrompono tutta la chiesa, soprattutto se influenzano gli altri come fece questa Iezabel.
5. (22-25) Ciò che Gesù vuole che faccia la chiesa di Tiatira.
«Ecco, io la getto in un letto di sofferenze e quelli che commettono adulterio con lei, in una grande tribolazione, se non si ravvedono dalle loro opere. E farò perire con la morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io sono colui che investiga le menti e i cuori, e renderò a ciascuno di voi secondo le sue opere. Ma a voi e agli altri che sono in Tiatira, a quanti non hanno questa dottrina e non hanno conosciuto le profondità di Satana, come essi le chiamano, io dico: non vi impongo alcun altro peso; ma tenete fermamente ciò che avete finché io venga.
a. Io la getto in un letto di sofferenze: Prima di dire ai cristiani di Tiatira ciò che essi dovevano fare, Gesù disse loro, prima di tutto, ciò che Egli avrebbe fatto. Gesù avrebbe castigato Iezabel gettandola in un letto di sofferenze, insieme a quelli che commettono adulterio con lei.
i. L’allusione all’adulterio è importante.Riguarda sia l’adulterio sessuale che l’adulterio spirituale. Quei cristiani che onoravano altri dèi erano infedeli al Signore che li aveva salvati.
ii. Per questa ragione, si addice l’immagine del letto di sofferenze. Erano colpevoli di adulterio sia sessuale che spirituale. È come se Gesù avesse detto: “Ti piace avere un letto contaminato? Ecco, te ne do uno io e ti getto in un letto di sofferenze”.
iii. Che cos’è il letto di sofferenze? Potrebbe essere semplicemente un’immagine di afflizione o anche una malattia vera e propria che Gesù ha permesso nella vita di Iezabel e dei suoi seguaci come castigo. Da alcuni passi della Scrittura, come per esempio 1 Corinzi 11:30, sappiamo che Dio può usare la malattia per castigare il Suo popolo quando questo è nel peccato.
iv. Il termine in greco antico adottato qui per letto “è lo stesso che si usa per indicare un letto da banchetto; secondo questa accezione, il significato sarebbe: ‘La colpirò mentre è seduta alle sue feste proibite’.” (Barclay)
b. Se non si ravvedono dalle loro opere: Gesù rivela il proposito di questo castigo. In primo luogo, era per portarli a ravvedersi dalle loro opere. Non avevano dato ascolto a Gesù in precedenza, perciò ha dovuto parlare più forte attraverso un letto di sofferenze. In secondo luogo, era per dare un esempio di santità alle altre chiese: e tutte le chiese conosceranno che io sono colui che investiga le menti e i cuori.
i. “Le menti e i cuori” letteralmente è “cuori e reni”. Nell’antica mentalità giudaica il cuore era la sede dell’intelletto e i reni, quella delle emozioni. Gesù sostanzialmente disse: “Conosco ogni tuo pensiero e ogni tuo sentimento”.
c. Farò perire con la morte i suoi figli: “Tutti gli uomini muoiono, ma non tutti vengono uccisi insieme alla morte… Oh, che cosa spaventosa essere uccisi insieme alla morte.” (Trapp)
d. Tenete fermamente ciò che avete finché io venga: A Tiatira c’erano molti cristiani fedeli che non si erano compromessi. A loro Gesù ha detto semplicemente: “Tenete fermamente”. Non devono smettere di fare ciò che è buono. Non devono distrarsi o scoraggiarsi da ciò che Gesù vuole che siano e che facciano.
i. Gesù ha detto loro anche per quanto tempo devono tenere fermamente: finché io venga. Dobbiamo resistere e rimanere forti per Gesù finché Egli venga. Solo allora la battaglia sarà finita.
6. (26-28) Promessa di una ricompensa.
«A chi vince e ritiene fino alla fine le opere mie, darò potestà sulle nazioni;
Ed egli le governerà con uno scettro di ferro
Ed esse saranno frantumate come vasi d’argilla, come anch’io ho ricevuto autorità dal Padre mio; e darò a lui la stella del mattino».
a. A chi vince e ritiene fino alla fine le opere mie: Anche quando c’è l’influenza immorale e idolatrica di una Iezabel, i cristiani possono vincere e ritenere le opere di Gesù fino alla fine. Non dobbiamo scoraggiarci troppo per l’immoralità e l’idolatria che ci circondano, nemmeno fra i credenti. L’opera di Dio andrà comunque avanti attraverso i Suoi vincitori.
b. Darò potestà sulle nazioni: Gesù ha promesso che il Suo popolo regnerà con Lui. Qui abbiamo una promessa speciale per coloro che vincono le minacce dell’immoralità e dell’idolatria. A loro Gesù ha offerto una parte del Suo regno.
i. Egli le governerà con uno scettro di ferro: Si tratta di una citazione da Salmi 2, che descrive l’autorità del Messia mentre regna sulla terra. In quel giorno la giustizia sarà applicata e coloro che si ribelleranno contro Gesù saranno frantumati come un vaso d’argilla che viene colpito con una spranga di ferro. Gesù lo dice qui per dare speranza ai cristiani fedeli di Tiatira, che si sentivano sopraffatti dall’immoralità e dall’idolatria intorno a loro. Gesù ricorda loro: “Voi fate parte della Mia squadra vincente”.
ii. “La parola usata per ‘governerà’ (in greco: poimanei) significa letteralmente ‘pasturare’. Il loro governo non consisterà semplicemente nell’esercitare il giudizio, ma anche nell’amministrare la misericordia e impartire direzione.” (Walvoord)
c. Darò a lui la stella del mattino: Gesù offre loro una ricompensa maggiore del regno. Offre loro la ricompensa di sé stesso, perché Lui è la stella del mattino (Apocalisse 22:16).
7. (29) Esortazione generale a tutti coloro che odono.
«Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».
a. Chi ha orecchi: È una lettera rivolta a tutti. È rivolta a coloro che sono come Iezabel, che inducono altri a peccare. È rivolta a coloro che seguono la dottrina di Iezabel e seguono gli altri nel peccato. È rivolta a coloro che permettono a Iezabel di esercitare la propria malvagità. Infine, è rivolta ai fedeli che devono tener duro.
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