Atti 6 – Ordinazione dei Diaconi e Arresto di Stefano
A. Ordinazione dei diaconi.
1. (1) Disputa riguardo alla ripartizione dell’assistenza alle vedove.
Or in quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli Ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove venivano trascurate nel servizio di assistenza quotidiana.
a. Sorse un mormorio da parte degli Ellenisti contro gli Ebrei: Fino a questo punto nel libro di Atti, gli attacchi di Satana contro la chiesa sono arrivati da molti fronti diversi. È ricorso a diverse forme di opposizione e di intimidazione diretta e ha cercato di corrompere la chiesa dall’interno. Tutte queste strategie non hanno avuto alcun successo nel fermare o almeno rallentare l’opera della chiesa. Ora Satana spera di riuscirci con il “divide et impera”, istigando un gruppo di cristiani contro l’altro.
i. Si può dire che con Atti 5 e 6 erano finiti i bei tempi per i primi cristiani. Ora dovevano fare i conti con la corruzione interna, le dispute e le potenziali divisioni. Ciò che avrebbe fatto la differenza era il modo in cui avrebbero affrontato quei problemi.
ii. Moltiplicandosi il numero dei discepoli vuol dire che l’opera del regno di Dio attraverso la prima comunità cristiana continuava ad avere grande successo e che affrontava bene i propri problemi.
iii. Il riferimento alla crescita ci ricorda ancora una volta che la chiesa primitiva era organizzata: sapevano quanti venivano salvati; si riunivano in luoghi e momenti precisi; raccoglievano denaro e beni e li distribuivano alle persone nel bisogno; affrontavano il peccato e lo risolvevano. Tutto ciò indica che esisteva almeno un certo livello di organizzazione.
b. Da parte degli Ellenisti contro gli Ebrei: Gli Ebrei erano i Giudei più inclini ad abbracciare la cultura ebraica ed erano originari prevalentemente dalla Giudea. Gli Ellenisti, invece, erano i Giudei più inclini ad abbracciare la cultura greca, provenienti soprattutto dalla Diaspora (da tutto l’Impero romano).
i. Volendo semplificare, gli Ebrei tendevano a considerare gli Ellenisti gente poco spirituale che scendeva a compromessi con la cultura greca, mentre gli Ellenisti consideravano gli Ebrei dei tradizionalisti bigotti. Di base, i due gruppi nutrivano già dei sospetti l’uno nei confronti dell’altro, una situazione di cui Satana cercava di trarre vantaggio.
ii. È importante ricordare che, nonostante i titoli di Ebrei ed Ellenisti, si trattava pur sempre di cristiani, di seguaci di Gesù. Erano tutti di origine ebraica, ma avevano abbracciato Gesù come Messia.
c. Servizio di assistenza quotidiana: La chiesa primitiva si assunse la responsabilità di assistere le vedove, perché spesso queste non avevano altra fonte di sostentamento; come conseguenza, ci si aspettava che quelle vedove servissero la chiesa fedelmente (1 Timoteo 5:3-16).
i. Qui si intravede la crescente divisione presente tra i capi religiosi e i primi seguaci di Gesù. Prendersi cura delle vedove e degli orfani era una parte importante della vita giudaica ed erano normalmente le autorità del tempio a organizzare la distribuzione ai bisognosi. Tuttavia, sembra che le vedove cristiane non ricevessero assistenza da parte dei capi dei Giudei, probabilmente perché non tolleravano che gli apostoli continuassero a predicare Gesù, nonostante gliel’avessero proibito.
d. Perché le loro vedove venivano trascurate nel servizio di assistenza quotidiana: A quanto pare, alcuni cristiani ellenisti credevano che le vedove tra i cristiani ebrei ricevessero un’assistenza migliore.
i. “Non viene suggerito che la svista fosse intenzionale… più probabilmente la causa fu una cattiva amministrazione o supervisione.” (Stott)
ii. “In una congregazione di quelle dimensioni, era inevitabile che i bisogni di qualcuno passassero inosservati.” (MacArthur)
iii. Satana adora approfittare di un torto involontario per dare il via a un conflitto. Gli Ebrei avevano ragione nel cuore e gli Ellenisti avevano ragione nei fatti, le condizioni perfette per un conflitto che avrebbe spaccato la chiesa.
2. (2-4) Gli apostoli provvedono alla nomina dei diaconi.
Allora i dodici, radunato il gran numero dei discepoli, dissero: «Non è bene che noi, lasciata la parola di Dio, serviamo alle mense. Perciò, fratelli, cercate fra voi sette uomini, di cui si abbia buona testimonianza, ripieni di Spirito Santo e di sapienza, a cui noi affideremo questo compito. Ma noi continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della parola».
a. Non è bene che noi, lasciata la parola di Dio, serviamo alle mense: Gli apostoli spiegarono che dovevano rimanere fedeli alla loro vocazione centrale, ovvero alla preghiera e al ministero della parola, e che non era giusto che usassero il proprio tempo per gestire i bisogni pratici delle vedove.
i. Alcuni vedono in questo la prova di un atteggiamento di superiorità da parte dei dodici, che consideravano quel compito troppo umile per loro. Molto probabilmente non era così e furono saggi a delegare tali responsabilità. Dio non aveva chiamato gli apostoli ad essere tutto per la chiesa, ma ha suscitato e continuerà a suscitare altri per servire in altri modi.
ii. Un pastore non dovrebbe impiegare tutto il proprio tempo in compiti come quello del puro servizio alle mense, ma sarebbe altrettanto sbagliato se lo considerasse un lavoro troppo basso per lui.
iii. Tutto questo non aveva nulla a che vedere con la distribuzione del cibo vera e propria o con la pulizia dei tavoli dove mangiavano le vedove. Riguardava piuttosto la gestione degli aspetti pratici ed economici pertinenti all’assistenza alle vedove. “Una ‘mensa’ (o tavolo) a quel tempo identificava il luogo dove i cambiavalute raccoglievano e scambiavano il denaro. I diaconi furono nominati per supervisionare la distribuzione degli aiuti in denaro e in provviste ai bisognosi della congregazione.” (Ogilvie)
b. Noi continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della parola: Il fatto che gli apostoli si tenessero occupati con la preghiera e il ministero della parola mostrava la loro forte dedizione e l’impegno che era loro richiesto per predicare e pregare in modo appropriato.
i. Il ministero è molto impegnativo, anche a prescindere dai grattacapi amministrativi. Un giovane una volta disse a Donald Grey Barnhouse: “Darei il mondo per essere in grado di insegnare la Bibbia come fai tu”. Fissandolo dritto negli occhi, il dott. Barnhouse rispose: “Bene, perché ti costerà proprio quello”.
ii. Noi continueremo a dedicarci alla preghiera: Non si dedicavano solo al ministero della parola. “Pertanto, i pastori non devono pensare di aver fatto il proprio dovere, credendo di non dover fare altro, dopo aver dedicato quotidianamente un po’ di tempo all’insegnamento.” (Calvino)
c. Cercate fra voi: Gli apostoli (i dodici) parlarono al gruppo generale dei credenti (il gran numero dei discepoli) e perseguirono la soluzione con una buona dose di comunicazione e di suggerimenti da parte dei credenti. Addirittura, chiesero, probabilmente soprattutto a coloro che si sentivano offesi, di proporre uomini di buona reputazione per svolgere questo lavoro.
i. Fu un modo meraviglioso di risolvere il problema: non buttarono fuori chi si lamentava, non divisero la congregazione in due, non ignorarono gli scontenti e non formarono un comitato per discutere del problema fino alla nausea.
ii. Sicuramente ci fu qualcuno che suggerì che gli apostoli prestassero personalmente più attenzione alla distribuzione degli aiuti per le vedove. Invece, delegarono e coinvolsero più persone nell’opera ministeriale. Soddisfare i bisogni non soddisfatti è un ottimo modo per introdurre nuove persone nel ministero.
d. Di cui si abbia buona testimonianza, ripieni di Spirito Santo e di sapienza: Le qualifiche descritte dagli apostoli si concentravano sul carattere degli uomini da scegliere, perché erano maggiormente interessati alle qualità interiori di quegli uomini che alla loro apparenza o immagine esteriore.
i. Ripieni di Spirito Santo e di sapienza ci dice che quegli uomini dovevano avere una mente sia spirituale che pratica, una combinazione che può essere difficile da trovare.
ii. Sette uomini: Ne scelsero sette possibilmente per far sì che ci fosse una persona per ogni giorno della settimana a occuparsi dei bisogni delle vedove.
e. A cui noi affideremo: L’ultima parola sarebbe spettata agli apostoli. Pur avendo chiesto alla congregazione di nominare i sette (cercate fra voi), la decisione sarebbe stata comunque dei dodici. Non si trattava di un esercizio di governo congregazionalista, sebbene gli apostoli volessero e valorizzassero saggiamente il contributo della comunità.
f. A cui noi affideremo questo compito: Bisognava scegliere sette uomini che servissero alle mense. Pur trattandosi di un servizio semplice e pratico, dovevano essere ben qualificati in senso spirituale, soprattutto a causa del pericolo di divisione.
i. Per questo motivo, gli uomini dovevano avere una buona testimonianza, uomini di cui la famiglia della chiesa poteva fidarsi.
ii. “Gli apostoli non stavano cercando di proteggere i propri diritti, né tantomeno di difendere il proprio punto di vista. L’unica cosa che volevano era risolvere il problema.” (Boice)
3. (5-7) La scelta dei diaconi.
Questa proposta piacque a tutti i discepoli. Ed elessero Stefano, uomo ripieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono poi davanti agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani. Intanto la parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede.
a. Questa proposta piacque a tutti i discepoli: Non possiamo dire che questa sia stata una buona decisione solo perché è piaciuta al popolo. Tuttavia, è attraverso il consenso del popolo che Dio ha confermato la saggezza degli apostoli, i quali erano guidati dal Signore, non dall’opinione popolare. Dal momento che erano tutti d’accordo, concordavano anche sul modo in cui il Signore guidava gli apostoli.
b. Stefano… Filippo, Procoro: Poiché tutti e sette gli uomini avevano nomi greci, è probabile che fossero essi stessi ellenisti. Avendo nominato proprio degli ellenisti per occuparsi della distribuzione alle vedove, il popolo (e gli apostoli) mostrarono grande sensibilità verso gli ellenisti che erano stati offesi.
i. “Immagino che la chiesa fosse prevalentemente composta da cristiani di lingua aramaica e non di lingua greca; eppure, la chiesa tutta insieme disse: Eleggiamo dei leader di lingua greca.” (Boice)
c. Li presentarono poi davanti agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani: In questo caso, il popolo nominò gli uomini e gli apostoli diedero la propria approvazione imponendo su di loro le mani, dopo che ebbero pregato per ricevere la guida e l’approvazione di Dio.
i. Fu importante imporre loro le mani, sebbene il loro servizio fosse principalmente per i bisogni pratici delle vedove. Il servizio pratico è servizio spirituale. Sia per assistenza (Atti 6:1) che per ministero (Atti 6:4) nel greco viene usata la stessa parola, che in entrambi i passi trasmette l’idea di servizio, che sia pratico o spirituale.
ii. Le persone dovrebbero considerare un privilegio il servizio al Signore in modi così pratici e semplici, piuttosto che vederlo solo come un peso “poco spirituale”. A parte la croce, Gesù mostrò la misura massima dell’amore semplicemente lavando i piedi ai Suoi discepoli (Giovanni 13:1-5).
iii. Sebbene il capitolo non chiami questi uomini diaconi, la maggior parte ritiene che siano stati i primi a ricoprire l’ufficio di diacono come descritto in 1 Timoteo 3:8-13. La parola diacono significa semplicemente “servo” e quegli uomini lo erano di sicuro. Per questo motivo, avrebbero potuto reclamare la stessa promessa che Paolo, in 1 Timoteo 3:13, fa ai diaconi che svolgono fedelmente il proprio servizio: Coloro infatti che hanno svolto bene il servizio si acquistano una buona reputazione e grande franchezza nella fede in Cristo Gesù.
d. Intanto la parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme: Considerando tutto quello che sarebbe potuto andare storto con il tentativo di Satana di attaccare attraverso la divisione, tutti i coinvolti fecero la differenza con il proprio comportamento:
i. Quelli che si erano lamentati, gli ellenisti, fecero la cosa giusta: esposero il proprio problema, invece di lamentarsi e piagnucolare, e si fidarono della soluzione trovata dagli apostoli.
ii. Quelli della controparte, gli ebrei, fecero la cosa giusta: riconobbero il bisogno legittimo degli ellenisti e si fidarono della soluzione trovata dagli apostoli.
iii. I sette uomini eletti fecero la cosa giusta: accettarono la chiamata a un servizio poco glorioso.
iv. Gli apostoli fecero la cosa giusta: risposero alla necessità, senza distrarsi dal loro compito più importante.
e. Intanto la parola di Dio si diffondeva: Poiché la situazione fu gestita con saggezza e sensibilità nei confronti di coloro che avevano subito l’offesa, fu disinnescata una questione potenzialmente divisiva e il Vangelo continuò a diffondersi. Persino un gran numero di sacerdoti mise la propria fede in Gesù.
i. “La chiesa istituì diaconi ripieni di Spirito Santo e ottenne sacerdoti convertiti… I discepoli scelsero diaconi ripieni di Spirito Santo e ottennero martiri ed evangelisti ripieni dello Spirito Santo.” (Pierson)
ii. “Quegli uomini furono scelti per servire alle mense, per fare cose ordinarie; invece, si ritrovarono a fare cose straordinarie, a operare segni e prodigi in mezzo al popolo.” (Pierson)
iii. La strategia di Satana fu un fallimento, perché non riuscì nel suo tentativo di spaccare la chiesa. Fallì però anche la seconda strategia di Satana. Gli apostoli non distolsero la propria attenzione dal ministero che Dio aveva per loro: concentrarsi sulla Parola di Dio e sulla preghiera.
B. Testimonianza e arresto di Stefano.
1. (8-10) La testimonianza di Stefano in favore di Dio.
Or Stefano, ripieno di fede e di potenza, faceva grandi prodigi e segni fra il popolo. E alcuni della sinagoga, detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli di Cilicia e d’Asia si alzarono per disputare con Stefano; ma non potevano resistere alla sapienza e allo spirito col quale egli parlava.
a. Stefano, ripieno di fede e di potenza, faceva grandi prodigi e segni fra il popolo: Dio operava grandi prodigi e segni non solo per mezzo degli apostoli, ma anche di altre persone come Stefano, uno dei servi scelti per assistere le vedove. Dio si servì di Stefano, perché era ripieno di fede e di potenza.
i. Esiste una piccola disputa testuale per stabilire se nel testo originale di Luca fosse riportato che Stefano era ripieno di fede e di potenza o ripieno di grazia e di potenza. Alla fine, il significato è sostanzialmente lo stesso, perché vivere per fede vuol dire camminare nella grazia di Dio.
b. Per disputare con Stefano: Stefano dibatteva con i Giudei della sinagoga dei Liberti e, ripieno della potenza dello Spirito Santo, dimostrò una sapienza maggiore rispetto ai suoi oppositori (non potevano resistere alla sapienza e allo spirito col quale egli parlava).
i. Non c’è alcuna indicazione che Stefano – di per sé – fosse più intelligente, più istruito o più bravo a discutere di quei Giudei, ma dovremmo attribuire il suo vantaggio nel dibattito allo Spirito con cui egli parlava (Nuova Riveduta).
ii. Quelli di Cilicia: “Il riferimento alla Cilicia suggerisce che poteva trattarsi della sinagoga di Paolo prima della sua conversione, dal momento che era originario di Tarso di Cilicia.” (Lovett)
2. (11-14) I Giudei avversari, perso il dibattito, istigano false accuse contro Stefano.
Allora istigarono degli uomini che dicessero: «Noi lo abbiamo udito pronunciare parole di bestemmia contro Mosè e contro Dio». Ed eccitarono il popolo, gli anziani e gli scribi; e, piombatigli addosso, lo trascinarono via e lo condussero davanti al sinedrio. Poi presentarono dei falsi testimoni che dicevano: «Quest’uomo non cessa di proferire parole di bestemmia contro questo santo luogo e contro la legge. Lo abbiamo infatti sentito dire che questo Gesù, il Nazareno, distruggerà questo luogo e muterà i riti che Mosè ci ha dato».
a. Istigarono degli uomini che dicessero: Gli avversari di Stefano, non potendo vincere la battaglia in modo leale, ricorsero alle menzogne e a strategie segrete per plasmare l’opinione pubblica contro Stefano.
i. Ovviamente, Luca non avrebbe mai potuto sapere cosa gli oppositori di Stefano avessero segretamente istigato gli uomini a dire, a meno che tra di loro non ci fosse stato un uomo di nome Saulo di Tarso. Alcuni di loro, infatti, provenivano dalla Cilicia, regione natia di Paolo. Saulo (più tardi conosciuto come l’apostolo Paolo) potrebbe aver riferito a Luca dell’episodio.
b. Eccitarono il popolo: Gli avversari di Stefano non avrebbero potuto fare nulla contro i seguaci di Gesù senza l’appoggio dell’opinione del popolo. Nei casi precedenti, la persecuzione contro gli apostoli era stata limitata, perché l’opinione pubblica era con loro (Atti 2:47, 5:26).
i. L’opinione pubblica è facilmente influenzabile. Le stesse folle che avevano lodato Gesù (Luca 19:35-40) poco dopo invocarono la Sua crocifissione (Luca 23:18-23). Le folle che avevano mostrato amore per gli apostoli (Atti 2:47, 5:26) inveivano ora contro Stefano. Questo è il motivo per cui non dovremmo mai permettere che la visione e il focus della chiesa siano modellati sulla base dell’opinione pubblica, ma che siano influenzati esclusivamente dall’eterna Parola di Dio.
c. Noi lo abbiamo udito pronunciare parole di bestemmia contro Mosè e contro Dio… Quest’uomo non cessa di proferire parole di bestemmia contro questo santo luogo e contro la legge… questo Gesù, il Nazareno, distruggerà questo luogo e muterà i riti: Queste erano le accuse contro Stefano. È significativo che molte delle stesse false accuse fossero state rivolte a Gesù (Matteo 26:59-61). È una buona cosa essere accusati delle stesse cose di cui fu accusato Gesù.
i. Lo accusarono di queste cose, perché Stefano aveva insegnato chiaramente che:
·Gesù era più grande di Mosè (parole di bestemmia contro Mosè).
·Gesù era Dio (parole di bestemmia contro… Dio).
·Gesù era più grande del tempio (parole di bestemmia contro questo santo luogo).
·Gesù era l’adempimento della legge (parole di bestemmia contro… la legge).
·Gesù era più grande dei loro riti e delle loro tradizioni religiose (Gesù, il Nazareno, distruggerà questo luogo e muterà i riti).
ii. Ovviamente, Stefano non aveva mai insegnato nulla contro Mosè e contro Dio, ma era stato distorto il fatto che aveva glorificato Gesù. Stefano non aveva mai pronunciato parole di bestemmia contro questo santo luogo (il tempio), ma non ne aveva fatto nemmeno un idolo a differenza di molti Giudei del tempo. Le parole di Stefano furono travisate e gli furono imputate false accuse.
iii. “Qualunque sia la forma di parole usata da Stefano che ha dato origine all’accusa di aver detto che Gesù avrebbe distrutto il tempio, egli ha certamente colto ed esposto il significato racchiuso nelle parole stesse di Gesù.” (Bruce)
iv. Diversi commentatori implicano o affermano direttamente che il contenuto del messaggio di Stefano – che Gesù sostituisce il tempio e il suo culto localizzato – è una dottrina che gli stessi apostoli devono aver evitato di proclamare. Si tratta di una speculazione ingiustificata. La franchezza dimostrata dagli apostoli è una prova innegabile del fatto che non avevano taciuto alcuna verità per paura che potesse essere troppo controversa o addirittura pericolosa.
3. (15) Il volto di Stefano mentre veniva accusato.
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, avendo fissati gli occhi su di lui, videro il suo volto simile al volto di un angelo.
a. Tutti quelli che sedevano nel sinedrio, avendo fissati gli occhi su di lui: Stefano era sotto processo al più alto tribunale religioso che potesse affrontare; esaminato da uomini onorati, istruiti e potenti. Era stato accusato falsamente e sembrava aver perso il sostegno del popolo.
b. Il suo volto simile al volto di un angelo: Stefano non aveva sul volto uno sguardo mite, tenero e angelico che si vede spesso nei dipinti, né si trattava di uno sguardo di severo giudizio e ira. Al contrario, il suo volto rifletteva la pace e la fiducia perfette di chi conosce e confida nel proprio Dio. Sul suo volto si rifletteva la stessa gloria che ebbe Mosè quando contemplò Dio intimamente.
i. “Viene descritta una persona che è vicina a Dio e riflette parte della Sua gloria come conseguenza del tempo trascorso alla Sua presenza (Esodo 34:29 e ss.).” (Marshall)
c. Il volto di un angelo indica anche che Stefano era in perfetta pace. Il suo viso non era segnato dalla paura o dal terrore, perché sapeva che la sua vita era nelle mani di Dio e che Gesù non avrebbe mai abbandonato il Suo popolo.
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