Matteo 8 – Guarigioni, Insegnamenti e Miracoli
A. Gesù purifica un lebbroso.
1. (1-2) Il lebbroso presenta la propria richiesta a Gesù.
Ora, quando egli fu sceso dal monte, grandi folle lo seguirono. Ed ecco, un lebbroso venne e l’adorò, dicendo: «Signore, se vuoi, tu puoi mondarmi».
a. Quando egli fu sceso dal monte, grandi folle lo seguirono: I miracoli di Gesù attiravano molta attenzione, e così il Suo ministero di insegnamento. Matteo lo dimostra menzionando le grandi folle che Lo seguirono dopo che Egli fu sceso dal Monte delle Beatitudini.
i. Mettendo a confronto gli eventi di questo capitolo con il resoconto di Marco o di Luca, notiamo un ordine e una cronologia diversi. Carson, insieme ad altri, sostiene che qui Matteo ha organizzato il proprio materiale per argomenti e temi, non in ordine cronologico. “Matteo non si propone di seguire nulla se non un’organizzazione per argomenti, adottando il più delle volte indicatori ‘temporali’ molto vaghi.” (Carson)
ii. Ricordiamo un versetto di importanza fondamentale per il Vangelo di Matteo: E Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando l’evangelo del regno, e sanando ogni malattia e ogni infermità fra il popolo (Matteo 4:23). Matteo ha poi continuato a parlarci del ministero d’insegnamento di Gesù (Matteo 5-7); ora ci dice di più sul ministero di guarigione di Gesù e di come le Sue opere abbiano dato conferma alle Sue parole.
b. Ed ecco, un lebbroso venne e l’adorò: Nel mondo antico la lebbra era una malattia terribile e devastante – come lo è tuttora in alcune zone del mondo. I lebbrosi antichi non avevano alcuna speranza di miglioramento; perciò, questo lebbroso venne a Gesù con un grande senso di bisogno e disperazione.
i. “La lebbra si manifesta inizialmente con la perdita totale della sensibilità in alcune parti del corpo; vengono colpiti i tronchi nervosi; si atrofizzano i muscoli; i tendini si contraggono finché le mani non si anchilosano. Dopodiché, insorgono le ulcere nelle mani e nei piedi. In seguito, sopraggiunge la perdita progressiva delle dita, fino ad arrivare alla caduta di tutta una mano o di un piede. Il decorso di quel tipo di lebbra si estende dai venti ai trent’anni. Si tratta di una morte terribile e progressiva che uccide un uomo centimetro dopo centimetro.” (Barclay)
ii. Secondo la legge e le usanze giudaiche, bisognava tenersi a una distanza di 6 piedi (circa 2 metri) da un lebbroso. Se il vento soffiava da un lebbroso nella direzione di una persona sana, la distanza saliva a 150 piedi (circa 45 metri). L’unica cosa più contaminante del contatto con un lebbroso era il contatto con un cadavere.
iii. Nel Medioevo, se un uomo si ammalava di lebbra, il sacerdote indossava la sua stola e prendeva il suo crocifisso, portava l’uomo in chiesa e gli leggeva il rituale funebre. L’uomo veniva considerato già morto a tutti gli effetti.” (Barclay)
iv. Per tutte queste ragioni, il morbo della lebbra è un modello del peccato e delle sue conseguenze. È una malattia contagiosa e debilitante che consuma la propria vittima e la rende praticamente già morta pur essendo ancora in vita; ne seguì che, quasi universalmente, la società e i religiosi disprezzavano i lebbrosi. In particolar modo, i rabbini disprezzavano i lebbrosi, considerandoli i destinatari del giudizio speciale di Dio e quindi immeritevoli di qualsiasi pietà o misericordia.
v. Al tempo di Gesù, a volte i rabbini si vantavano di quanto trattassero male i lebbrosi. Qualcuno si vantava di essersi rifiutato persino di comprare un uovo per strada alla vista di un lebbroso; un altro si compiaceva del fatto che, ogni volta che ne vedeva uno, lo prendeva a sassate.
vi. Malgrado tutto, il lebbroso andò da Gesù tutto solo e nonostante i molti scoraggiamenti.
·Conosceva la gravità del suo problema.
·Sapeva che gli altri ormai lo davano per spacciato.
·Non aveva nessuno che avrebbe voluto o potuto portarlo da Gesù.
·Non esistevano precedenti di guarigioni di lebbrosi per mano di Gesù che gli dessero speranza.
·Non aveva alcuna garanzia che Gesù l’avrebbe guarito.
·Non ricevette nessun invito da Gesù o dai discepoli.
·Deve aver provato vergogna e solitudine in mezzo alla folla.
c. Un lebbroso venne e l’adorò: Malgrado la sua condizione disperata, l’uomo non solo supplicò Gesù, ma l’adorò.
i. “Il verbo in greco è proskenein, una parola che non viene mai utilizzata se non per indicare l’adorazione degli dèi; descrive sempre il sentimento e l’azione di un uomo che si trova alla presenza del divino.” (Barclay)
ii. In che modo il lebbroso adorò Gesù?
·Adorò Gesù andando a Lui, onorandolo come Colui che poteva venire incontro al suo bisogno, un bisogno altrimenti impossibile da soddisfare.
·Adorò Gesù con la sua postura, probabilmente prostrandosi o inginocchiandosi al cospetto di Gesù.
·Adorò Gesù con la parola “Signore”, onorandolo come Padrone e Dio.
·Adorò Gesù con la sua umiltà, non pretendendo ma lasciando l’esaudimento della richiesta alla volontà di Gesù.
·Adorò Gesù con il rispetto che aveva della Sua potenza, affermando che tutto ciò che serviva era la volontà di Gesù, e sarebbe stato guarito.
·Adorò Gesù avendo la certezza che Egli poteva fare di più che ristabilire la sua salute; Gesù poteva mondarlo.
iii. “Il lebbroso rese a Cristo un omaggio divino; e, se Gesù fosse stato solamente un brav’uomo e niente più, avrebbe rifiutato tale adorazione con santa indignazione.” (Spurgeon)
iv. “Coloro che chiamano Gesù ‘Signore’, ma non Lo adorano, sono più malati di quel lebbroso.” (Spurgeon)
d. Signore, se vuoi: Il lebbroso non aveva alcun dubbio sulla capacità di Gesù di guarirlo. La sua unica domanda a Gesù fu: “Se vuoi”.
i. Credeva nella potenza di Gesù. Quando un capo dell’esercito di Siria di nome Naaman fu colpito dalla lebbra, si recò da Jehoram, re d’Israele, perché udì che in Israele c’era un profeta che Dio usava per compiere miracoli. Quando Naaman giunse da lui, Jehoram sapeva di non avere il potere di aiutarlo e disse: “Sono io DIO, col potere di far morire e vivere, che costui mi manda un uomo perché lo guarisca dalla sua lebbra?” (2 Re 5:7). La lebbra era un caso così disperato nel mondo antico che la guarigione di un lebbroso era paragonata alla resurrezione di un morto; eppure, questo lebbroso sapeva che tutto ciò che Gesù necessitava era volerlo.
ii. Nonostante tutto, il lebbroso era sicuro che Gesù era disposto a usare il proprio potere per il beneficio del lebbroso. “Gli uomini credono più facilmente nella potenza miracolosa che nell’amore miracoloso.” (Bruce)
e. Signore, se vuoi, tu puoi mondarmi: Il lebbroso cercava più che la sola guarigione. Voleva essere purificato; non solo dalla lebbra, ma anche dagli effetti terribili che questa aveva provocato nella sua vita e nella sua anima.
i. Per di più, questa è la prima volta nel vangelo che Gesù viene chiamato Signore. Si tratta di un titolo particolarmente significativo, se si considera che il termine Signore veniva usato per tradurre la parola ebraica Yahweh. Matteo indirizzò il proprio vangelo a persone che avevano familiarità con il contesto ebraico di quella parola.
2. (3) Gesù tocca il lebbroso, che viene purificato.
Gesù, distesa la mano, lo toccò dicendo: «Sì, io lo voglio, sii mondato». E in quell’istante egli fu guarito dalla sua lebbra.
a. Gesù, distesa la mano, lo toccò: Fu un tocco coraggioso e compassionevole da parte di Gesù. È probabile che il lebbroso si tenesse a distanza da Gesù, il quale però, distesa la mano, lo toccò. Entrare in contatto con un lebbroso era contrario alle leggi cerimoniali, un gesto che diede al tocco ancora più significato agli occhi dell’uomo malato. Naturalmente, non appena Gesù lo toccò, l’uomo non fu più un lebbroso!
i. Lo toccò: Gesù non aveva bisogno di toccare il lebbroso per guarirlo. Avrebbe potuto guarirlo con una parola o persino con un pensiero. Eppure, guarì il lebbroso con un tocco, perché era quello di cui il lebbroso aveva bisogno.
ii. Gesù cambiava spesso i metodi di guarigione, scegliendo solitamente la maniera che avrebbe avuto maggiore impatto sull’infermo.
iii. Marco 1:41 dice che, quando Gesù lo guardò, fu mosso a pietà. Era passato parecchio tempo dall’ultima volta in cui il lebbroso vide un volto di compassione.
b. Sì, io lo voglio: La rassicurazione di Gesù quando disse: “Sì, io lo voglio” fu semplicemente la risposta alla domanda dell’uomo e ci fornisce un punto di partenza per tutte le volte che ci domandiamo se Gesù sia disposto a guarire. Dovremmo dare sempre per scontato che Gesù vuole guarire, a meno che non ci mostri il contrario.
i. Come possiamo sapere che Gesù è disposto a guarirci? Avendo la certezza che Egli è disposto, ma rimanendo in ascolto nel caso ci dica il contrario. Questo è ciò che accadde all’Apostolo Paolo in 2 Corinzi 12:7-10; sembra che Paolo avesse dato per scontato che Gesù avrebbe rimosso la sua spina nella carne, finché non ricevette la risposta che ciò non sarebbe avvenuto.
c. E in quell’istante egli fu guarito dalla sua lebbra: La vita precedente del lebbroso fu cambiata per sempre. Non solo fu guarito, ma fu mondato come richiesto. Poco prima Gesù aveva detto: Chiedete e vi sarà dato (Matteo 7:7). Certamente ciò fu vero per l’ex lebbroso ora mondato.
i. Si tratta della prima guarigione individuale descritta da Matteo. In precedenza, ci è stato illustrato il ministero di guarigione di Gesù in maniera generale (Matteo 4:23-24), ma ora applicato a un caso specifico.
3. (4) Gesù ordina all’uomo guarito di testimoniare della propria guarigione solo ai sacerdoti.
Allora Gesù gli disse: «Guardati dal dirlo ad alcuno; ma va’, mostrati al sacerdote, e presenta l’offerta prescritta da Mosè, affinché questo serva loro di testimonianza».
a. Guardati dal dirlo ad alcuno: Gesù ordinava spesso alle persone di mantenere il silenzio sulla loro guarigione o su un’opera miracolosa che Egli aveva compiuto per loro. Lo faceva perché voleva tenere a bada l’entusiasmo delle folle fino al momento giusto, in cui si sarebbe rivelato ufficialmente a Israele, in una data esatta come profetizzato in Daniele 9.
i. Inoltre, i miracoli di Gesù non erano intesi principalmente a renderlo famoso o a farne una celebrità (sebbene rendessero certamente testimonianza al Suo ministero). Anzi, Gesù guariva per andare incontro ai bisogni di individui specifici e per dimostrare la chiara potenza del Messia nel contesto dell’amore e della premura per i bisogni personali della gente umile.
ii. Pertanto, Gesù faceva attenzione a come le moltitudini Lo vedevano e al perché Lo seguivano. “Questo tema della segretezza… è meglio inteso come espressione del pericolo reale in cui Gesù sarebbe potuto incorrere, cioè il raggiungimento di una popolarità indesiderata semplicemente come taumaturgo o, peggio ancora, un liberatore nazionalista, e quindi alimentare un serio fraintendimento della vera natura della Sua missione.” (France)
iii. Marco ci rivela che il lebbroso non ubbidì a Gesù, ma, andandosene, cominciò a proclamare e a divulgare grandemente il fatto (Marco 1:44-45).
b. Mostrati al sacerdote: Gesù ordinò all’uomo di fornire una testimonianza ai sacerdoti – e che testimonianza! La Legge Mosaica prescriveva che venissero fatti dei sacrifici specifici in occasione della guarigione di un lebbroso e, quando la persona lo comunicava ai sacerdoti, senza dubbio dovevano eseguire dei cerimoniali che venivano fatti raramente (o addirittura mai) (Levitico 14).
i. Presentarsi al sacerdote avrebbe riammesso l’ex lebbroso nella società. Gesù desiderava che la guarigione della malattia dell’uomo recasse ogni beneficio possibile.
ii. “L’offerta consisteva di due uccelli vivi e puri, del legno di cedro, dello scarlatto e dell’issopo, Levitico 14:4, che dovevano essere presentati per la sua purificazione; una volta puro, due agnelli senza difetto, un’agnella di un anno senza difetto, tre decimi di efa di fior di farina, mescolata con olio, come un’offerta di cibo, e un log d’olio, Levitico 14:10; nel caso in cui la persona fosse stata povera, allora avrebbe dovuto portare un solo agnello, un decimo di efa di fior di farina, un log di olio, e due tortore o due giovani piccioni, Levitico 14:21-22.” (Clarke)
B. Gesù guarisce il servo di un centurione.
1. (5-6) Gesù viene avvicinato da un centurione romano.
Quando Gesù fu entrato in Capernaum, un centurione venne a lui pregandolo, e dicendo: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre grandemente».
a. Quando Gesù fu entrato in Capernaum: Matteo 4:13 ci dice che Gesù viveva qui; venne ad abitare a Capernaum.
b. Un centurione venne a lui: Il centurione era ovviamente un gentile, dato che un centurione era un ufficiale dell’esercito romano.Sebbene quasi ogni giudeo sotto dominazione romana avesse una ragione per odiare questo centurione, egli si recò da un insegnante ebreo per ricevere aiuto.È significativo che non si presentò a Gesù per una ragione egoistica, ma per conto di un suo servo.
i. Ogni volta che il Nuovo Testamento menziona un centurione (ce ne sono almeno sette), li presenta come uomini d’onore e di animo buono.
ii. Questo centurione mostrava un’attitudine insolita nei confronti del proprio schiavo. Secondo la legge romana, un padrone aveva il diritto di uccidere uno dei propri schiavi e ci si aspettava che lo facesse se lo schiavo si fosse ammalato o infortunato al punto da diventare inabile al lavoro.
c. Pregandolo: Ciò dimostra che non si trattava di una richiesta casuale da parte del centurione. Matteo lo descrive mentre pregava Gesù per conto del suo servo.
i. “Cerca una cura, ma non dice al Signore come o dove attuarla; anzi, non formula alcuna richiesta, ma perora la causa e lascia che sia il dolore a parlare.” (Spurgeon)
2. (7-9) La comprensione del centurione dell’autorità spirituale di Gesù.
E Gesù gli disse: «Io verrò e lo guarirò». Il centurione, rispondendo, disse: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; ma di’ soltanto una parola, e il mio servo sarà guarito. Perché io sono un uomo sotto l’autorità di altri e ho sotto di me dei soldati; e se dico all’uno: “Va’”, egli va; e se dico all’altro: “Vieni”, egli viene; e se dico al mio servo: “Fa’ questo”, egli lo fa».
a. Io verrò e lo guarirò: Gesù non avrebbe esitato a recarsi a casa del centurione, e un po’ vorremmo che il centurione gliel’avesse permesso. Secondo l’usanza ebraica, a un giudeo era assolutamente proibito entrare in casa di un gentile; ciononostante, non era contro la legge di Dio.
i. Sappiamo dalle sue parole che il centurione percepiva questa tensione: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto”; quasi la totalità dei giudei credeva che l’abitazione di un gentile non fosse degna di loro e il centurione immaginava che anche un grande rabbino e insegnante come Gesù la considerasse tale.
ii. Il centurione dimostrò inoltre grande sensibilità nei riguardi di Gesù, avendo voluto risparmiargli una situazione imbarazzante – se entrare o meno nella casa di un gentile – così come il tempo e la seccatura del viaggio. Non conosceva Gesù abbastanza bene da sapere che l’imbarazzo sarebbe stato l’ultimo dei Suoi problemi; eppure, il suo riguardo nei confronti di Gesù in una tale situazione fu rimarchevole. Nella sua premura sia per il suo servo che per Gesù, questo centurione era una persona incentrata sugli altri.
b. Ma di’ soltanto una parola, e il mio servo sarà guarito: Il centurione capiva perfettamente che la potenza guaritrice di Gesù non era un qualche tipo di trucco di magia che necessitava della presenza del prestigiatore. Sapeva invece che Gesù aveva vera autorità e poteva ordinare che le cose accadessero e si compissero al di fuori della Sua immediata presenza.
i. Il centurione mostrò grande fede nella parola di Gesù.Sapeva che poteva guarire tanto facilmente con la Sua parola quanto con il Suo tocco.
ii. “Ciò significa che le parole del centurione indicavano una comprensione del sistema militare romano… Un soldato di fanteria che disobbediva non si opponeva soltanto a un centurione ma all’imperatore, a Roma stessa, con tutta la sua maestà e la sua potenza imperiali.” (Carson)
c. Perché io sono un uomo sotto l’autorità di altri e ho sotto di me dei soldati: Il centurione era altresì consapevole della catena di comando militare e che gli ordini di qualcuno in autorità venivano eseguiti senza fare domande. Vide che Gesù aveva almeno questa autorità.
i. “Come l’autorità dei Cesari fluiva attraverso la sua vita arresa, così l’autorità di Dio sulle malattie, i demoni e tutto il resto scorreva attraverso quella di Cristo.” (Meyer)
3. (10-13) Gesù elogia la fede del centurione e guarisce il suo servo.
E Gesù, avendo udite queste cose, si meravigliò, e disse a coloro che lo seguivano: «In verità vi dico, che neppure in Israele ho trovata una così grande fede. Or io vi dico, che molti verranno da levante e da ponente e sederanno a tavola con Abrahamo, con Isacco e con Giacobbe, nel regno dei cieli. Ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’ e ti sia fatto come hai creduto!». E il suo servo fu guarito in quell’istante.
a. Gesù, avendo udite queste cose, si meravigliò: La comprensione che l’uomo aveva dell’autorità spirituale di Gesù meravigliò il Maestro. La sua semplice fiducia nella capacità della sola parola di Gesù di guarire mostrò una fede scevra da qualsiasi tipo di dipendenza superstiziosa da cose puramente esteriori. Si trattava veramente di una grande fede, meritevole di lode.
b. In verità vi dico, che neppure in Israele ho trovata una così grande fede: Gesù vide la fede di questo centurione gentile – un simbolo vivente dell’oppressione sui giudei – e la considerò maggiore di tutta la fede che aveva visto nel popolo d’Israele.
i. Dal punto di vista politico Israele non esisteva; rimase solo un popolo dell’alleanza che discendeva da Abrahamo, Isacco e Giacobbe.Eppure, Gesù lo chiamò comunque Israele.
c. Molti verranno da levante e da ponente e sederanno a tavola con Abrahamo: Il fatto che una fede così grande si trovava in un gentile portò Gesù ad annunciare che anche i gentili avrebbero fatto parte del regno dei cieli. Sederanno persino a tavola con Abrahamo, con Isacco e con Giacobbe!
i. Era un’idea radicale per molti giudei del tempo di Gesù; davano per scontato che a questo grande Banchetto Messianico non avrebbero partecipato i gentili, ma solo i giudei. Gesù corresse entrambe le idee errate.
ii. Le poche parole di Gesù ci dicono qualcosina su com’è il cielo.
·È un luogo di riposo; ci sederemo in cielo.
·È un luogo dove potremo sederci in buona compagnia; in cielo godremo dell’amicizia di Abrahamo, Isacco e Giacobbe.
·È un luogo dove ci sono molte persone; Gesù ha detto che molti verranno in cielo.
·È un luogo dove ci sono persone da ogni parte della terra; verranno in cielo da levante e da ponente.
·È un luogo certo; Gesù ha detto che molti verranno e, se Gesù dice che accadrà, allora accadrà.
iii. “Ma voi udrete di nuovo quelle voci amate; udrete quelle dolci voci ancora una volta, saprete che coloro che avete amato sono stati amati da Dio. Non sarebbe il cielo un cielo desolato da abitare per noi, in cui non riconosciamo nessuno e nessuno ci riconosce? Non vorrei andare in un cielo come quello. Credo che il cielo sarà una comunione di santi, dove ognuno conoscerà l’altro.” (Spurgeon)
d. Ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori: Allo stesso modo, Gesù ricordò ai Suoi ascoltatori giudei che, proprio come l’identità razziale dei gentili non determinava l’esclusione automatica dal regno, così la loro identità razziale non ne garantiva l’appartenenza. Pur essendo figli del regno, i giudei sarebbero potuti finire all’inferno.
i. “Difficilmente poteva esserci una dichiarazione più radicale riguardo al cambiamento del piano di salvezza di Dio inaugurato dalla missione di Gesù.” (France)
ii. Trapp scrive sulle tenebre di fuori: “Nelle tenebre oltre le tenebre; in una cella sotterranea al di là e al di sotto della prigione.”
iii. “Gli articoli determinativi associati a ‘pianto’ e ‘stridor’ (cfr. il greco) enfatizzano l’orrore della scena: il pianto e lo stridor… il pianto parla di sofferenza e lo stridor di denti di disperazione.” (Carson)
iv. “Che cosa stanno facendo i perduti? Stanno ‘piangendo e stridendo i propri denti’. Stai stridendo i tuoi denti in questo momento? Non lo faresti, a meno che non fossi nel dolore e nell’agonia. Beh, all’inferno ci sarà sempre lo stridor di denti.” (Spurgeon)
v. Vediamo che Gesù non aveva paura di parlare dell’inferno, anzi ne ha parlato molto di più di chiunque altro nella Bibbia. “Ci sono dei ministri che non dicono mai nulla riguardo all’inferno. Una volta ho sentito un ministro dire alla propria congregazione: ‘Se non amate il Signore Gesù Cristo, sarete mandati in quel luogo che non è carino menzionare’. Se non fosse stato in grado di usare parole semplici, ne sono certo, non avrebbe dovuto aver il permesso di predicare di nuovo.” (Spurgeon)
C. Altre persone sofferenti vengono guarite.
1. (14-15) Gesù guarisce la suocera di Pietro.
Poi Gesù, entrato nella casa di Pietro, vide che la suocera di lui era a letto con la febbre. Ed egli le toccò la mano e la febbre la lasciò; ed ella si alzò e prese a servirli.
a. Vide che la suocera di lui era a letto: Questa è la prova chiara che Pietro era sposato. La Chiesa Cattolica Romana insegna che tutti i sacerdoti devono rimanere celibi e non sposarsi, ma l’uomo che chiamano il primo e il più grande Papa era, senza ombra di dubbio, sposato.
i. “Sant’Ambrogio dice che tutti gli apostoli erano uomini sposati, eccetto Giovanni e Paolo. E quegli ipocriti di “sua Santità” che non vogliono sentir parlare di matrimonio per i sacerdoti, ma ritengono di gran lunga migliore che questi abbiano e si tengano a casa numerose prostitute piuttosto che una sola moglie. (Trapp)
ii. “Imparate dunque, dice Teofilatto, che il matrimonio non è un impedimento alla virtù, considerato che il capo degli apostoli aveva la propria moglie. Il matrimonio è una delle prime istituzioni Divine ed è un comandamento positivo di Dio.” (Clarke)
iii. “Questa suocera era una donna particolarmente buona, essendole stato concesso di vivere con suo genero, il quale era ansioso di riaverla di nuovo in salute.” (Spurgeon)
b. Egli le toccò la mano e la febbre la lasciò: Gesù guarì la donna con un tocco delicato della Sua mano. Sebbene la sua malattia fosse molto meno grave di quella del lebbroso, Gesù si prese comunque cura di lei. A Gesù importano anche i problemi minori.
i. “Il miracolo qui non era nella cura di una malattia incurabile, ma nel modo in cui la cura è stata somministrata, con un tocco della Sua mano.” (Poole)
c. Ed ella si alzò e prese a servirli: La suocera di Pietro mostrò una risposta consona a coloro che vengono toccati dalla potenza di Gesù – cominciò subito a servire. Servire Gesù è una prova meravigliosa dell’avvenuta guarigione spirituale.
i. “Con il volto raggiante di gratitudine mise i piatti sul tavolo e portò l’acqua con cui i suoi ospiti si sarebbero potuti lavare i piedi. Nel momento in cui il Signore Gesù Cristo salva un’anima, Egli le dà la forza per svolgere il servizio assegnatole.” (Spurgeon)
2. (16-17) Gesù, in adempimento delle profezie, libera molti dall’infermità e dalla possessione demoniaca.
Ora, fattosi sera, gli furono presentati molti indemoniati; ed egli, con la parola, scacciò gli spiriti e guarì tutti i malati, affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta Isaia, quando disse:
«Egli ha preso le nostre infermità
E ha portato le nostre malattie».
a. Gli furono presentati molti: L’attenzione di Gesù per il singolo individuo è visibile nel modo in cui Egli interagiva con ogni persona individualmente, e non meccanicamente come in una fredda “catena di montaggio”.
i. Molti indemoniati: “Il dr. Lightfoot fornisce due ragioni convincenti per cui la Giudea, ai giorni del Signore, abbondava di posseduti. Primo, perché a quel tempo si trovavano all’apice dell’empietà. Notate ciò che Flavio Giuseppe, il loro storico, dice di loro: Non c’era (disse lui) una nazione sotto il cielo più malvagia di loro. Secondo, perché a quel tempo erano fortemente dediti alla magia e quindi, per così dire, invitavano gli spiriti maligni a familiarizzare con loro.” (Clarke)
b. Affinché si adempisse ciò che fu detto dal profeta Isaia: Matteo lo considerava correttamente un adempimento parziale della profezia di Isaia in Isaia 53, che fa riferimento, in primo luogo, alla guarigione spirituale, ma include certamente anche quella fisica. Con questo Matteo ha mostrato Gesù quale vero Messia, che libera le persone dalla schiavitù del peccato e dagli effetti di un mondo corrotto.
c. Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie: Il provvedimento per la nostra guarigione (sia fisica che spirituale) è stato fornito dalle sofferenze (le lividure) di Gesù. La dimensione fisica della nostra guarigione si realizza parzialmente ora, ma definitivamente solo nella resurrezione.
i. L’opera di guarigione del nostro Salvatore ha avuto un costo per Gesù; non aveva una borsa magica ripiena di potenza guaritrice da cui attingere e da elargire ai bisognosi. Quel costo è stato la Sua stessa agonia. “La Sua parola e il Suo tocco portavano liberazione immediata agli uomini perché, in un grande mistero di grazia, Egli ha sofferto affinché potesse salvare.” (Morgan)
ii. “Il profeta parla di infermità spirituali, l’evangelista applica le sue parole a quelle corporali. E non in modo improprio; poiché le infermità fisiche sono proprio gli effetti di quelle spirituali.” (Trapp)
d. Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie: Questa sezione del Vangelo di Matteo descrive la guarigione di quattro persone diverse, ognuna avvenuta in modo differente dall’altra.
i. Furono guarite diverse persone.
·Un giudeo senza alcun privilegio sociale o religioso.
·Un ufficiale gentile dell’esercito che occupava e opprimeva Israele.
·Una donna imparentata a uno dei devoti seguaci di Gesù.
·Moltitudini senza nome.
ii. Ognuno presentò la propria richiesta in modo diverso.
·Una richiesta direttamente dal sofferente, fatta nella sua stessa fede.
·Una richiesta di un uomo per un altro, fatta in fede per conto di un uomo sofferente.
·Non c’è richiesta, perché fu Gesù a recarsi dal sofferente; perciò, non ci sono prove della fede da parte del guarito.
·Dei sofferenti con diversi tipi di fede venivano portati a Gesù.
iii. Gesù usò metodi differenti per guarire.
·Gesù usò un tocco che era proibito.
·Gesù usò una parola proferita da lontano.
·Gesù usò un tocco delicato.
·Gesù usò diversi metodi di cui non siamo a conoscenza.
iv. Da tutto ciò comprendiamo che la guarigione fisica è un’area in cui Dio mostra in particolar modo la Sua sovranità e fa le cose così come vuole, non necessariamente nel modo in cui l’uomo si aspetta.
D. Gesù insegna sul discepolato.
1. (18-20) Gesù parla a un seguace eccessivamente entusiasta riguardo alla necessità di riconoscere il costo del seguire Gesù.
Ora Gesù, vedendo intorno a sé grandi folle, comandò che si passasse all’altra riva. Allora uno scriba, accostatosi, gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai». E Gesù gli disse: «Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha neppure dove posare il capo».
a. Gesù, vedendo intorno a sé grandi folle, comandò che si passasse all’altra riva: Gesù, pur crescendo in popolarità, non seguiva le folle né tantomeno cercava di renderle più grandi. In un certo modo, sembrava evitare intorno a sé grandi folle.
b. Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai: Considerati i miracoli associati con il ministero di Gesù, seguirlo probabilmente sembrava più entusiasmante di quanto non lo fosse realmente. Forse Gesù ricevette molte offerte spontanee come questa.
i. “Mi chiedo se quest’uomo abbia pensato: ‘Beh, insomma, sono uno scriba. Se mi unisco a quella compagnia, sarò sicuramente un leader. Vedo che sono perlopiù solo dei pescatori; se mi aggiungo a loro, sarò certamente un grande acquisto per la loro piccola combriccola. Senza dubbio mi faranno segretario’. Magari pensava di poter ricavare qualcosa da una posizione come quella; o almeno così credeva.” (Spurgeon)
c. Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha neppure dove posare il capo: Gesù non disse all’uomo: “No, non puoi seguirmi”. Ma gli disse la verità, senza presentargli una versione abbellita di ciò che significava seguirlo. Questo è il contrario delle tecniche usate da molti evangelisti di oggi, ma Gesù voleva che quell’uomo sapesse che cosa significava realmente.
i. “Nel contesto immediato del ministero di Gesù, il modo di dire non significa che Gesù era senza soldi ma solo senza dimora; a causa della natura della sua missione Egli si muoveva costantemente da un posto all’altro, e lo stesso avrebbero fatto i Suoi seguaci.” (Carson)
ii. “Molte case, come quella di Pietro, Lo accoglievano, ma non ne aveva di proprie.” (France)
iii. La ragione per cui quest’uomo si allontanò da Gesù era perché Gesù viveva una vita molto semplice per fede, confidava nel Padre Suo per ogni necessità e non faceva riserva di risorse materiali. Questo è proprio il dettaglio che renderebbe Gesù più interessante per un uomo veramente spirituale. “Ecco un uomo che vive totalmente per fede e si accontenta di poche cose materiali; dovrei seguirlo e imparare da Lui”.
d. Il Figlio dell’uomo: L’espressione “Figlio dell’uomo” viene usata 81 volte nei vangeli; ogni volta si tratta di qualcosa che Gesù dice di sé stesso o delle parole di qualcuno che cita Gesù. È un’espressione importante che Egli usò per descrivere sé stesso. La usò come un titolo che rifletteva sia la gloria (Daniele 7:13-14) che l’umiltà (Salmo 8:4) del Messia.
i. In particolar modo, la sua connessione con il passo di Daniele significa che si tratta di un’immagine di potenza e gloria, senza però l’associazione indesiderata di altri titoli. Avendolo attribuito spesso a sé stesso, è come se Gesù avesse detto ai Suoi ascoltatori: “Sono il Messia della potenza e della gloria, ma non quello che vi aspettavate”.
2. (21-22) Gesù parla a un seguace titubante riguardo all’importanza assoluta di seguirlo.
Poi un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli disse: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».
a. Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre: In realtà, quest’uomo non chiese il permesso di scavare una fossa per il suo defunto padre. Voleva rimanere nella casa di suo padre e prendersi cura di lui fino alla morte del padre. Si trattava naturalmente di un periodo indefinito, che si sarebbe protratto sempre più nel tempo.
i. Quest’uomo, pur essendo un altro dei suoi discepoli, non seguiva Gesù come avrebbe dovuto, né come facevano i dodici discepoli. Ciò dimostra che nel Vangelo di Matteo il termine discepoli ha un’accezione alquanto vaga, che va analizzata nel suo contesto.
ii. L’uomo voleva seguire Gesù, ma non era ancora il momento. Sapeva che era una cosa buona e che avrebbe dovuto farlo, ma sentiva che c’era una buona ragione per non farlo subito. “Se lo scriba prometteva con troppa fretta, questo ‘discepolo’ agiva con troppa lentezza.” (Carson)
b. Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti: Gesù esortò l’uomo a seguirlo in quell’istante, affermando chiaramente il principio che gli obblighi familiari – o qualsiasi altro obbligo – non devono venire prima del seguire Gesù. Gesù deve venire prima di tutto il resto.
i. Gesù non temeva di scoraggiare potenziali discepoli. A differenza di molti evangelisti moderni, Egli era più interessato alla qualità che alla quantità. “Niente ha causato maggior danno al cristianesimo della pratica di riempire i ranghi dell’esercito di Cristo con ogni volontario che sia disposto a fare una piccola confessione e a parlare disinvoltamente di esperienza.” (Ryle, citato in Carson)
ii. Inoltre, Gesù voleva semplicemente essere onesto. Questo è ciò che significava seguirlo e voleva che le persone ne fossero consapevoli fin dall’inizio.
iii. “Gran parte delle preoccupazioni della politica, delle tattiche di partito, delle riunioni di comitato, delle riforme sociali, dei divertimenti innocenti e così via, può essere descritta molto bene come seppellimento dei morti. Molto di questo è un lavoro decisamente necessario, appropriato ed encomiabile; ma comunque è solo una forma di attività che può essere svolta bene tanto da uomini non rigenerati quanto da discepoli di Gesù. Che lo facciano pure; ma, se siamo chiamati a predicare il Vangelo, doniamoci interamente alla nostra sacra chiamata.” (Spurgeon)
E. Gesù mostra la Sua potenza sul vento e sulle onde.
1. (23-25) Una tempesta si abbatte sul Mare di Galilea.
Ed essendo egli salito nella barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco sollevarsi in mare una tempesta così violenta, che la barca era coperta dalle onde. Or egli dormiva. E i suoi discepoli, accostatisi, lo svegliarono dicendo: «Signore, salvaci, noi periamo!».
a. Ed essendo egli salito nella barca: Il villaggio di Capernaum sorgeva proprio in prossimità della riva del Mare di Galilea. Gesù, come molti galilei, aveva familiarità con le barche e la vita nei pressi di questo lago alquanto grande.
b. Ed ecco sollevarsi in mare una tempesta così violenta: Il Mare di Galilea è ben conosciuto per le sue tempeste improvvise e violente. La gravità della tempesta si nota dal fatto che i discepoli (molti dei quali avevano esperienza come pescatori su questo lago) erano terrorizzati e gridavano: “Signore, salvaci, noi periamo!”
i. Bruce circa la barca era coperta dalle onde: “Era coperta, nascosta, le onde si sollevavano alte sulla barca, si infrangevano su di essa, riempiendola man mano d’acqua”.
c. Or egli dormiva: Nonostante i discepoli fossero disperati, Gesù dormiva. Dev’esser sembrato loro strano che potesse dormire nel bel mezzo di una tempesta così violenta.
i. Bruce dice che la grammatica della frase “Or egli dormiva” comunica un “contrasto marcato”; la tempesta infuriava, i discepoli erano presi dal panico, ma egli dormiva.
ii. Siamo colpiti dal fatto che Egli avesse bisogno di dormire, mostrando così la Sua vera umanità. Si stancava e a volte necessitava di dormire non appena ne aveva la possibilità, persino nei luoghi più impensabili. “Era il sonno di un uomo logorato da una vita intensa, che esercitava una tensione costante sul corpo e sulla mente.” (Bruce)
iii. Siamo colpiti dal fatto che Egli fosse in grado di dormire. La Sua mente e il Suo cuore avevano tanta pace, avendo fiducia nell’amore e nella cura del Suo Padre celeste, da permettergli di dormire nella tempesta.
2. (26-27) Gesù mostra la propria autorità sul creato.
Ma egli disse loro: «Perché avete paura, uomini di poca fede?». E, alzatosi, sgridò i venti e il mare, e si fece gran bonaccia. Allora gli uomini si meravigliarono, e dicevano: «Chi è costui, al quale anche il mare e i venti ubbidiscono?».
a. Perché avete paura, uomini di poca fede? Gesù sgridò la loro paura e incredulità, non la loro richiesta né perché l’avevano svegliato. Non dobbiamo pensare che Gesù fosse di cattivo umore per essere stato svegliato. Era turbato dalla loro paura, perché la paura e l’incredulità camminano di pari passo. Quando confidiamo in Dio come dovremmo, rimane poco spazio per la paura.
i. “Parlò prima agli uomini, perché erano i più ardui con cui avere a che fare; il vento e il mare potevano essere sgridati dopo.” (Spurgeon)
ii. “Egli non li rimprovera per averlo disturbato con le loro preghiere, ma per aver disturbato sé stessi con le loro paure.” (Henry, citato in Carson)
iii. A dire il vero, avevano molte ragioni per avere fede, una grande fede.
·Avevano appena visto Gesù compiere dei miracoli importanti, che mostravano grande potenza e autorità.
·Avevano visto un esempio di grande fede nel centurione, che era certo che Gesù avrebbe guarito il suo servo.
·Avevano Gesù con loro nella barca. E videro Gesù dormire; la Sua pace avrebbe dovuto dar loro pace.
b. E, alzatosi, sgridò i venti e il mare: Gesù non calmò semplicemente il vento e il mare; Egli sgridò i venti e il mare. Questo avvenimento, insieme alla grande paura dei discepoli e ciò che Gesù avrebbe incontrato una volta a destinazione, porta alcuni a credere che ci sia stato una specie di attacco spirituale nella tempesta.
i. Adam Clarke ipotizza che la tempesta fosse stata “probabilmente scatenata da Satana, il principe della potestà dell’aria, il quale, vedendo l’autore e tutti i predicatori del Vangelo insieme in un piccolo vascello, pensò, affondandolo, di distruggere i propositi di Dio e quindi di impedire la salvezza di un mondo in rovina. Che nobile opportunità dev’essere sembrata al nemico del genere umano!”
c. Allora gli uomini si meravigliarono: I discepoli rimasero sbalorditi. Una tale manifestazione di potenza sul creato li portò a domandarsi: “Chi è costui?” Non poteva che essere il Signore, Geova, l’unico che detiene questa potenza e questa autorità: O Eterno, DIO degli eserciti, chi è potente come te, o Eterno? La tua fedeltà ti circonda dappertutto. Tu domini la furia del mare; quando le sue onde s’innalzano, tu le acqueti. (Salmo 89:8-9)
i. In pochi attimi, i discepoli videro sia la perfetta umanità di Gesù (nel suo sonno stanco) che la pienezza della Sua deità. Videro Gesù per chi Egli è: vero uomo e vero Dio.
F. La potenza di Gesù sugli spiriti demoniaci.
1. (28-29) Gesù incontra due indemoniati.
E quando giunse all’altra riva, nella regione dei Ghergheseni, gli si fecero incontro due indemoniati, usciti dai sepolcri, tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella via. Ed ecco, essi si misero a gridare, dicendo: «Che vi è tra noi e te, o Gesù, Figlio di Dio? Sei tu venuto qui, per tormentarci prima del tempo?».
a. Gli si fecero incontro due indemoniati: Nei resoconti degli altri vangeli viene menzionato solo uno dei due uomini. Molto probabilmente perché la condizione di possessione demoniaca di uno dei due era molto più grave, considerato che aveva molti demoni.
b. Usciti dai sepolcri, tanto furiosi: Questi due malcapitati erano impuri a causa del loro contatto con i corpi dei defunti e mostravano degli atteggiamenti furiosi e incontrollabili.I demoni avevano trascinato questi uomini a vivere tra i sepolcri.
·Perché i cimiteri e i defunti erano incredibilmente impuri e offensivi per i giudei.
·Perché i demoni amano la morte.
·Perché non era un luogo di dimora adatto agli uomini.
·Perché rendeva quegli uomini più spaventosi per gli altri.
·Perché fomentava superstizione negli altri, i quali temevano che quegli uomini fossero posseduti in realtà dagli spiriti dei defunti del cimitero.
c. Che vi è tra noi e te: I demoni che tormentavano questi due poveri uomini volevano essere lasciati in pace. Non volevano che Gesù interferisse con i loro orribili piani.
i. “È il vecchio grido: ‘Pensa agli affari tuoi! Non ficcare il naso nei nostri affari! Lasciaci in pace e vai a farti un giro!’ Ai demoni non piace che si interferisca nelle loro attività. Ma, anche se i demoni non hanno nulla a che fare con Gesù, Gesù ha qualcosa a che fare con loro.” (Spurgeon)
d. Che vi è tra noi e te, o Gesù, Figlio di Dio? I demoni sapevano bene chi fosse Gesù, anche se i discepoli non lo sapevano. Notiamo il contrasto tra le due affermazioni:
·Chi è costui? (Matteo 8:27)
·Gesù, Figlio di Dio (Matteo 8:29).
e. Sei tu venuto qui, per tormentarci prima del tempo: Quei demoni conoscevano anche sia il loro destino immediato (essere scacciati) che il loro destino eterno (patire il tormento eterno).Volevano la libertà di fare tutto il danno possibile e immaginabile prima del tempo, il loro destino di tormento.
i. Sapevano, inoltre, di avere un tempo limitato e quindi si impegnavano al massimo nella loro opera fino al momento in cui non avrebbero potuto più operare. Questa è una delle poche cose ammirevoli che si possano dire su Satana e i suoi demoni.
2. (30-32) Gesù manda i demoni in un branco di porci.
Non lontano da loro, vi era un grande branco di porci che pascolava. E i demoni lo pregavano, dicendo: «Se tu ci scacci, permettici di andare in quel branco di porci». Ed egli disse loro: «Andate!». Così essi, usciti, se ne andarono in quel branco di porci; ed ecco tutto quel branco di porci si precipitò dal dirupo nel mare, e morirono nelle acque.
a. Vi era un grande branco di porci: Nella regione della Galilea abitavano sia giudei che gentili; perciò, è probabile che si trattasse di un branco di maiali appartenente a dei gentili. Tuttavia, la maggior parte dei commentatori crede che, visto che i maiali erano considerati impuri dai giudei, quegli animali non si sarebbero dovuti trovare lì, anche se fossero stati di proprietà di un gentile.
b. Se tu ci scacci, permettici di andare in quel branco di porci: I demoni volevano entrare nei porci perché gli spiriti maligni sono dediti alla distruzione e odiano rimanere con le mani in mano. “Il diavolo si diletta tanto a fare del male che preferisce agire di soppiatto piuttosto che dare nell’occhio.” (Poole)
i. Nonostante tutto, notiamo anche che i demoni non possono affliggere nemmeno dei maiali senza il permesso di Dio. “E, se una legione di demoni non aveva potere su un branco di porci, tantomeno ne hanno sull’ovile delle pecore di Cristo, afferma Tertulliano.” (Trapp)
c. Usciti, se ne andarono in quel branco di porci… tutto quel branco di porci si precipitò… e morirono nelle acque: Nella Bibbia si tratta di un avvenimento unico, che dei demoni vengano scacciati da una persona e mandati in degli animali. Eppure, Gesù lo permise perché aveva una buona ragione.
i. Il fatto che i demoni trascinarono immediatamente i porci alla distruzione aiuta a spiegare perché Gesù abbia permesso ai demoni di entrare nei maiali – perché voleva che tutti sapessero quali erano le vere intenzioni di quei demoni. Volevano distruggere gli uomini proprio come distrussero i maiali. Poiché gli uomini sono creati a immagine di Dio, i demoni non avrebbero potuto agire con loro altrettanto facilmente, anche se le loro intenzioni erano comunque le stesse – ammazzare e distruggere.
ii. Un’altra ragione per cui i demoni furono mandati nei maiali era per dimostrare definitivamente che erano stati scacciati davvero da quegli uomini.
iii. Alcuni protestano asserendo che fu ingiusto nei confronti del proprietario dei maiali. “‘Ma i padroni dei porci hanno perso ciò che era loro’. Certo, e da questo impariamo quanto Dio consideri di poco valore le ricchezze materiali. Permette che si perdano, a volte per distaccarci da esse mediante la misericordia; altre volte a motivo di giustizia, per punirci di averle acquisite o conservate nella concupiscenza o nell’ingiustizia.” (Clarke)
iv. Spurgeon ha fatto diverse sagge osservazioni sul modo in cui i demoni colpirono i porci:
·“I porci preferiscono la morte all’azione demoniaca; se gli uomini non fossero peggiori dei porci, sarebbero della stessa opinione”.
·“Corrono all’impazzata quelli che sono condotti dal diavolo”.
·“Il diavolo trascina i suoi maiali verso un cattivo affare.”
3. (33-34) La gente chiede a Gesù di lasciare la regione.
Coloro che li custodivano fuggirono e, andati nella città, raccontarono tutte queste cose, incluso il fatto degli indemoniati. Ed ecco tutta la città uscì incontro a Gesù; e, come lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
a. Raccontarono tutte queste cose… tutta la città uscì incontro a Gesù: Poiché Gesù conosceva la natura umana, sapeva che cosa aspettarsi dalla folla proveniente dalla città. Eppure, i Suoi discepoli pensavano probabilmente che quelle persone sarebbero state contente della liberazione operata da Gesù per quegli ex indemoniati.
i. L’opera di Gesù aveva unito tutta la città, i cui abitanti erano usciti tutti per incontrare e parlare con Gesù; purtroppo, non avevano buone intenzioni. “Ecco un’intera città in una riunione di preghiera, che pregava contro la sua stessa benedizione… che preghiera orribile; ma fu esaudita e Gesù si dipartì da’ lor confini.” (Spurgeon)
b. Lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio: Ci verrebbe da pensare che gli abitanti della regione sarebbero stati felici della liberazione di questi due posseduti. Forse erano più interessati ai loro maiali che alle persone. Senza dubbio, la potenza liberatrice di Gesù non faceva sentire tutti a proprio agio.
i. Questo potrebbe spiegare un’altra ragione per cui i demoni vollero entrare nei maiali. In altre parole, i demoni volevano istigare odio e rigetto nei confronti di Gesù, ragion per cui spinsero i porci verso la distruzione, sperando che Gesù ne fosse incolpato e non fosse il benvenuto nell’area.
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