Marco 9 – La Trasfigurazione
A. Gesù è trasfigurato.
1. (2-3) Gesù è trasfigurato davanti ai Suoi discepoli.
Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte, essi soli, sopra un alto monte; e fu trasfigurato davanti a loro. E le sue vesti divennero risplendenti e bianchissime, come neve, più bianche di ciò che potrebbe fare alcun lavandaio sulla terra.
a. Pietro, Giacomo e Giovanni: La maggior parte della gente presume che Gesù abbia preso da parte questi tre in questa e in altre occasioni perché erano i suoi preferiti. Potrebbe anche essere che questi tre fossero quelli che finivano nei guai più spesso degli altri, quindi li teneva vicini per tenerli d’occhio.
b. Li condusse in disparte, essi soli, sopra un alto monte: Quello che era iniziato come un ritiro in montagna cambiò rapidamente quando la gloria di Gesù brillò e Gesù si trasformò proprio davanti agli occhi dei discepoli (fu trasfigurato davanti a loro).
i. Matteo disse che il volto di Gesù risplendette come il sole (Matteo 17:2), e sia Matteo che Marco usarono la parola trasfigurato per descrivere ciò che accadde a Gesù. Per questo breve momento, Gesù assunse un aspetto più appropriato al Re della Gloria che ad un umile uomo.
c. Fu trasfigurato davanti a loro: Marco ha fatto del suo meglio per descriverci l’aspetto di Gesù in quel momento: senza dubbio, attraverso gli occhi di Pietro. Praticamente, l’intero aspetto di Gesù risplendeva di una luce gloriosa e brillante: le sue vesti divennero risplendenti e più bianche di qualsiasi cosa vista su questa terra.
i. Se non stiamo attenti, pensiamo alla trasfigurazione come a una luce che illuminò Gesù. Questa, però, non era una luce che brillava su Gesù e che proveniva dall’esterno. “La parola trasfigurato descrive un cambiamento esteriore che proviene dall’interno. È l’opposto della parola ‘mascherata’, un cambiamento esteriore che non proviene dall’interno.” (Wiersbe)
ii. Questo non era un nuovo miracolo, ma la pausa temporanea di un miracolo in corso. Il vero miracolo era che Gesù, il più delle volte, riusciva a trattenersi dal mostrare la Propria gloria. “Per Cristo essere glorioso era quasi una questione minore che trattenere o nascondere la Propria gloria. Aver nascosto la Propria gloria è la Sua gloria eterna, e, pur essendo ricco, si è fatto povero per noi.” (Spurgeon)
d. Trasfigurato davanti a loro: Gesù si trasfigurò perché aveva appena detto ai Suoi discepoli che stava per percorrere la via della croce (Marco 8:31) e che lo avrebbero dovuto seguire spiritualmente su quel sentiero (Marco 8:34-38). Sarebbe stato facile per loro perdere fiducia in Gesù dopo un’affermazione così negativa.
i. Ma ora, mentre Gesù mostrava la Sua gloria come Re su tutto il Regno di Dio, i discepoli sapevano che Gesù sapeva cosa stava facendo. Se doveva soffrire, essere respinto e ucciso, ne aveva comunque ancora il controllo.
ii. Gesù mostrò anche in modo significativo che i portatori della croce sarebbero stati destinatari della gloria. L’obiettivo non è la croce. La croce è la via per raggiungere la meta e la meta è la gloria di Dio.
2. (4) Elia e Mosè appaiono con Gesù.
Ed apparve loro Elia con Mosè, i quali conversavano con Gesù.
a. Ed apparve loro Elia con Mosè: Sia Elia che Mosè rappresentano coloro che vengono portati in cielo da Dio (Giuda 9 e 2 Re 2:11). Mosè rappresenta coloro che muoiono e vanno alla gloria, ed Elia rappresenta coloro che sono rapiti in cielo senza morire (come in 1 Tessalonicesi 4:13-18).
i. Essi, inoltre, appresentano la Legge (Mosè) e i Profeti (Elia). Il riassunto della rivelazione dell’Antico Testamento incontra Gesù sul Monte della Trasfigurazione.
ii. Sono raffigurati insieme anche nel futuro adempimento della profezia. Elia e Mosè sono probabilmente collegati ai testimoni di cui si parla in Apocalisse 11:3-13.
iii. Proprio di fronte a loro, i discepoli videro la prova della vita che ci sarà dopo questa vita. Quando videro Mosè ed Elia, sapevano che Mosè aveva lasciato questo mondo 1400 anni prima e che Elia era morto circa 900 anni prima. Eppure, erano lì, vivi nella gloria davanti a loro. E questo diede loro fiducia in ciò di cui Gesù stava parlando in merito alla risurrezione.
iv. Sembra che i discepoli sapessero che si trattava di Elia e Mosè. Questo ci mostra che ci riconosceremo quando arriveremo in paradiso. In cielo sapremo molto di più di quello che sappiamo ora su questa terra.
b. I quali conversavano con Gesù: Elia e Mosè erano interessati alla realizzazione del piano di Dio attraverso Gesù. Essi parlarono di ciò che Gesù stava per compiere a Gerusalemme (Luca 9:31).
3. (5-10) L’insensata offerta di Pietro di costruire tre tabernacoli per onorare Gesù, Mosè ed Elia, e la risposta del Padre.
Pietro allora, prendendo la parola, disse a Gesù: «Maestro, è bene per noi stare qui; facciamo dunque tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia!». Egli infatti non sapeva che cosa dire, perché erano spaventati. Venne poi una nuvola che li adombrò; e dalla nuvola uscì una voce che disse: «Questi è il mio amato Figlio; ascoltatelo!». Ed improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù tutto solo con loro. Ora, come scendevano dal monte, Gesù ordinò loro di non raccontare ad alcuno le cose che avevano visto, fino a quando il Figlio dell’uomo sarebbe risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé quella dichiarazione e discutevano fra di loro che cosa significasse risuscitare dai morti.
a. Facciamo dunque tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia! Quando Pietro vide Gesù nella Sua gloria, deve aver pensato tra sé e sé: “Questo è fantastico. È così che dovrebbe essere. Dimentichiamoci tutta questa storia della sofferenza, dell’essere rifiutati e crocifissi. Costruiamo delle tende, in modo da poter vivere così per sempre con Gesù immerso nella Sua gloria».
b. Egli infatti non sapeva che cosa dire: Spesso ci mettiamo nei guai quando apriamo la bocca come ha fatto Pietro, perché non sappiamo che cosa dire. Vediamo anche che Pietro si mise a parlare spinto dalla paura (perché erano spaventati). Diciamo molte sciocchezze perché non pensiamo e perché abbiamo paura.
i. “Pietro era di cuore aperto, audace, entusiasta. A mio avviso, c’è qualcosa di molto amabile in Pietro; e, secondo me, abbiamo bisogno di più gente come Pietro nella chiesa di oggi. Sebbene siano avventati ed impulsivi, hanno il fuoco dentro, sono pieni di fervore, e ci spingono ad andare avanti.” (Spurgeon)
ii. Luca ci dice che Pietro, Giacomo e Giovanni stavano tutti dormendo e quando si svegliarono videro Gesù trasfigurato con Elia e Mosè. “Pietro, svegliato improvvisamente dal sonno in tempo per vedere svanire la gloria, era loquace nel suo terrore, come lo sono alcuni uomini.” (Cole)
iii. Ciò che Pietro disse era sciocco perché mise Gesù allo stesso livello di Elia e Mosè: una tenda per ciascuno! Ma Gesù non è solo un altro Mosè o un altro Elia, e nemmeno un Mosè o Elia più grande. Gesù è il Figlio di Dio.
iv. Perché erano spaventati: Essere alla presenza della gloria di Dio non è necessariamente un’esperienza piacevole, specialmente quando siamo come Pietro, e non glorifichiamo veramente Dio. A volte la gloria di Dio si mostra nel modo in cui Egli ci corregge.
c. Venne poi una nuvola che li adombrò: Questa è una nuvola che conosciamo, è la nuvola della gloria di Dio, tradizionalmente conosciuta come Shekinah.
· Era la colonna di nuvola che andava davanti a Israele nel deserto (Esodo 13:21-22).
· Era la nuvola di gloria da cui Dio parlò a Israele (Esodo 16:10).
· Fu da questa nuvola di gloria che Dio incontrò Mosè e altri (Esodo 19:9, 24:15-18, Numeri 11:25, 12:5, 16:42).
· Era la nuvola di gloria che stava all’ingresso del Tabernacolo (Esodo 33:9-10).
· Fu da questa nuvola che Dio apparve al Sommo Sacerdote nel Luogo Santo all’interno del velo (Levitico 16:2).
· Fu da questa nuvola che Dio apparve a Salomone quando il tempio venne dedicato, riempiendo a tal punto il tempio che i sacerdoti non poterono rimanere a servire (1 Re 8:10-11; 2 Cronache 5:13-14).
· Era la nuvola della visione di Ezechiele, che riempiva il tempio di Dio con lo splendore della Sua gloria (Ezechiele 10:4).
· Era la nuvola di gloria che adombrò Maria quando concepì Gesù per la potenza dello Spirito Santo (Luca 1:35).
· Era la nuvola di gloria che accolse Gesù in cielo durante la Sua ascensione (Atti 1:9).
· Sarà la nuvola che mostrerà la gloria di Gesù Cristo quando ritornerà trionfante su questa terra (Luca 21:27).
d. Questi è il mio amato Figlio; ascoltatelo! La voce che proveniva dalla nuvola della gloria rese chiaro che Gesù non era allo stesso livello di Elia e Mosè. Lui è l’amato Figlio, quindi ascoltatelo!
i. Questa parola dal cielo aveva risposto ai dubbi che i discepoli avevano a motivo della rivelazione della sofferenza del Messia. Li rassicurò che il piano andava bene anche a Dio Padre.
e. Gesù ordinò loro di non raccontare ad alcuno le cose che avevano visto, fino a quando il Figlio dell’uomo sarebbe risuscitato dai morti: Dopo che tutto fu finito, Pietro, Giovanni e Giacomo tennero per sé quella dichiarazione: dopotutto, chi gli avrebbe creduto?
i. Ma l’evento lasciò un segno duraturo in questi uomini. Pietro raccontò ciò che accadde in 2 Pietro 1:16-18; la voce di Dio che diceva “Questi è il mio amato Figlio; ascoltatelo!” risuonava ancora nelle sue orecchie, confermando chi fosse Gesù.
ii. Per quanto impressionante sia stata questa esperienza, di per sé non cambiò la vita dei discepoli tanto quanto invece fece la nuova nascita. Rinascere dallo Spirito di Dio è il grande miracolo, la più grande manifestazione della gloria di Dio che sia mai esistita.
iii. “È meglio per un uomo vivere vicino a Cristo e godere della Sua presenza, che essere adombrato da una nuvola luminosa e persino sentire la voce del Padre celeste che esce da essa.” (Spurgeon)
4. (11-13) Il problema della venuta di Elia prima del Messia: una domanda basata su Malachia 4:5-6.
Poi lo interrogarono, dicendo: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli, rispondendo, disse loro: «Elia veramente deve venire prima e ristabilire ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo: egli dovrà soffrire molte cose ed essere disprezzato. Ma io vi dico che Elia è venuto e gli hanno fatto tutto quello che hanno voluto, come era scritto di lui».
a. Perché gli scribi dicono: La venuta di Elia prima del Messia era stata chiaramente profetizzata in Malachia 4:5-6. Allora i discepoli si chiedevano: “Se Gesù è il Messia, allora dov’è Elia?”
b. Elia veramente deve venire prima: Gesù disse loro che la profezia di Elia in Malachia si sarebbe effettivamente adempiuta. Sebbene Gesù non l’abbia detto qui, la profezia della venuta di Elia aveva a che fare con la seconda venuta di Gesù, non con la prima, ed Elia probabilmente ritornerà, in connessione con uno dei due testimoni descritti in Apocalisse 11:2-13.
i. Come sta scritto del Figlio dell’uomo: egli dovrà soffrire: In questo versetto, Gesù richiamò l’attenzione sul contrasto tra la Sua prima e la Sua seconda venuta. I discepoli erano ben consapevoli delle profezie riguardanti la gloria del Messia; Gesù chiese loro di considerare le profezie riguardanti la Sua sofferenza e che dovrà […] essere disprezzato.
c. Ma io vi dico che Elia è venuto: Mentre era vero che Elia doveva ancora venire in riferimento alla seconda venuta di Gesù, in un certo senso Elia era già venuto, nella persona di Giovanni Battista.
i. Giovanni non era una reincarnazione di Elia, ma il ruolo del suo ministero e il suo spirito erano come quelli di Elia. Giovanni Battista era un tipo o un’immagine di Elia.
B. Gesù libera un ragazzo da un demone difficile.
1. (14-18) I discepoli non sono in grado di scacciare un demone.
Ritornato poi dai discepoli, vide una grande folla intorno a loro e degli scribi, che disputavano con loro. E subito tutta la folla, vedutolo, sbigottì e accorse a salutarlo. Allora egli domandò agli scribi: «Di che cosa discutete con loro?». Ed uno della folla, rispondendo, disse: «Maestro, ti avevo condotto mio figlio che ha uno spirito muto, e dovunque lo afferra, lo strazia ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Così ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto».
a. Degli scribi, che disputavano con loro: Dal contesto, è ragionevole presumere che gli scribi criticassero i discepoli per la loro incapacità di aiutare il ragazzo indemoniato. “Ci si chiede perché questi stessi scribi, invece di mettere ulteriormente in imbarazzo i discepoli avviliti davanti alla folla, non abbiano esorcizzato loro stessi il demone, come prova di ortodossia.” (Cole)
i. Questo tipo di conflitto era esattamente ciò che Pietro voleva evitare rimanendo sul monte della trasfigurazione (Marco 9:5). Ma non era possibile. Dovevano semplicemente scendere dalla montagna e fare i conti con la situazione che avrebbero trovato.
ii. “Trovò scribi che litigavano, un padre turbato, un ragazzo indemoniato e discepoli sconfitti… Fece tacere gli scribi, confortò il padre, guarì il ragazzo, istruì i discepoli.” (Morgan)
b. Uno spirito muto: Agli occhi degli esorcisti ebrei contemporanei, questo era un demone particolarmente difficile, se non impossibile, da scacciare. Questo perché credevano che fosse necessario conoscere il nome di un demone prima di poterlo scacciare, e se un demone rendeva qualcuno muto, non sarebbe mai stato possibile conoscerne il nome.
c. Dovunque lo afferra, lo strazia ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce: Il ragazzo mostrava segni che molti oggi considererebbero segni di epilessia, ma Gesù si accorse che erano causati da possessione demoniaca. Sicuramente, alcuni di quelli che oggi diagnostichiamo come malati fisici o mentali sono in realtà posseduti da un demone.
i. “Gesù si rivolge al demone come a un essere separato dal ragazzo, come fa di solito. Ciò rende difficile credere che Gesù stesse semplicemente assecondando la credenza popolare nella sua superstizione. Evidentemente Egli considera il demone come la causa, in questo caso, della sventura del ragazzo.” (Robertson)
d. Così ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non hanno potuto: Questo caso particolare di possessione demoniaca era troppo per i discepoli, sebbene Gesù avesse dato loro autorità sugli spiriti impuri (Marco 6:7).
i. Apparentemente alcuni demoni sono più forti, cioè più testardi o più intimidatori di altri. Efesini 6:12 sembra descrivere diversi ranghi di esseri demoniaci, e non è una forzatura pensare che alcuni ranghi possano essere più potenti di altri.
2. (19-27) Gesù libera il ragazzo.
Ed egli, rispondendogli, disse: «O generazione incredula, fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò? Portatelo da me». Ed essi glielo portarono. Ma appena lo vide, lo spirito lo scosse con violenza, e il fanciullo, caduto a terra, si rotolava schiumando. E Gesù domandò al padre di lui: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli disse: «Dalla sua fanciullezza. E spesso lo ha gettato nel fuoco e nell’acqua per distruggerlo ma, se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». E Gesù gli disse: «Se tu puoi credere, ogni cosa è possibile a chi crede». Subito il padre del fanciullo, gridando con lacrime, disse: «Io credo Signore, sovvieni alla mia incredulità». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, sgridò lo spirito immondo dicendogli: «Spirito muto e sordo, io te lo comando, esci da lui e non entrare mai più in lui». E il demone, gridando e straziandolo grandemente, se ne uscì. E il fanciullo divenne come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò, ed egli si alzò in piedi.
a. O generazione incredula, fino a quando sarò con voi? Quando Gesù descrive una generazione incredula, potrebbe riferirsi agli scribi litigiosi, al padre disperato o ai discepoli che non hanno avuto successo.
b. Ma appena lo vide, lo spirito lo scosse con violenza, e il fanciullo, caduto a terra: Quando Gesù si avvicinò, il demone dentro il ragazzo sapeva che gli rimaneva poco tempo. Voleva fare quanti più danni possibile prima di andarsene.
c. Se tu puoi qualcosa: Sembra che l’uomo fosse insicuro e non sapesse se Gesù avrebbe potuto fare qualcosa. Ma il “se” non riguardava ciò che Gesù avrebbe potuto fare. Il “se” riguardava la fede dell’uomo. Allora Gesù gli disse: Se tu puoi credere, ogni cosa è possibile a chi crede. Quando crediamo che Dio è verace e che tutte le Sue promesse sono vere, ogni cosa che Egli promette è possibile.
d. Io credo Signore, sovvieni alla mia incredulità: Il povero padre in questo racconto fu sfidato dall’esortazione di Gesù alla fede. Egli credeva che Gesù aveva il potere di liberare suo figlio; dopotutto, perché altrimenti sarebbe andato da Gesù? Ma riconobbe anche i propri dubbi. Quindi, in lacrime supplicò Gesù: io credo Signore, sovvieni alla mia incredulità!
i. In questo caso, l’incredulità dell’uomo non era una ribellione o un rifiuto della promessa di Dio. Non stava negando la promessa di Dio; la stava desiderando. Eppure, sembrava troppo bello per essere vero. Così disse: “sovvieni alla mia incredulità!”
ii. Sovvieni alla mia incredulità è qualcosa che un uomo può dire solo per fede. “Mentre gli uomini non hanno fede, sono inconsapevoli della propria mancanza di fede; ma, non appena acquisiscono un po’ di fede, cominciano a prendere coscienza della grandezza della propria mancanza di fede.” (Spurgeon)
e. E il demone, gridando e straziandolo grandemente, se ne uscì: Gesù non ebbe alcuna difficoltà ad occuparsi del demone, anche se il demone fece un’ultima dimostrazione della sua terribile forza. Sapendo che doveva andarsene, il demone fece il maggior danno possibile prima di andarsene. Ma non fu un danno duraturo.
3. (28-29) Perché i discepoli non ebbero successo?
Or quando Gesù fu entrato in casa, i suoi discepoli lo interrogarono in privato: «Perché non abbiamo noi potuto scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di spiriti non si può scacciare in altro modo, se non con la preghiera e il digiuno».
a. Perché non abbiamo noi potuto scacciarlo? Gesù spiegò il motivo della loro debolezza nei confronti del demone: era a causa della mancanza di preghiera e digiuno.
b. Questa specie di spiriti non si può scacciare in altro modo, se non con la preghiera e il digiuno: Non è che la preghiera e il digiuno ci rendono più degni di scacciare i demoni. È che la preghiera e il digiuno ci avvicinano al cuore di Dio e ci allineano di più con la Sua potenza. Sono un’espressione della nostra totale dipendenza da Lui.
i. Gesù aveva già dato loro l’autorità di scacciare i demoni (Marco 3:14-15). Tuttavia, “l’autorità che Gesù aveva dato loro era efficace solo se esercitata mediante la fede, ma la fede deve essere coltivata mediante la disciplina spirituale e la devozione.” (Wiersbe)
ii. Questa totale dipendenza da Dio è il rimedio per molti problemi spirituali. Sentirsi delusi da sé stessi significa aver riposto la fiducia in sé stessi.
C. Verso Gerusalemme.
1. (30-32) Gesù ricorda ai suoi discepoli la sua missione.
Poi, partiti di là, attraversarono la Galilea; ed egli non voleva che alcuno lo sapesse. Egli infatti ammaestrava i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sarà presto dato nelle mani degli uomini ed essi lo uccideranno; ma dopo essere stato ucciso, risusciterà il terzo giorno». Essi però non comprendevano questo parlare e avevano timore di interrogarlo.
a. Egli non voleva che alcuno lo sapesse: Questo probabilmente perché Gesù non voleva che la moltitudine galilea gli si accalcasse intorno e gli impedisse di compiere questo importante viaggio verso Gerusalemme.
b. Il Figlio dell’uomo sarà presto dato nelle mani degli uomini ed essi lo uccideranno: Gesù aveva parlato chiaramente ai Suoi discepoli del Suo destino in Marco 8:31. Ora, mentre partivano dalla Galilea per andare a Gerusalemme, si dirigevano verso il destino del quale Gesù aveva parlato.
c. Essi però non comprendevano questo parlare: I discepoli non erano in grado di “elaborare” ciò che Gesù aveva detto riguardo al Proprio destino che avrebbe incontrato a Gerusalemme: morire e risorgere. Sfortunatamente, avevano timore di interrogarlo.
2. (33-34) La disputa lungo la strada.
Giunsero poi a Capernaum; e quando fu in casa, domandò loro: «Di che discutevate fra di voi per la strada?». Ed essi tacquero, perché per via avevano discusso intorno a chi fra di loro fosse il più grande.
a. Ed essi tacquero: Questo era un silenzio dovuto all’imbarazzo. Era la prova del fatto che si vergognavano della loro ossessione per chi fosse il più grande. Era un sano senso di vergogna e mostrava che alcuni messaggi di Gesù stavano penetrando nei loro cuori.
b. Avevano discusso intorno a chi fra di loro fosse il più grande: Sembra che questo fosse l’argomento di discussione preferito dai discepoli. Tutti contavano su Gesù per conquistare il mondo in qualità di Re Messia, e il dibattito riguardava chi tra loro fosse più degno di essere il collaboratore principale di Gesù.
3. (35-37) La vera grandezza nel regno di Dio.
Allora, postosi a sedere, egli chiamò i dodici, e disse loro: «Se alcuno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E preso un bambino, lo pose in mezzo a loro; poi, presolo in braccio, disse loro: «Chiunque riceve uno di questi bambini nel mio nome, riceve me; e chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato».
a. Postosi a sedere: Questo era importante perché, sedendosi, Gesù mostrava che stava per insegnare. “Quando un rabbino insegnava nel suo ruolo di rabbino, così come un insegnante insegna ai suoi studenti e discepoli, quando stava per dire qualche cosa di importante, si sedeva. Gesù assunse deliberatamente la posizione di un rabbino che insegna ai suoi allievi prima di parlare.” (Barclay)
b. Se alcuno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti: La domanda era: “Chi è il più grande?” Gesù avrebbe potuto rispondere alla domanda: “Ehi tonti, Io sono il più grande.” Ma Gesù non si concentrò su Sé stesso. Per dare un esempio di grandezza, Gesù parlò dell’ultimo e del servo.
i. Certo, Gesù è il più grande del regno. Quindi, quando ha detto l’ultimo […] e il servo, stava in verità descrivendo Sé stesso, esprimendo accuratamente la Sua natura. Egli era veramente il primo, ma si fece l’ultimo di tutti e il servo di tutti per noi.
ii. Gesù ci ha sfidato ad essere l’ultimo di tutti. Il desiderio di essere lodati e di ottenere riconoscimento dovrebbe essere estraneo a un seguace di Gesù. Gesù vuole che accettiamo l’essere ultimi come scelta, lasciando che gli altri vengano preferiti a noi, e non solo perché siamo costretti ad essere ultimi.
iii. Gesù ci sfida ad essere il servo di tutti. Nell’idea mondana del potere, un uomo importante si distingue dagli altri in base al numero delle persone che lo servono. Nell’antica Cina, andava di moda per gli uomini ricchi farsi crescere le unghie così lunghe da non poter utilizzare le proprie mani per svolgere semplici azioni di base. Lo facevano per mostrare che non avevano bisogno di fare nulla per sé stessi; avevano un servo sempre lì pronto a servirli. Il mondo può pensare che questo sia un segno di grandezza, ma Dio no. Gesù ha dichiarato che la vera grandezza non si vede da quanti ti servono, ma da quanti tu servi.
iv. “Non è che Gesù abbia abolito l’ambizione. Piuttosto ha ricreato e sublimato l’ambizione. Ha sostituito l’ambizione di governare con l’ambizione di servire. Ha sostituito l’ambizione di farsi servire dagli altri con l’ambizione di servire gli altri.” (Barclay)
c. E preso un bambino, lo pose in mezzo a loro: Gesù attirò la loro attenzione sulla Sua natura presentando un bambino come esempio. A quei tempi, i bambini erano considerati più una proprietà che degli individui. Si dava per scontato che dovessero essere visti e non ascoltati. Gesù disse che il modo in cui riceviamo le persone considerate come bambini mostra come riceveremo Lui (chiunque riceve uno di questi bambini nel mio nome, riceve me).
i. I bambini non sono minacciosi. Non abbiamo paura di incontrare un bambino di 5 anni in un vicolo buio. Quando invece la nostra presenza è severa e intimidatoria, non ci stiamo comportando come Gesù.
ii. I bambini non sono bravi a ingannare. Non fanno un ottimo lavoro quando provano a ingannare i loro genitori. Quando invece siamo bravi a nasconderci e a ingannare gli altri, non ci stiamo comportando come Gesù.
d. Chiunque riceve uno di questi bambini nel Mio nome, riceve Me: Dal momento che Gesù è l’ultimo di tutti e il servo di tutti ed è come un bambino, quando onoriamo e riceviamo un bambino – o qualcuno che è un servo come Gesù – onoriamo e riceviamo Gesù stesso.
4. (38-42) La vera grandezza non appartiene a una élite; è per tutti.
Allora Giovanni, prendendo la parola, gli disse: «Maestro, noi abbiamo visto un tale che non ci segue scacciare demoni nel tuo nome e glielo abbiamo proibito, perché non ci segue». Ma Gesù disse: «Non glielo proibite, perché nessuno può fare un’opera potente nel nome mio, e subito dopo dire male di me. Poiché chi non è contro di noi, è per noi. Chiunque infatti vi dà da bere un bicchiere d’acqua nel nome mio, perché siete di Cristo, io vi dico in verità che non perderà affatto la sua ricompensa. E chiunque scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata intorno al collo una pietra da mulino e che fosse gettato in mare».
a. Maestro, noi abbiamo visto un tale: Doveva essere frustrante per i discepoli che questi altri seguaci di Gesù scacciassero con successo i demoni, soprattutto quando loro avevano appena fallito (Marco 9:18). Non c’è da stupirsi che Giovanni volesse che smettessero.
i. “Possiamo quindi tranquillamente immaginare che questo fosse uno dei discepoli di Giovanni Battista, che, per comando del suo maestro, aveva creduto in Gesù; oppure che fosse uno dei settanta, che Cristo aveva mandato, Luca 10:1-7, il quale, dopo aver assolto il suo incarico, si era ritirato dall’accompagnare gli altri discepoli; ma poiché era ancora saldo nella sua fede in Cristo e si comportava seguendo il Suo messaggio, l’influenza del Maestro era su di lui, tanto che poteva scacciare i demoni così come gli altri discepoli.” (Clarke)
b. Poiché chi non è contro di noi, è per noi: Sono molti i predicatori che possono sbagliare in qualche aspetto della loro esposizione o del loro insegnamento, eppure in un modo o nell’altro presentano ancora Gesù. Lasciamo che Dio si occupi di loro. Chi non è contro un Gesù biblico è ancora per Lui, almeno in qualche misura.
i. Paolo vide molti uomini che predicavano il messaggio di Gesù per motivi diversi, alcuni dei quali malvagi, eppure si rallegrava che Cristo venisse annunciato (Filippesi 1:15-18).
c. Chiunque infatti vi dà da bere un bicchiere d’acqua nel nome mio: In virtù di questo principio di unità, è appropriato mostrare gentilezza verso gli altri nel nome di Gesù. Anche un bicchiere d’acqua, se dato nel nome di Gesù, sarà ricompensato.
i. Niente potrebbe sembrare più insignificante che dare un semplice bicchiere d’acqua. Ma Dio ricorda il cuore, non solo il dono di per sé.
d. E chiunque scandalizzerà uno di questi piccoli che credono in me: Se un piccolo atto di bontà verso gli altri fatto nel nome di Gesù sarà ricordato in eterno, così sarà per ogni azione che porta un altro a inciampare nella sua vita spirituale. E la punizione è severa: sarebbe meglio per lui che gli fosse legata intorno al collo una pietra da mulino e che fosse gettato in mare.
i. In quei giorni, c’erano due tipi di macine, di dimensioni diverse. La più piccola veniva usata dalle donne per macinare piccole quantità di grano. La più grande veniva trainata in cerchio da un asino per macinare una quantità di grano maggiore. In questo passaggio, Gesù si riferiva al tipo più grande di pietra da mulino.
ii. Alcuni cristiani non pensano alle conseguenze del trascinare altri cristiani, che sono più giovani e deboli nella fede, nelle loro dispute e divisioni. Loro ne escono senza molti danni, ma questi piccoli che hanno trascinato con sé nelle dispute spesso finiscono per naufragare.
5. (43-48) L’urgenza di entrare nel regno di Dio.
Ora, se la tua mano ti è occasione di peccato, tagliala; è meglio per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile, dove
‘Il loro verme non muore,
E il fuoco non si spegne.’
E se il tuo piede ti è occasione di peccato, taglialo; è meglio per te entrare zoppo nella vita, che avere due piedi ed essere gettato nella Geenna, nel fuoco inestinguibile, dove
‘Il loro verme non muore,
E il fuoco non si spegne.’
E se l’occhio tuo ti è occasione di peccato, cavalo; è meglio per te entrare con un occhio solo nella vita, che averne due ed essere gettato nella Geenna del fuoco, dove il loro verme non muore e il fuoco non si spegne.
a. Se la tua mano ti è occasione di peccato, tagliala: Tragicamente, alcuni hanno preso queste parole di Gesù in un senso che Lui non intendeva e si sono tagliati le mani o si sono mutilati in qualche altro modo in un tentativo sbagliato di combattere il peccato.
i. Il problema nel prendere alla lettera le parole di Gesù in questo passaggio è che le mutilazioni corporee non fanno abbastanza per contrastare il peccato. Il peccato è più una questione di cuore che di un qualsiasi arto o organo particolare: se mi taglio la mano destra, la mia sinistra è ancora pronta a peccare. Se anche smembrassi tutto il mio corpo, potrei ancora peccare nella mente e nel cuore.
ii. “Questa non era una sollecitazione all’automutilazione fisica; Gesù parlava nel modo più forte possibile dei sacrifici più costosi.” (Lane)
b. È meglio per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andare nella Geenna: Con questa esortazione, Gesù cercò di correggere un grande malinteso da parte dei discepoli. Essi pensavano al regno principalmente in termini di ricompensa, non in termini di sacrificio.
i. In sostanza, Gesù riafferma ciò che Marco ha scritto in 8:34-35: che se cerchiamo di salvare le nostre vite, le perderemo, e che seguire Gesù significa prendere la nostra croce e seguirlo.
c. Andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile: Il termine Geenna è una traduzione dal greco antico della parola ebraica per “Valle di Hinnom”. Questo era un luogo fuori dalle mura di Gerusalemme, sconsacrato a causa del culto di Molech e dei sacrifici umani, trasformato così in una discarica dove venivano bruciati spazzatura e immondizia. I fuochi che emettevano gas tossici e i vermi della putrefazione davano un’immagine grafica ed efficace del destino dei dannati.
i. Questo luogo è anche chiamato “stagno di fuoco” in Apocalisse 20:13-15, un luogo preparato per il diavolo e i suoi angeli (Matteo 25:41).
ii. Nel fuoco inestinguibile: “È più facile che un bambino con un cucchiaio svuoti il mare che i dannati portino a termine la loro miseria. Un fiume di zolfo non si consuma bruciando.” (Trapp)
d. Dove il loro verme non muore: “Sembra che ciascuno abbia il suo verme, il suo peculiare rimorso per i mali che ha fatto, e per la grazia che ha rifiutato; mentre il fuoco, lo stato di straziante tormento, è comune a tutti. Lettore! Possa il Dio vivente salvare te da questo verme e da questo fuoco!” (Clarke)
i. “Questo verme (dicono i teologi) è solo un rimorso continuo e un riflesso furioso dell’anima sulla propria follia volontaria, e ora dolorosa miseria. Oh, considera questo prima che i tuoi amici si affannino per i tuoi beni, i vermi per il tuo corpo, i diavoli per la tua anima.” (Trapp)
ii. Il messaggio di Gesù era chiaro: sapendo quanto sia terribile l’inferno, vale la pena fare qualsiasi sacrificio per evitarlo. Pertanto, non possiamo pensare al regno di Dio solo nel contesto della ricompensa; dobbiamo pensare ad esso anche in termini di sacrificio.
6. (49-50) Gesù parla di sale e fuoco.
«Poiché ognuno deve essere salato col fuoco, e ogni sacrificio deve essere salato col sale. Il sale è buono, ma se il sale diviene insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate del sale in voi stessi e state in pace gli uni con gli altri».
a. Poiché ognuno deve essere salato col fuoco: Gesù disse che chi lo segue deve essere salato col fuoco e che ogni sacrificio deve essere salato col sale. Il sale deve conservare il suo sapore, non può diventare insipido: questo porterà la pace tra noi.
b. Ognuno deve essere salato col fuoco, e ogni sacrificio deve essere salato col sale: Questo passaggio ha portato a molte interpretazioni diverse.
i. La prima interpretazione principale è che il fuoco si riferisce alla tribolazione e alla sofferenza; queste cose accompagnano il “sacrificio vivente” (Romani 12:1) del discepolo. Poiché i sacrifici dell’Antico Testamento includevano sempre il sale (Levitico 2:13), è come se Gesù stesse dicendo: “Proprio come ogni sacrificio secondo la Legge richiedeva il sale, così il sacrificio vivente che i Miei seguaci Mi offrono deve essere salato con sofferenza e tribolazioni.”
ii. L’altra interpretazione principale è che il fuoco si riferisce allo Spirito Santo. Poiché la Sua presenza nella nostra vita ci “dà sapore”, Egli purifica, custodisce e aggiunge sapore alla nostra vita, rendendo così il nostro “sacrificio vivente” accettabile a Dio.
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