Romani 5 – Benefici della Giustificazione mediante la Fede
“In tutta la Bibbia difficilmente si trova un altro capitolo che si possa eguagliare a questo testo trionfante.” (Martin Lutero)
A. I benefici del credere.
1. (1-2) La pace e la grazia in cui stiamo saldi.
Giustificati dunque per fede, abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale abbiamo anche avuto, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.
a. Giustificati dunque per fede: Arrivati a questo punto del Libro di Romani, Paolo ha convinto tutti noi che l’unica via di salvezza è quella di essere giustificati per grazia mediante la fede. Ora ci dirà quali sono i benefici pratici che ne derivano, spiegando che è molto più di un concetto interessante.
i. Giustificati per fede parla di un decreto legale. Romani 1:18-3:20 ci ha dichiarati colpevoli davanti al tribunale della legge di Dio, alla gloria di Dio e alla nostra coscienza. In seguito, Paolo ha spiegato in che modo, a causa di quello che Gesù ha fatto, la giustizia di Dio viene data a coloro che credono. La sentenza di colpevolezza viene trasformata in una sentenza di giustificazione, una giustificazione per fede.
b. Pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo: Questo è il primo beneficio. Poiché il prezzo è stato pagato interamente per mezzo dell’opera di Gesù sulla croce, la giustizia di Dio verso di noi è eternamente soddisfatta.
i. Questa non è la pace di Dio di cui si parla in altri passaggi (come Filippesi 4:7). Questa è la pace presso Dio; la battaglia tra Dio e noi è terminata – Egli ha vinto, vincendo noi. Alcuni nemmeno sapevano di non essere in pace con Dio, comportandosi come automobilisti che ignorano le sirene dell’auto della polizia nel loro specchietto retrovisore – sono nei guai anche se non lo sanno, e presto verranno raggiunti.
ii. Questa pace può venire solamente per mezzo di Gesù Cristo. Lui e la Sua opera sono la base per la pace. Infatti, Gesù è la nostra pace (Efesini 2:14).
iii. Ricorda che la Bibbia non dice che abbiamo pace con il diavolo, pace con il mondo, pace con la carne o pace con il peccato. La vita rimane comunque una battaglia per il cristiano, ma non è più una battaglia contro Dio – ora combattiamo per Lui. Alcuni cristiani sono tentati di credere che la battaglia contro Dio fosse quasi una posizione migliore nella quale trovarsi, ma questa è una menzogna pericolosa e abominevole.
iv. “Sono lieto di sapere che il peccato ti dà fastidio e che tu lo disprezzi. Più odi il peccato, meglio è. Un’anima che odia il peccato è un’anima che ama Dio. Se il peccato non ti crea mai alcun disagio, allora Dio non ti ha mai mostrato il Suo favore.” (Charles Spurgeon)
c. A questa grazia nella quale stiamo saldi: Questo è il secondo beneficio – abbiamo una posizione in questa grazia – nel favore immeritato di Dio. Questa grazia è elargita mediante Gesù e ottenuta per fede.
i. La grazia (l’immeritato favore di Dio verso di noi) non è solamente il modo attraverso cui la salvezza ci giunge, è anche la descrizione della nostra posizione attuale davanti a Dio. Non è solamente il principio di partenza della vita cristiana, è anche il principio per mezzo del quale continuiamo la vita cristiana. “Stiamo saldi è la traduzione di un passato prossimo, usato in questo senso per riferirsi al presente e con l’idea di un atteggiamento continuativo.” (Morris)
ii. Molti cristiani iniziano nella grazia, ma poi pensano di dover andare avanti verso la perfezione e la maturità relazionandosi con Dio sulla base della legge – i concetti di guadagnare e meritare. Paolo ha parlato proprio contro questo punto in Galati 3:2-3 e Galati 5:1-4.
iii. Essere nella grazia ci rassicura: l’atteggiamento attuale di Dio verso il credente in Cristo Gesù è un atteggiamento di favore; Egli ci vede in termini di gioia, bellezza e compiacimento. Egli non solo ci ama, ma si compiace di noi perché siamo in Gesù.
iv. Stare saldi nella grazia significa:
· Non devo dimostrare di essere degno dell’amore di Dio.
· Dio è mio amico.
· La porta di accesso a Lui è perennemente aperta.
· Sono libero dalla “scheda di valutazione” – il conto è stato saldato in Gesù.
· Passo più tempo a lodare Dio e meno tempo a odiare me stesso.
v. “Coloro che precedentemente erano ribelli non sono perdonati semplicemente ricevendo il condono della punizione dovuta; essi sono elevati a una posizione di grande favore davanti a Dio – questa grazia nella quale stiamo saldi.” (Bruce)
vi. La Giusta Attitudine dell’Uomo sotto la Grazia (William Newell)
· Credere, acconsentendo di essere amati sebbene indegni, è il grande segreto.
· Rifiutarsi di fare “decisioni” e “voti”, perché questo vorrebbe dire confidare nella carne.
· Aspettarsi di essere benedetti, tuttavia realizzando sempre più la mancanza di merito.
· Testimoniare della bontà di Dio in ogni tempo.
· Essere certi del futuro favore di Dio, sebbene divenendo sempre più sensibili nella coscienza verso di Lui.
· Affidarsi alla mano correttiva di Dio come segno della Sua benevolenza.
· Un uomo che è sotto la grazia, se è come Paolo, non ha pesi per sé stesso, ma ne ha molti per gli altri.
d. Per mezzo del quale abbiamo anche avuto, mediante la fede, l’accesso: Il nostro accesso a questa grazia è solo mediante la fede e attraverso Gesù; non possiamo entrare in questa posizione per i nostri meriti. L’accesso non è solamente alla grazia, ma è ai veri e propri cortili del cielo. È una benedizione che va oltre la pace presso Dio. “Si può essere riconciliati con il proprio sovrano e comunque non essere condotto alla sua presenza.” (Poole)
i. Su accesso Leon Morris dice: “L’idea è quella di presentarsi alla sala delle udienze di un monarca. La traduzione accesso è inadeguata, perché tralascia il fatto che non vi entriamo con le nostre proprie forze, ma abbiamo bisogno di qualcuno che ci ‘presenti’ – Cristo”.
ii. Wuest cita Thayer riguardo ad accesso: “Quella relazione amichevole con Dio per mezzo della quale siamo graditi a Lui e abbiamo la certezza che Egli è incline verso di noi con favore”.
e. Abbiamo avuto… l’accesso: Il verbo nel passato prossimo abbiamo avuto l’accesso indica anche che questa è una posizione, un possedimento permanente. Poiché la nostra posizione si basa sulla grazia, possiamo veramente stare saldi e avere pace, perché sappiamo che il nostro accesso è un possedimento permanente. Non può essere tolto nemmeno in futuro.
i. “E questo accesso a Dio, o ingresso alla presenza Divina, deve essere considerato un privilegio eterno. Non veniamo portati a Dio con lo scopo di avere solo un colloquio, ma per rimanere con lui, per essere la sua famiglia, per contemplare per fede il Suo volto e camminare nella luce della Sua presenza.” (Clarke)
f. Ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio: È la conclusione logica davanti a tale pace e grazia. Quando ci relazioniamo con Dio sul principio delle opere, qualsiasi vanto è presuntuoso e qualsiasi gloria va a noi e non a Dio.
i. Vantiamo è la traduzione normalmente utilizzata. Significa “una fiducia trionfante, esultante.” (Morris)
ii. Speranza, per Paolo, non implica mai incertezza. J.B. Philips traduce speranza con lieta certezza.
g. Giustificati per fede: Come già detto, tutto ciò ha senso solo perché siamo giustificati per fede. Se non siamo giustificati per grazia mediante la fede, allora non abbiamo pace presso e Dio e non possiamo restare saldi nella grazia.
i. “Purtroppo, troppi pochi credenti hanno il coraggio della fede! Quando un santo inizia a credere ai fatti e a camminare in grande libertà, noi diciamo (forse in segreto): ‘Deve essere un uomo particolarmente santo e consacrato’. No, è solo un povero peccatore come te, che crede nell’abbondanza della grazia!” (Newell)
2. (3-4) La promessa della gloria è anche per il tempo presente.
E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza, la perseveranza esperienza e l’esperienza speranza.
a. E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni: Paolo anticipa l’accusa secondo cui egli sarebbe un “povero illuso”, che la gloria per il cristiano si applicherebbe solamente nel perfetto mondo a venire. Paolo risponde: “So che abbiamo molte afflizioni ora, ma ci vantiamo anche in esse”.
i. Paolo non sta usando dei luoghi comuni spirituali. Prima di tutto, usa parole forti. Afflizioni è un “termine intenso. Non si riferisce a piccoli inconvenienti, ma a vere e proprie avversità” (Morris). In secondo luogo, Paolo ha vissuto una vita piena di afflizione, di cui Paolo ha conosciuto la verità meglio di chiunque altro.
b. Sapendo che l’afflizione produce perseveranza: Possiamo vantarci nelle afflizioni (letteralmente, tensioni) perché esse sono l’opportunità di produrre perseveranza (resistenza).
i. Un corridore deve essere posto sotto stress per acquisire resistenza. I marinai devono andare in mare. I soldati in battaglia. Per il cristiano l’afflizione è solo parte della vita cristiana. Non dovremmo desiderare o sperare in una vita cristiana senza tribolazioni, soprattutto perché:
· Dio usa l’afflizione in maniera meravigliosa nella nostra vita.
· Dio sa quanta afflizione possiamo sopportare e valuta attentamente l’afflizione che affrontiamo.
· Anche coloro che non sono cristiani affrontano afflizioni.
ii. “Un uomo cristiano dovrebbe essere disposto ad essere provato; dovrebbe essere contento di lasciar che la sua religione venga messa alla prova. ‘Ecco qua’, dice, ‘insisti se vuoi’. Vuoi essere portato in cielo su un letto di piume?” (Spurgeon)
iii. “Ho sentito persone consigliare ad altre di non pregare per la pazienza perché Dio altrimenti darà loro afflizioni. Se questo è il modo attraverso cui la pazienza cresce, allora ‘Dio, manda pure altri problemi’. Ho bisogno di pazienza!” (Smith)
iv. “Qualsiasi siano le virtù nelle quali l’afflizione ci coglie, essa le farà crescere ancora di più. Se uno è carnale, debole, cieco, malvagio, irascibile, arrogante e così via, l’afflizione lo renderà più carnale, più debole, più cieco, più malvagio e più irascibile. Dall’altra parte, se uno è spirituale, forte, saggio, pio, gentile e umile, diventerà più spirituale, più forte, più saggio, più pio, più gentile e più umile.” (Martin Lutero)
v. “‘L’afflizione produce perseveranza’, dice l’apostolo. Di solito non è così. L’afflizione produce impazienza, e l’impazienza non riceve il frutto dell’esperienza e si inasprisce nella disperazione. Chiedete a quanti hanno seppellito un figlio, o a quanti hanno perso le loro ricchezze, o hanno sofferto dolore nel corpo e vi diranno che il risultato naturale dell’afflizione è quello di produrre insofferenza contro la provvidenza, ribellione contro Dio, dubbio, incredulità, irascibilità e ogni sorta di male. Quale meravigliosa trasformazione avviene, però, quando il cuore viene rinnovato dallo Spirito Santo!” (Spurgeon)
c. La perseveranza esperienza e l’esperienza speranza: Questa è una catena d’oro della crescita e maturità cristiana. Ogni virtù ne edifica un’altra mentre cresciamo seguendo il modello di Gesù.
i. Quasi ogni cristiano vuole sviluppare esperienza e avere più speranza. Queste qualità scaturiscono dalla perseveranza, la quale deriva dall’afflizione. Potremmo desiderare di avere più esperienza e più speranza senza dover partire dall’afflizione, ma non è questo il piano e lo schema di Dio.
ii. Preferirei che Dio cospargesse su me un po’ di perseveranza, esperienza e speranza mentre dormo. Potrei svegliami ed essere un cristiano di gran lunga migliore! Tuttavia, questo non è il piano di Dio per me o per nessun altro cristiano.
iii. Dunque diciamo – sobriamente, riverentemente – dell’afflizione: “Signore, continua pure. So che mi ami, che valuti attentamente ogni prova e che hai un piano amorevole da adempiere in ogni afflizione. Signore, non ricerco le prove e non perseguo la tribolazione, ma non le disprezzerò o non perderò la speranza quando arriveranno. Confido nel Tuo amore in tutto ciò che permetti”.
3. (5) Una prova di speranza: l’amore di Dio nei nostri cuori qui e ora, testimoniato dalla presenza dello Spirito Santo nella nostra vita.
Or la speranza non confonde, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
a. Or la speranza non confonde: La speranza che l’afflizione produce in noi non è una speranza che confonde. Siamo sicuri di questo, perché Dio ha dimostrato la Sua intenzione di completare la Sua opera in noi – la prova è l’amore di Dio che è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
b. L’amore di Dio… sparso nei nostri cuori: Ogni cristiano dovrebbe sperimentare questo, avere una profonda consapevolezza interiore dell’amore di Dio per noi.
i. Le argomentazioni logiche dell’Apostolo Paolo in Romani sono sconvolgenti, ma la Lettera non manca di sentimento o di esperienze ferventi con Dio. Paolo vuole che abbiamo i giusti pensieri riguardo a Dio, ma vuole anche che facciamo le giuste esperienze con Lui – l’amore di Dio… sparso nei nostri cuori.
ii. L’amore di Dio non ci viene dato a gocce, ma viene sparso nei nostri cuori. Alcuni cristiani vivono come se ricevessero solamente delle gocce, ma Dio vuole che conosciamo il riversamento del Suo amore.
c. Dello Spirito Santo che ci è stato dato: Così viene comunicato l’amore di Dio – attraverso lo Spirito Santo. Una mancanza di consapevolezza dell’amore di Dio può essere spesso attribuita all’incapacità di essere costantemente ripieni di Spirito Santo e di camminare nello Spirito.
i. “L’amore di Dio è come luce per un cieco fino a quando lo Spirito Santo non dà la vista… che lo Spirito Santo possa essere qui in ognuno di noi per spargere l’amore di Dio nei nostri cuori.” (Spurgeon)
ii. Ogni cristiano ha lo Spirito Santo (Romani 8:9). Tuttavia, non ogni cristiano vive nella pienezza dello Spirito Santo (Efesini 5:18) e non ogni cristiano cammina nello Spirito (Romani 8:4-5).
4. (6-8) Descrizione dell’amore di Dio verso di noi.
Perché, mentre eravamo ancora senza forza, Cristo a suo tempo è morto per gli empi. Difficilmente infatti qualcuno muore per un giusto; forse qualcuno ardirebbe morire per un uomo dabbene. Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
a. Mentre eravamo ancora senza forza: Paolo descrive la grandezza dell’amore di Dio. È un amore dato agli immeritevoli, a coloro che sono senza forza, agli empie ai peccatori. Questo enfatizza il fatto che le motivazioni dell’amore di Dio si trovano in Lui, non in noi.
i. Chi sono queste persone? Chi sono gli empi e i malvagi per cui Gesù è morto? Paolo ha passato i primi due capitoli e mezzo della Lettera ai Romani a dirci che tutti noi siamo quelle persone.
b. Cristo a suo tempo è morto per gli empi: Dio ha mandato il Figlio al momento giusto, a suo tempo. Poteva sembrare troppo tardi per qualcuno, ma l’opera di Gesù è stata compiuta nel momento perfetto nel piano di Dio: Quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio (Galati 4:4).
i. Il mondo era stato preparato spiritualmente, economicamente, linguisticamente, politicamente, filosoficamente e geograficamente alla venuta di Gesù e alla diffusione dell’Evangelo.
ii. A suo tempo significa, inoltre, che Gesù è morto nel momento giusto per noi. È morto quando eravamo peccatori che avevano bisogno di un Salvatore. Il suo tempismo è stato perfetto per noi.
c. Cristo… è morto per gli empi: Paolo ha parlato di un sacrificio sostitutivo usando la parola espiazione in Romani 3:25. Qui ripete di nuovo il concetto dicendo che Cristo è morto per gli empi. La parola “per”in greco antico è huper, che significa “per il bene di, per conto di, invece di”.
i. Altri passi nel Nuovo Testamento in cui compare huper ci aiutano a comprendere. In Giovanni 11:50 leggiamo: E non considerate che conviene per noi che un sol uomo muoia per [huper] il popolo. Galati 3:13 dice: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo diventato maledizione per [huper] noi.
ii. Dunque, per poter dire: “Gesù è morto per me”, devi anche dire: “Non ho forza per salvare me stesso. Sono empio. Sono un peccatore”. Gesù è morto per salvare e trasformare proprio queste persone.
iii. “Magari dirai: ‘Oh, sono uno tra i peggiori al mondo’. Cristo è morto per i peggiori del mondo. ‘Oh, ma non ho la forza di diventare migliore’. Cristo è morto per coloro che erano senza forza. ‘Oh, il mio caso mi condanna’. Cristo è morto per coloro che sono legalmente condannati. ‘Ah, ma il mio caso è senza speranza’. Cristo è morto per coloro che non hanno speranza. Egli è la speranza di chi non ne ha. Egli è il Salvatore non di quelli che sono parzialmente perduti, ma di coloro che sono completamente perduti.” (Spurgeon)
iv. “Se Cristo è morto per gli empi, questo lascia gli empi senza alcuna scusa se non vengono a Lui e credono in Lui per ottenere salvezza. Fosse stato diversamente, avrebbero potuto pregare: ‘Noi non siamo degni di presentarci’. Ma tu sei empio e Cristo è morto per gli empi; perché non sarebbe morto per te?” (Spurgeon)
d. Difficilmente infatti qualcuno muore per un giusto: L’amore di Dio va oltre persino l’amore migliore che si può trovare tra gli esseri umani. Un brav’uomo potrebbe morire da nobile martire per il “giusto tipo” di persona – un giusto o un uomo dabbene. Tuttavia, Gesù non è morto né per i giusti né per gli uomini dabbene.
i. C’è una differenza, secondo Paolo, tra un uomo giusto e un uomo dabbene? La differenza in Romani 5:7 sembra sottolineare che il giusto sia solamente questo – giusto nella sua vita personale, ma forse privo di sentimenti verso gli altri. L’uomo dabbene, al contrario, si spinge oltre, comportandosi in maniera gentile e benevola.
e. Ma Dio manifesta il suo amore: In che modo la morte del Figlio manifesta l’amore del Padre? Nel fatto che è stato molto difficile per il Padre mandare il Suo unico Figlio e perché Dio [Padre] ha riconciliato il mondo con sé in Cristo (2 Corinzi 5:19).
i. “Sarebbe facile ritenere la croce come dimostrazione dell’indifferenza di Dio, un Dio che ha lasciato che l’innocente Gesù venisse preso da uomini malvagi, torturato e crocifisso, pur non avendo fatto nulla… Se il Padre e Cristo non sono uno, non è l’amore di Dio quello che viene mostrato alla croce.” (Morris)
ii. L’opera di Gesù sulla croce per noi è la prova suprema fornita da Dio del Suo amore per te. Egli può fornire altre dimostrazioni, ma non può fornirne una più grande. Se la croce è la dimostrazione più grande dell’amore di Dio, essa è anche la dimostrazione più grande dell’odio dell’uomo. Prova anche che il culmine dell’odio dell’uomo non può sconfiggere il culmine dell’amore di Dio.
iii. La dimostrazione dell’amore di Dio non è manifestata tanto nel fatto che Gesù è morto, ma per chi Gesù è morto – peccatori immeritevoli e in ribellione a Lui.
5. (9-11) Salvezza dall’ira di Dio.
Molto più dunque, essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Infatti, se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio, molto più ora, che siamo stati riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. E non solo, ma anche ci vantiamo in Dio per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo, tramite il quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
a. Molto più, dunque, essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira: Se siamo giustificati per l’opera di Gesù, possiamo essere certi che siamo anche salvati dall’ira per mezzo di lui. L’ira di Dio, che si rivela dal cielo sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini (Romani 1:18), è stata posta su Gesù quale sostituto al posto del credente.
i. Per natura, alcuni sono propensi a far precedere queste grandi promesse di Dio da “molto meno ora” per quanto riguarda sé stessi. Dio vuole che vedano chiaramente: Molto più ora sono l’amore e la bontà di Dio datici e molto più ora possiamo avere fiducia in Lui.
ii. Salvati dall’ira: L’ira di chi? La giusta ira di Dio. È vero che dobbiamo essere salvati dal mondo, dalla carne e dal diavolo, ma più di ogni altra cosa dobbiamo essere salvati dalla giusta ira di Dio.
iii. Su molto più ora, John Trapp dice: “L’opera di Dio di portare gli uomini alla grazia è più grande del portarli nella gloria da uno stato di grazia, perché il peccato è più distante dalla grazia di quanto la grazia lo sia dalla gloria”.
b. Infatti, se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio: Se Dio ci ha mostrato un tale grande amore quando eravamo nemici, pensa alle benedizioni di cui godremo una volta riconciliati con Dio! Se Dio fa così tanto per i Suoi nemici, quanto più farà per i Suoi amici!
i. Wuest, citando Alford, dice: “Non solo l’uomo riconciliato ha fiducia che scamperà all’ira di Dio, ma ha una fiducia trionfante – una speranza gioiosa in Dio”.
c. Molto più ora, che siamo stati riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita: Questa riconciliazione non è di aiuto solo quando moriamo, ma tocca le nostre vite anche adesso. Dio non tratterà mai più il credente sulla base dell’ira. Egli può correggerlo come un Padre amorevole, ma non come punizione o pagamento per i suoi peccati. Dio attua la punizione solo per portare correzione e direzione con amore.
d. Salvati dall’ira per mezzo di lui… siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio… ci vantiamo in Dio per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo… tramite il quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione: Il punto viene chiaramente enfatizzato. Ciò che ha importanza è quello che abbiamo per mezzo di Gesù. Ciò che abbiamo per mezzo delle nostre opere non ha importanza e non può aiutarci. È tutto per mezzo di Gesù.
B. I due uomini.
1. (12) La diffusione del peccato in tutta la razza umana.
Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato;
a. Come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo: L’Apostolo Paolo considera Genesi 3 perfettamente e storicamente accurato. Secondo Paolo (e secondo Gesù, come da Lui affermato in Matteo 19:4-6), Adamo ed Eva erano persone reali, le cui azioni hanno avuto ripercussioni durature fino al giorno d’oggi.
i. È importante comprendere che la storia di Adamo ed Eva non è un passaggio opzionale da accettare o rigettare, o allegorizzare. Secondo il tema di Paolo in Romani 5, non si può eliminare la verità di Genesi 3 senza eliminare i principi che pongono il fondamento per la nostra salvezza.
ii. “Paolo considerava Adamo più che un personaggio storico, era il primo uomo; egli era anche ciò che il suo nome significa in ebraico – ‘umanità’. Tutta l’umanità viene vista come esistente in Adamo dall’inizio.” (Bruce)
b. Per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo: Paolo non cerca di dimostrarlo, semplicemente lo accetta come verità da Genesi 3 – il peccato è entrato nel mondo per mezzo di Adamo. Sostanzialmente, Adamo è il responsabile della caduta della razza umana, non Eva. Eva è stata sedotta quando ha peccato, ma Adamo ha peccato con piena conoscenza (1 Timoteo 2:14).
c. E per mezzo del peccato la morte: La morte è entrata nel mondo e si è estesa a tutti gli uomini come risultato del peccato di Adamo. Dio aveva promesso ad Adamo che nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai (Genesi 2:17). Il principio della morte è stato introdotto nel mondo quando Adamo ha peccato, e da allora regna sulla terra. Ogni tomba è una prova muta della diffusione e del dominio del peccato sin dai tempi di Adamo.
d. Così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato: Dato che la morte e il peccato sono collegati, sappiamo che tutti gli uomini sono peccatori – perché sono tutti sottoposti alla morte. Un uomo senza peccato non è sottoposto alla morte, ma dato che ogni persona le è soggetta – anche il più piccolo bambino – dimostra che tutti [l’umanità] hanno peccato in Adamo.
i. Questo suona strano alle nostre orecchie individualistiche, ma Paolo insegna chiaramente che noi tutti abbiamo peccato“in” Adamo. Adamo è il padre di ogni persona sulla terra; ogni essere umano che sia mai vissuto si trovava nel patrimonio genetico di Adamo. Perciò, tutta l’umanità ha davvero peccato.
ii. “Tutti hanno peccato in questo caso significa che ‘tutti hanno peccato in Adamo’; il peccato di Adamo è il peccato di tutti.” (Morris)
iii. Gli umani sono mortali – soggetti alla morte – prima che essi stessi commettano peccato. Poiché la mortalità è la conseguenza del peccato, siamo resi peccatori per il peccato di Adamo, non dal nostro peccato personale.
iv. Forse non ci piace il fatto che è stata l’azione di un altro uomo ad averci reso dei peccatori. Potremmo protestare e dire: “Voglio essere indipendente e non diventare un peccatore a causa di ciò che ha fatto un altro uomo”. Tuttavia, è giusto essere resi giusti per l’opera di un altro uomo solo se siamo resi peccatori per l’opera di un altro uomo. Se non siamo peccatori a causa di Adamo, allora non è valido essere giustificati da Gesù.
e. Tutti gli uomini: Questa verità può farci sentire a disagio, ma rimane comunque la verità. Il bambino più piccolo è un peccatore, soggetto alla morte. Davide lo sapeva quando scrisse: Ecco, io sono stato formato nell’iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato (Salmo 51:5).
i. Sappiamo di essere nati peccatori anche per altri motivi. Prima di tutto, lo vediamo da quanto può essere egoista e arrabbiato un piccolo bambino. In secondo luogo, pensate al fatto che non abbiamo bisogno di insegnare ai nostri figli ad essere cattivi – lo imparano da soli, con il buon vecchio Adamo ad impartire le lezioni.
ii. Se i neonati sono peccatori, significa che vanno all’inferno? Non necessariamente. Innanzitutto, sappiamo che i figli di credenti sono santificati per la presenza di un genitore credente (1 Corinzi 7:14). In secondo luogo, Davide aveva la certezza che avrebbe rincontrato il suo bambino in cielo (2 Samuele 12:23). Infine, sappiamo che, alla fine di tutto, Dio, il giudice di tutto il mondo, farà la cosa giusta (Genesi 18:25).
iii. Se in cielo ci sono figli di non credenti, è importante comprendere che non sono lì perché sono innocenti. Come figli e figlie del colpevole Adamo, siamo tutti nati colpevoli. Se tali bambini vanno in cielo, non è perché sono innocenti e quindi lo meritano, ma perché la ricca misericordia di Dio è stata estesa anche a loro.
2. (13-14) Risposta all’obiezione: “Credevo che fossimo peccatori perché abbiamo infranto la legge”.
Perché, fino a che fu promulgata la legge, il peccato era nel mondo; ora il peccato non è imputato se non vi è legge; ma la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, che è figura di colui che doveva venire.
a. Fino a che fu promulgata la legge, il peccato era nel mondo; ora il peccato non è imputato se non vi è legge: Sappiamo che alla radice di tutto siamo peccatori a motivo di Adamo e non perché abbiamo infranto la legge. Lo sappiamo perché il peccato e la morte erano nel mondo prima che la Legge venisse data.
i. La legge è arrivata troppo tardi per poter prevenire il peccato e la morte, ed è troppo debole per salvare dal peccato e la morte.
b. Ma la morte regnò: Tutto il regno crudele della morte – anche prima che la legge venisse data ai tempi di Mosè – dimostra che l’uomo era sotto il peccato ancora prima della legge. La morte regnò… anche su quelli che non avevano peccato alla stessa maniera di Adamo, mostrando che il principio del peccato era all’opera in ogni essere umano.
c. Adamo, che è figura di colui che doveva venire: Paolo parla di Adamo come di una figura – un’immagine, una rappresentazione – di Gesù. Sia Adamo che Gesù erano uomini senza peccato dal principio ed entrambi hanno fatto cose che hanno avuto conseguenze su tutta l’umanità.
3. (15-17) Contrasti tra l’opera di Adamo e l’opera di Gesù.
La grazia però non è come la trasgressione; se infatti per la trasgressione di uno solo quei molti sono morti, molto più la grazia di Dio e il dono per la grazia di un uomo, Gesù Cristo, hanno abbondato verso molti altri. Riguardo al dono, non è avvenuto come per quell’uno che ha peccato, perché il giudizio produsse la condanna da una sola trasgressione, ma la grazia produsse la giustificazione da molte trasgressioni. Infatti, se per la trasgressione di quell’uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, molto di più coloro che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell’uno, che è Gesù Cristo.
a. La grazia però non è come la trasgressione: Adamo ha commesso una trasgressione che ha avuto conseguenze su tutta la razza umana – come risultato della trasgressione di Adamo, molti sono morti. Gesù dà la grazia, la quale anch’essa ha conseguenze su tutta la razza umana, sebbene in modo diverso. Per mezzo del dono di Gesù, la grazia di Dio ha abbondato verso molti. L’opera di Adamo ha portato morte, ma l’opera di Gesù porta grazia.
b. Molti sono morti: Questo è l’inizio della descrizione del risultato della trasgressione di Adamo. C’è dell’altro: il giudizio produsse la condanna e la morte ha regnato sugli uomini. Tuttavia, ci sono anche i risultati che derivano dal dono di Gesù: la grazia ha abbondato verso molti, giustificazione(perché molte trasgressioni furono poste su Gesù), grazia in abbondanza, il dono della giustizia e il loro regnare nella vita.
i. “Egli non sta dicendo che la morte ha regnato su tutti noi perché tutti abbiamo peccato; sta dicendo che la morte ha regnato su di noi a causa del peccato di Adamo.” (Morris)
c. La morte ha regnato… giustizia regneranno: Potremmo dire che sia Adamo che Gesù sono re, ognuno del proprio regno. Sotto Adamo, la morte ha regnato; sotto Gesù, possiamo regnare nella vita per mezzo di quell’Uno, che è Gesù Cristo.
i. È sconcertante pensare a quanto la morte abbia regnato sotto Adamo completamente. Tutti coloro che nascono muoiono – il tasso di mortalità è il 100%. Nessuno sopravvive. Quando un bambino nasce, non è questione se il bambino vivrà oppure no – quasi certamente morirà; l’unica domanda è quando. Noi pensiamo a questo mondo come alla terra dei viventi, ma in realtà è la terra dei morenti, e i miliardi di corpi sotterrati nel corso dei secoli ne sono la prova. Tuttavia, Paolo dice che il regno della vita per mezzo di Gesù è molto più certo. Il regno del credente nella vita per mezzo di Gesù Cristo è molto più certo della morte o delle tasse!
4. (18) Riassunto: i due uomini.
Per cui, come per una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure con un solo atto di giustizia la grazia si è estesa a tutti gli uomini in giustificazione di vita.
a. Una sola trasgressione… un solo atto di giustizia: Da questo passaggio, Adamo e Gesù vengono a volte definiti i due uomini. In entrambi viene rappresentata tutta l’umanità, e ognuno di noi si identifica o con Adamo o con Gesù. Noi nasciamo identificati con Adamo; possiamo nascere di nuovo ed essere identificati con Gesù.
i. Il concetto di Adamo e Gesù come i due rappresentanti di tutta la razza umana è chiamato Teologia Federale, o entrambi vengono a volte definiti Capi Federali. Questo perché, sotto il sistema di governo federale, vengono scelti dei rappresentanti che parlano a nome di chi li ha scelti. Adamo parla per coloro che egli rappresenta e Gesù parla per il Suo popolo.
ii. Di nuovo, qualcuno potrebbe obbiettare: “Ma non ho mai scelto di essere rappresentato da Adamo”. Certo che sì! Ti sei identificato con Adamo quando hai commesso il tuo primo peccato. È vero che siamo nati essendo identificati con Adamo, ma è altrettanto vero che scegliamo di esserlo con ogni nostro singolo atto di peccato.
b. La condanna… in giustificazione: Il risultato di questa elezione – scegliere Adamo o Gesù – è il fattore decisivo. Se scegliamo Adamo, riceviamo giudizio e condanna. Se scegliamo Gesù, riceviamo il dono della grazia di Dio e la giustificazione.
c. La grazia si è estesa a tutti gli uomini: Questo significa che tutti gli uomini sono giustificati per la grazia? Senza aver fatto alcuna scelta personale, ogni persona ha ricevuto la maledizione della trasgressione di Adamo. Può essere vero, dunque, che senza una scelta personale un individuo possa ricevere i benefici dell’ubbidienza di Gesù? Niente affatto. Prima di tutto, Paolo dice chiaramente che la grazia non è come la trasgressione – non sono identiche nel loro risultato o nella loro applicazione. Inoltre, in tre versi Paolo definisce l’opera di Gesù un dono e non applica mai questa parola all’opera di Adamo. È semplicemente nella natura del dono essere ricevuto per fede. Infine, Paolo insegna chiaramente in tutto il Nuovo Testamento che non tutti sono salvati.
i. In che senso, dunque, la graziasi è estesa a tutti gli uomini? Si è estesa nel senso che la grazia è stata offerta, ma non necessariamente ricevuta.
ii. L’idea che tutti gli uomini sono salvati per mezzo dell’opera di Gesù, sia che lo sappiano oppure no, si chiama universalismo. “Se qui venisse insegnata la dottrina dell’universalismo, allora Paolo contraddirebbe sé stesso, perché ha già descritto gli uomini come morenti a causa del peccato.” (Harrison)
5. (19) Riassunto dei contrasti.
Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori, così ancora per l’ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti.
a. Per la disubbidienza di un solo uomo: La disubbidienza di Adamo rende gli uomini peccatori. L’ubbidienza di Gesù rende molti giusti. Ogni rappresentante comunica l’effetto della propria opera ai propri “seguaci”.
b. Molti sono stati costituiti peccatori: Paolo enfatizza di nuovo questo concetto. Il punto è che siamo stati costituiti peccatori per l’opera di Adamo. Ovviamente, abbiamo scelto Adamo quando abbiamo peccato personalmente. Tuttavia, il principio rimane: se per un uomo siamo stati costituiti peccatori, possiamo essere costituiti giusti per mezzo dell’opera di un altro uomo.
i. Questo è l’unico modo attraverso cui possiamo trarre beneficio dall’opera di Gesù. Se ogni uomo fosse ritenuto responsabile per sé stesso senza essere rappresentato da Adamo o Gesù, allora moriremmo tutti. Nessuno sarebbe salvato, perché tutti noi pecchiamo e siamo privi della gloria di Dio. Solamente una persona senza peccato che agisce in nostro favore può salvarci – ed è giusto che sia così, perché un altro uomo ci ha messo in questo pasticcio agendo per conto nostro.
ii. Se derubassi una banca e venissi dichiarato colpevole, un amico non potrebbe dire al giudice: “Vostro onore, voglio bene al mio amico e voglio scontare la sua pena. Prenderò il suo posto e riceverò la punizione che lui merita”. Il giudice risponderebbe: “Che assurdità. Non sarai punito per il suo crimine. Non sarebbe giusto. Lui ha commesso il crimine, e lui pagherà”. Sarebbe giusto che un’altra persona scontasse la pena solo se io fossi colpevole a motivo dell’opera di quell’altra persona.
iii. La persona che dice: “Non voglio essere rappresentato né da Adamo né da Gesù; voglio rappresentare me stesso” non capisce due cose. Primo, non capisce che davvero non dipende da noi. Non siamo stati noi a creare queste regole, ma Dio. Secondo, non capisce che la nostra giustizia personale davanti a Dio non è altro che un abito sporco (Isaia 64:6). Per Dio la nostra giustizia personale è un contraffatto che gli reca offesa; quindi, rappresentando te stesso, non faresti altro che assicurarti la condanna.
6. (20a) Il proposito della legge.
Or la legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse;
a. La legge intervenne affinché la trasgressione abbondasse: Paolo ci ha mostrato che la legge non ci giustifica. Ora ci mostra che la legge in sé stessa non ci rende peccatori – Adamo ne è responsabile. Perciò, qual è lo scopo della legge? Lo scopo è ben preciso e in parte è affinché la trasgressione abbondasse. La legge rende più evidente e più grande il peccato dell’uomo mettendolo chiaramente a confronto con lo standard santo di Dio.
i. I difetti presenti in una pietra preziosa abbondano quando questa viene paragonata ad una pietra perfetta o messa su uno sfondo di contrasto. La legge perfetta di Dio mette in luce i nostri difetti e fa sì che il nostro peccato abbondi.
b. Affinché… abbondasse: C’è un altro modo in cui la legge fa sì che il peccato abbondi. A causa della malvagità del mio cuore, quando vedo una linea, voglio attraversarla. In questo senso, la legge fa sì che il peccato abbondi perché traccia una chiara linea di demarcazione tra giusto e sbagliato, e il mio cuore peccaminoso vuole infrangerla. Dunque, la legge mi fa peccare di più, non perché ci sia qualcosa di sbagliato in essa, ma solo perché c’è qualcosa di profondamente sbagliato nella condizione umana.
7. (20b-21) Il regno della grazia.
Ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata, affinché come il peccato ha regnato nella morte, così anche la grazia regni per la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
a. Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata: Se il peccato è abbondato sotto la legge, allora la grazia è sovrabbondata sotto Gesù. Letteralmente la frase significa “ultra-abbondata”. Dio fa sì che la Sua grazia ultra-abbondi sul peccato che abbonda!
i. Avremmo potuto aspettarci che dove il peccato è abbondato, l’ira di Dio o il giudizio sarebbero sovrabbondati. Tuttavia, l’amore di Dio è così meraviglioso che la grazia è sovrabbondata laddove ci aspettavamo ira.
ii. Se la grazia è ultra-abbondata sul peccato, allora sappiamo che è impossibile che il peccato sia più grande della grazia di Dio. Non possiamo peccare più di quanto Dio possa perdonare, ma possiamo comunque respingere la Sua grazia e il Suo perdono.
b. Così anche la grazia regni: Come già dichiarato da Paolo, il peccato ha regnato nella morte. Anche la grazia però regna. Il regno della grazia è caratterizzato dalla giustizia, dalla vita eterna ed è per mezzo di Gesù.
i. La grazia regna per la giustizia. Molti credono che dove regna la grazia si trascuri la giustizia e ci sia un atteggiamento superficiale nei confronti del peccato. Questo però non è affatto il regno della grazia. In un’altra lettera Paolo ha scritto riguardo a quello che ci insegna la grazia: Infatti la grazia salvifica di Dio è apparsa a tutti gli uomini, e ci insegna a rinunziare all’empietà e alle mondane concupiscenze, perché viviamo nella presente età saggiamente, giustamente e piamente (Tito 2:11-12). La grazia regna per la giustizia e la grazia insegna la giustizia.
ii. La grazia regna a vita eterna. La grazia di Dio ci dà qualcosa e ci porta altrove. Ci dà molto più che una vita senza fine. Vita eterna dà l’idea di qualità di vita attuale, la qualità di vita di Dio dataci adesso – non solo quando moriremo.
iii. La grazia regna per mezzo di Gesù. C’è un Re in un regno dove regna la grazia – quel Re è Gesù. Una vita di grazia è incentrata su Gesù e gli altri, non su di me. Una vita di grazia non guarda a sé stessa perché comprende che questo favore immeritato di Dio non ha nulla a che vedere con ciò che c’è in me. Tutte le ragioni si trovano in Gesù, non in me. La grazia non regna per mezzo di me, ma per mezzo di Gesù.
c. Così anche la grazia regni per la giustizia: Dovunque regni la grazia di Dio, lo standard della giustizia di Dio verrà rispettato. Il timore del legalista è che il regno della grazia darà ai cuori malvagi il permesso di peccare, ma la Scrittura non condivide questo timore. La grazia non facilita il peccato, anzi lo affronta direttamente e lo sovrasta per conquistarlo. Essa non incoraggia l’ingiustizia, ma affronta il peccato con l’espiazione fatta alla croce e la vittoria al sepolcro vuoto.
i. La grazia non è amica del peccato; è il suo nemico giurato. “Come il caldo è l’opposto del freddo e la luce l’opposto del buio, così la grazia è l’opposto del peccato. Il fuoco e l’acqua possono anche condividere lo stesso vascello così come la grazia e il peccato lo stesso cuore.” (Thomas Benton Brooks)
ii. Nel classico di John Bunyan Il Viaggio del Pellegrino c’è un personaggio meraviglioso di nome “Sig. Onesto”. Egli ha intrapreso un cammino di pellegrinaggio e ha visto molti viaggiatori – alcuni dei quali sono partiti con coraggio e forza, ma si sono poi tirati indietro. Ha visto altri che all’inizio sono inciampati, ma che poi hanno terminato bene la corsa. Alcuni hanno iniziato pieni di fede, ma sono poi finiti nel dubbio, e altri hanno sviluppato una maggiore sicurezza durante il cammino. Il Sig. Onesto ovviamente sapeva molte cose sulla vita cristiana e ha riassunto tutta la sua conoscenza nelle sue ultime parole:
“Il signor Onesto chiamò i suoi amici e disse: «Sto per morire, ma non faccio testamento. Quanto alla mia onestà, verrà con me»… Quando giunse la sua ora, si recò presso la riva del Fiume. In quella stagione il Fiume era straripato in alcuni punti. Il signor Onesto, però, durante la sua vita si era messo d’accordo con un certo Buonacoscienza, che gli aveva promesso di dargli una mano ad attraversare il Fiume. Le sue ultime parole furono: «La Grazia regna!». Così anch’egli lasciò questo mondo”.
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