Filippesi 1 – Amore e Sollecitudine di Paolo per i Filippesi
A. Saluto di Paolo ai cristiani di Filippi e sua preghiera per loro.
1. (1-2) Destinatari e saluti iniziali.
Paolo e Timoteo, servi di Gesù Cristo, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi: grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.
a. Paolo e Timoteo: L’Apostolo Paolo scrive questa lettera a degli amici a lui cari, i cristiani di Filippi, mentre si trova agli arresti domiciliari a Roma, come riportato alla fine di Atti (Atti 28:30-31), dove aspetta di essere convocato davanti al tribunale di Cesare (nell’anno 61 d.C. circa).
b. A tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi: La chiesa di Filippi viene fondata da Paolo circa undici anni prima della stesura di questa lettera durante il suo secondo viaggio missionario (Atti 16:11-40). È la prima chiesa ad essere fondata nel continente europeo.
c. A tutti: Paolo indirizza questa lettera a tre gruppi:
·A tutti i santi in Cristo Gesù: Cioè tutti i cristiani a Filippi. Tutti i cristiani sono santi, ma solo in Cristo Gesù.
·Ai vescovi: In maniera generale, si rivolge a coloro che sono coinvolti nella leadership. La parola in greco antico significava sovrintendente e descriveva la leadership in senso generale, prima di diventare un termine usato specificamente per indicare un ufficio riconosciuto da alcune tradizioni cristiane.
·Ai diaconi: Coloro che ricoprono posizioni di servizio riconosciute.
d. Grazia a voi e pace: Come di consueto, Paolo li saluta con la grazia e la pace, riconoscendo che queste ci giungono solamente da Dio Padre e mediante il Figlio.
2. (3-6) Paolo rende grazie per i cristiani di Filippi.
Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi tutti in ogni mia orazione, per la vostra collaborazione nell’evangelo dal primo giorno fino ad ora, essendo convinto di questo, che colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
a. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi: Paolo traboccava di gratitudine ogniqualvolta si ricordava di ciò che i Filippesi avevano fatto per lui. Era ovviamente grato ai Filippesi, ma molto di più a Dio, il quale gli aveva mostrato grande bontà attraverso di loro.
i. I Filippesi si dimostrarono estremamente generosi verso Paolo, sia quando si trovava in mezzo a loro (Atti 16:15, 16:32-34) sia quando era assente (2 Corinzi 8:1-7, 9:1-4 e 11:9).
b. In ogni mia orazione: Paolo pregava per i Filippesi con gioia. Era uno dei modi in cui Paolo sentì di poterli ripagare per tutto ciò che avevano fatto per lui.
i. Si potrebbe dire che Paolo provava gioia ogni volta che pregava per i Filippesi. È importante notare come il primo riferimento di Paolo ai propri sentimenti o al proprio stato d’animo in questa lettera sia la gioia – nonostante scrivesse dalla prigione e con una probabile esecuzione davanti a sé.
ii. “È una rivelazione gloriosa di come una vita in comunione con Cristo trionfi sopra ogni circostanza avversa. Il trionfo, inoltre, non ha niente a che vedere con l’indifferenza stoica. Si tratta, piuttosto, di riconoscere che le condizioni apparentemente avverse diventano alleate dell’anima e ministre della vittoria, sotto il dominio del Signore.” (Morgan)
iii. “Questa è la grande lettera canora di Paolo. Fu proprio a Filippi che lui e Sila cantarono in prigione verso la mezzanotte. Ora si trova di nuovo in catene, questa volta a Roma.” (Morgan)
c. Per la vostra collaborazione nell’evangelo: Questo è uno dei motivi per cui Paolo rende grazie per i Filippesi, i quali hanno collaborato con lui per la diffusione del vangelo mediante la loro amicizia e il sostegno economico dal primo giorno fino ad ora. Non hanno aspettato di vedere se Paolo fosse veramente un “vincente” prima di sostenerlo, ma hanno supportato sia lui che il suo ministero fin dai primi giorni.
d. Colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Gesù Cristo: Quando Paolo ricorda il momento in cui ha avuto inizio l’opera di Dio tra i Filippesi (dal primo giorno), gli viene naturale pensare anche al giorno in cui quest’opera giungerà al compimento. Esprime, inoltre, la propria fiducia nell’abilità di Dio di portarla a termine.
i. È sicuramente un’opera buona quella che ha avuto inizio nei Filippesi e in ogni altro credente. “L’opera della grazia ha le proprie radici nella bontà divina del Padre, viene piantata dalla bontà disinteressata del Figlio e viene innaffiata quotidianamente dalla bontà dello Spirito Santo; poiché scaturisce da ciò che è buono e porta a ciò che è buono, è in tutto e per tutto buona.” (Spurgeon)
ii. Poiché questa buona opera ha avuto un inizio, Paolo è fiducioso che giungerà a compimento. Dio è un operaio che porta a termine le proprie opere. “Dove mai vediamo un esempio in cui un’opera iniziata da Dio viene lasciata incompiuta? Mostrami, anche con un solo esempio, un mondo che sia formato solo per metà, abbandonato e gettato via; mostrami un universo che non ruoti più sul tornio del Grande Vasaio, con un progetto ancora su carta, con l’argilla che ormai si indurisce e non ha forma a motivo della sua incompletezza.” (Spurgeon)
iii. Quest’opera non verrà completata nel credente fino al giorno di Gesù Cristo, che nel contesto allude alla seconda venuta di Gesù e alla nostra resurrezione con Lui. “La Sacra Scrittura non considera perfetto un uomo quando l’anima ha raggiunto la perfezione; piuttosto, fa riferimento al suo corpo come parte di lui; poiché il corpo non risorgerà dalla tomba fino al giorno della venuta del Signore Gesù, quando verremo rivelati nella perfezione della nostra umanità così come Lui verrà rivelato, quel giorno è stabilito come il giorno in cui l’opera cominciata da Dio verrà terminata.” (Spurgeon)
3. (7-8) Paolo dichiara il proprio affetto per il Filippesi.
Ed è giusto che io senta questo di voi tutti, perché vi ho nel cuore, voi che tanto nelle mie catene come nella difesa e conferma dell’evangelo, siete tutti partecipi con me della grazia. Dio infatti mi è testimone, come io vi ami tutti con affetto sviscerato in Gesù Cristo.
a. È giusto che io senta questo di voi tutti: La gratitudine, la gioia e il desiderio di Paolo di pregare per i Filippesi sono appropriati, perché sono rimasti al suo fianco durante le difficoltà sofferte per il vangelo e hanno così ricevuto la stessa grazia che egli stesso ha ricevuto (siete tutti partecipi con me della grazia).
b. Vi ho nel cuore: Paolo è un uomo dall’intelletto sopraffino, ma anche dal cuore grande, in cui serba i credenti di Filippi. Può addirittura chiamare Dio in causa come testimone per quanto riguarda il suo profondo affetto verso di loro.
i. Adam Clarke parafrasa così l’idea di Paolo: “Dio è testimone del forte affetto che provo per voi e di come vi ami con la stessa tenera premura con cui Cristo ha amato il mondo, quando ha dato sé stesso per esso”.
4. (9-11) La preghiera di Paolo per i Filippesi.
E per questo prego che il vostro amore abbondi sempre di più in conoscenza e in ogni discernimento, affinché discerniate le cose eccellenti e possiate essere puri e senza macchia per il giorno di Cristo, ripieni di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, alla gloria e lode di Dio.
a. Per questo prego che il vostro amore abbondi sempre di più: I Filippesi hanno tanto amore e lo hanno dimostrato a Paolo, il quale, dal canto suo, non esita a pregare che il loro amore abbondi sempre di più. Non importa quanto amore abbiamo per gli altri: possiamo sempre averne di più!
i. “Che sia come un fiume, continuamente alimentato dalla pioggia e da freschi ruscelli, affinché cresca, si innalzi fino al livello degli argini e straripi, inondando le pianure adiacenti.” (Clarke)
b. Che il vostro amore abbondi sempre di più in conoscenza e in ogni discernimento: L’amore che Paolo vuole abbondi nei Filippesi non è un “amore cieco”. È un amore che ha conoscenza e ogni discernimento, un amore che può discernere le cose eccellenti.
i. Paolo conosceva i pericoli di un amore senza discernimento. Riprese la chiesa di Corinto, la quale sembrava gloriarsi nel proprio “amore” e nella propria “apertura”, che però mancavano di ogni senso di conoscenza e discernimento (1 Corinzi 5:1-7).
c. Possiate essere puri e senza macchia: Quando approviamo e riceviamo le cose eccellenti, diventiamo puri (con riferimento alla giustizia interiore) e senza macchia(con riferimento alla giustizia esteriore e visibile). Per il giorno di Cristo significa che queste cose continuano a diventare sempre più evidenti nella nostra vita fino al ritorno di Gesù.
i. Essere puri è importante, ma non basta. Molti peccatori ai tempi di Gesù, come per esempio i pubblicani, erano puri (sinceri), ma avevano comunque bisogno di ravvedimento. Allo stesso modo, essere senza macchia davanti agli altri è importante, ma non è abbastanza. Anche i Farisei dei giorni di Gesù erano ritenuti da molti senza macchia. Vogliamo che Dio ci renda sia puri che senza macchia.
d. Ripieni di frutti di giustizia: Il nostro diventare puri e senza macchia, in realtà, fa parte dell’opera che Dio compie dentro di noi e avviene mentre veniamo riempiti di frutti di giustizia.
i. Dimorare in Gesù produrrà sempre il suo frutto (Giovanni 15:4-6). E mentre dimoriamo in Lui, riceviamo la vita e i nutrienti di cui abbiamo bisogno per portare frutto in maniera naturale alla gloria e lode di Dio.
ii. “Ogni vero seguace di Dio ha davanti a sé la gloria di Dio in tutto quello che fa, dice o pensa. Ama glorificare Dio e Dio glorifica lui mostrandogli, al momento della sua conversione, l’opera gloriosa della potenza gloriosa del Signore.” (Clarke)
B. Paolo descrive le circostanze in cui si trova.
1. (12-14) L’imprigionamento di Paolo non ha ostacolato il vangelo in alcun modo.
Ora, fratelli, voglio che sappiate che le cose che mi sono accadute sono risultate ad un più grande avanzamento dell’evangelo, tanto che è noto a tutto il pretorio e a tutti gli altri che io sono in catene per Cristo; e la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno preso maggiore ardire nel proclamare la parola di Dio senza paura.
a. Le cose che mi sono accadute sono risultate ad un più grande avanzamento dell’evangelo: Paolo qui risponde ad uno dei timori dei Filippesi. Vuole che sappiano che la benedizione e la potenza di Dio sono ancora con lui nonostante la prigionia. Non si trova al di fuori della volontà di Dio e l’opera del Signore continua ad andare avanti.
i. Mentre Paolo si trovava con i Filippesi, ci furono esempi meravigliosi della potenza sovrana di Dio, che culminarono nella liberazione divina dalla prigione e nella loro rivincita di fronte ai magistrati (Atti 16:11-40). Non c’è da sorprendersi che i Filippesi ora si domandino dove sia la potenza di Dio in merito all’attuale imprigionamento di Paolo.
ii. Sappiamo anche che tutto questo risultò ad un più grande avanzamento dell’evangelo, perché in quel periodo scrisse Efesini, Filippesi e Colossesi.
iii. Dio non ha sprecato il tempo che Paolo ha trascorso come prigioniero a Roma. Ugualmente, Dio non spreca mai il nostro tempo, sebbene possiamo sprecarlo noi non comprendendo lo scopo di Dio per le nostre vite in questo momento.
b. L’avanzamento dell’evangelo: Paolo non parla di un avanzamento personale, perché a lui non interessa e dà per scontato che non importi nemmeno ai Filippesi. La passione che hanno in comune è proprio l’avanzamento dell’evangelo, che ha continuato, per l’appunto, ad avanzare.
c. È noto a tutto il pretorio e a tutti gli altri che io sono in catene per Cristo: Le circostanze che hanno portato all’imprigionamento di Paolo e la sua attitudine nel mezzo di essa hanno fatto sì che fosse chiaro a tutti che non si trattava solamente di un prigioniero come tutti gli altri, bensì di un emissario di Gesù Cristo. Questa testimonianza ha portato molte persone alla conversione, tra cui anche alcune guardie del pretorio.
i. Da questo vediamo che Paolo è stato in grado di ministrare in maniera efficace e portare gloria a Dio anche in circostanze non esattamente ideali. Anzi, non ha avuto bisogno che tutto fosse facile e in ordine per portare frutto.
d. Incoraggiati dalle mie catene: L’arresto di Paolo portò ai cristiani intorno a lui – coloro che non erano in catene – grande fiducia e franchezza.
·Videro la gioia di Paolo nel mezzo di una tale prova.
·Videro che Dio si prendeva cura di Paolo in tali circostanze.
·Videro che Dio poteva ancora usare Paolo, persino nelle sue catene.
2. (15-18) Paolo esamina le motivazioni dietro la predicazione di altri.
Alcuni invero predicano Cristo anche per invidia e contesa, ma vi sono anche altri che lo predicano di buon animo. Quelli certo annunziano Cristo per contesa, non puramente, pensando di aggiungere afflizione alle mie catene, ma questi lo fanno per amore, sapendo che sono stabilito alla difesa dell’evangelo. Che importa? Comunque sia, o per pretesto o sinceramente, Cristo è annunziato; e di questo mi rallegro, anzi me ne rallegrerò anche per l’avvenire.
a. Alcuni invero predicano Cristo anche per invidia e contesa: Paolo sapeva che alcuni predicavano solo per “superarlo” nel ministero e promuovere il proprio nome e la propria posizione al di sopra della sua.
i. Queste persone si rallegravano dell’imprigionamento di Paolo perché credevano che ciò li avvantaggiasse in quella che consideravano essere una gara per la predicazione del vangelo. Erano motivati, almeno in parte, da uno spirito competitivo, che troppo spesso è frequente nei predicatori.
ii. Paolo non era così critico o cinico da credere che per ogni buon predicatore ce ne fosse uno con motivazioni sbagliate. Sapeva che c’erano altri che predicavano di buon animo.
b. Quelli certo annunziano Cristo per contesa: Coloro che predicano il vangelo con motivazioni sbagliate sono contaminati dalla contesa, che, sebbene permetta di adoperarsi per il servizio, viene comunque reso non puramente.
i. Altre traduzioni leggono ambizione egoistica al posto di contesa. L’ambizione non è un aspetto necessariamente negativo; non c’è nulla di sbagliato nel voler essere il meglio di noi stessi per Dio. Tuttavia, l’ambizione egoistica si concentra più sul costruirsi un’immagine di successo, piuttosto che sullo sforzarsi per ottenere il vero successo agli occhi di Dio.
c. Pensando di aggiungere afflizione alle mie catene: Coloro che predicavano Cristo spinti da motivazioni sbagliate volevano aggiungere afflizione alle catene di Paolo. Non solo i loro cuori competitivi volevano vincere, ma volevano anche che Paolo perdesse.
i. Volevano che Paolo ammettesse l’umiliazione di dover riconoscere che c’erano altri con un ministero più efficace del suo. Non avevano però compreso che a Paolo non interessava nulla di tutto ciò, dato che non era mosso da uno spirito di competizione nel suo ministero.
ii. A.W. Tozer ha scritto un testo magnifico in cui rimprovera l’atteggiamento competitivo, frequente in coloro che sono nel ministero: “Caro Signore, d’ora in avanti mi rifiuto di competere con chiunque dei Tuoi servi. Hanno congregazioni più grandi della mie. Ben venga. Mi rallegro del loro successo. Hanno doni maggiori. Molto bene. Non dipende dalla loro capacità né dalla mia. Sono umilmente grato per i loro grandi doni e, similmente, per i miei piccoli doni. Prego solo di poterli usare per la Tua gloria. Non mi paragonerò a nessuno e non cercherò di accrescere la mia autostima vantandomi delle cose in cui eccello nella Tua santa opera. Con questo riconosco che in me non c’è alcun valore. Non sono altro che un servo inutile. Con gioia vado ai piedi della croce e riconosco di essere il minimo del Tuo popolo. Se sbaglio a giudicare me stesso sottostimandomi, non lo voglio sapere. Mi impegno a pregare per gli altri e a gioire della loro prosperità come se fossa la mia. E, in effetti, è la mia, se è la Tua, perché ciò che è Tuo è mio e, sebbene uno pianti e l’altro annaffi, solo Tu sei Colui che fa crescere.” (Da The Price of Neglect, 104-105).
d. Comunque sia, o per pretesto o sinceramente, Cristo è annunziato, e di questo mi rallegro, anzi me ne rallegrerò anche per l’avvenire: Dunque, i credenti predicavano il vangelo più energeticamente motivati dall’arresto di Paolo. Alcuni erano motivati in maniera positiva, altri in maniera negativa, ma erano comunque motivati – e Paolo se ne rallegrava.
i. Bisogna ricordare che la preoccupazione di Paolo non riguardava il contenuto del vangelo predicato, bensì le motivazioni di coloro che predicavano. Paolo si sarebbe opposto se fosse stato predicato un vangelo falso o traviato, anche se le intenzioni fossero state delle migliori (Galati 1:6-9).
ii. Questo era l’atteggiamento di Paolo: “Non mi importa quali siano le tue motivazioni se predichi il vero vangelo. Se ciò che ti motiva è sbagliato, te la dovrai vedere con Dio – ma almeno il vangelo è predicato. Tuttavia, se predichi un falso vangelo, non importa quanto buone siano le tue motivazioni. Sei pericoloso e devi smetterla di predicare il tuo falso vangelo. Le tue buone ragioni non giustificano il tuo falso messaggio”.
iii. Se l’arresto di Paolo non fu in grado di fermare il vangelo, non potevano farlo nemmeno le motivazioni sbagliate di alcuni. L’opera di Dio veniva comunque adempiuta ed era motivo di gioia.
3. (19-20) La fiducia di Paolo nelle sue attuali circostanze.
So infatti che questo riuscirà a mia salvezza, mediante la vostra preghiera e l’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, secondo la mia fervida attesa e speranza, che non sarò svergognato in cosa alcuna, ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà magnificato nel mio corpo, o per vita o per morte.
a. So che questo riuscirà a mia salvezza: Paolo sapeva che Dio aveva il controllo su ogni evento, anche se il suo arresto e il suo processo imminente davanti a Cesare Nerone non davano di che sperare.
b. Mediante la vostra preghiera: Paolo era così fiducioso perché sapeva che i Filippesi pregavano per lui. La sua salvezza da quella situazione era collegata alla preghiera dei Filippesi.
i. Ipoteticamente possiamo dire che, se i Filippesi non avessero pregato per Paolo, la salvezza di Dio per lui sarebbe stata impedita. Sembra che Paolo la pensasse proprio così, a dimostrazione di quanto sia importante la preghiera.
c. Mediante la vostra preghiera e l’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo: Tuttavia, ciò che avrebbe colmato i bisogni di Paolo non era la preghiera dei Filippesi in sé e per sé, ma era l’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo giunto a lui mediante la loro preghiera. Dio sovvenne ai bisogni di Paolo per mezzo del Suo Spirito, ma fu la preghiera dei Filippesi a mettere in moto la provvidenza di Dio verso di lui.
d. La mia fervida attesa e speranza: Si tratta di parole di fede. Paolo confida grandemente in Dio e sa che non sarò svergognato in cosa alcuna. Sa che Dio non lo svergognerà né lo deluderà.
i. Sebbene si trovi in prigione in attesa di essere processato davanti a Cesare, Paolo ha la certezza di essere al centro della volontà di Dio. Sa che l’avversità in cui si trova non è una punizione da parte di Dio.
e. Cristo sarà magnificato nel mio corpo, o per vita o per morte: Paolo ha anche questa fiducia e confessa ai Filippesi di non sapere se la sua incarcerazione si concluderà con la sua liberazione o con il suo martirio.
i. Paolo non ha vissuto la propria vita cercando di preservare o promuovere sé stesso, ma per glorificare Gesù Cristo. Se un giorno Gesù dovesse decidere che il modo migliore in cui Paolo può glorificarlo è deponendo la sua vita, l’apostolo sarebbe ben contento di cogliere questa opportunità.
ii. Ciononostante, dev’essere stato un duro colpo per i Filippesi, i quali hanno visto Dio compiere potenti liberazioni nella vita di Paolo mentre si trovava con loro a Filippi (Atti 16:11-40). Sarebbe stato facile per i Filippesi associare la gloria di Dio solo alla liberazione dai problemi, piuttosto che alla liberazione nel mezzo dei problemi.
iii. È facile dire a Dio come possa glorificare o non glorificare sé stesso nelle nostre vite. Paolo, saggiamente, lascia che sia Dio a decidere.
4. (21-26) La mancanza di paura di Paolo nei confronti della morte e il modo in cui ciò ha influito sulla sua concezione di ministero.
Per me infatti il vivere è Cristo, e il morire guadagno. Ma non so se il vivere nella carne sia per me un lavoro fruttuoso, né posso dire che cosa dovrei scegliere, perché sono stretto da due lati: avendo il desiderio di partire da questa tenda e di essere con Cristo, il che mi sarebbe di gran lunga migliore, ma il rimanere nella carne è più necessario per voi. Questo so sicuramente, che rimarrò e dimorerò presso di voi tutti per il vostro avanzamento e per la gioia della vostra fede, affinché il vostro vanto per me abbondi in Cristo Gesù, per la mia presenza di nuovo tra voi.
a. Per me infatti il vivere è Cristo, e il morire guadagno:Paolo sapeva che la morte non è la sconfitta del cristiano, ma semplicemente una promozione alla gloria, un guadagno netto per il cristiano.
i. La morte di Paolo, in questo frangente, sarebbe stata un guadagno per due motivi.
·Primo, morire per la causa di Cristo e dare così gloria a Gesù sarebbe stato per lui un guadagno.
·Secondo, trovarsi dinanzi al Signore stesso sarebbe stato per lui un guadagno.
ii. L’idea che Paolo consideri la morte un guadagno immediato si contrappone all’idea del “sonno dell’anima”. Questo falso insegnamento dichiara che i credenti defunti sono tenuti in una specie di animazione sospesa fino alla resurrezione. Il fatto che la sua morte si poteva considerare un guadagno va contro anche il concetto di “purgatorio”, ritenuto un luogo di purificazione tramite la sofferenza per i credenti defunti prima di poter comparire alla presenza di Dio.
iii. Ovviamente, questa è anche la prova che Paolo non teme la morte. Sebbene alcuni uomini abbiano paura di morire, nessun cristiano dovrebbe temere la morte. “Quando gli uomini hanno paura della morte, non significa necessariamente che sono malvagi, ma è molto probabile che, se hanno fede, questa sia molto debole e gracile.” (Spurgeon)
b. Ma non so se il vivere nella carne sia per me un lavoro fruttuoso: Paolo confidava nel fatto che Dio voleva che portasse frutto. Non c’era alcun dubbio nella mente di Paolo che questo fosse il piano di Dio per lui. Se Paolo avesse continuato a vivere, la sua sarebbe stata una vita fruttuosa.
i. Il triste contrasto è che molti cristiani non sono arrivati ancora al punto in cui c’è la certezza che porteranno frutto per il regno di Dio con le loro vite.
c. Perché sono stretto da due lati: Sapendo che la sua morte poteva essere un guadagno – sia per il vangelo che per lui personalmente – Paolo era indeciso tra l’essere con il Signore o il continuare a ministrare ai Filippesi e agli altri.
d. Avendo il desiderio di partire da questa tenda e di essere con Cristo: Benché si tratti di una dichiarazione forte, c’è da dire che Paolo, in un certo senso, desiderava morire. Infatti, il termine desiderio descrive un’intensa bramosia: “Disse di desiderare la propria dipartita e il desiderio era forte. La parola in greco trasmette proprio questo. Egli desiderava, bramava andare via.” (Spurgeon)
i. Anche altri uomini hanno desiderato la propria morte.
·Alcuni uomini desiderano di morire in preda alla tristezza e all’oscurità che portano al suicidio.
·Alcuni sono così stanchi di questo mondo e della crudeltà degli altri che credono che la morte sia meglio.
·Alcuni desiderano di morire a causa della criticità della loro sofferenza.
ii. Il desiderio di partire di Paolo non aveva niente a che vedere con questi atteggiamenti propri degli uomini. Paolo, probabilmente, aveva svariati motivi per cui voler dipartire.
·Andare in cielo significava finalmente non dover avere più a che fare col peccato e la tentazione.
·Andare in cielo significava rivedere quei fratelli e quelle sorelle che lo avevano preceduto in cielo.
·Più di ogni altra cosa, andare in cielo significava essere con Cristo, più vicino a Lui e in un modo migliore di quanto avrebbe potuto mai fare prima.
iii. Avendo il desiderio di partire: “Sembra una metafora presa da un comandante di vascello in un porto straniero, il quale sente il forte desiderio di salpare e ritornare nella sua patria e dalla sua famiglia; eppure, questo desiderio viene compensato dalla convinzione che gli interessi generali del viaggio potranno essere meglio soddisfatti da una più lunga permanenza nel porto in cui si trova il suo vascello; non è attraccato, non è arenato, ma è ormeggiato all’ancora nei pressi del porto e potrebbe, in qualsiasi momento, levarla e prendere il largo.” (Clarke)
iv. Paolo sapeva che, se fosse partito, il suo viaggio non sarebbe stato lungo. “Le vele sono spiegate; l’anima prende il largo verso l’abisso. Quanto tempo durerà il suo viaggio? Quanti venti impetuosi dovranno abbattersi sulle vele prima di poterle ammainare al porto della pace? Quante volte quell’anima dovrà essere sballottata dalle onde prima di arrivare al mare che non conosce tempesta? Gridalo, gridalo ovunque; quella nave, che è appena partita, è già arrivata al suo porto. Non ha dovuto fare altro che spiegare le vele ed era già lì.” (Spurgeon)
e. Ma il rimanere nella carne è più necessario per voi: Paolo sa che altri hanno ancora bisogno di lui e che il suo lavoro non è ancora terminato. Dunque, nonostante consideri il proprio martirio una possibilità, dice ai Filippesi che questa volta si aspetta di essere risparmiato (Questo so sicuramente, che rimarrò e dimorerò presso di voi).
i. Paolo è fiducioso e ricolmo di fede, sebbene non sembri averne la certezza assoluta. Questa sua mancanza di certezza assoluta è per noi una consolazione. Anche il grande apostolo non ha la certezza profetica riguardo al futuro.
ii. Paolo sopravvisse alla prigionia, fu liberato e successivamente martirizzato a Roma. Ebbe l’opportunità di fare nuovamente visita ai Filippesi.
f. Affinché il vostro vanto per me abbondi in Cristo Gesù per la mia presenza di nuovo tra di voi: L’amicizia che Paolo aveva con i Filippesi era così profonda che sapeva che avrebbero gioito nel rivederlo.
C. Il comportamento che i Filippesi devono tenere durante l’assenza di Paolo.
1. (27) Paolo desidera che i Filippesi lavorino insieme per la causa dell’evangelo.
Soltanto, comportatevi in modo degno dell’evangelo di Cristo, affinché, sia che venga e vi veda, o che sia assente, oda nei vostri riguardi che state fermi in uno stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo animo per la fede dell’evangelo,
a. Soltanto, comportatevi: Il termine “comportatevi” in greco antico significa letteralmente “vivere da cittadino”. Paolo chiama i Filippesi ad essere dei buoni cittadini patriottici del regno di Dio, un tema che riprenderà più avanti nella lettera.
b. Oda nei vostri riguardi: Paolo vuole che i Filippesi sappiano di dover dar conto a lui del proprio comportamento. Li tiene d’occhio.
c. Che state fermi in uno stesso spirito… con un medesimo animo: Paolo vuole che la chiesa a Filippi rimanga unita come un sol corpo, senza frammentarsi né dividersi.
d. Combattendo insieme… per la fede dell’evangelo: Paolo desidera che la loro unità sia messa al servizio di uno scopo costruttivo, affinché la fiducia nella buona novella di Gesù Cristo accresca tra coloro che hanno già creduto e quelli che non lo hanno ancora fatto.
2. (28) Paolo vuole che i Filippesi siano coraggiosi di fronte ai propri avversari.
Senza lasciarvi spaventare in alcuna cosa dagli avversari; questo è per loro una prova di perdizione, ma di salvezza per voi, e ciò da parte di Dio.
a. Senza lasciarvi spaventare in alcuna cosa dagli avversari: In greco antico spaventare “è un termine vivido, unico nella Bibbia greca, che descrive una mandria incontrollata di cavalli spaventati” (Martin). Di fronte a tale opposizione, Paolo desidera che i Filippesi abbia la sua stessa audacia.
b. Questo è per loro una prova di perdizione: Quando i cristiani non si lasciano spaventare in alcuna cosa dai propri avversari, è una prova di perdizione – o distruzione – per i loro avversari.
i. Perdizione (apolia in greco antico) significa distruzione, devastazione o dannazione. La parola viene usata anche in Filippesi 3:19 e in 2 Pietro 2:1. Sia Giuda (Giovanni 17:12) che l’Anticristo (2 Tessalonicesi 2:3) vengono denominati figlio della perdizione.
ii. Quando i cristiani rimangono saldi contro le intimidazioni del mondo, della carne e del diavolo dimostrano ai propri nemici spirituali che la loro distruzione è certa.
iii. Quando i nostri nemici spirituali non riescono ad incuterci paura, avviene il loro fallimento perché non hanno nessun’altra arma a disposizione oltre alla paura e all’intimidazione.
iv. Quando invece noi non riusciamo a non lasciarci spaventare in alcuna cosa dagli avversari, stiamo dando “speranza” e “sicurezza” ai nostri nemici spirituali, sebbene si tratti di una speranza e di una sicurezza false, perché la loro distruzione rimane comunque assicurata.
c. Ma di salvezza per voi: Quando i cristiani non si lasciano spaventare in alcuna cosa dai loro avversari, forniscono una prova della propria salvezza. Nel Signore possiamo sorprendere noi stessi con la nostra franchezza.
3. (29-30) Il motivo per cui i Filippesi non devono farsi intimorire dai loro avversari: gli attacchi e le sfide che affrontano sono stabiliti da Dio.
Poiché a voi è stata data la grazia per amore di Cristo, non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, avendo lo stesso combattimento che avete visto in me, e ora udite essere in me.
a. Poiché a voi è stata data la grazia: Ai Filippesi è stata data la grazia di credere in Lui. Proprio come gli è stata data la grazia di credere, così gli è stato dato il privilegio di soffrire per Lui.
i. I Filippesi non dovevano temere che la loro attuale prova (e quella di Paolo) significasse l’essere stati abbandonati da Dio. A loro è stata data la grazia di affrontare questa difficoltà non come punizione, ma come uno strumento nelle mani di Dio.
b. Ma anche di soffrire per Lui: Il termine in greco antico usato per soffrire è pasko, una parola che viene impiegata principalmente in relazione alla persecuzione. Tuttavia, viene usata anche per indicare le sofferenze fisiche non collegate alla persecuzione (Atti 28:5 e Matteo 17:15), la sofferenza derivante dalla tentazione (Ebrei 2:18) e le difficoltà in senso generale (1 Corinzi 12:26 e Galati 3:4).
i. La sofferenza non è per tutti. Non tutti riuscirebbero a rimanere saldi nella prova del fuoco. Molti si lamenterebbero e parlerebbero in maniera sconsiderata. Pertanto, il Signore deve selezionare con attento esame quei rami in grado di resistere alla lama.” (Meyer)
ii. “Guarda in alto e considera ogni attimo di dolore e ogni ora di agonia un dono. E per questo dono ringrazialo. Guarda all’interno della scatola del dolore e cerca il messaggio che contiene. È un pacco dall’aspetto grezzo, ma dal contenuto prezioso.” (Meyer)
c. Avendo lo stesso combattimento che avete visto in me, e ora udite essere in me: I Filippesi stanno attraversando lo stesso tipo di combattimento che Paolo ha affrontato quando si trovava con loro a Filippi e che ora affronta a Roma. Il combattimento dei Filippesi riguarda la difficoltà di camminare rettamente con il Signore e proclamare l’evangelo quando sono perseguitati e sono sotto attacco.
i. In greco antico, la parola per combattimento è agon, che inizialmente indicava il luogo in cui venivano svolte le gare atletiche e, successivamente, la gara stessa. Le parole agonia e agonizzare derivano da questa parola.
ii. I Filippesi, affrontando lo stesso combattimento di Paolo, possono avere anche la sua stessa gioia e portare il suo stesso frutto.
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