1 Giovanni 2 – Impedimenti alla Comunione con Dio
A. La comunione e il problema del peccato.
1. (1a) Uno degli scopi per cui Giovanni scrive questa lettera: affinché non pecchiate.
Figlioletti miei, vi scrivo queste cose affinché non pecchiate.
a. Vi scrivo queste cose affinché non pecchiate: 1 Giovanni 1:8 chiarisce che il peccato è un fatto (o almeno un fatto sporadico) nella vita del credente. 1 Giovanni 1:9 dice chiaramente che c’è sempre perdono per ogni peccato confessato. Tuttavia, l’autore vuole che sia altrettanto chiaro che il cristiano si preoccupi per il peccato. Una delle motivazioni dietro la stesura della lettera è proprio affinché non pecchiate.
i. In precedenza Giovanni ha scacciato l’idea che possiamo giungere alla perfezione senza peccato (1 Giovanni 1:8). Allo stesso tempo, vuole rendere chiaro il concetto che non dobbiamo peccare. Dio non induce il credente a peccare.
b. Affinché non pecchiate: Questo è il desiderio di Dio per il credente. Se per noi il peccato è inevitabile, di certo non lo è perché Dio ha deciso che dobbiamo peccare. Tutte le risorse per ottenere vittoria spirituale sono nostre in Gesù Cristo e non ci saranno mai revocate.
i. Giovanni scrive qui per affrontare la questione della relazione con Dio (1 Giovanni 1:3) e del peccato che può interrompere la nostra comunione con Lui (1 Giovanni 1:6). Vuole chiarire che Dio non ha creato un sistema nel quale dobbiamo interrompere la comunione con Lui attraverso il peccato.
ii. La debolezza viene dalla nostra carne, che non è sempre disposta ad affidarsi a Gesù per ottenere vittoria sul peccato. Dio promette che un giorno la carne sarà resa perfetta attraverso la resurrezione.
2. (1b-2) Aiuto per il peccatore e il ristabilimento della comunione.
E se pure qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è l’espiazione per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
a. Abbiamo un avvocato: Il desiderio di Dio è che non pecchiate. Tuttavia, se succede, è stato provveduto un avvocato, un difensore legale dalla nostra parte. Il nostro avvocato è Gesù Cristo stesso.
i. Sulla parola antica usata per avvocato Lenski scrive: “Demostene la usa per descrivere gli amici dell’accusato che si fanno avanti volontariamente e sollecitano personalmente il giudice a decidere in suo favore.”
b. Abbiamo un avvocato: Gesù è il nostro difensore, anche se pecchiamo ora. Dio non rimane scioccato di fronte al comportamento umano. Ha già visto tutto prima ancora che accada. Non ci ha perdonati una volta per poi dire: “Guarda che hanno combinato adesso! Se avessi saputo che si sarebbero comportati così, non li avrei mai perdonati”. Il Suo perdono è disponibile per noi adesso.
i. È come se fossimo gli imputati nel tribunale celeste, in piedi davanti al nostro giusto Giudice, Dio Padre. Il nostro Avvocato si alza per rispondere alle accuse: “Vostro onore, l’imputato è indubbiamente colpevole. In realtà, ha fatto anche peggio di ciò di cui viene accusato ed ora rende la sua piena confessione davanti a Te”. Il Giudice batte il martello e chiede: “Quale dovrebbe essere la sua sentenza?” Il nostro Avvocato risponde: “La sua sentenza sarà la morte; egli merita tutta l’ira di questa giusta corte”. Nel frattempo, il nostro accusatore, Satana, si gode la scena con gran divertimento. Siamo colpevoli! Ammettiamo la nostra colpa! Conosciamo la nostra punizione! All’improvviso, però, il nostro Avvocato chiede di avvicinarsi al banco. Dopo essersi accostato, afferma semplicemente: “Padre, egli appartiene a me. Ho pagato il suo prezzo. Ho preso l’ira e la pena di questo tribunale che egli merita”. Il martello batte di nuovo ed il Giudice dichiara a gran voce: “L’imputato è colpevole di tutte le accuse! La sanzione è stata pagata!” Il nostro accusatore perde le staffe. “Non gli darai nemmeno la libertà condizionata?” “No!” replica il Giudice. “La pena è stata pagata completamente da mio Figlio. Non c’è alcun motivo di dargli la libertà vigilata”. Il Giudice, rivolgendosi al nostro Avvocato, dice: “Figlio mio, hai detto che egli appartiene a Te. Lo affido alle Tue cure. Il caso è chiuso!”
c. Abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto: Magari pensiamo che il nostro peccato metta Dio contro di noi. Ma l’amore di Dio è talmente grande che Egli ha adottato misure estreme per metterci in grado di rimanere in piedi di fronte alla Sua santa giustizia. Per mezzo di Gesù Dio è per noi, anche quando siamo colpevoli peccatori.
i. Un avvocato difensore umano si batte per l’innocenza del proprio cliente. Il nostro avvocato, Gesù Cristo, ammette invece la nostra colpa per poi presentare il proprio appello in nostro favore, in qualità di colui che ha provveduto un sacrificio espiatorio per la nostra iniquità.
ii. Gesù Cristo, il giusto significa che Egli è pienamente qualificato per ricoprire il ruolo di nostro avvocato, perché Egli stesso è perfettamente senza peccato. Egli stesso ha superato con successo l’esame forense del cielo ed è, quindi, qualificato per rappresentare i clienti nel tribunale celeste.
iii. Abbiamo bisogno di Gesù come nostro avvocato, perché Satana ci accusa davanti a Dio (Apocalisse 12:10). Dobbiamo fare una distinzione tra l’accusa di condanna di Satana e la compunzione amorevole dello Spirito Santo.
d. Egli è l’espiazione per i nostri peccati: Ciò significa che Gesù è Colui che espia e toglie i nostri peccati – non solo i nostri, ma anche quelli di tutto il mondo.
i. Espiazione porta con sé l’idea di presentare un’offerta alle divinità, in modo da placare il loro malcontento. I greci, così facendo, erano essenzialmente convinti di corrompere gli dèi al fine di ottenere dei favori. Nell’idea cristiana di espiazione, però, Dio stesso presenta sé stesso (in Gesù Cristo) come colui che placherà la Sua giusta ira contro il nostro peccato.
ii. Alford dice dell’espiazione: “Questa parola implica che Cristo, quale offerta per il nostro peccato, ci ha riconciliati a Dio attraverso nient’altro che la Sua morte volontaria come sacrificio: in questo modo ha distolto l’ira di Dio da noi.”
e. E non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo: Sebbene Gesù sia l’espiazione per i peccati di tutto il mondo, non tutto il mondo è salvato ed è in comunione con Dio. Questo perché espiazione non equivale a perdono. Il Giorno dell’Espiazione nell’Antico Testamento (Levitico 16:34) dimostra che, quando il peccato di tutto Israele veniva espiato ogni anno nel Giorno dell’Espiazione, non tutta la nazione veniva salvata.
i. Le parole “ma anche per quelli di tutto il mondo” annunciano al mondo che Dio si è preso cura del problema del peccato attraverso l’espiazione di Gesù Cristo. Il peccato non sarà una barriera tra Dio e l’uomo, se quest’ultimo riceve la propiziazione che Dio ha provveduto in Gesù.
ii. “Il motivo dell’aggiunta di questo particolare è ben spiegato da Lutero: ‘È un fatto certo che anche tu sei parte di tutto il mondo affinché il tuo cuore non inganni sé stesso e pensi: Il Signore è morto per Pietro e per Paolo, ma non per me’.” (Alford)
3. (3-6) Il frutto della comunione.
E da questo sappiamo che l’abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Io l’ho conosciuto», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui. Ma chi osserva la sua parola, l’amore di Dio in lui è perfetto. Da questo conosciamo che siamo in lui. Chi dice di dimorare in lui, deve camminare anch’egli come camminò lui.
a. E da questo sappiamo che l’abbiamo conosciuto: La prova che una persona conosce Dio ed ha comunione con Lui è l’osservanza dei suoi comandamenti. Il risultato naturale della comunione con Dio è una semplice obbedienza d’amore.
i. Abbiamo un Avvocato pieno di grazia in cielo. Abbiamo un invito aperto alla restaurazione attraverso la confessione. Tuttavia, tutto questo non rende il credente incurante dei comandamenti. Dio cambia il cuore nel momento della conversione e scrive la Sua legge sui nostri cuori.
ii. “Coloro che pensano che la grazia di Dio, quando è interamente, correttamente e semplicemente predicata, porti gli uomini a peccare, di certo non sanno di cosa parlano né sanno ciò che affermano… Odierò Dio perché è buono con me? Lo maledirò perché mi benedice? Oserei dire che solo pochi uomini ragionano così.” (Spurgeon)
b. È bugiardo e la verità non è in lui: Questa verità è talmente sicura che, se una persona non vive una vita segnata dall’obbedienza, la sua affermazione di avere comunione con Dio (conoscenza per esperienza) può essere facilmente messa in discussione.
i. Io l’ho conosciuto: “Dobbiamo, tuttavia, fare distinzione tra il sapere riguardo a Cristo ed il conoscere Cristo. Possiamo sapere tante cose riguardo a dei grandi uomini e, tuttavia, non conoscerli. Sapere molte cose su Cristo non salverà nessun’anima. L’unica vera conoscenza salvifica è conoscere Lui, il Suo vero essere, e confidare in Lui, il Salvatore vivente, che adesso è alla destra di Dio.” (Spurgeon)
c. Ma chi osserva la sua Parola, l’amore di Dio in lui è perfetto: Giovanni, inoltre, crea un collegamento tra la nostra obbedienza ed il nostro amore per Dio. Un amore perfetto (cioè maturo) per Dio si manifesta nell’obbedienza; la presenza dell’ubbidienza e dell’amore ci assicura che siamo in Gesù (Da questo conosciamo che siamo in lui).
i. Sia chiaro che, quando si diventa cristiani, avviene un cambiamento nella propria relazione col peccato. Sebbene il peccato non venga eliminato dal credente fino a che non entra nella gloria, il suo rapporto con esso cambia nel momento in cui diventa veramente un cristiano.
•Un cristiano non ama più il peccato come una volta.
•Un cristiano non si vanta più del proprio peccato come una volta.
•Un cristiano non pianifica più di peccare come una volta.
•Un cristiano non ricorda più con piacere il proprio peccato come una volta.
•Un cristiano non trova pieno piacere nel peccato come una volta.
•Un cristiano non è più a proprio agio nel vivere abitualmente nel peccato come una volta.
ii. “Il cristiano non ama più il peccato; esso è l’oggetto del suo peggiore incubo: non lo considera più una sciocchezza, non ci gioca, né ne parla con noncuranza… Il peccato è abbattuto nel cuore del cristiano, sebbene non ne sia rimosso. Il peccato può entrare nel cuore e combattere per avere il dominio, ma non può sedersi sul trono.” (Spurgeon)
d. Chi dice di dimorare in lui, deve camminare anch’egli come camminò lui: Il cerchio si chiude. Se dimoriamo in Gesù, cammineremo come camminò lui, vivremo vite di obbedienza e di amore. Quando vogliamo camminare come camminò lui, dobbiamo innanzitutto dimorare in Lui.
i. Camminare come camminò lui: Non siamo chiamati ad imitare il modo in cui Gesù camminò sulle acque, piuttosto il suo cammino quotidiano con Dio Padre. La potenza spirituale, evidente nella vita di Gesù, fluiva da una vita di comunione e di obbedienza fedele, regolare e disciplinata.
ii. “Il punto della questione è che colui che conosce Dio condurrà sempre di più una vita giusta, perché Dio è giusto. Non significa che sarà senza peccato; Giovanni ha già mostrato che chiunque faccia una dichiarazione del genere sta mentendo. Significa semplicemente che si muoverà in una direzione contraddistinta dalla giustizia di Dio. Se ciò non accade, se non è sempre di più insoddisfatto e turbato dal peccato, allora non è figlio di Dio.” (Boice)
4. (7-11) L’imperativo assoluto dell’amore.
Fratelli, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento vecchio, che avevate dal principio: il comandamento vecchio è la parola che avete udito dal principio. E tuttavia vi scrivo un comandamento nuovo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno passando e già risplende la vera luce. Chi dice di essere nella luce e odia il proprio fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama il proprio fratello dimora nella luce e non vi è niente in lui che lo faccia cadere. Ma chi odia il proprio fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre gli hanno accecato gli occhi.
a. Fratelli, non vi scrivo un nuovo comandamento… vi scrivo un nuovo comandamento: Il comandamento di cui scrive Giovanni è sia vecchio (ovvero è stato predicato ai fratelli sin dall’inizio della loro vita cristiana) che nuovo (Gesù stesso lo chiama il nuovo comandamento in Giovanni 13:34).
i. Il nuovo comandamento “ad amare”, di cui Gesù parla in Giovanni 13:34, è nuovo per diverse ragioni. Una delle più importanti è che Gesù ha dimostrato un tipo di amore mai visto prima, un amore che siamo chiamati ad imitare.
ii. La croce punta in quattro direzioni per mostrare che l’amore di Gesù è:
•Abbastanza vasto da includere ogni essere umano.
•Abbastanza lungo da durare tutta l’eternità.
•Abbastanza profondo da raggiungere il peccatore più colpevole.
•Abbastanza alto da portarci in cielo.
È un amore nuovo, un amore che il mondo non aveva mai visto prima dell’opera di Gesù sulla croce.
b. Perché le tenebre stanno passando e già risplende la vera luce: Questo nuovo comandamento d’amore è necessario a causa dell’oscurità che ha segnato l’umanità, soprattutto i Gentili – questo prima che la vera luce illuminasse l’opera perfetta di Gesù.
c. Chi dice di essere nella luce e odia il proprio fratello, è ancora nelle tenebre: Precedentemente in questo capitolo, Giovanni ci ha esaminati in base all’aspetto morale del nostro cammino con Dio. Più avanti ci valuterà secondo l’aspetto dottrinale del nostro cammino con Dio. In questo momento, sta esaminando il nostro cammino con Dio in base all’amore che abbiamo verso altri cristiani.
i. Come il nostro rapporto col peccato e la nostra obbedienza sono indicatori della nostra comunione con Dio, così è anche il nostro amore per il Suo popolo. Se diciamo di essere nella luce, ma odiamo nostro fratello, allora dichiarare di avere comunione con Dio, che è luce (1 Giovanni 1:5), è falso. Tuttavia, colui che ama suo fratello dimostra di dimorare nella luce e non inciampa.
ii. “È chiaro che qui l’espressione non ha la stessa valenza de “il proprio prossimo”, dato che San Giovanni scrive ai credenti e tratta della loro comunione gli uni con gli altri.” (Alford)
iii. A volte è facile pensare: “Sarebbe facile seguire Gesù, se non fosse per i cristiani”. E molti, troppi cristiani vivono come dei feriti ambulanti, menomati dalle cicatrici inflitte da altri cristiani. Eppure, questo indicatore rimane. Se non riusciamo ad amarci gli uni gli altri, allora non possiamo sostenere di avere un amore vero per Dio. La nostra relazione con Dio si misura in base al nostro amore verso altri cristiani.
iv. Da un lato, in questo comando di Dio vediamo la Sua misericordia, perché veniamo giudicati in base a come amiamo altri cristiani, non coloro che non lo sono. Dall’altro lato, Dio ci dà un metro di giudizio particolarmente difficile, perché spesse volte, forse anche giustamente, ci aspettiamo molto di più dai nostri amici e collaboratori cristiani.
d. Ma chi odia il proprio fratello è nelle tenebre, cammina nelle tenebre: Il concetto è semplice. Se perdiamo l’amore, perdiamo tutto. Non rimane più nulla. Puoi fare tutto giusto, credere a tutta la verità, ma, se non ami gli altri cristiani, allora tutto è perduto. I tre indicatori – moralità, dottrina e amore – vanno insieme, come uno sgabello a tre gambe.
i. Troppo facilmente le persone mettono il “ministero” o la “sana dottrina” al di sopra dell’amore nel corpo di Cristo. Dobbiamo occuparci del ministero e dobbiamo attenerci alla sana dottrina, ma dobbiamo fare ogni cosa nell’amore – e se le nostre azioni risultano imperfette, allora siano seguite da un giusto ravvedimento.
e. Non sa dove va, perché le tenebre gli hanno accecato gli occhi: Realizzando l’importanza che Gesù ha posto nell’avere amore gli uni per gli altri, Giovanni si spinge persino a dire che, se odiamo nostro fratello, camminiamo nelle tenebre e siamo incapaci di vedere – siamo stati accecati.
i. Ricorda che l’odio si può esprimere anche attraverso l’indifferenza; il vero amore darà dimostrazione di sé verso gli altri.
ii. Sappiamo per certo che Giovanni stesso ha vissuto questa vita di amore, ma non è sempre stato così. Egli ha dovuto imparare in prima persona ad amare, considerato che anni prima era conosciuto come uno dei “figli del tuono”. In un’occasione voleva addirittura chiamare fuoco dal cielo su coloro che avevano respinto Gesù (Luca 9:54).
B. Giovanni si rivolge ai propri lettori secondo la misura della loro maturità spirituale.
1. (12) Figlioletti, i cui peccati sono perdonati.
Figlioletti, vi scrivo
Perché i vostri peccati vi sono perdonati per mezzo del suo nome.
a. Figlioletti, vi scrivo: Ognuno di noi inizia la propria vita cristiana come piccoli bambini, dei figlioletti. Quando ci troviamo a questo stadio spirituale, ci è sufficiente conoscere e meravigliarci di fronte al perdono dei nostri peccati e a tutto ciò che Dio ha fatto per poterci perdonare giustamente in Gesù Cristo.
b. Perché i vostri peccati vi sono perdonati per mezzo del suo nome: Ecco un motivo per cui rallegrarsi. Se non gioiamo, qualcosa non va. Probabilmente manchiamo nel riconoscere la malvagità del nostro peccato e la grandezza del Suo perdono. Quando capiamo quanto è grande il nostro peccato e quanto è alto prezzo pagato perché ottenessimo il perdono, non possiamo fare altro che esseri grati di essere stati perdonati.
c. Figlioletti: Questo perdono è motivo di una gioia speciale per i figlioletti di Dio, perché il Suo perdono non viene per gradi. Anche il cristiano più giovane nella fede è già completamente perdonato. Non arriverà mai ad essere “più perdonato” di prima. Il perdono è il dono di Dio, non il conseguimento dell’uomo.
i. Nota bene: perdonati per mezzo del suo nome. Le ragioni per cui siamo perdonati non si trovano in noi ma in Dio.
2. (13a) Padri, coloro che hanno una conoscenza di Gesù Cristo basata sull’esperienza.
Padri, vi scrivo
Perché avete conosciuto colui che è dal principio.
a. Padri, vi scrivo: Così come ci sono figlioletti, ci sono anche padri. Questi sono uomini e donne con una vita spirituale profonda e stabile. Il loro cammino con Dio non si sviluppa nel corso di una sola notte. Sono come grandi querce nel Signore, cresciute in grandezza e forza nel corso degli anni.
b. Avete conosciuto colui: È in questo che la maturità spirituale trova le proprie radici. Non nella conoscenza intellettuale (anche se ne è una parte), ma soprattutto nella profondità della comunione e della relazione che abbiamo con Gesù. Non si possono sostituire anni e anni di una relazione con Gesù basata sull’esperienza.
3. (13b) Giovani, coloro che hanno conosciuto la vittoria spirituale.
Giovani, vi scrivo
Perché avete vinto il maligno.
a. Giovani, vi scrivo: Così come ci sono figlioletti e padri, ci sono anche giovani. Essi sono uomini e donne che non sono più figli, ma che non sono nemmeno ancora padri. Sono le persone in “prima linea” nell’opera di Dio in mezzo al Suo popolo.
i. “La caratteristica propria della gioventù è quella di proseguire in una vita attiva – se soldati, di svolgere un servizio attivo.” (Alford)
b. Perché avete vinto il maligno: Si trovano in battaglia contro il maligno. Non mandiamo i nostri figlioletti in guerra né i nostri anziani in prima linea. È dai giovani da cui ci si aspetta lo sforzo maggiore, il costo più alto e la forza più grande.
i. Per questa ragione, molti cercano di rimanere il più a lungo possibile nell’infanzia spirituale. Ciò è sbagliato. È come essere un renitente alla leva o un vagabondo. Dai figli non ci si aspetta che vadano in guerra, ma che siano assistiti. Per gli adulti non è così.
c. Avete vinto il maligno: Questi giovani hanno sconfitto i nemici spirituali che cercavano di distruggere la loro vita spirituale. Sanno cosa vuol dire combattere insieme a Dio contro Satana e i suoi emissari.
4. (13c) Figlioletti, coloro che conoscono il Padre.
Figlioletti,
vi scrivo perché avete conosciuto il Padre.
a. Perché avete conosciuto il Padre: In questo primo stadio di crescita spirituale, mettiamo le nostre radici in profondità nell’amore e nella cura Paterna di Dio. Lo conosciamo come nostro Padre premuroso e ci consideriamo come Suoi figli in totale dipendenza da Lui.
i. “Il tuo vanto non è in Lui? Quanto sono orgogliosi i piccoli bambini del loro papà, soprattutto quando iniziano a ripetere le prime parole e ad andare a scuola! Il loro papà è l’uomo migliore che sia mai esistito: non ce ne sono stati altri come lui. Gli puoi parlare di grandi statisti, di grandi guerrieri o di grandi principi, ma in confronto questi sono tutti nessuno: il loro papà riempie l’intero orizzonte del loro essere. Ebbene, lo stesso certamente vale per noi ed il nostro Dio e Padre.” (Spurgeon)
b. Figlioletti: Giovanni usa due parole diverse per figlioletti ai versi 12 e 13 (rispettivamente, teknia e paidia). Teknia pone un’enfasi maggiore sulla relazione di dipendenza di un figlio dai propri genitori, mentre paidia enfatizza l’immaturità del bambino e la sua necessità di una guida.
5. (14a) Padri, coloro che hanno una conoscenza di Gesù Cristo basata sull’esperienza.
Padri, vi ho scritto
Perché avete conosciuto colui che è dal principio.
a. Perché avete conosciuto colui che è dal principio: La ripetizione della stessa idea presente in 1 Giovanni 2:13a ci fa vedere come questo sia un concetto da enfatizzare. La relazione con Gesù Cristo che le persone hanno a questo punto della propria crescita spirituale è sia verace che profonda.
b. Vi ho scritto: Magari a volte pensiamo: “Ebbene, è tutto qui? È bello che questi padri conoscano Gesù, ma non dovrebbero andare oltre?” Questa ripetizione ci ricorda che non c’è nessun “oltre”.
i. Paolo, nella sua lettera ai Filippesi, poté affermare che considerava come tanta spazzatura tutti i traguardi spirituali precedentemente raggiunti, di fronte all’eccellenza della conoscenza di Gesù. Per conoscere Lui sono le potenti parole usate da Paolo in Filippesi 3:10.
6. (14b) Giovani, coloro che sono forti e conoscono la vittoria spirituale.
Giovani, vi ho scritto
Perché siete forti e la parola di Dio dimora in voi,
E perché avete vinto il maligno.
a. Giovani, vi ho scritto: Di nuovo, la ripetizione del concetto indica enfasi. Non solo i giovani… hanno vinto il maligno, ma lo hanno fatto con la forza che deriva dalla Parola di Dio. La Parola di Dio è la nostra fonte di forza spirituale.
i. Spiritualmente parlando, ti consideri parte dei giovani? Se sì, sei dunque forte? Stai facendo buon uso spirituale di questa forza? Ti infastidisce che Dio la metta alla prova e la faccia crescere?
b. La Parola di Dio dimora in voi: Questi giovani, che avevano acquisito un certo livello di maturità spirituale, si distinguevano perché la Parola di Dio viveva in loro. La Parola di Dio aveva trovato dimora nei loro cuori.
C. Un attacco alla nostra relazione con Dio: la mondanità.
1. (15) Il problema della mondanità.
Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui.
a. Non amate il mondo: Giovanni ci ha detto che, se camminiamo nell’oscurità del peccato e dichiariamo di avere comunione con Dio, stiamo mentendo (1 Giovanni 1:6). Ora Giovanni ci fa notare un’area specifica di peccato che minaccia la nostra comunione con Dio: la mondanità, l’amore per il mondo.
b. Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo: Il mondo, nel senso inteso da Giovanni, non è il globo terrestre e non è nemmeno l’umanità in senso collettivo, che è amata da Dio stesso (Giovanni 3:16). Si riferisce, invece, a quella parte dell’umanità peccatrice unita in ribellione contro Dio.
i. Uno dei primi esempi biblici sul significato di mondo ci aiuta a capire questo punto. Genesi 11 parla di una ribellione congiunta della società umana contro Dio alla torre di Babele, dove si trovava un leader anti-Dio dell’umanità di nome Nimrod. Si trattava di una ribellione organizzata contro Dio, un atto di disubbidienza al comando di sparpagliarsi su tutta la terra. C’era una totale mancanza di fiducia nella parola e nella promessa di Dio attraverso la costruzione di ciò che, probabilmente, era una torre a prova d’acqua, intesa come protezione dall’eventualità di un secondo diluvio dal cielo.
ii. L’intera storia della torre di Babele ci mostra un altro fattore fondamentale del sistema di questo mondo, il cui progresso, la tecnologia, il governo e l’organizzazione possono far star meglio l’uomo, ma non lo rendono migliore. Proprio perché ci piace sentirci bene, è facile innamorarsi del mondo.
iii. Infine, il resoconto della torre di Babele ci mostra che il sistema del mondo, apparentemente imponente e in vantaggio, non prevarrà mai su Dio. Il Signore ha sconfitto facilmente la ribellione alla torre di Babele. Il sistema del mondo non avrà mai la meglio su Dio.
c. Non amate il mondo: Ovvero, non dobbiamo amare né il sistema del mondo né il suo modo di agire. C’è un modo di fare mondano che rigetta Dio o Lo ignora e che caratterizza la società umana – è facile amare il mondo in questo senso.
i. Nota ciò che il mondo vuole da noi: amore. Questo amore viene espresso attraverso il tempo, l’attenzione ed il denaro. Veniamo incoraggiati e persuasi a dare il nostro tempo, la nostra attenzione e le nostre finanze alle cose di questo mondo piuttosto che alle cose di Dio.
ii. Se ami il mondo, ci saranno delle ricompense. Puoi trovare una posizione di prestigio, rango sociale, onore e benessere. Il sistema del mondo sa come ricompensare i propri amanti.
iii. Allo stesso modo, anche le migliori ricompense durano soltanto finché siamo su questa terra. Il problema è che, se anche otteniamo prestigio, rango sociale, onore e benessere in questo mondo, perdiamo il prestigio, il rango sociale, l’onore e il benessere che vengono dal cielo.
d. Né le cose che sono nel mondo: Questo non è un avvertimento contro l’amore per la bellezza del mondo creato da Dio (anche se dobbiamo sempre amare il Creatore piuttosto che la creazione). Bensì, è un avvertimento contro l’amore per le cose materiali che caratterizzano il sistema del mondo.
i. Il mondo compra il nostro amore con le grandi cose che ha da offrirci. Automobili, case, accessori e la posizione sociale che ne deriva possono far sentire il nostro cuore a casa qui nel mondo.
e. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui: In parole povere, l’amore per il mondo è incompatibile con l’amore per il Padre. Perciò, se uno afferma di amare Dio, ma ama anche il mondo, c’è qualcosa che non quadra nella sua dichiarazione di amore per Dio.
i. Nel corso dei secoli, i Cristiani hanno dovuto fare i conti con l’attrazione magnetica del mondo in diversi modi. C’è stato un momento in cui si credeva che, chiunque volesse essere un Cristiano davvero consacrato e amare veramente Dio invece del mondo, avrebbe dovuto abbandonare la società e vivere come un monaco o una suora nella solitudine di un monastero.
ii. Questo approccio, tra i tanti che cercano di farci separare dal mondo, ha due problemi. Il primo è che portiamo comunque il mondo con noi nel nostro monastero. Il secondo problema è che Gesù voleva che noi fossimo nel mondo ma non del mondo, come leggiamo nella sua preghiera per noi in Giovanni 17:14-18.
2. (16) Il carattere del mondo.
Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.
a. Perché tutto ciò che è nel mondo: Il carattere del mondo si esprime attraverso la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita. Queste concupiscenze cercano di attirare la nostra carne verso il peccato e la mondanità.
i. L’idea dietro l’orgoglio della vita identifica qualcuno che vive con lo scopo di essere superiore agli altri, perlopiù impressionandoli con l’apparenza esteriore – anche se con l’inganno.
ii. Per farsi un’idea di come il mondo funzioni, basti pensare alle pubblicità più comunemente ricordate. Probabilmente creano un forte richiamo alla concupiscenza della carne, alla concupiscenza degli occhi o all’orgoglio della vita. Molte pubblicità di successo fanno leva su tutti e tre.
b. La concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita: Nell’elencare questi aspetti del mondo, Giovanni stava probabilmente pensando alla prima ricerca della mondanità, ovvero quella di Eva nel Giardino dell’Eden (Genesi 3:6).
i. Di Eva nel Giardino dell’Eden ci viene detto che mangiò il frutto proibito quando vide che l’albero era buono da mangiare. Pensò a quanto buono sarebbe stato il sapore del frutto e a come avrebbe soddisfatto la sua carne. Seguì così la concupiscenza della carne.
ii. Di Eva nel Giardino dell’Eden ci viene detto che mangiò il frutto proibito quando vide che il frutto era piacevole agli occhi. Vide quanto fosse bello e desiderabile, soddisfacendo il suo senso artistico. Seguì così la concupiscenza degli occhi.
iii. Di Eva nel Giardino dell’Eden ci viene detto che mangiò il frutto proibito quando credette che fosse desiderabile per rendere uno intelligente. Il frutto l’avrebbe resa molto intelligente! E suo marito sarebbe stato tanto orgoglioso di lei! Seguì così l’orgoglio della vita.
c. Non viene dal Padre, ma dal mondo: Questo spiega perché la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l’orgoglio della vita siano peccato, anche se ci fanno sentire bene e soddisfano qualcosa dentro di noi. Dio sa che abbiamo una natura carnale e corporea e dei bisogni fisici che ci fanno sentire bene quando vengono soddisfatti. Eppure, non è nella natura di Dio influenzarci attraverso la concupiscenza della carne.
i. Dio sa che abbiamo occhi e che l’aspetto significa molto per noi. Ha creato un mondo bellissimo perché ne godiamo! Tuttavia, Dio guarda sempre oltre l’apparenza esteriore e non è nella Sua natura influenzarci attraverso la concupiscenza degli occhi.
ii. Dio sa che abbiamo bisogni emotivi e psicologici di sentirci accettati e realizzati. Ci ha fatti così! Ma non è nella Sua natura influenzarci attraverso l’orgoglio della vita.
d. Non viene dal Padre, ma dal mondo: Troppe poche volte ci rendiamo conto di quanto il mondo domini sui nostri pensieri e di quanto spesso questi vengano più dal mondo che dal Padre.
i. Di solito crediamo che il nostro modo di pensare sia più biblico di quanto lo sia in realtà. Dovremmo rigorosamente valutare i modi in cui di solito ragioniamo e vedere se questi seguono di più il mondo piuttosto che Dio nostro Padre.
•Pensa al tuo standard di successo: è mondano o è santo? Consideri l’apostolo Paolo un fallimento o un successo?
•Pensa al tuo standard di ciò che rende desiderabile una persona del sesso opposto. È uno standard mondano o è santo?
•Pensa al tuo standard di spiritualità: è mondano o è santo? C’è una spiritualità mondana là fuori e molti l’abbracciano.
ii. Questo rivela il nostro grande bisogno di non conformarci a questo mondo, ma di essere trasformati mediante il rinnovamento della nostra mente (Romani 12:2).
3. (17) La follia della mondanità.
E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.
a. Il mondo passa: Ciò rivela la follia della mondanità. Ogni investimento fatto nel mondo è in qualcosa che non può durare, perché il mondo passa. Come abbiamo visto con l’esempio della torre di Babele, il mondo non vince mai contro Dio, anche se apparentemente a volte può sembrare così.
i. Il mondo passa: Non è una preghiera, né un auspicio, né un buon desiderio spirituale. È un fatto. Il mondo passa e dobbiamo vivere e pensare con la consapevolezza di questa realtà.
b. Il mondo passa: È un concetto illustrato in maniera forte nella vita di Lot, nei capitoli 13, 14 e 19 di Genesi. Sebbene Lot fosse molto vicino ad un vero uomo spirituale di nome Abrahamo, fu ad un certo punto egoista, scegliendo ciò che, secondo lui, sarebbe risultato ad un maggiore tornaconto economico, ignorando le implicazioni spirituali delle proprie azioni. Egli ben prosperò economicamente, ma piantò la propria tenda nei pressi di una città malvagia e mondana, Sodoma. Non passò molto tempo che si ritrovò a sedersi alle porte della città come uno dei suoi leader. Aveva ottenuto posizione, influenza, ricchezza e ogni bene di questo mondo. Eppure, gli fu tolto tutto in un solo istante, quando il giudizio di Dio si abbatté su Sodoma e Gomorra. Lot aveva puntato tutto nelle cose sbagliate e rimase scottato dal fatto che il mondo passa.
i. Gli antichi faraoni venivano sepolti nelle piramidi con ogni tipo di ricchezze, che si credeva sarebbero tornate utili nel mondo a venire. In realtà, tali ricchezze si sono rivelate utili solamente ai profanatori di tombe. I faraoni non potevano portare con sé nulla di terreno nell’aldilà. Nessuno attraversa le porte del cielo con un camion dei traslochi pieno di cianfrusaglie di questo mondo. È vero: il mondo passa.
c. Chi fa la volontà di Dio rimane in eterno: Questo si pone in forte contrasto con il mondo che passa. Poiché alcune cose durano per sempre, è molto più saggio investire le nostre vite in ciò che non può essere perduto: fare la volontà di Dio.
i. Siamo regolarmente in contatto con tre elementi eterni: lo Spirito Santo di Dio, le persone intorno a noi e le parole eterne riportate nel libro che hai in mano. Il tempo, l’attenzione e le risorse investiti in queste cose fruttano ricompense eterne.
D. Un attacco alla nostra relazione con Dio: la falsa religione.
1. (18-19) Il pericolo della falsa religione: lo spirito dell’anticristo.
Fanciulli, è l’ultima ora. E, come avete udito, l’anticristo deve venire, e fin da ora sono sorti molti anticristi; da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri perché, se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è accaduto perché fosse palesato che non tutti sono dei nostri.
a. Fanciulli, è l’ultima ora: Giovanni viveva nella costante attesa del ritorno di Gesù, considerando il suo tempo come l’ultima ora. Dovremmo vivere con la stessa aspettativa, consapevoli che Gesù può tornare in qualsiasi momento.
i. Osservando i tempi in cui ci troviamo e ciò che la Bibbia dice sugli ultimi tempi, dovremmo considerarci negli ultimi minuti.
b. L’anticristo deve venire: Qui Giovanni fa riferimento ad un personaggio che ha catturato l’immaginario di molte persone, incluse quelle che non hanno familiarità con la Bibbia e che non hanno idea di chi sia colui che chiamano l’anticristo, se non ciò che hanno imparato dai film, come Il Presagio.
i. È importante comprendere il nome anticristo. Il prefisso anti può significare “l’opposto di” o “al posto di”. L’anticristo è “l’opposto di Gesù”; lui è “al posto di” Gesù.
ii. Molte persone si sono focalizzate sull’idea di “opposto di Gesù”, finendo per credere che l’Anticristo apparirà come una persona estremamente malvagia. Come Gesù è andato in giro a fare del bene, così credono che l’Anticristo andrà in giro a fare del male. Come il carattere e la personalità di Gesù erano meravigliose e affascinanti, così il carattere e la personalità dell’Anticristo saranno orribili e ripugnanti. Come Gesù proclamava solo la verità, così l’Anticristo dirà solo menzogne. Tutto ciò enfatizza eccessivamente l’idea di “opposto di Gesù”. Costui, in realtà, apparirà meraviglioso, affascinante e di successo e si mostrerà come un angelo di luce e quale vincitore supremo.
iii. Alcuni si sono chiesti se questo anticristo sarà un individuo o un sistema politico. In realtà, questa è una piccola distinzione, perché, in un certo senso, sarà sia una persona che un sistema politico. In buona parte, un uomo rappresenta e personifica un intero governo o sistema; quando pensiamo alla Germania degli anni ‘30 e ‘40, le immagini di Hitler, quale individuo, e della Germania Nazista sono praticamente le stesse. L’Anticristo è un individuo, ma sarà anche associato ad un governo potente.
c. L’anticristo deve venire, e fin da ora sono sorti molti anticristi: C’è una differenza tra l’anticristo e molti anticristi. C’è uno “spirito” dell’anticristo, che un giorno troverà il proprio compimento nell’anticristo, il quale guiderà l’umanità in una ribellione contro Dio negli ultimi tempi.
i. In altre parole, benché il mondo stia ancora aspettando la manifestazione ultima dell’Anticristo, ci sono piccole “anticipazioni” riguardo all’uomo e alla sua missione futura. Questi sono gli anticristi con la “a” minuscola e non con la “A” maiuscola.
d. Da questo conosciamo che è l’ultima ora: Giovanni sapeva che la presenza di molti anticristi, cioè coloro che offrono un surrogato di Cristo, un contraffatto, voleva dire trovarsi verso la fine dell’ultima ora che precede la venuta di Gesù. Giovanni scrive che ciò era vero ai suoi giorni; potremmo dire che è ancora più vero ai giorni nostri.
i. “La parola ‘anticristo’ compare nella Bibbia solo nelle lettere di Giovanni e per sole cinque volte in quattro versetti (1 Giovanni 2:18, 22, 4:3; 2 Giovanni 7); sebbene la parola in sé non sia frequente, l’idea di anticristo lo è ed è importante.” (Boice)
ii. L’Anticristo ha diversi titoli:
•È il piccolo corno in Daniele 7:8.
•È il re dall’aspetto feroce in Daniele 8:23.
•È il capo che verrà in Daniele 9:26.
•È il re che agisce come vuole in Daniele 11:36-45.
•È colui che viene nel suo proprio nome in Giovanni 5:43.
•È il figlio della perdizione, l’uomo del peccato e l’empio in 2 Tessalonicesi 2:3 e 2:8.
iii. In altre parole, l’anticristo è un dittatore mondiale che guida l’umanità in ciò che sembra un’epoca d’oro fino a quando non si rivelerà per chi è veramente – al che il giudizio di Dio verrà versato su di lui e sul suo impero immediatamente prima del ritorno di Gesù.
iv. Dovremmo prestare attenzione, perché il palcoscenico mondiale è pronto per accogliere un “superuomo” politico ed economico, un singolo leader politico che organizzerà una confederazione di nazioni per dominare il mondo. I leader nazionali parlano di un nuovo ordine mondiale, sebbene nessuno sia ancora riuscito a definirlo realmente, né tantomeno a guidarlo. Eppure, questo leader sta arrivando.
v. Questo Anticristo sarà caratterizzato da quel tipo di venerazione dell’individuo che oggi siamo condizionati ad accettare. Non solo in America pratichiamo un’adorazione perversa delle celebrità, ma, in tutto il mondo, nazioni di centinaia di milioni di persone sono state indotte a venerare un individuo, come Lenin, Stalin, o Mao. Ciò dimostra quanto la venerazione di un singolo individuo possa essere forte quando è il governo a supportarla appieno. Tutti questi sviluppi dovrebbero farci realizzare che l’Anticristo è pronto per essere rivelato al momento giusto.
e. Sono usciti di mezzo a noi: Questo mostra che molti di questi anticristi una volta si identificavano con le comunità cristiane. Il fatto che abbiano lasciato il corpo di Cristo dimostra che fin dall’inizio non sono mai stati dei nostri.
i. Giovanni non scrive di qualcuno che lascia una chiesa per iniziare a frequentarne un’altra buona. Piuttosto si riferisce a coloro che lasciano definitivamente la comunità del popolo di Dio. Questo ci fa capire che, in realtà, non sono mai stati parte del popolo di Dio.
ii. Immaginiamoci la scena: Una controversia nasce tra le persone di una comunità e qualcuno risponde dicendo: “Sono stanco di tutto questo, di questa chiesa e di tutte le altre chiese, sono solo un ammasso di ipocriti. Non ho bisogno di tutto questo. Posso seguire Dio per i fatti miei!” Questa persona va via, lasciando non solo una chiesa, ma qualsiasi altro tipo di chiesa. Possiamo dire giustamente che un tale individuo non sembra essere un cristiano e nemmeno che lo sia mai stato. Solo Dio conosce il cuore di taluni, ma ciò che traspare è che costoro hanno posto fiducia nella chiesa o in sé stessi, ma mai in Gesù Cristo. Se l’avessero fatto, il fondamento comune della fiducia in Gesù sarebbe stato più grande di qualsiasi difficoltà incontrata con altri cristiani.
iii. Bisogna stare attenti a coloro che sembrano essere tanto “spirituali” da non andare d’accordo con nessuna chiesa. Ci sono sempre state situazioni del genere: persone che sembrano avere tanti doni, così profetiche o così spirituali al punto tale che vengono cacciate dalla chiesa o vanno via indignate. Alla fine, vengono lasciate a loro stesse e sembra che a loro vada anche bene così. Avere comunione con sé stessi vuol dire almeno avere comunione con qualcuno al proprio livello spirituale! Ovviamente, c’è qualcosa di terribilmente sbagliato in una tale cosiddetta spiritualità.
iv. “Forse la maggior parte dei membri della chiesa visibile sono anche membri della chiesa invisibile, il corpo mistico di Cristo, ma per alcuni ciò non vale. Questi sono tra di noi, ma non appartengono veramente a noi. Condividono la nostra compagnia terrena ma non la nostra nascita celeste.” (Stott)
v. La triste verità è che molti di coloro che offrono un Gesù contraddittorio o falso sono usciti dal vero corpo dei credenti.
f. Ma ciò è avvenuto perché fosse palesato che non tutti sono dei nostri: Una chiesa sana riesce a purificarsi dal veleno; il cristiano che vive nel compromesso e nella falsità non si sentirà a proprio agio nel mettere radici in una chiesa sana; o si metterà a posto davanti a Dio o andrà via.
2. (20-23) Identificare lo spirito dell’anticristo.
Ma voi avete l’unzione dal Santo e conoscete ogni cosa. Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché nessuna menzogna proviene dalla verità. Chi è il mendace, se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Costui è l’anticristo, che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre; chi riconosce il Figlio, ha anche il Padre.
a. Avete l’unzione: Qui Giovanni si riferisce ad un’unzione comune, appartenente a tutti i credenti. Tale unzione rende coloro che cercano il Signore in grado di discernere (e conoscete ogni cosa).
i. Quando il Nuovo Testamento parla di unzione, ne parla come di una comune proprietà appartenente a tutti i credenti. Questo è vero, anche se non tutti i credenti camminano nell’unzione che Dio ha dato loro. Il Nuovo Testamento non menziona nessuna unzione “speciale” che sia riservata ad individui particolari.
ii. Tra alcuni cristiani oggi, c’è un approccio a quest’idea di unzione piuttosto mistico o superstizioso. Nella loro mente l’unzione è come un virus o un germe che può essere diffuso tramite contatto casuale o che può infettare un intero gruppo. Di solito queste persone credono che, quando qualcuno “prende” l’unzione, lo si capisca dallo strano modo in cui iniziano a comportarsi. Tutto ciò non rispecchia l’idea biblica di unzione.
iii. L’unzione ci parla del riempimento e della benedizione dello Spirito Santo. È disponibile per tutti i credenti, ma è qualcosa a cui possiamo e dovremmo essere più sottomessi e pronti a rispondere. “Come l’olio veniva usato tra gli asiatici per l’investitura di cariche importanti e veniva riconosciuto come un emblema dei doni e della grazia dello Spirito Santo, senza il quale non avrebbero potuto adempiere ai propri doveri, così viene visto qui lo Spirito stesso, che presiedeva nella Chiesa e dal quale fluivano tutti i doni e la grazia.” (Clarke)
iv. Questa idea di unzione (letteralmente, essere benedetti con olio) si dice sia la motivazione di una delle punizioni date a Giovanni durante la persecuzione. L’imperatore romano Domiziano gettò Giovanni in una cisterna di olio bollente, come per dire: “Ecco la tua vera unzione”. Giovanni uscì dalla cisterna di olio bollente completamente illeso, perché era veramente unto.
b. E conoscete ogni cosa: Poiché tutti i credenti hanno ricevuto l’unzione dello Spirito Santo, essi hanno le risorse necessarie per conoscere la verità. Ciò non vuole dire che gli insegnanti non siano necessari, perché una delle risorse per conoscere la verità è proprio ciò che gli insegnanti come Giovanni fanno, ricordandoci costantemente di essa.
i. Nel versetto 20, per quanto riguarda la parola conoscete, Giovanni usa un termine diverso da quello perlopiù utilizzato finora. In precedenza, Giovanni ha usato la parola col significato di conoscere per esperienza; qui invece utilizza il termine che significa conoscere per intuizione. Per mezzo dell’unzione dello Spirito Santo abbiamo la capacità di conoscere alcune cose in modo intuitivo.
c. Chi è il mendace, se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Il contesto chiarisce che affermare che Gesù è il Cristo non significa semplicemente dire: “Egli è il Messia”. Ha invece a che fare con la comprensione della relazione tra Gesù e Dio Padre: Costui è l’anticristo, chi nega il Padre e il Figlio. In altre parole, qualcuno potrebbe dire: “Credo che Gesù è il Cristo… secondo la mia definizione di‘Cristo’”. Dobbiamo però credere che Gesù è il Cristo, il Messia, secondo la definizione biblica di Cristo – il Messia, che è pienamente Dio e pienamente uomo, che ci ha rivelato il Padre in maniera perfetta.
d. Costui è l’anticristo, chi nega il Padre e il Figlio: Lo spirito dell’anticristo si palesa attraverso il proprio diniego di Gesù e del Padre, ricordandoci che Gesù e il Padre possono essere rinnegati anche da coloro che sembrano parlare bene di entrambi.
i. Possiamo rinnegare Gesù mentre Lo lodiamo con le nostre parole; possiamo rinnegarlo offrendo un surrogato di Gesù o ministrando in una maniera che contraddice il Suo carattere.
e. Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre: A questo punto Giovanni ribadisce un’idea espressa da Gesù numerose volte, così come riportato nel Vangelo di Giovanni. Gesù ha detto: Chi crede in Me, non crede in Me, ma in Colui che mi ha mandato. E chi vede Me, vede Colui che mi ha mandato (Giovanni 12:44-45). Chi riceve Me, riceve Colui che mi ha mandato (Giovanni 13:20).
i. Spesse volte si sente dire: “Adoriamo tutti lo stesso Dio. Tu lo chiami in un modo, io in un altro, ma non ha importanza. Sono semplicemente diverse strade che portano allo stesso Dio, perché abbiamo tutti lo stesso Dio”. In tutta risposta, ecco la domanda da porre: “Il tuo Dio si è rivelato perfettamente in Gesù Cristo?” Se la risposta è sì, allora è lo stesso Dio. Se il tuo Dio non si è rivelato perfettamente in Gesù, allora non è lo stesso Dio della Bibbia.
ii. Ci sono molte persone che sembrano spirituali o religiose, pur rigettando Gesù Cristo. Per quanto la loro religiosità o spiritualità possa portare loro del bene in questa vita, dando loro le basi morali e una buona condotta, non porta loro nessun vantaggio davanti a Dio, perché nel respingere Gesù respingono Dio.
E. Dimorare: come salvaguardare la nostra relazione.
1. (24) Salvaguardare la relazione contro la minaccia dello spirito dell’anticristo: dimorare nel vero messaggio cristiano e dimorare in Dio.
Quanto a voi dunque, dimori in voi ciò che avete udito dal principio; se ciò che avete udito dal principio dimora in voi, anche voi dimorerete nel Figlio e nel Padre.
a. Dunque: Alla luce del pericolo dello spirito dell’anticristo, ci proteggiamo da esso dimorando nel cuore del messaggio originale cristiano (ciò che avete udito dal principio). Camminando nella semplicità e nella potenza di quel messaggio, non verremo sviati.
i. Gli esseri umani, per natura, sono quasi sempre attratti da qualcosa solo perché è la novità. Tendiamo spesso a pensare che una cosa nuova sia migliore. Quando però si parla di verità, nuovo non vuol dire migliore. Ciò che avete udito dal principio è migliore.
ii. L’apostolo Paolo comunica lo stesso principio in Galati 1:6-9, dove mette in guardia contro il pericolo di seguire un nuovo vangelo ed enfatizza l’importanza di continuare nello stesso vangelo insegnato da Paolo.
iii. È difficile perché siamo tentati di essere sballottati e trasportati da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per la loro astuzia, mediante gli inganni dell’errore (Efesini 4:14). Molte volte abbiamo questa smania di volere qualcosa di “nuovo” ed “entusiasmante”, nonostante si allontani da ciò che avete udito dal principio.
b. Ciò che avete udito dal principio: Ciò non si riferisce ad un insegnamento qualunque ricevuto dal credente all’inizio del proprio cammino con Gesù. Il principio, per questi credenti, allude al tempo in cui venivano direttamente ammaestrati dagli apostoli, i cui insegnamenti sono raccolti per noi nel Nuovo Testamento.
i. In parole povere, noi dimoriamo in ciò che è dal principio quando poniamo attenzione alle nostre Bibbie. Se questo è stato l’ambiente nel quale ti sei trovato come giovane credente, ottimo. Ma, se non è stato così, allora cerca adesso un ambiente del genere.
c. Dimori in voi: Questo non significa semplicemente esserne a conoscenza, ma viverlo. Nel momento in cui viviamo nella semplicità della verità di Gesù Cristo, allora dimoriamo nel Figlio e nel Padre.
i. Il nostro mondo è pieno di persone alla ricerca di Dio, più o meno sincere. Ma, per coloro che vogliono davvero vivere in Dio, Giovanni ci dice come fare: che il messaggio degli apostoli, che avete udito dal principio, viva in voi.
ii. Giovanni non dice: “Se conosci la Parola di Dio, allora conosci Dio”, perché si può avere una conoscenza intellettuale e vuota della Scrittura. Bensì dice: “Se la Parola di Dio vive in te, Dio vive in te”. Possiamo giungere ad una relazione con Dio, vivente e in continua crescita, attraverso la Sua Parola.
d. Anche voi dimorerete nel Figlio e nel Padre: Ciò è assolutamente necessario per la vita cristiana. Giovanni usa la parola dimorare sei volte in questi pochi versetti ed il concetto si ripete in tutto il Nuovo Testamento.
i. Dimorare in Gesù (vivere in Gesù) non è una cosa passiva, ma attiva. Dobbiamo dare noi stessi sia mentalmente che spiritualmente per vivere in Gesù. “Noi dimoriamo in lui non per mezzo di una legge fisica, come un corpo di ferro che rimane sulla terra, ma per mezzo di una legge mentale e spirituale, attraverso la quale la grandezza dell’amore e della bontà di Dio ci tiene stretti al Signore Gesù.” (Spurgeon)
ii. Eppure, non solo siamo chiamati a dimorare in Lui, ma sappiamo anche che Egli dimora in noi. È una relazione biunivoca. “Devi assicurarti di dimorare in Cristo come se dipendesse da te; tuttavia, puoi guardare alla promessa del patto e vedere che la vera ragione per cui puoi dimorare in Cristo si trova nell’azione del suo amore e della sua grazia immutabili”. (Spurgeon)
2. (25) La benedizione nel dimorare nella verità e in Dio: la vita eterna.
E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna.
a. Questa è la promessa: Quando la Sua verità, che abbiamo udito dal principio, vive in noi, allora Dio vive in noi. Quando Dio vive in noi, abbiamo una promessa. In questa vita la promessa della vita eterna è reale.
b. La vita eterna: Non si tratta semplicemente di immortalità. Ogni essere umano, creato all’immagine di Dio, è immortale, nel senso che le nostre anime vivono per sempre o in cielo o all’inferno. Quindi, vita eterna non significa semplicemente una vita che dura per l’eternità. Descrive il tipo di vita che Dio, l’Eterno, possiede in sé stesso.
i. Perciò, sebbene l’idea di vita eterna si riferisca alla vita oltre il mondo presente, essa non ha inizio quando moriamo. Se non abbiamo la vita eterna adesso, non la riceveremo quando moriremo.
ii. Per questo è importante avere adesso la promessa della vita eterna. Abbiamo questa promessa, se la verità di Dio dimora in noi e noi dimoriamo nel Figlio e nel Padre.
iii. Pertanto, dimorare è il nostro motivo di fiducia in Dio. Dimorando in Lui abbiamo la promessa della vita eterna. “Devi essere in un’unione vivente, amorevole e duratura con il Figlio di Dio, altrimenti non sei salvato”. (Spurgeon)
3. (26-27) La nostra protezione contro l’inganno: l’unzione.
Vi ho scritto queste cose riguardo a coloro che cercano di sedurvi. Ma quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui dimora in voi e non avete bisogno che alcuno v’insegni; ma, come la sua unzione v’insegna ogni cosa ed è verace e non è menzogna, dimorate in lui come essa vi ha insegnato.
a. Vi ho scritto queste cose: Giovanni sapeva che l’inganno si insinuava tra i primi credenti e ciò lo preoccupava. Era zelante nel volerli tenere allineati al messaggio di verità di Dio.
b. L’unzione che avete ricevuto da lui dimora in voi: Il dimorare e l’unzione sono ciò che permettono al cristiano di continuare nella verità.
i. Giovanni menziona questa unzione per la prima volta in 1 Giovanni 2:20. Tale unzione non è proprietà privata di alcuni cristiani speciali o fuori dal comune. Tutti i credenti portano dentro di sé la presenza dello Spirito di Dio.
c. Non avete bisogno che alcuno v’insegni: Come affermato in 1 Giovanni 2:20 (conoscete ogni cosa), Giovanni ci ripete che l’unzione che riceviamo da Dio ci guida nella verità in maniera personale, dove è Dio a confermarla nei nostri cuori.
i. Ancora una volta, il messaggio di Giovanni è semplice. Poiché tutti i credenti ricevono l’unzione dello Spirito Santo, essi possiedono le risorse necessarie per conoscere la verità. Ciò non vuol dire che gli insegnanti siano inutili, perché una delle risorse per poter conoscere la verità è proprio ciò che gli insegnanti come Giovanni fanno, ricordandoci costantemente di essa.
d. Dimorate in lui: L’unzione che ci guida nella verità ci condurrà anche più vicini a Gesù.
4. (28-29) Cosa significa vivere in Gesù.
Ora dunque, figlioletti, dimorate in lui affinché, quando egli apparirà, noi possiamo avere fiducia e alla sua venuta non veniamo svergognati davanti a lui. Se voi sapete che egli è giusto, sappiate che chiunque pratica la giustizia è nato da lui.
a. Dimorate in lui affinché, quando egli apparirà, noi possiamo avere fiducia e alla sua venuta non veniamo svergognati: Dimorare in Gesù significa che non dovremo temere o avere vergogna al Suo ritorno. Avendolo conosciuto intimamente, possiamo avere fiducia alla Sua venuta.
i. Giovanni condivide un’immagine difficile. Al ritorno di Gesù alcune persone avranno paura, non avendolo mai conosciuto. Tra quelli che lo conoscono invece, alcuni non saranno colti da timore, ma saranno svergognati alla sua venuta. Realizzeranno di aver vissuto vite mondane e sterili. In un attimo saranno sopraffatti dalla realizzazione che in tutto quello che hanno fatto in vita non hanno dimorato in lui come avrebbero potuto.
ii. L’Apostolo Paolo parla di coloro che sono “a malapena salvati”: egli ne subirà la perdita, nondimeno sarà salvato, ma come attraverso il fuoco (1 Corinzi 3:15). Ci sono coloro per i quali la venuta di Gesù sarà, almeno per un attimo, un momento di delusione piuttosto che di gloria.
iii. È importante per noi considerare con attenzione questi aspetti, perché è difficile determinare la distanza tra “quasi salvato” e “salvato a malapena”. È pericoloso considerare domande del tipo: “Qual è il minimo da fare per arrivare lo stesso in cielo?” o “Quanto posso allontanarmi dal Pastore e comunque continuare a far parte del gregge?” Dovremmo, invece, essere diligenti nel non essere svergognati davanti a lui alla sua venuta.
iv. “In che modo possiamo prepararci alla venuta di Cristo? Studiando le profezie? Sì, se sei sufficientemente preparato per poterle comprendere. ‘Per essere preparato alla venuta del Signore’, qualche appassionato potrebbe dire: ‘Non farei meglio a passare un mese in solitudine e allontanarmi da questo mondo malvagio?’ Se vuoi, puoi farlo, ma sarà frutto della tua pigrizia. L’unico rimedio scritturale per prepararsi alla sua venuta è questo: ‘Dimorate in Lui’. Se dimorate nella fede in Lui, ritenendo la Sua verità, seguendo il Suo esempio, facendo di Lui la vostra dimora, voi accoglierete il vostro Signore indipendentemente dall’ora in cui verrà”. (Spurgeon)
b. Quando egli apparirà, noi possiamo avere fiducia e alla sua venuta non veniamo svergognati: Non smetteremo mai di aver bisogno di dimorare e di trovare la nostra fiducia nel dimorare in Gesù. Poiché Giovanni ha usato il pronome “noi” invece di “voi”, sappiamo che anch’egli ha avuto bisogno di questa fiducia.
c. Dimorate in lui: Questo è il modo attraverso cui avere fiducia quando Gesù tornerà. Quando dimori in lui, sei pronto a ricevere la Sua venuta in qualsiasi momento.
i. Nella Bibbia l’idea di vivere in Gesù è molto importante. In Giovanni 14:23 Gesù promette: Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui.
ii. Paolo esprime questo principio nella sua preghiera per gli Efesini in Efesini 3:17: perchéCristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede. Ci sono due parole greche che trasmettono il concetto di “vivere in”; l’una è l’idea di qualcuno che vive in un posto come forestiero, l’altra invece si riferisce a qualcuno che si stabilisce in un luogo per viverci permanentemente. Abiti in Efesini 3:17 usa la parola greca per abitazione permanente, indicando che Gesù vuole stabilirsi nel tuo cuore e non semplicemente farti visita da forestiero.
iii. Stai dimorando in lui? O vai a trovare Gesù solo una volta ogni tanto? Dimorare in Gesù ci dà fiducia, perché, se sapessimo che Gesù tornerà la prossima settimana, non apporteremmo grandi cambiamenti alle nostre vite – staremmo già dimorando in Lui.
d. Chiunque pratica la giustizia è nato da lui: Dimorando in Gesù praticheremo la giustizia nelle nostre vite, perché siamo nati da lui. La nuova nascita ha cambiato le nostre vite dall’essere predisposti al peccato all’essere predisposti alla giustizia.
i. Questa è una prova del nostro dimorare in Lui, lo stesso tipo di prova menzionata in 1 Giovanni 1:6, 2:4 e 2:9. C’è qualcosa di sbagliato se una persona dichiara di essere nata di nuovo e non pratica la giustizia.
ii. Alla nascita di un individuo, c’è quasi sempre una somiglianza familiare. Si dice: “Guarda, ha gli occhi di sua madre” o “ha il naso di suo padre”. Similmente, i figli di Dio assomigliano al loro Padre celeste. Egli è giusto, quindi anche coloro che sono nati da lui praticano la giustizia. “Dio non ha figli che siano privi della Sua immagine o che non gli somiglino”. (Poole)
iii. Benché non saremo perfetti nel praticare la giustizia fino a quando non saremo glorificati con Gesù, possiamo comunque praticare la giustizia adesso, perché siamo nati da lui.
iv. In questo capitolo ci sono tre affermazioni preziose per ogni credente: Io l’ho conosciuto (1 Giovanni 2:4), dimoro in Lui (1 Giovanni 2:6) e sono nella luce (1 Giovanni 2:9). Giovanni vuole farci realizzare che, se queste dichiarazioni sono veraci, allora saranno visibili nelle nostre vite, soprattutto nel nostro amore verso i fratelli e le sorelle in Gesù.
(c) 2021 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com