2 Timoteo 4 – Testimonianza Finale di Paolo a Timoteo
A. Testimonianza finale di Paolo a Timoteo.
1. (1) Un incarico solenne per Timoteo.
Ti scongiuro dunque davanti a Dio e al Signore Gesù Cristo, che ha da giudicare i vivi e i morti, nella sua apparizione e nel suo regno:
a. Ti scongiuro dunque: Scongiuro traduce una parola forte dal greco biblico (diamarturomai), spesso tradotta anche con testimoniato (come in Atti 8:25). In altre parole, Paolo dà una testimonianza solenne a Timoteo, testimonianza a cui Timoteo deve prestare attenzione se vuole essere un pastore spirituale.
i. “Il verbo diamartyromai ha un’accezione legale e può significare ‘testimoniare sotto giuramento’ in un tribunale, o ‘comandare’ a un testimone di farlo.” (Stott)
b. Davanti a Dio e al Signore Gesù Cristo, che ha da giudicare i vivi e i morti: Paolo qui rivela i membri della corte in cui Paolo ha reso la propria testimonianza, dandole così maggiore importanza.
i. Mentre Paolo era seduto nella sua cella fredda e umida, capì che c’era una realtà spirituale presente che andava oltre le pareti della sua cella. In maniera spirituale, mediante questa lettera, diede solenne testimonianza al suo giovane amico e collaboratore, e lo fece alla presenza del Dio che ci giudicherà tutti.
c. Nella sua apparizione e nel suo regno: Paolo credeva ancora nella seconda venuta di Gesù Cristo. Era stato nel ministero per più di 30 anni e le sue prime lettere (come 1 e 2 Tessalonicesi) già menzionavano il ritorno di Gesù. Adesso, tanti anni ed esperienze dopo, ci credeva ancora con tutto il cuore.
i. “La parola ‘giudicherà’ più letteralmente è ‘sta per giudicare’; ciò indica che Paolo viveva nella speranza del ritorno imminente di Cristo.” (Hiebert)
2. (2) La testimonianza: Predica la parola!
Predica la parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, rimprovera, esorta con ogni pazienza e dottrina.
a. Predica la parola: Paolo ha messo un’enfasi costante sulla parola di Dio. Ci sono circa 36 riferimenti al vero vangelo in questa lettera e circa 17 riferimenti alle false dottrine.
i. Questa enfasi costante rende chiaro a Timoteo il pensiero di Paolo:
·Non vergognarti dunque della testimonianza del Signor nostro (2 Timoteo 1:8).
·Ritieni il modello delle sane parole (2 Timoteo 1:13).
·Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli (2 Timoteo 2:2).
·Che esponga rettamente la parola della verità (2 Timoteo 2:15).
·Un servo del Signore deve essere… atto ad insegnare (2 Timoteo 2:24).
·Tutta la Scrittura è divinamente ispirata (2 Timoteo 3:16).
b. Predica la parola: In quanto pastore, a Timoteo non era richiesto di conoscere semplicemente la parola o di apprezzare la parola o di approvare la parola; era tenuto a predicare la parola. La parola di Dio doveva essere predicata da Timoteo; doveva essere il contenuto del suo messaggio.
i. Non tutti quelli che aprono la Bibbia e iniziano a parlare predicano la parola. Molti predicatori ben intenzionati, in realtà, predicano sé stessi invece della parola. Se il focus è sulle storie divertenti o sulle esperienze di vita toccanti del predicatore, è probabile che stia predicando sé stesso.
c. Insisti a tempo e fuor di tempo: Questo ci dice quando il pastore dovrebbe essere pronto a predicare la parola. Dovrebbe essere sempre pronto. Dovrebbe predicarla quando è facile e predicarla quando è difficile. Dovrebbe predicarla quando il frutto è evidente e predicarla quando il frutto sembra invisibile. Dovrebbe semplicemente predicare la parola.
i. C’era una volta un sacerdote della Chiesa d’Inghilterra che fu salvato gloriosamente. Quando Gesù cambiò la sua vita, cominciò a predicare il vangelo a tutta la sua parrocchia e tutti furono salvati. Poi iniziò a predicare nelle parrocchie vicine, i cui sacerdoti si offesero. Chiesero al vescovo di fermare l’uomo. Quando il vescovo lo affrontò, disse: “Ho sentito che predichi sempre e sembra che tu non faccia nient’altro”. L’uomo cambiato rispose: “Beh vescovo, io predico solo durante due momenti dell’anno”. Il vescovo disse: “Sono contento di sentirlo; quali sono questi momenti?” Rispose: “A tempo e fuor di tempo!”
d. Riprendi, rimprovera, esorta con ogni pazienza e dottrina: Nella sua predicazione Timoteo doveva fare in modo che la Parola di Dio influenzasse la vita dei suoi ascoltatori. Non doveva trattare la parola come se fosse piena di idee interessanti o teorie affascinanti. Doveva tenere alta la Parola di Dio di fronte alle vite delle persone e permettere a Dio di compiere la Sua opera.
3. (3-4) La necessità della vera predicazione della Parola.
Verrà il tempo, infatti, in cui non sopporteranno la sana dottrina ma, per prurito di udire, si accumuleranno maestri secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità per rivolgersi alle favole.
a. Non sopporteranno la sana dottrina: Timoteo aveva bisogno di rimanere concentrato sulla Parola di Dio, perché l’uomo, per istinto, non vuole la rivelazione di Dio. Preferirebbe sentire quello che vuole sentire – qualcosa che allevi il suo prurito di udire.
i. Clarke commenta così sul prurito di udire: “Curiosità infinita, un desiderio insaziabile di varietà; e si lasciano solleticare le orecchie dal linguaggio e dall’accento della persona, abbandonando il predicatore buono e fedele per il bravo oratore”.
ii. Questo prova anche che, se vogliamo ascoltare la parola di Dio, Dio sta facendo qualcosa di meraviglioso in noi. Lasciati a noi stessi, vorremmo fare a modo nostro, ma Dio cambia il nostro cuore in modi meravigliosi, dandoci il desiderio della Sua parola.
b. Si accumuleranno maestri secondo le loro proprie voglie: Questo ci ricorda che gli insegnanti più popolari non sono necessariamente gli insegnanti più fedeli. Non dovremmo dare per scontato che un insegnante allevi il prurito di udire solo perché è rinomato, né dovremmo pensare che sia fedele alla Parola di Dio solo perché è popolare.
c. Per rivolgersi alle favole: Una volta che le persone abbandonano la Parola di Dio, spesso abbracciano fantasie bizzarre. Quando un uomo rifiuta la verità di Dio, non è che non crede più in niente; finirà per credere in qualsiasi cosa.
i. Credere che l’universo sia nato per caso è credere a una favola. La descrizione seguente dell’evoluzione dell’universo, presa da un articolo del Los Angeles Times, è un esempio di una di queste favole:
Nel principio era la luce – ma anche quark ed elettroni. Il Big Bang ha emesso un’energia che si è condensata in radiazioni e particelle. I quark si univano formando protoni e sbandavano all’impazzata in una melma calda, densa e luminosa, opaca come una stella.
Il tempo (circa 300.000 anni) passò. Lo spazio si espandeva. La materia si raffreddava. Gli elettroni e i protoni, elettricamente irresistibili tra loro, si fondevano in idrogeno neutro, dal cui matrimonio nascevano i primi atomi. Lo spazio tra gli atomi diventava trasparente come il cristallo – più o meno come è oggi.
Il resto, come si suol dire, è storia. Gli atomi si fondevano per formare nuvole di polvere, che si trasformavano in stelle, galassie e ammassi. Le stelle consumavano il loro combustibile nucleare, collassavano ed esplodevano in cicli ripetitivi, causando la fusione degli elementi.
Di tanto in tanto, un pianeta stabile si condensava attorno a una stella di seconda generazione, dove crescevano forme di vita a base di carbonio, tra cui i cosmologi, per contemplare meglio il tutto. (Da una discussione privata per un articolo scientifico del Los Angeles Times, intitolato “Il Big Bang e Ciò Che Seguì”)
ii. È possibile che molti fedeli si allontanino dalla verità e credano a molte favole:
·La favola che devi guadagnarti il tuo accesso a Dio
·La favola che Dio ti ama solo quando fai il bravo.
·La favola che dovresti andare in giro pensando di essere migliore degli altri perché sei cristiano.
4. (5) La testimonianza viene ribadita: Adempi interamente il tuo ministero.
Ma tu sii vigilante in ogni cosa, sopporta le sofferenze, fa’ l’opera di evangelista e adempi interamente il tuo ministero.
a. Ma tu: Questa è una parola di contrasto con le persone descritte nella frase precedente. Sebbene altri si rivolgessero alle favole, Timoteo doveva dedicarsi ancora di più a fare ciò che Dio voleva che facesse. La loro presenza doveva stimolarlo a una dedicazione maggiore, non portarlo allo scoraggiamento.
i. “Più gli uomini diventano determinati a disprezzare gli insegnamenti di Cristo, più i ministri devoti dovrebbero essere zelanti nell’affermarli e più i loro sforzi dovrebbero essere energici a preservarne l’integrità.” (Calvino)
b. Sii diligente in ogni cosa: Timoteo non poteva adempiere interamente il suo ministero a meno che non mantenesse un’attenzione scrupolosa, essendo diligente in ogni cosa. Ogni buon pastore tiene gli occhi aperti.
c. Sopporta le sofferenze: Il ministero è proprio come la vita – ci sono sofferenze da sopportare. Per alcuni questo è un pensiero inquietante, perché credevano che il ministero sarebbe stata una bella esperienza spirituale dopo l’altra. Ci sono molte benedizioni meravigliose nel servire Dio, così come ci sono sofferenze da sopportare.
d. Fa’ l’opera di evangelista: Ciò implica che Timoteo non era particolarmente abile come evangelista, ma doveva comunque svolgere fedelmente quell’opera come predicatore della Parola di Dio.
e. Adempi interamente il tuo ministero: Paolo diede un comandamento simile ad Archippo (Colossesi 4:17) e sapeva, in un certo senso, che cosa significasse adempiere il proprio ministero (Atti 12:25).
i. Ci possono essere molte ragioni per cui il ministero di qualcuno rimane inadempiuto, ognuna delle quali deve essere combattuta seriamente:
·La paura.
·L’incredulità.
·Le preoccupazioni del mondo.
·Il timore dell’uomo.
·La critica e lo scoraggiamento.
·Il peccato abituale.
B. Le ultime parole di Paolo: la sua fiducia trionfante.
1. (6-7) La fiducia trionfante di Paolo.
Quanto a me, sto per essere offerto in libagione, e il tempo della mia dipartita è vicino. Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbato la fede.
a. Sto per essere offerto in libagione: La libagione consisteva nel portare del vino davanti al Signore e versarlo sul Suo altare. Era un modo per offrire del vino a Dio come sacrificio, così come si poteva offrire in sacrificio un animale.
i. Il concetto di libagione viene presentato per la prima volta in Genesi 35:14, dove Giacobbe versò una libagione davanti al Signore come sacrificio. Nella Legge Mosaica, le libagioni potevano essere una parte del sacrificio al Signore (Esodo 29:40-41 e Levitico 23:13).
ii. Si fa allusione anche ad un’usanza romana. Ogni pasto si chiudeva con un piccolo rituale sacrificale agli dèi – si prendeva una coppa di vino e la si versava davanti agli dèi. È come se Paolo dicesse: “Il giorno è terminato, il pasto è appena finito e io vengo versato davanti a Dio”.
iii. Offerto dà l’idea di un’offerta completa, senza riserve. Il liquido viene versato tutto dalla coppa e donato interamente a Dio.
iv. Paolo stava per essere offerto. La sua testa non era ancora sul patibolo, ma il suo cuore c’era già. Era pronto a compiere il sacrificio estremo. “Si considera alla vigilia del suo sacrificio e guarda al proprio sangue come la libazione che veniva versata sull’offerta sacrificale. Non avrebbe potuto parlare così positivamente, se la sentenza di morte non fosse stata già pronunciata su di lui.” (Clarke)
b. Il tempo della mia dipartita è vicino: Paolo sentiva di essere in aeroporto e il suo volo per il cielo era pronto a partire. Attendeva la sua chiamata d’imbarco.
i. L’esortazione di Paolo a Timoteo è quindi ancora più significativa, perché sapeva che stava uscendo di scena e che Timoteo doveva portare la fiaccola. Gli operai di Dio passano, ma l’opera di Dio continua.
c. Ho finito la corsa: Durante tutto il suo ministero Paolo usò l’immagine della corsa e del cristiano, l’atleta che correva quella corsa (Filippesi 3:12-14, Atti 20:24, 1 Corinzi 9:24, Ebrei 12:1). Ora sapeva che la sua gara era quasi finita.
2. (8) La corona di giustizia di Paolo.
Per il resto, mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno, e non solo a me, ma anche a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione.
a. Mi è riservata: Paolo sapeva che c’era una corona ad attenderlo in cielo ed era pronto a riceverla. Ne era certo.
i. Ci sono due parole principali per corona nel Nuovo Testamento. Una si riferisce alla corona reale e l’altra si riferisce alla corona della vittoria (stephanos). Qui Paolo fa riferimento alla corona della vittoria – la corona, sostanzialmente un trofeo, che riconosceva colui che aveva gareggiato secondo le regole e aveva ottenuto la vittoria.
ii. Prima di diventare cristiano, Paolo aveva assistito all’esecuzione del primo martire e, successivamente, aveva cominciato a uccidere quanti più cristiani poteva. Ma ora, alla fine della sua vita, era pronto a ricevere una corona: una stephanos. È probabile che ricordasse il nome del primo martire, morto per mano sua: Stephanos (Stefano).
iii. I vincitori nel mondo sportivo del tempo ricevevano una corona di foglie d’olivo o d’edera, che presto appassivano e morivano. Ma la corona riservata per il popolo di Dio dura per sempre (1 Corinzi 9:25, 1 Pietro 5:4).
iv. Ci è stata promessa la corona della vita se sopporteremo la tentazione (Giacomo 1:12).
v. Alcune persone si chiedono se andremo in giro per il cielo indossando delle corone, affinché si noti chi ha le corone più grandi e migliori. Ma in Apocalisse 4:10 gli anziani intorno al trono di Dio prendono le loro corone e le gettano davanti a Gesù – restituendo a Lui qualsiasi trofeo ricevuto.
b. Che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno: Paolo immaginava una cerimonia di premiazione dove avrebbe ricevuto la corona che lo aspettava. Paolo stava per essere condannato e giustiziato da un tribunale terreno, ma stava anche per essere ricompensato dal Signore celeste.
i. “Questa è molto probabilmente l’ultima lettera che l’apostolo scrisse ed è impossibile vederlo avere un punto di vista più favorevole di quanto sembri ora, in piedi sull’orlo dell’eternità, ripieno di Dio, e pregustando intensamente un’eternità di gloria.” (Clarke)
ii. Alcuni ritengono che Paolo fosse troppo concentrato sulle ricompense e che non sia appropriato che i cristiani pensino troppo alla ricompensa che riceveranno in cielo. Eppure, Dio non ha problemi a motivarci con una ricompensa celeste. Ne sarà valsa la pena. Dobbiamo tener duro adesso. Riceveremo il premio.
iii. Alcuni cristiani si preoccupano inutilmente della loro corona:
· E se non ricevo una corona?
· E se la mia corona è troppo piccola?
· E se il Signore è deluso da me?
iv. Dovremmo ignorare tutte queste speculazioni e impegnarci semplicemente a servire e glorificare Dio, e la nostra corona si prenderà cura di sé stessa.
c. Anche a tutti quelli che hanno amato la sua apparizione: Questa promessa è per noi, se concentreremo la nostra attenzione sul cielo e sul Gesù che ha camminato sulla terra e ora regna in cielo, il quale sta aspettando di riceverci.
C. Ultime parole di Paolo dalla prigione.
1. (9-13) La solitudine del grande apostolo.
Cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha lasciato, avendo amato il mondo presente, e se n’è andato a Tessalonica; Crescente è andato in Galazia e Tito in Dalmazia. Soltanto Luca è con me; prendi Marco e conducilo con te, perché mi è molto utile nel ministero. Tichico invece l’ho mandato a Efeso. Quando verrai porta il mantello che ho lasciato a Troade presso Carpo e i libri, soprattutto le pergamene.
a. Cerca di venire presto da me: Paolo era un uomo di Dio, ma non era un super-uomo. Necessitava e desiderava compagnia. Paolo era solo.
b. Perché Dema mi ha lasciato: Paolo ricorda coloro che lo hanno abbandonato. Alcuni (come Dema) lo hanno lasciato perché hanno amato il mondo presente (letteralmente, “l’età di ora”). Altri lo hanno lasciato per necessità (come Crescente e Tito). Altri ancora se ne sono andati perché Paolo li aveva inviati (come Tichico).
i. Dema viene descritto nelle prime lettere di Paolo come un compagno d’opera, che in seguito si è sviato (Colossesi 4:14 e Filemone 24). La sua precedente fedeltà ha reso tutto molto più doloroso per Paolo.
c. Soltanto Luca è con me: Luca, che aveva accompagnato Paolo in molti dei suoi viaggi missionari, rimase con Paolo. Tutti gli altri erano spariti. Questo era un contrasto significativo con la prima prigionia romana di Paolo dieci anni prima, durante la quale aveva ricevuto molti visitatori (Atti 28:30-31).
d. Prendi Marco e conducilo con te: Questa è la prova di un ripristino della fiducia di Paolo in Marco. Paolo non aveva voluto avere niente a che fare con lui in Atti 15:36-40.
e. Porta il mantello che ho lasciato a Troade presso Carpo: Questo ci fa capire che è probabile che Paolo sia stato arrestato a Troade, con conseguente seconda prigionia a Roma. In quei giorni i soldati prendevano qualsiasi indumento in più in possesso dell’arrestato. Può darsi che Paolo fosse stato avvertito dell’arresto e quindi avesse affidato i suoi pochi libri e questo mantello – un soprabito – alle cure di un uomo onesto di nome Carpo.
i. Il mantello era “un mantello circolare che scendeva fin sotto le ginocchia, con un’apertura per la testa al centro”. (White)
ii. Il mantello lasciato a Troade ci mostra che:
·Paolo rinunciò a tutto per servire Gesù (tutto ciò che aveva alla fine della sua vita erano un mantello e qualche libro).
·Paolo fu abbandonato quasi completamente dai suoi amici (a quanto pare non aveva amici che gli potessero prestare o procurare un mantello a Roma).
·Paolo aveva una mente molto indipendente (non avrebbe mendicato un mantello).
·A Paolo non importava molto di come era vestito (avrebbe potuto chiedere di più o capi di abbigliamento diversi).
·Paolo era un uomo normale con bisogni ordinari.
iii. “Oh, quante poche cose di casa aveva questo grande apostolo, dice Erasmo; un mantello per ripararsi dalla pioggia, e alcuni libri e scritti.” (Trapp)
f. E i libri, soprattutto le pergamene: Paolo rimase uno studioso fino alla fine e desiderava riavere i propri libri. Voleva soprattutto le pergamene, che erano porzioni dell’Antico Testamento.
i. “Questo passaggio confuta ancora di più la follia dei fanatici che disprezzano i libri, condannano ogni lettura e si vantano solo… delle loro ispirazioni private da parte di Dio. Ma dobbiamo notare che questo passaggio raccomanda la lettura continua a tutti gli uomini pii come una cosa da cui possono trarre profitto.” (Calvino)
3. (14-15) Avvertimento a guardarsi da Alessandro il ramaio.
Alessandro, il ramaio, mi ha fatto molto male; gli renda il Signore secondo le sue opere. Guardatene anche tu, perché si è opposto grandemente alle nostre parole.
a. Alessandro, il ramaio, mi ha fatto molto male: In 1 Timoteo 1:20 Paolo descrive Alessandro come uno che ha fatto naufragio nella fede. Qui Paolo avverte Timoteo di questo stesso uomo. Paolo scrive semplicemente che Alessandro mi ha fatto molto male – ma che si sarebbe opposto anche a Timoteo (Guardati anche tu).
i. Sarebbe stato sbagliato da parte di Timoteo rispondere a questo dicendo a Paolo: “Paolo, Alessandro è sempre stato gentile con me. Ha i suoi difetti, ma non li abbiamo tutti?” Invece, possiamo stare certi che Timoteo rispettò il giudizio di Paolo – e seguì il suo consiglio di guardarsi da Alessandro.
ii. Ramaio “Non vuol dire che lavorasse solo il rame. Il termine è stato utilizzato per indicare i lavoratori di qualsiasi tipo di metallo.” (White)
b. Mi ha fatto molto male: Questa frase suggerisce che “ha informato di molte cose contro di me”. Forse Alessandro era un traditore, un informatore che tradì e consegnò Paolo al governo romano, e fu responsabile della sua prigionia attuale. È probabile che l’espressione “si è opposto grandemente alle nostre parole” significhi che Alessandro testimoniò contro Paolo alla sua prima udienza.
i. “Gli informatori erano una delle grandi maledizioni di Roma a quel tempo. E può darsi che Alessandro fosse un cristiano disertore, che si presentò ai magistrati con delle informazioni false contro Paolo, cercando di rovinarlo nel modo più disonorevole.” (Barclay)
ii. “Venivano accusati di “ateismo” (perché rigettavano l’idolatria e il culto dell’imperatore), di cannibalismo (perché parlavano di mangiare il corpo di Cristo) e persino di un generale “odio per il genere umano” (a causa della loro presunta slealtà verso Cesare e probabilmente perché avevano rinunciato ai piaceri popolari del peccato). È probabile che alcune di queste accuse fossero state mosse contro Paolo.” (Stott)
c. Gli renda il Signore secondo le sue opere: Il giudizio di Alessandro è semplice. È una cosa terribile essere giudicati secondo le proprie opere.
i. “Non è né una maledizione né un discorso ingiurioso, disse un anziano, ma una predizione che ben si addice a un apostolo, che non vendicò sé stesso, ma piuttosto lasciò il posto all’ira di Dio, Romani 12:19.” (Trapp)
4. (16-18) Fedeltà di Dio verso Paolo nella sua prima difesa.
Nella mia prima difesa nessuno è stato al mio fianco, ma mi hanno tutti abbandonato; questo non venga loro imputato. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha fortificato, affinché per mio mezzo la predicazione fosse portata a compimento e tutti i gentili l’udissero; ed io sono stato liberato dalle fauci del leone. Il Signore mi libererà ancora da ogni opera malvagia e mi salverà fino a portarmi nel suo regno celeste. A lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
a. Nessuno è stato al mio fianco… Il Signore però mi è stato vicino: Paolo era completamente solo, ma Gesù gli stava accanto. Paolo servì Dio fedelmente durante la sua prima difesa.
i. Le parole “Questo non venga loro imputato” mostrano che Paolo non era amareggiato per essere stato abbandonato da tutti. Questa è una prova potente di una grande opera di grazia e maturità spirituale.
ii. La prima difesa di Paolo potrebbe riferirsi alla sua prima prigionia a Roma (di cui si parla alla fine degli Atti) o a una prima udienza durante la sua attuale prigionia.
b. Ed io sono stato liberato dalle fauci del leone: Dio aveva già liberato Paolo in precedenza; pertanto, non aveva dubbi sulla potenza o sulla bontà di Dio. Paolo non sapeva se questa volta il suo destino sarebbe finito con l’essere liberato dalle fauci del leone o l’essere custodito per il Suo regno celeste.
c. A lui sia la gloria nei secoli dei secoli: Ciò riflette un ottimismo e una gioia irrazionale. Paolo affrontava i suoi ultimi momenti di questa vita e si trovava senza un centesimo, senza amici, senza possedimenti, al freddo, senza vestiti adeguati e destinato a una morte imminente. Eppure, soprattutto perché conosceva la ricompensa celeste che lo aspettava, non avrebbe cambiato il suo posto con nessuno.
5. (19-21) Saluti finali di Paolo ai suoi amici in contatto con Timoteo e da parte dei cristiani di Roma.
Saluta Priscilla e Aquila e la famiglia di Onesiforo. Erasto è rimasto a Corinto, ma ho lasciato Trofimo infermo a Mileto. Cerca di venire prima dell’inverno. Eubulo, Pudente, Lino, Claudia e tutti i fratelli ti salutano.
a. Saluta Priscilla e Aquila e la famiglia di Onesiforo: Nelle sue parole di commiato, il cuore di Paolo era per le persone che conosceva. Pensava agli altri e non a sé stesso. Conosceva la natura di Gesù ed era una persona incentrata sugli altri proprio come lo era Gesù.
b. Ho lasciato Trofimo infermo a Mileto: Paolo fu un uomo usato da Dio per compiere straordinari miracoli di guarigione (come in Atti 14:8-10 e 19:11-20), eppure lasciò Trofimo infermo. Questo mostra che persino l’apostolo Paolo non aveva poteri miracolosi di guarigione di cui poteva disporre a piacimento. Poteva dare un dono di guarigione solo se in accordo alla volontà e al tempo di Dio.
i. Charles Spurgeon ha predicato un intero sermone sulle parole ma ho lasciato Trofimo infermo a Mileto (L’Uomo Infermo Lasciato Indietro). I punti erano:
·È volontà di Dio che alcuni uomini buoni sperimentino la malattia.
·Gli uomini buoni possono essere messi da parte quando sembrano essere più necessari.
·Gli uomini buoni desiderano che l’opera del Signore vada avanti qualunque cosa accada a loro.
ii. “È possibile che Erasto e Trofimo fossero con San Paolo quando fu arrestato la seconda volta e che rimasero in sua compagnia rispettivamente fino a Mileto e Corinto.” (White)
c. Cerca di venire prima dell’inverno: Ci sono molto cuore ed emozione dietro tutto questo. Essendo un uomo anziano, Paolo desiderava ardentemente vedere il suo giovane collaboratore prima di deporre la vita per il suo Signore. Non sappiamo se Paolo abbia mai visto di nuovo Timoteo, ma possiamo essere sicuri che Timoteo fece del proprio meglio per venire prima dell’inverno.
i. La prigionia di Paolo nella prigione Mamertina (un edificio squallido ancora in piedi a Roma, costruito cento anni prima della prigionia di Paolo per i nemici politici di Roma) durò fino a quando fu decapitato sotto Nerone fuori dalla Porta Ostiense a Roma, in un luogo chiamato “Tre Fontane”.
ii. Alla fine fu inventata una leggenda assurda che affermava che, quando Paolo fu decapitato, la sua testa mozzata rimbalzò tre volte e in ogni luogo in cui toccò terra sgorgò una fontana – una calda, una tiepida e la terza fredda – così quel luogo fu chiamato “Tre Fontane”.
iii. Paolo fu martirizzato come conseguenza del grande incendio che distrusse Roma nell’anno 64 d.C. – che Nerone, in qualche modo, cercò di addossare ai Cristiani. Secondo alcune tradizioni, fu decapitato lo stesso giorno in cui Pietro fu crocifisso a testa in giù. Paolo era cittadino romano e legalmente non poteva essere crocifisso.
6. (22) Le ultime parole della penna di Paolo.
Il Signore Gesù Cristo sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi. Amen.
a. Il Signore Gesù Cristo sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi. Le ultime parole di Paolo riflettono un uomo che amava semplicemente Gesù e aveva ricevuto la Sua grazia. Questa semplicità e tutta la potenza che l’accompagnava caratterizzarono l’intero ministero di Paolo.
i. “Qui si prega per una collaborazione personale molto stretta tra il Signore e Timoteo.” (White)
b. Amen: Paolo invitò Timoteo ad affermare tutto questo con un “Amen” di consenso. Paolo aveva adempiuto il proprio ministero ed era pronto a ricevere la sua ricompensa, e voleva che Timoteo facesse lo stesso.
© 2021 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com