2 Timoteo 2




2 Timoteo 2 – Consigli a un Giovane Pastore

A. Adoperarsi duramente per un Dio fedele.

1. (1) Fortificati nella grazia.

Tu dunque, figlio mio, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù;

a. Fortificati: È un incoraggiamento importante. Paolo sapeva che Timoteo avrebbe avuto bisogno di forza e perseveranza per adempiere la chiamata che Dio gli aveva rivolto.

i. Di nuovo, questa è una delle venticinque volte in cui Paolo incoraggia Timoteo ad essere forte e a perseverare nella sua opera ad Efeso. È probabile che Timoteo fosse timido di natura e si scoraggiasse facilmente, o magari era un uomo di normale coraggio che aveva delle grandi responsabilità. Aveva bisogno di sentirsi dire spesso: “Fortificati”.

b. Fortificati: Dio è sempre pronto a darci forza; Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore allo spossato… ma quelli che sperano nell’Eterno acquistano nuove forze (Isaia 40:29, 31). Tuttavia, poiché dobbiamo ricevere questa forza, Paolo dovette incoraggiare Timoteo a fortificarsi.

i. Dio mette a nostra disposizione la risorsa della Sua forza (Efesini 6:10-11). Tuttavia, non la riceveremo rimanendo seduti passivamente e aspettandoci che Dio la riversi semplicemente dentro di noi. Egli ci dona la Sua forza mentre lo cerchiamo e dipendiamo da Lui invece che dalle nostre forze.

c. Fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù: Paolo illustra a Timoteo un modo specifico per fortificarsi – cioè, trovare forza nella grazia che è in Cristo Gesù. Questa forza nella grazia è fondamentale per una vita cristiana forte.

i. “La grazia in questo contesto ha il suo significato teologico più semplice, quale aiuto divino, il dono immeritato dell’aiuto che viene da Dio” (White). Riposare nella graziail favore immeritato di Dio in Cristo Gesù per noi – ci dona la certezza e il coraggio che non potremmo mai avere quando pensiamo di essere in un periodo di prova o crediamo che Dio non abbia ancora deciso che cosa fare di noi.

ii. Non c’è niente che possa renderci così forti come dire: “Sono un figlio di Dio in Gesù Cristo” e “Ho l’amore e il favore di Dio, anche se non lo merito”. Questa è la forza che proviene dalla grazia.

iii. Paolo sapeva che cosa significa ricevere la forza della grazia di Dio, come scrisse in 2 Corinzi 12:9-10: Ma egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è portata a compimento nella debolezza». Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Aveva la possibilità di incoraggiare Timoteo in questo modo attingendo dalla sua esperienza di vita.

2. (2) Diffondi la parola tra uomini fedeli.

E le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri.

a. Le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni: Paolo ricorda a Timoteo la verità che ha udito dall’Apostolo in presenza di molti altri. Certamente, Timoteo ha ascoltato molti studi biblici da Paolo e ha trascorso molto tempo con l’Apostolo come discepolato personale.

i. Può darsi che Paolo abbia voluto ricordare a Timoteo un messaggio speciale che aveva dato durante il culto di ordinazione di Timoteo, in presenza di molti testimoni. “Ma qui sembra fare riferimento alla dottrina che gli è stata trasmessa quando, in presenza di molti testimoni, ha imposto le mani su di lui; vedi 1 Timoteo 6:12. Successivamente, l’apostolo gli ha presentato il modello corretto delle sane parole che doveva insegnare; ora gli comanda di affidare quelle verità a uomini fedeli nello stesso modo in cui sono state affidate a lui.” (Clarke)

b. Affidale a uomini fedeli: Dio ha dato il ministero a Timoteo non perché lo tenesse per sé, ma affinché lo trasmettesse agli altri. Una parte essenziale del suo lavoro di pastore era versare negli altri ciò che Dio gli aveva affidato.

i. Possiamo affermare che un pastore dovrebbe addestrare altri a fare tutto ciò che egli fa nel suo ministero. Non ci sono doveri pastorali tanto sacri o segreti da doverli tenere tutti per sé. Dovrebbe sempre cercare di allargare il ministero agli altri e di addestrarli a svolgere l’opera del ministero.

ii. Timoteo non doveva insegnare agli altri le proprie idee o teorie particolari, ma semplicemente la dottrina e l’esempio apostolico (le cose che hai udite da me). Timoteo era responsabile di trasmettere agli altri ciò che Paolo aveva trasmesso a lui. 

iii. Il lavoro di formazione dei leader è semplicemente parte del mansionario di un pastore. Non dovrebbe formare dei leader solo quando c’è una necessità ovvia, né dovrebbe formarli solo per rispondere ai bisogni della sua congregazione. Dovrebbe formare dei leader per il Regno di Dio in generale, indipendentemente dal fatto che vengano impiegati nel ministero presso la congregazione di un pastore in particolare o meno.

c. A uomini fedeli: Quando Timoteo era alla ricerca di coloro a cui poter trasmettere la dottrina e la pratica apostolica, doveva ricercare la qualità della fedeltà. Non aveva bisogno di trovare uomini brillanti, popolari, forti, alla mano, perfetti o di bell’aspetto; Paolo gli disse di cercare uomini fedeli.

i. Nella storia del cristianesimo alcuni si sono aggrappati all’idea della successione apostolica, secondo cui si può sapere chi è un vero ministro del vangelo, perché Pietro ha ordinato qualcuno come suo successore, quel qualcuno ha ordinato qualcun altro, e così via fino ad oggi. Tuttavia, questo versetto rivela la vera successione apostolica – la successione di uomini fedeli, che prendono gli insegnamenti degli apostoli e li trasmettono.

ii. Senza fedeltà all’insegnamento e all’esempio degli apostoli, l’idea di successione apostolica non è altro che l’imposizione di mani vuote su teste vuote. “Dov’è la successione apostolica ininterrotta? Chi può dirlo? Probabilmente non esiste sulla faccia della terra. Tutte le pretese di certe chiese sono tanto sciocche quanto oziose e futili.” (Clarke)

d. Che siano capaci di insegnarle ad altri: Il compito di addestrare dei leader era così importante che non poteva rimanere limitato al solo Timoteo. Anche a coloro che aveva addestrato doveva essere affidato il compito di insegnare ad altri.

i. Che siano capaci “esprime la capacità dimostrata dall’esperienza.” (White)

3. (3-4) Persevera per Dio con un’attitudine da soldato.

Tu dunque sopporta sofferenze, come un buon soldato di Gesù Cristo. Nessuno che presta servizio come soldato s’immischia nelle faccende della vita, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato.

a. Tu dunque: Paolo non stava dando un suggerimento a Timoteo; “tu dunque”comunica un senso di necessità o di comando. C’era qualcosa che Timoteo avrebbe dovuto fare e Paolo gli stava dicendo di farlo.

b. Sopporta sofferenze, come un buon soldato: Timoteo deve adottare l’atteggiamento del soldato che sa di dover sopportare sofferenze per la propria causa. Nessun vero soldato – o almeno nessun buon soldato – si è mai arreso semplicemente perché si è imbattuto in delle difficoltà.

i. Allo stesso modo, se un credente non è disposto a sopportare le avversità, non farà mai molto per Gesù Cristo. Si arrenderà non appena gli sarà richiesto qualcosa di difficile; non possono adempiere la chiamata di Gesù: Se qualcuno mi vuole seguire, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. (Matteo 16:24)

ii. “Non sognate mai la delicatezza; non pensate di trovare Dio nei giardini d’Egitto, quando Mosè Lo trovo solo nel pruno ardente.” (Trapp)

iii. “Paolo non esorta Timoteo ad essere un soldato comune o ordinario, ma ad essere un ‘buon soldato di Gesù Cristo’, perché non tutti i soldati, e non tutti i veri soldati, possono essere buoni soldati. Ci sono uomini che sono soldati e niente più; hanno bisogno solamente di una tentazione sufficiente e si trasformano facilmente in codardi, oziosi, inutili e senza valore; ma è il buon soldato ad essere il più coraggioso dei coraggiosi, coraggioso in ogni momento, che è zelante e fa il proprio dovere con cuore e serietà.” (Spurgeon)

c. Nessuno che presta servizio come soldato s’immischia nelle faccende della vita: Timoteo deve adottare l’atteggiamento di un soldato, che si separa volentieri dagli affari della vita civile.

i. Un soldato deve rinunciare a molte cose. Alcune sono cattive (orgoglio, indipendenza, caparbietà), altre sono buone (la sua casa, la sua famiglia). Tuttavia, se un soldato non è disposto a rinunciare a queste cose, non è affatto un soldato.

ii. Le cose che possono intrappolare un soldato potrebbero essere viste come buone o cattive da un civile. Il soldato non può chiedersi se qualcosa è buono o cattivo per coloro non sono soldati; deve rinunciare a tutto ciò che gli impedisce di essere un buon soldato o di servire al suo comandante. Un soldato fedele non ha il diritto di fare nulla che lo intrappoli e lo renda un soldato meno efficace.

iii. “In questo passaggio Grozio ha ben sottolineato che i soldati legionari fra i Romani non erano autorizzati a occuparsi di agricoltura, commercio, lavori di meccanica o qualsiasi cosa che potesse essere incompatibile con la loro vocazione.” (Clarke)

d. Se vuol piacere a colui che lo ha arruolato: Se Timoteo non avesse sopportato le difficoltà e non avesse messo da parte le cose che lo immischiavano nelle faccende della vita, non sarebbe stato gradito al suo Ufficiale Comandante.

i. Gesù Cristo è il comandante di tutti gli eserciti celesti. In Giosuè 5 Gesù apparve a Giosuè come Capo dell’esercito dell’Eterno (Giosuè 5:14). Egli è il nostro Ufficiale Comandante e, in quanto tale, Gli dobbiamo totale obbedienza.

ii. È probabile che Paolo fosse incatenato a un soldato proprio mentre scriveva questo. Vide come si comportavano questi soldati e come obbedivano ai loro superiori. Paolo sapeva che questo è il modo in cui un cristiano deve agire verso il proprio Signore.

4. (5) Persevera per Dio con un’attitudine da atleta.

Similmente, se uno compete nelle gare atletiche, riceve la corona unicamente se ha lottato secondo le regole.

a. Se uno compete nelle gare atletiche: Paolo attingeva spesso al mondo dell’atletica per le sue illustrazioni della vita cristiana, menzionando l’atletica leggera (1 Corinzi 9:24), il pugilato (1 Corinzi 9:26) e la lotta (Efesini 6:12).

b. Riceve la corona unicamente se ha lottato secondo le regole: Il punto è chiaro. Un atleta non può cambiare le regole a suo piacimento; deve gareggiare secondo le regole se vuole ricevere la corona.

i. È possibile cadere nell’errore di pensare che possiamo cambiare le nostre regole per la nostra vita cristiana. Per alcune persone, la loro predisposizione speciale è qualcosa del genere: “So che questo è peccato, ma Dio capirà; quindi, continuerò semplicemente ad andare avanti in questo peccato”. Questo è contrario all’attitudine di un atleta che deve gareggiare secondo le regole.

5. (6) Persevera per Dio con un’attitudine da agricoltore.

L’agricoltore, che lavora duramente, deve essere il primo a goderne i frutti.

a. L’agricoltore, che lavora duramente: Nel chiamare Timoteo ad avere l’attitudine di un agricoltore, Paolo sottolinea il fatto che gli agricoltori lavorano duramente. Allo stesso modo, tutti coloro che servono il Signore dovrebbero lavorare duramente.

i. A differenza del soldato e dell’atleta, non c’è niente di affascinante nel lavoro svolto da un contadino. Spesso è noioso, tedioso e non proprio elettrizzante. In effetti, il miglior agricoltore della nazione non è una celebrità, ma deve lavorare duramente lo stesso.

ii. Dio non ha posto per i ministri pigri. Se non intendi lavorare duramente, lascia il ministero. Se lavori duramente solo quando sei sotto i riflettori, allora lascia che Dio cambi il tuo cuore.

iii. “I nullafacenti disonorano ogni dipartimento della Chiesa Cristiana. Non possono insegnare perché non vogliono imparare.” (Clarke) 

b. Che lavora duramente: Paolo conosceva il valore del duro lavoro. Egli poté dire, mettendosi a confronto con gli altri apostoli: Ho faticato più di tutti loro (1 Corinzi 15:10). Paolo non è stato solo chiamato, non è stato solo benedetto, non è stato solo unto; anche Paolo ha lavorato duramente. Il suo ministero sarebbe stato molto minore di quello che era, se non avesse lavorato con tutto sé stesso.

i. Alcuni si aspettano qualcosa in cambio di niente. La gente saggia, tuttavia, sa che spesso il ricavato è commisurato alla misura dell’investimento. Se state mettendo poco sforzo nel vostro cammino cristiano, dovreste aspettarvi anche pochi risultati.

ii. Eppure, allo stesso tempo, Paolo sapeva che tutta l’opera che aveva compiuto era il dono della grazia di Dio in lui: Ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me (1 Corinzi 15:10). Paolo conosceva l’equilibrio del lavorare duramente, avendo sempre comunque la consapevolezza che è tutto per grazia.

c. Deve essere il primo a goderne i frutti: Quando Timoteo aveva cibo spirituale da dare alla congregazione, doveva prima mangiarlo. Se non si fosse alimentato della Parola di Dio, non avrebbe potuto nutrire davvero gli altri.

i. Un pastore o un insegnante efficace trarrà dal messaggio più di quanto non facciano i suoi ascoltatori e il suo tempo di preparazione per l’insegnamento della parola di Dio sarà anche un momento di calorosa comunione con Lui.

d. Goderne i frutti: Come un buon agricoltore, qualsiasi pastore pio lavorerà duramente e attenderà pazientemente il raccolto – che in realtà arriva alla fine dei tempi, non alla fine della riunione.

6. (7) Guardare al Signore per ricevere intendimento.

Considera le cose che dico, poiché il Signore ti darà intendimento in ogni cosa.

a. Considera le cose che dico: Paolo ha appena dato tre immagini della vita cristiana – un soldato, un atleta e un agricoltore. Ognuna di queste tre occupazioni ha bisogno di grande perseveranza per avere successo.

·Il soldato che smette di combattere prima della fine della battaglia non vedrà mai la vittoria

·L’atleta che smette di correre prima della fine della gara non la vincerà mai.

·L’agricoltore che smette di lavorare prima che il raccolto sia completo non ne vedrà mai i frutti.

b. Poiché il Signore ti darà intendimento in ogni cosa: Timoteo è stato incaricato di vedere l’importanza della perseveranza e di ricevere intendimento dal Signore in tutte queste cose.

i. Dio è fedele dandoci intendimento in tutte queste cose e sarà fedele dandoci la grazia per essere fortificati. Dio dona tutto ciò e noi dobbiamo riceverlo.

B. Rimanere saldi nella verità.

1. (8) Il contenuto del vangelo di Paolo.

Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risorto dai morti secondo il mio evangelo, 

a. Ricordati: Paolo non diede questo avvertimento perché si trattava di qualcosa che Timoteo avrebbe potuto facilmente dimenticare, ma perché bisognava ricordare a Timoteo di dare a questo massima priorità nel suo messaggio.

b. Gesù Cristo, della stirpe di Davide: Timoteo aveva necessità di mantenere in prima linea nella sua predicazione il fatto che Gesù era il Messia d’Israele – la stirpe di Davide.

i. Il piano di salvezza di Dio tramite Gesù Cristo non è iniziato alla nascita del bambino a Betlemme. Tutta la storia aspettava con ansia ciò che Gesù avrebbe fatto per salvarci. 

c. È risorto dai morti: Questa è la grande realtà, la grande credenziale dell’autenticità di Gesù Cristo – la Sua resurrezione dai morti.

i. Ricorda che Gesù fu il primo ad essere risuscitato. Altri, come Lazzaro, l’amico di Gesù, erano stati rianimati, ma solo Gesù è stato risuscitato – elevato a un nuovo ordine di vita con un corpo nuovo, che, anche se basato sul vecchio, era comunque nuovo e adatto per la gloria della vita eterna.

ii. La resurrezione di Gesù è stata la prova che, sebbene sembrasse che fosse morto sulla croce come un criminale qualunque, in realtà è morto come un uomo senza peccato, che per amore e abnegazione ha dato la propria vita per portare la colpa del nostro peccato. La morte di Gesù sulla croce è stato il pagamento, ma la resurrezione è stata la ricevuta, come dimostrazione che il pagamento è stato accettato come perfetto alla presenza di Dio Padre.

d. Della stirpe di Davide: Questa affermazione indica che Gesù era pienamente uomo; risorto dai morti significa che Gesù era pienamente Dio. Per Paolo era fondamentale che Timoteo ricordasse e insegnasse la verità su Gesù.

e. Secondo il mio vangelo: Naturalmente, il vangelo apparteneva a Paolo in quanto lo predicava; ma gli apparteneva anche perché ci credeva. Era il suo vangelo e dovrebbe essere anche il vangelo di ogni singolo cristiano. 

i. Ricorda cosa significa la parola vangelo: buona notizia. Per Paolo la migliore notizia non riguardava più soldi, più amore, più status o più cose. La buona notizia riguardava una vera relazione con Dio attraverso l’opera compiuta di Gesù Cristo sulla croce.

2. (9) Le conseguenze del vangelo di Paolo.

Per il quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata.

a. Per il quale io soffro: Questo vangelo non ha portato a Paolo una vita di fascino e di comodità. Gli ha portato una vita piena di avventura e di sfide, una vita segnata anche dalla sofferenza.

i. Fu più o meno all’epoca in cui Paolo scrisse 2 Timoteo che un terribile incendio distrusse gran parte di Roma, un incendio che si dice fosse stato appiccato dall’imperatore Nerone come primo passo verso il suo peculiare programma di rinnovamento urbano. Il fuoco distrusse vasti quartieri dei poveri e, quando questi si ribellarono, Nerone incolpò i cristiani. Ne arrestò molti – tra cui forse Paolo.

ii. Uno dei luoghi più spettacolari in Israele è l’antica città di Beit She’an, una città magnifica che, pezzo dopo pezzo, viene attualmente scoperta e restaurata dagli archeologi. Se mai vi farete visita, potrete vedere il Colosseo, lo stadio ovale completo di camere e stanze per leoni e altri animali selvatici – animali che quasi sicuramente venivano utilizzati contro i cristiani per l’intrattenimento della folla. Per me camminare sul pavimento di quello stadio – sul terreno che quasi sicuramente aveva ricevuto il sangue dei cristiani – era qualcosa di sacro e mi ha ricordato il prezzo estremo che molti hanno dovuto pagare. Nel mondo occidentale moderno, il prezzo che paghiamo per la fedeltà a Gesù sembra piccolo in confronto.

iii. Ogni vero discepolo di Gesù Cristo sarà disposto a soffrire con Lui. Quelli che sono decisi a non soffrire mai per Lui possono ammirarlo da lontano, ma non lo seguono sinceramente.

b. Fino a portare le catene; ma la parola di Dio non è incatenata: Il polso di Paolo era incatenato proprio mentre scriveva queste parole. Ciononostante, sapeva che potevano incatenarlo, ma non avrebbero mai potuto incatenare la parola di Dio.

i. La Bibbia è stata attaccata più di ogni altro libro nel corso della storia. È stata bruciata, bandita, derisa, distorta e ignorata, ma la parola di Dio rimane per sempre. L’erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio rimane in eterno (Isaia 40:8).

ii. La parola di Dio non è incatenata. Nessun governo, nessuna autorità religiosa, nessuno scettico, nessuno scienziato, nessun filosofo o nessun bruciatore di libri è mai stato in grado di fermare l’opera della Parola di Dio. Tuttavia, se c’è un modo in cui la Parola viene legata, è quando i suoi presunti amici l’abbandonano. Quando i pulpiti sembrano più come libri di auto-aiuto invece di dare spazio a coloro che proclamano la parola di Dio; quando la Scrittura è usata raramente solo per dare un tocco di sapore in più al messaggio, invece di esserne il centro, sono i pastori stessi a mettere una catena attorno alla Bibbia.

3. (10) Il motivo per cui Paolo sopporta le conseguenze del vangelo. 

Perciò io soffro ogni cosa per gli eletti, affinché anch’essi ottengano la salvezza che è in Cristo Gesù insieme alla gloria eterna.

a. Perciò io soffro ogni cosa per gli eletti: Ci saremmo aspettati che Paolo affermasse di soffrire ogni cosa per amore di Dio. Eppure, Paolo sapeva che il suo amore per Dio poteva essere misurato in modo affidabile dal suo amore per il popolo di Dio.

i. “San Paolo trovava molta forza nel pensiero che le sue fatiche e le sue sofferenze erano, per la provvidenza di Dio, giovevoli agli altri.” (White)

b. Affinché anch’essi ottengano la salvezza: Paolo non trascorse la propria vita solamente per portare le persone alla salvezza in Gesù, ma anche per vederle crescere e diventare complete nel loro rapporto con Lui.

c. Gloria eterna: L’idea della gloria eterna è difficile per noi da comprendere. La Bibbia ci dice che c’è una gloria che appartiene al popolo di Dio nell’eternità che è più grande di qualsiasi gloria terrena. La gloria eterna vale molto di più della gloria terrena.

4. (11-13) Paolo descrive il suo vangelo con una parola fedele.

Questa parola è fedele:
Perché se siamo morti con lui,
Con lui pure vivremo;
Se perseveriamo, regneremo pure con lui;
Se lo rinneghiamo,
Egli pure ci rinnegherà.
Se siamo infedeli,
Egli rimane fedele,
Perché egli non può rinnegare sé stesso.

a. Questa parola è fedele: Sappiamo che cosa vuol dire avere in mente un canto di adorazione, che esprima il nostro cuore. Qui Paolo cita uno dei primi inni cristiani conosciuti tra i credenti del tempo. 

b. Perché se siamo morti con lui, con lui pure vivremo: Il canto inizia con una promessa di resurrezione per coloro che sono morti con Gesù. 

i. La Bibbia parla del morire con Gesù in almeno due modi.

·La prima è comune a tutti i cristiani ed è illustrata dal battesimo (Romani 6:3-5). Ognuno di noi può avere un’esperienza di vita dopo la morte con Gesù; può osservare la propria vecchia vita giungere al termine con Gesù sulla croce e sperimentare l’inizio della propria nuova vita con la Sua resurrezione dai morti.

·L’altro modo in cui la Bibbia descrive il morire con Gesù è, ovviamente, il martirio – il pagamento del prezzo più alto per aver seguito Gesù. È probabilmente questo ciò a cui Paolo fa riferimento; lui dice: “Se moriamo con Lui, non siamo morti – viviamo con Lui”. Ciò che dà maggior peso alle sue parole è che Paolo le scriveva in attesa della propria esecuzione da parte del governo romano.

ii. “Qui il contesto sembra indicare piuttosto la morte fisica come il grado più alto di sofferenza per Cristo. Il riferimento è quindi alla morte del martire vista dalla prospettiva del giorno dell’incoronazione.” (Hiebert) 

c. Se perseveriamo, regneremo pure con lui: Il canto assicura al credente fedele la ricompensa eterna. Questo principio ci dà la certezza che vale la pena sopportare le nostre difficoltà o prove attuali. La ricompensa è maggiore di quello che si potrebbe guadagnare dalla rinuncia. Regneremo con lui!

i. La Bibbia dice che governeremo e regneremo con Gesù Cristo. Questo destino futuro spiega molte delle difficoltà descritte in questo passaggio. Comprendiamo che Dio ci sta addestrando a governare e a regnare al Suo fianco nel mondo a venire. 

d. Se lo rinneghiamo, egli pure ci rinnegherà: L’inno avverte coloro che rinnegano Gesù che anch’essi saranno rinnegati. È possibile rinnegare Gesù con la dottrina o con il proprio stile di vita, rinnegare ciò che ha fatto per noi o rinnegare ciò che ci comanda di fare.

i. Gesù lo ha detto chiaramente: Ma chiunque mi rinnegherà davanti agli uomini, io pure lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. (Matteo 10:33)

e. Se siamo infedeli, egli rimane fedele: Non possiamo rinnegare Gesù, ma dobbiamo custodire la nostra fedeltà verso di Lui. Tuttavia, se uno si allontana, non cambia chi Dio è – Egli rimane fedele.

i. È una cosa terribile quando le persone che pronunciano il nome di Gesù si mostrano infedeli; molti si sono allontanati da Gesù a causa dell’ipocrisia di coloro che usano il Suo nome. Ma tutta l’infedeltà dell’uomo non annulla la fedeltà di Dio.

ii. “La nostra infedeltà non può in alcun modo sminuire il Figlio di Dio e la Sua Gloria. Essendo sufficiente in sé stesso, non ha bisogno della nostra confessione. È come se Paolo avesse detto: ‘Abbandonino pure Cristo tutti quelli che lo desiderano, poiché non lo priveranno di nulla; quando muoiono, Egli rimane lo stesso’.” (Calvino)

iii. Ma il cristiano può rimanere fedele perché Dio gli dà potenza. Anche se qualcuno ha esitato, ha ancora tempo – perché lo Spirito di Dio lo chiama anche ora – per tornare al Dio fedele. Possiamo essere come il figliol prodigo, il quale tornò in sé, si rese conto della propria infedeltà e tornò a casa da suo padre, che gli era stato fedele per tutto il tempo.  

iv. Quando a un cristiano, ai tempi dell’antico Impero Romano, fu ordinato di dare del denaro per la costruzione di un tempio pagano, si rifiutò; e sebbene fosse vecchio, lo spogliarono e, lasciatolo praticamente nudo, lo tagliarono su tutto corpo con coltelli e lance. Cominciando a provare dispiacere per lui, gli dissero: “Dai almeno un dollaro per la costruzione del tempio”. Ma lui si rifiutò ancora. “Brucia solo un granello di incenso a questo dio pagano”, gli chiesero – ma lui non lo fece. Così gli spalmarono del miele e, mentre le sue ferite sanguinavano ancora, gli misero addosso api e vespe finché non fu punto a morte. Poteva morire, ma non poteva rinnegare il suo Signore. Il Signore può darti la stessa forza per vivere per Lui, anche se quest’uomo morì per Lui.

C. Mantenere l’attenzione sulle cose più importanti.

1. (14) Rimani concentrato; non farti distrarre da cose inutili.

Ricorda loro queste cose, scongiurandoli davanti al Signore a non fare vane dispute di parole che non giovano a nulla, ma sono deleterie per coloro che ascoltano. 

a. Ricorda loro queste cose: Dopo aver ricordato a Timoteo i punti essenziali del vangelo, Paolo aggiunge che Timoteo deve sempre ricordare queste cose ai propri ascoltatori. Il compito di Timoteo come pastore era quello di mantenere l’attenzione della sua congregazione costantemente sul vangelo.

i. La chiesa è costantemente tentata a distogliere l’attenzione dal messaggio veramente importante e a diventare un centro di intrattenimento, un’agenzia di servizi sociali, una società di ammirazione reciproca o tanto altro. Ma bisogna resistere a questa tentazione e la chiesa dovrebbe ricordare costantemente queste cose.

·Le cose di 2 Timoteo 2:8: Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risorto dai morti secondo il mio vangelo.

·Le cose di 2 Timoteo 2:11-13: Perché se siamo morti con Lui, con Lui pure vivremo. Se lo rinneghiamo, Egli pure ci rinnegherà. Se siamo infedeli, Egli rimane fedele, perché Egli non può rinnegare sé stesso.

b. Non fare vane dispute di parole che non giovano a nulla: Allo stesso tempo, c’erano cose su cui Timoteo non doveva concentrarsi. La chiesa deve difendere la verità, ma non deve diventare un circolo di dibattito.

i. Possiamo essere distratti da discussioni senza fine o conflitti su questioni di secondaria importanza. “Le parole, non le cose, sono state una fonte fruttuosa di contesa nel mondo cristiano; e tra le persone religiose la causa principale dell’animosità è sorta dai diversi modi di intendere lo stesso termine, quando, in sostanza, entrambi significano la stessa cosa.” (Clarke)

ii. “Notiamo prima di tutto che l’insegnamento è condannato giustamente per il solo motivo che non serve a nulla. Lo scopo di Dio non è assecondare la nostra curiosità, ma darci istruzioni utili. Basta con tutte queste speculazioni che non producono edificazione!” (Calvino) 

c. Deleterie per coloro che ascoltano: Questo dimostra che si tratta di una questione seria e che c’è molto da perdere. Se distogliamo l’attenzione dal messaggio di Dio e la rivolgiamo sulle opinioni umane e verso dibattiti interminabili, saranno deleterie per coloro che ascoltano.

i. La Bibbia dice: La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio (Romani 10:17). Se la gente però non ascolta la parola di Dio, allora le opinioni, le speculazioni e il divertimento dell’uomo saranno deleterie per chi ascolta.

2. (15) Rimani concentrato; fai attenzione alla tua vita e al ministero. 

Studiati di presentare te stesso approvato davanti a Dio, operaio che non ha da vergognarsi, che esponga rettamente la parola della verità.

a. Studiati: Paolo ha dovuto esortare spesso Timoteo al coraggio e all’azione. All’inizio del capitolo (2 Timoteo 2:3-5), Paolo lo incoraggia al duro lavoro e alla perseveranza nel servizio al Signore.

b. Di presentare te stesso approvato davanti a Dio: L’obiettivo di Timoteo non era quello di presentarsi approvato alle persone, ma davanti a Dio. Non doveva considerare il lavoro di pastore come una gara di popolarità, ma piuttosto come una chiamata alla fedeltà a Dio.

c. Di presentare te stesso approvato davanti a Dio: Timoteo non doveva preoccuparsi tanto di presentare altre persone approvate davanti a Dio (sebbene ci fosse posto anche per questo nel suo ministero pastorale). La sua prima preoccupazione doveva essere quella di presentare sé stesso approvato davanti a Dio.

d. Operaio che non ha da vergognarsi: È imbarazzante svolgere un lavoro in modo superficiale e poi sottoporlo a una valutazione. La Bibbia ci avverte che l’opera di ogni cristiano sarà esaminata presso il tribunale di Cristo (2 Corinzi 5:10). Pertanto, abbiamo un’altra motivazione per cui lavorare diligentemente per il Signore, in modo da non vergognarci quando il nostro lavoro sarà esaminato.

i. “Si può illustrare meglio come un operaio che non ha motivo di vergognarsi quando il suo lavoro è sottoposto a un’ispezione.” (White)

e. Che esponga rettamente la parola della verità: Questo doveva essere il fulcro del duro lavoro di Timoteo. Doveva lavorare sodo per poter esporre rettamente la parola di Dio.

i. Timoteo, come pastore fedele, doveva esporre rettamente la parola di Dio. In altre parole, doveva sapere cosa diceva e non diceva, e come doveva essere capita e come non doveva essere capita. Non bastava che Timoteo conoscesse alcune storie e versetti della Bibbia e le usasse qua e là nei suoi sermoni solo come delle illustrazioni. Il suo insegnamento doveva essere un “taglio retto” della parola di Dio, così da istruire correttamente la sua congregazione.

ii. “Le spade hanno lo scopo di tagliare, fare a pezzi, ferire e uccidere, e la parola di verità serve a penetrare nel cuore degli uomini e a uccidere i loro peccati. La parola di Dio non è affidata ai ministri di Dio per intrattenere gli uomini con i suoi scintillii, né per incantarli con i gioielli incastonati nella sua impugnatura, ma per conquistare le loro anime per Gesù.” (Spurgeon)

iii. Esponga rettamente ha diverse idee associate con il termine originale.

· Maneggiare correttamente la Parola di Dio, come si maneggia correttamente una spada.

· Arare dritto con la Parola di Dio, presentando adeguatamente le dottrine fondamentali.

· Sezionare e preparare adeguatamente la Parola di Dio, come un sacerdote seziona e prepara un animale per il sacrificio.

· Assegnare a ciascuno la propria porzione, come qualcuno che distribuisce del cibo a tavola.

f. Esponga rettamente: Questo significa, inoltre, che esiste un’esposizione errata; non tutti tagliano rettamente la Parola di Dio. Dobbiamo capire che la verità biblica non è semplicemente un problema lasciato all’interpretazione di tutti. C’è un modo giusto e un modo sbagliato di capire la Bibbia, e un pastore in particolare deve lavorare sodo per padroneggiare la giusta interpretazione.

i. Ad esempio, molte persone amano dire quando viene citata la Bibbia: “Beh, questa è solo la tua interpretazione”. Il loro pensiero è: “Tu interpreti la Bibbia a modo tuo, io la interpreto a modo mio e un’altra persona la interpreta a modo suo. Non potremo mai veramente sapere cosa significhi; perciò, non giudicarmi con il tuo versetto della Bibbia”.

ii. Quando qualcuno mi dice: “Questa è solo la tua interpretazione”, penso a rispondere così: “È vero che è la mia interpretazione, ma non è solo la mia interpretazione, ma è l’interpretazione corretta, e dobbiamo prestare attenzione a ciò che la Bibbia dice con la giusta interpretazione”.

iii. Si tratta di un punto importante: la Bibbia non significa solo quello che qualcuno vuole che significhi. Ci possono essere molte persone che cercano di distorcere le Scritture per i propri fini, ma stanno esponendo erroneamente la parola della verità. Non possiamo semplicemente scegliere l’interpretazione che ci sembra più comoda e affermare che è vera – deve essere esposta rettamente la parola della verità e deve essere coerente con ciò che la Bibbia dice in un dato passaggio e con l’intero messaggio delle Scritture.  

iv. Ad esempio, una corretta interpretazione di Matteo 7:1 (Non giudicate, affinché non siate giudicati) non vuol dire: “Non hai il diritto di giudicare il mio comportamento o il comportamento di chiunque altro”. Se questo fosse il caso, allora Gesù avrebbe ripetutamente violato il suo stesso comandamento, dato che spesso diceva alle persone che il loro comportamento era sbagliato agli occhi di Dio. La corretta comprensione di Matteo 7:1 si vede facilmente leggendo Matteo 7:2: Perché sarete giudicati secondo il giudizio con il quale giudicate; e con la misura con cui misurate, sarà pure misurato a voi. Gesù stava dicendo: “Non giudicare nessuno secondo uno standard con cui non vuoi essere giudicato. Dio ti manterrà allo stesso livello a cui tieni gli altri”. Questo chiaramente non vieta di giudicare la vita di qualcun altro, ma proibisce di farlo in modo ingiusto o ipocrita, o di vivere con un atteggiamento di giudizio.

v. Il punto è chiaro: c’è un modo giusto e un modo sbagliato di esporre Matteo 7:1, che è un solo versetto nella parola della verità. Ogni cristiano, ma soprattutto i pastori, deve lavorare duramente per esporre rettamente la parola della verità. Sebbene la perfezione nella comprensione della parola di Dio sia impossibile e non dovrebbe essere mai rivendicata, dovremmo comunque adoperarci diligentemente per essa.

3. (16-18) Il prezzo di non rimanere concentrati: la fede di alcuni è sovvertita.

Ma evita i discorsi vani e profani, perché fanno progredire nell’empietà; e la parola di questi andrà rodendo come la cancrena; fra costoro sono Imeneo e Fileto, i quali si sono sviati dalla verità, dicendo che la risurrezione è già avvenuta, e sovvertono la fede di alcuni.

a. Ma evita i discorsi vani e profani: Questo si riferisce a tutto ciò che distoglie l’attenzione dal vangelo e dalla Parola di Dio. Tali discorsi sono profani, perché sono impuri in contrasto con la santità della Parola di Dio. Sono vani, perché, anche se alla gente piace ascoltarli, non hanno un valore duraturo.

i. Le opinioni dell’uomo, gli insegnamenti dell’uomo, i sondaggi di opinione dell’uomo, le storie dell’uomo, i programmi dell’uomo, sono tutti discorsi vani e profani in confronto alla semplice Parola di Dio. Quando queste cose diventano il fulcro del messaggio dal pulpito, fanno progredire nell’empietà.

b. E la parola di questi andrà rodendo come la cancrena: Il messaggio dei discorsi vani e profani può diffondersi rapidamente e diventare popolare. Sono come la cancrena che si diffonde rapidamente e fa presa sul pubblico.

i. I quali in 2 Timoteo 2:18 “implica che Imeneo e Fileto erano solo i membri più cospicui di una classe di falsi insegnanti.” (White) 

c. Imeneo e Fileto: Imeneo è menzionato in 1 Timoteo 1:20 come un uomo che Paolo ha dato in mano di Satana, perché impari a non bestemmiare. Quello è l’unico punto in cui si sente parlare di Fileto e qui Paolo ci descrive il loro errore.

i. Questi erano fra costoro – cioè avevano un messaggio pieno di discorsi vani e profani che, a quanto pare, acquistò una certa popolarità, considerato che si diffondeva rapidamente. 

ii. Si erano sviati dalla verità: Sembra che avessero iniziato correttamente e poi si fossero sviati da quella posizione di correttezza.

iii. Dicevano che la risurrezione è già avvenuta: Sembra che insegnassero di trovarsi già nel regno millenario di Dio o che non ci sarebbe stata alcuna risurrezione futura – che era già avvenuta.

iv. Sovvertono la fede di alcuni: Anche se l’unica falsa dottrina menzionata da Paolo riguardo a questi due è che la risurrezione è già avvenuta, ebbe l’effetto di sovvertire la fede di alcuni. Indubbiamente questo non era il loro unico errore; un errore fondamentale in un ambito del genere porta tendenzialmente a molte altre credenze strane, fino a quando non si è abbandonato del tutto Gesù e la Sua verità. 

v. Oggi molti accettano e onorano maestri che si sono spinti troppo in un’area o in un’altra; la loro giustificazione è questa: “Mangio la carne e sputo le ossa”. Questo tipo di pensiero certamente sovverte la fede di alcuni, perché le ossa che tu dici di sputare certamente andranno di traverso e soffocheranno alcuni fino alla morte spirituale.

vi. Da notare che Paolo ha detto: sovvertono la fede di alcuni. Non dovremmo aspettare che tutti siano sviati da un insegnante prima di evitarli; ciò è abbastanza grave, anche se solo la fede di alcuni è stata sovvertita.

4. (19) La ricompensa del rimanere concentrati: Il saldo fondamento di Dio.

Tuttavia il saldo fondamento di Dio rimane fermo, avendo questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi», e: «Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome di Cristo».

a. Tuttavia il saldo fondamento di Dio rimane fermo: Nel passaggio precedente, Paolo ha dato l’impressione di essere sotto un grave attacco e di non poter resistere all’ondata crescente di inganno e malvagità. Ma qui chiarisce, sia a sé stesso che a noi, che il regno di Dio non può essere scosso.  

i. Sebbene uomini come Imeneo e Fileto abbiano sferrato attacchi pericolosi contro la chiesa e il loro messaggio si sia diffuso come cancrena e sebbene la fede di alcuni abbia potuto essere sovvertita, tuttavia, il saldo fondamento di Dio rimane fermo.

ii. Dio ha un piano, Dio ha uno scopo, Dio ha una strategia e non fallirà. Non importa quanti si allontanano, quanti rifiutano la verità, quanti vanno per la propria strada appresso a discorsi vani e profanituttavia, il saldo fondamento di Dio rimane fermo.

b. Avendo questo sigillo: Ci sono due sigilli sul saldo fondamento di Dio. “Un sigillo reca due iscrizioni, due parti o aspetti reciprocamente complementari”. (White)

i. Sembra che Paolo abbia tratto queste allusioni da Numeri 16, in riferimento alla ribellione di Kore.

·Il Signore conosce quelli che sono suoi: “Le parole sono tratte da Numeri 16:5: ‘Domani mattina l’Eterno mostrerà chi è Suo’.” (White)

·Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome di Cristo: “Il linguaggio è forse un altro riferimento al resoconto di Kore (Numeri 16:26-27). Ma Isaia 52:11 gli si avvicina di più in sentimento”. (White)

c. Il Signore conosce quelli che sono suoi: Questa è la prima iscrizione sul sigillo. Se imeneo e Fileto continuano il loro ministero distruttivo, il Signore conosce quelli che sono suoi. Se discorsi vani e profani imperversano nella chiesa come una cancrena, il Signore conosce quelli che sono suoi. Se la fede di alcuni viene sovvertita, il Signore conosce quelli che sono suoi.

i. Non sempre noi conosciamo quelli che sono suoi. Possiamo farci un’idea di noi stessi, perché, come dice Romani 8:16, lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. Ma con gli altri, non sempre possiamo conoscere quelli che sono suoi.

ii. Dio non è seduto in cielo a chiedersi e a preoccuparsi se sei salvato o no. Egli non spera né si chiede se arriverai fino alla fine; Egli lo sa. Il Signore conosce quelli che sono suoi. 

d. Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome di Cristo: Questa è la seconda iscrizione sul fondamento di Dio. È vero che Dio conosce quelli che sono Suoi e chiama quelli che sono Suoi a lasciarsi alle spalle il proprio peccato. 

i. Alcuni potrebbero dire: “Io appartengo al Signore, so di essere Suo. Sto andando in paradiso. Non importa molto come vivo”. Eppure, un figlio così ha dimenticato che ci sono due iscrizioni sul fondamento di Dio. Ce ne sono due – e quelli che sono suoi avranno i desideri e le azioni per ritrarsi dall’iniquità.

ii. Se qualcuno non desidera né si adopera per ritrarsi dell’iniquità, è giusto chiedersi se costui appartiene veramente a Gesù o ha semplicemente ingannato sé stesso.

e. Il saldo fondamento di Dio rimane fermo: Non cambierà; perciò, possiamo mantenere la nostra attenzione su di esso. È difficile concentrarsi su qualcosa che cambia spesso, perciò Dio ci ha dato un saldo fondamento nella Sua Parola su cui fissare la nostra attenzione. 

i. “Il primo sigillo lo ha marchiato per il Signore, il secondo ha assicurato la sua separazione dalle pietre comuni che lo circondavano. Prima viene l’elezione e poi la santificazione. Voglio che chiunque si professa cristiano abbia questo doppio marchio e sia così un uomo di Cristo, riconosciuto da tutti come tale, essendo uscito dall’impurità ed essendo stato appartato per il Signore.” (Spurgeon)

D. Vivere la propria vita ed essere usati da Dio.

1. (20-21) Vasi a onore e a disonore.

Or in una grande casa non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di terra; gli uni sono ad onore, gli altri a disonore. Se dunque uno si purifica da queste cose, sarà un vaso ad onore, santificato e utile al servizio del padrone, preparato per ogni buona opera.

a. Or in una grande casa: Paolo ha appena usato l’immagine dell’edificio di Dio (il saldo fondamento di Dio rimane fermo). Ora pensa a quell’edificio come ad una grande casa in cui ci sono diversi vasi – ciotole, piatti, vasi e simili.

i. La chiesa di Dio è davvero una grande casa.

·È una grande casa per via di colui al quale appartiene. La casa del nostro grande Dio è certamente una grande casa.

·È una grande casa perché è progettata e realizzata su grande scala. Ha l’Architetto più brillante e ospita una gran moltitudine delle migliori persone che abbiano mai camminato sulla terra.

·È una grande casa a motivo del grande prezzo pagato per costruirla. È una dimora molto più preziosa di qualsiasi abitazione terrena, edificata per mezzo della grande opera di Gesù sulla croce.

·È una grande casa per la sua importanza. Questa casa e ciò che accade in essa sono al centro del piano di Dio nei secoli. Gli affari di questa casa sono più importanti di qualsiasi banalità che interessa alla maggior parte del mondo.

b. Vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di terra: Alcuni di questi vasi sono fatti d’oro e d’argento, altri sono di legno e di terra. Alcuni vengono adoperati in occasioni di grande onore (i vasi d’oro e d’argento), mentre altri vengono utilizzati per il disonore – come un bidone della spazzatura o un posacenere.

c. Se dunque uno si purifica da queste cose: Queste cose sono le cose disonorevoli menzionate in 2 Timoteo 2:20. Se ci purifichiamo dalle cose disonorevoli, Dio ci considererà come vasi ad onore, santificati e utili al servizio del padrone.

d. Se uno si purifica: Paolo parla di una purificazione che non è solo qualcosa che Dio fa per noi mentre aspettiamo passivamente. Questa è un’autopulizia per il servizio che va oltre una pulizia generale per il peccato.

i. C’è un aspetto principale della purificazione che avviene in noi quando confidiamo in Gesù e nell’opera che Egli ha compiuto per noi. Quest’opera di purificazione è in effetti l’opera di Dio in noi e non la nostra. Questo è ciò che viene inteso in 1 Giovanni 1:9: Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.

ii. Ma c’è un altro aspetto della purificazione che Dio vuole che compiamo con la partecipazione della nostra volontà e dei nostri sforzi. Non si tratta di una nostra opera separata da Dio, ma è un’opera che attende la nostra volontà e fatica: se uno si purifica. Questo aspetto della purificazione è per lo più connesso con l’utilità al servizio e la vicinanza a Dio.

iii. “Oh, sii felici di essere ora in questa casa di pulizia, perché presto sarai posto su una mensola celeste, risplendente quanto gli angeli.” (Trapp)

e. Santificato e utile: Santificato significa messo da parte. Proprio come ci sono alcune stoviglie che usiamo più di altre o che mettiamo da parte per uno scopo onorevole, così alcune persone sono più santificate e utili a Dio di altre. Sono più preparati di altri per ogni buona opera. 

i. Non dobbiamo mai pensare che alcuni cristiani siano migliori di altri o che alcuni siano giunti ad un punto in cui si possano considerare super-spirituali. Tuttavia, dobbiamo anche renderci conto che alcuni cristiani sono più capaci di essere usati da Dio rispetto ad altri, perché si sono purificati e si sono resi più utilizzabili per Dio.

f. Preparato per ogni buona opera: Non dobbiamo pensare di essere utilizzabili principalmente per il servizio nella chiesa. Dio vuole usare il Suo popolo per ogni buona opera, comprese quelle sul posto di lavoro, a scuola, in casa, nella comunità. Questo può avvenire quando ci si purifica e ci si mette da parte per Dio come un vaso ad onore.

i. È molto chiaro che viene data a noi la responsabilità di come vogliamo essere usati da Dio. Abbiamo il potenziale per essere usati come vasi ad onore o come vasi a disonore. Secondo questa immagine, potremmo essere un piatto d’oro nella casa di Dio, che mostra splendidamente il frutto dello Spirito. O potremmo essere dei posacenere o dei bidoni dell’immondizia nella casa di Dio.

ii. La tua condotta – pura o impura; appartata per Dio o non appartata per Dio; utile a Gesù o non utile a Gesù – conta davvero. Ha un grande effetto sul modo in cui Dio può usarti e vuole userti per toccare la vita degli altri.

2. (22-23) Come purificarsi. 

Or fuggi le passioni giovanili, ma persegui la giustizia, la fede, l’amore e la pace con quelli che con cuore puro invocano il Signore. Evita inoltre le discussioni stolte e insensate, sapendo che generano contese. 

a. Or fuggi le passioni giovanili: Questo è il primo aspetto della purificazione illustrato da Paolo a Timoteo. Le passioni giovanili descrivono il tipo di desideri e tentazioni particolarmente accentuati durante la fase dell’adolescenza o della giovinezza. La tentazione sessuale, il piacere illecito della carne e il desiderio di fama e gloria spesso caratterizzano la giovane età.

i. Il comandamento è semplice: fuggi le passioni giovanili. Non considerarle. Non sfidarle. Non cercare di sopportarle. L’atteggiamento di “Mi metterò alla prova su questo per vedere se posso resistere” ha fatto cadere molti nel peccato. 

ii. Se non riesci a fuggire le passioni giovanili, c’è un limite reale a quanto Dio può usarti, un limite a quanto sarai utile al Maestro. Non puoi dire “sì” a Dio finché non riesci a dire “no” ad altre cose.

iii. “È stato appena messo in guardia contro gli errori dell’intelletto; bisogna metterlo in guardia anche contro i vizi della carne.” (White)

b. Ma persegui la giustizia, la fede, l’amore e la pace: La purificazione non può solamente consistere nell’evitare le cose cattive. Deve anche includere la ricerca delle cose buone. Pertanto, ci sono sia cose da cui dobbiamo fuggire che cose che dobbiamo perseguire.

c. Persegui… la pace con quelli che con cuore puro invocano il Signore: Per essere purificati, dobbiamo fare tutto il possibile per essere a posto nelle nostre relazioni personali con gli altri. La purificazione deve comprendere anche il modo in cui trattiamo gli altri.

i. A volte le relazioni con gli altri non vanno bene, anche se abbiamo fatto tutto il possibile per sistemare le cose. Dobbiamo essere sicuri di fare tutto il possibile. Come scrive Paolo in Romani 12:18: Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. 

ii. Le cattive relazioni ostacolano realmente il nostro servizio al Signore. Dobbiamo fare il possibile per sistemare le cose, se vogliamo essere usati da Dio al meglio.

d. Evita inoltre le discussioni stolte e insensate: Camminare in purezza significa anche stare alla larga da discussioni e dispute senza fine. Questi interessi distraenti possono limitare quanto Dio può usarci.

3. (24-26) Il tipo di atteggiamento che Dio può usare: il servo mite.

Ora un servo del Signore non deve contendere, ma deve essere mite verso tutti, atto ad insegnare e paziente, ammaestrando con mansuetudine gli oppositori, nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi perché giungano a riconoscere la verità, e ritornino in sé, sottraendosi dal laccio del diavolo, che li aveva fatti prigionieri, perché facessero la sua volontà.

a. Un servo del Signore non deve contendere, ma deve essere mite verso tutti: I grandi uomini del nostro mondo di solito non sono considerati servi né miti. Tuttavia, nel regno di Dio, la grandezza è caratterizzata dall’essere un servo del Signore e dall’essere mite verso tutti.

i. “Ciò che Paolo intende è che l’essere mite va mostrato anche a chi meno lo merita e, anche se all’inizio non sembra esserci speranza di miglioramento, la sfida va comunque accettata.” (Calvino)

b. Un servo del Signore deve: Quando Paolo scrisse a Timoteo riguardo a un servo del Signore, gli parlò di alcune delle caratteristiche fondamentali di un pastore devoto. 

i. Timoteo non deve contendere, ma deve essere mite verso tutti. Non era il suo compito di pastore innescare litigi e ricercare il conflitto. Alcuni uomini si sentono pieni di energia e motivati solo se hanno discussioni; Timoteo (e ogni pastore) dovrebbe essere diverso.

ii. Timoteo deve essere atto ad insegnare. Con la grande enfasi posta da Paolo sulla Parola di Dio, un pastore che non è atto ad insegnare è come un chirurgo incapace di usare il bisturi.

iii. Timoteo deve essere paziente. L’opera di Dio spesso richiede tempo. A volte possiamo capire perché ci vuole così tanto tempo, altre volte no – ma Dio non ha fretta e vuole che impariamo a fidarci pazientemente di Lui.

iv. Timoteo deve ammaestrare con mansuetudine gli oppositori: La mitezza e la pazienza che deve avere Timoteo non significa che non debba mai affrontare coloro che devono essere affrontati; deve farlo però con mansuetudine.

c. Ammaestrando con mansuetudine gli oppositori: Paolo dice a Timoteo in maniera specifica come correggere questi oppositori.

i. Nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi: Hanno bisogno di ravvedimento, un ravvedimento che non accadrà mai senza un’opera di Dio nei loro cuori. 

ii. Nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi: L’idea non è: “Forse Dio concederà loro di ravvedersi o forse no”. Piuttosto, il pensiero è: “È una cosa straordinaria vedere quest’opera di Dio e non pretendo che accada”.

iii. Perché giungano a riconoscere la verità, e ritornino in sé: Chi combatte contro Dio è ingannato e deve ritornare in sé; il ravvedimento fluisce quando si giunge alla verità in questo modo.

iv. Sottraendosi dal laccio del diavolo, che li aveva fatti prigionieri: Coloro che si oppongono all’opera di Dio, che lo sappiano o no, sono prigionieri di un inganno demoniaco e stanno facendo l’opera del diavolo. Hanno bisogno di sottrarsi dal laccio del diavolo, e Dio è pronto a liberarli.

d. Che li aveva fatti prigionieri, perché facessero la sua volontà: Paolo ha fatto riferimento a coloro che servono il diavolo e a coloro che servono Dio. Ogni persona, ogni cristiano, dovrà scegliere chi servire.  

i. Per essere un servo del Signore – un vaso ad onore per Lui – dobbiamo essere vuoti, puliti e disponibili. Se rifiutiamo di svuotarci, purificarci e metterci a disposizione del Signore, ci troveremo prigionieri del diavolo in un senso o nell’altro.

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