2 Pietro 1




2 Pietro 1 – La Vita Cristiana Sicura

A. Un incoraggiamento a conoscere Dio e ciò che Lui ha fatto per noi.

1. (1) Introduzione a una lettera di Pietro rivolta ai credenti.

Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo:

a. Simon Pietro: In questa lettera l’apostolo si presenta come Simon Pietro. Forse, avendo scritto questa lettera in tarda età, non voleva dimenticare da dove veniva e che a volte era ancora più simile al vecchio Simone che al nuovo Pietro.

i. Ricordiamo che Simone era il nome datogli alla nascita, mentre Pietro era il nome speciale datogli da Gesù, in modo da richiamarlo ad avere un pensiero e un comportamento “da roccia”, irremovibili.

ii. Alcuni dicono che non sia Pietro l’autore di questa lettera, perché l’argomento e lo stile sono un po’ diversi da 1 Pietro. Eppure, le due lettere hanno uno scopo abbastanza differente l’una dall’altra: 1 Pietro fu scritta per incoraggiare i cristiani minacciati da persecuzioni violente; 2 Pietro fu scritta per avvertire quegli stessi credenti del pericolo dei falsi insegnanti e delle influenze dannose.

iii. “Convinto che il miglior antidoto contro l’eresia sia una conoscenza matura della verità, Pietro esorta i suoi lettori a dimostrare il giusto apprezzamento per la parola profetica, a vivere vite sante e devote in attesa della venuta di Cristo e a crescere nella grazia e nella conoscenza del Signore.” (Kirby)

b. Servo e apostolo di Gesù Cristo: L’ordine in cui sono posizionati questi appellativi è importante. Pietro si considera prima di tutto un servo e solo dopo un apostolo. La sua posizione come servo è per lui più importante del suo status di apostolo.

c. A coloro che hanno ricevuto in sorte una fede preziosa: Pietro scrisse a coloro che godevano della stessa salvezza da lui sperimentata, che egli definì “una fede preziosa”. Questa fede fu ricevuta non grazie agli sforzi dell’uomo ma nella giustizia del nostro Dio.

i. “Egli ci dice anche che la fede è ‘preziosa’; e non è forse preziosa? Essa ha a che fare con cose preziose, con promesse preziose, con sangue prezioso, con una redenzione preziosa, con tutta la preziosità della persona del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.” (Spurgeon)

ii. “Una fede preziosa” probabilmente parla del fatto che i giudei e i gentili godevano della stessa fede e, quindi, degli stessi privilegi in Gesù. “Avendo Dio dato a voi, credenti gentili, la stessa fede e salvezza che ha dato a noi, credenti ebrei.” (Clarke)

d. Nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo: La grammatica del greco antico dimostra che Pietro voleva dire che Gesù Cristo è il nostro Dio e Salvatore. Pietro riteneva indubbiamente che Gesù fosse ed è il nostro Dio e Salvatore.

i. “L’espressione Dio e nostro Salvatore appare in una costruzione del testo greco che richiede che l’espressione si traduca con il nostro Dio e Salvatore, Gesù Cristo, mostrando così che Gesù Cristo è il Dio dei cristiani.” (Wuest)

ii. “La grammatica lascia pochi dubbi sul fatto che con queste parole Pietro si riferisca a Gesù Cristo sia come Dio che come Salvatore.” (Blum)

2. (2-4) Un saluto che sfocia nella comprensione del valore della conoscenza di Dio.

Grazia e pace vi siano moltiplicate nella conoscenza di Dio e di Gesù, nostro Signore. Poiché la sua divina potenza ci ha donato tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà, per mezzo della conoscenza di colui che ci ha chiamati mediante la sua gloria e virtù, attraverso le quali ci sono donate le preziose e grandissime promesse, affinché per mezzo di esse diventiate partecipi della natura divina, dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo a motivo della concupiscenza.

a. Grazia e pace vi siano moltiplicate: Pietro specifica che grazia e pace – i due doni più preziosi – sono nostre nella conoscenza di Dio e di Gesù, nostro Signore. Conoscendo Dio, otteniamo questi fondamenti essenziali per la salvezza e per la vita.

b. La sua divina potenza ci ha donato tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà: Tuttavia, non solo grazia e pace ma anche tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà sono nostre per mezzo della conoscenza di Lui. Conoscere Dio è la chiave di tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà.

i. Queste cose ci pervengono attraverso la sua divina potenza. “Divina potenza! Quali stupendi temi sono racchiusi in questo termine, divina potenza! Quest’ultima è ciò che ha scavato le profonde fondamenta della terra e del mare! Divina potenza, colei che guida il corteo delle stelle del cielo! Divina potenza! È questa ciò che sorregge i pilastri dell’universo e che un giorno li scuoterà e riporterà tutte le cose alla loro inesistenza originaria.” (Spurgeon)

ii. Siamo disposti a provare quasi ogni cosa tranne la conoscenza di Lui. Confidiamo negli schemi e nei piani degli uomini invece che nella conoscenza di Lui. Proviamo la conoscenza di noi stessi invece che la conoscenza di Lui. Bisogna che giungiamo alla stessa condizione in cui si trovò l’apostolo Paolo quando disse: “Per conoscere lui” (Filippesi 3:10).

iii. Secondo Blum, la parola in greco antico per conoscenza non si riferisce ad una familiarità superficiale. Significa una conoscenza esatta, completa e approfondita.

c. Per mezzo della conoscenza di colui: Arriviamo alla conoscenza di Lui quando impariamo a conoscerlo attraverso la Sua Parola, attraverso la preghiera e attraverso la comunità del popolo di Dio. È vero che abbiamo bisogno di Dio personalmente, ma Dio non ci viene incontro solo nella nostra solitudine, bensì anche nella comunità del Suo popolo.

d. Che ci ha chiamati: La conoscenza di Dio la ricevono coloro che sono chiamati. È conoscenza, ma non è mera comprensione intellettuale o intuizione. È la conoscenza che deriva dall’esperienza – l’esperienza che il popolo di Dio ha di Dio stesso.

e. Che ci ha chiamati mediante la sua gloria e virtù: Sono la gloria e virtù di Gesù che Lo hanno spinto a chiamarci e sono la Sua gloria e virtù che ci attirano a Lui.

f. Attraverso le quali ci sono donate le preziose e grandissime promesse: Questo spiega il valore della gloria e virtù di Dio che ci chiama. Attraverso di esse, Egli ci ha donato preziose e grandissime promesse. Ciò significa che le promesse di Dio sono basate sulla Sua gloria e virtù e quindi perfettamente affidabili, dal momento che Dio non potrà mai compromettere la Sua gloria e virtù.

i. Salmi 138:2 ci ricorda che Dio onora la Sua Parola ancor di più del Suo nome. Non dovremmo mai dubitare di nessuna delle promesse di Dio. Dovremmo invece lasciare che sia Dio verace e ogni uomo bugiardo (Romani 3:4).

ii. Per queste ragioni, le promesse di Dio sono sia grandissime (il che significa ampie e imponenti) sia preziose, cioè di valore. “Molte cose sono grandi ma non preziose, come ad esempio le grandi rocce, che spesso hanno poco valore; dall’altro lato, molte cose sono preziose senza essere grandi, come ad esempio i diamanti o altri gioielli, che non possono essere molto grandi se sono già molto preziosi. Ma noi abbiamo le promesse che sono così grandi da non essere altro che infinite, così preziose da non essere altro che divine.” (Spurgeon)

iii. “Era di notevole rilevanza per la consolazione dei gentili il fatto che queste promesse fossero per loro e che la salvezza non fosse esclusivamente per i giudei.” (Clarke)

g. Affinché per mezzo di esse diventiate partecipi della natura divina: Ciò descrive il valore di queste preziose e grandissime promesse. Mediante queste promesse siamo partecipi della natura divina. La concezione di Pietro è simile alla concezione che Paolo ha della nostra condizione gloriosa di figlie e figli adottivi di Dio (Galati 4:5-7).

i. Ciò rappresenta un Dio straordinariamente generoso e amorevole. Egli potrebbe salvarci dall’inferno senza nemmeno invitarci ad essere partecipi della natura divina. Questo dimostra quanto profondamente Dio ci ami e voglia condividere la Sua vita – anzi, persino la Sua natura divina – con il Suo popolo.

h. Dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo a motivo della concupiscenza: Dio è completamente al di sopra della corruzione di questo mondo. Dovrebbe essere così anche per coloro che sono partecipi della natura divina. La corruzione che è nel mondo si esprime attraverso la concupiscenza, i desideri malvagi di questo mondo.

3. (5-7) Come vivere essendo partecipi di questa natura.

Anche voi per questa stessa ragione, usando ogni diligenza, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’auto-controllo, all’auto-controllo la perseveranza, alla perseveranza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore.

a. Usando ogni diligenza: Pur essendo partecipi della natura divina, quando diventiamo figli e figlie spirituali la crescita nella vita cristiana non avviene automaticamente. Dobbiamo usare ogni diligenza nel nostro cammino con il Signore.

b. Aggiungete alla vostra fede la virtù: Cominciamo la nostra vita con Dio con fede, ma poi la fede progredisce in virtù, conoscenza, auto-controllo, perseveranza, pietà, affetto fraterno e amore – l’amore rappresenta il coronamento dell’opera di Dio in noi.

i. Aggiungete alla vostra fede: Letteralmente in greco antico, “Condurre mano nella mano; alludendo, come molti pensano, al coro nella danza greca, che ballava a mani giunte.” (Clarke)

ii. L’ampiezza della lista dimostra che Dio vuole che conduciamo una vita a tutto tondo, completa in ogni aspetto. Non possiamo accontentarci di una vita cristiana incompleta.

iii. Della parola auto-controllo lo studioso di greco antico Kenneth Wuest dice che i greci la usavano per descrivere qualcuno che non era governato dal desiderio sessuale.

c. Usando ogni diligenza: Queste meravigliose qualità non sono cose che il Signore riversa semplicemente in noi mentre noi le riceviamo passivamente. Al contrario, siamo chiamati a usare ogni diligenza per queste cose, lavorando in collaborazione con Dio per aggiungerle.

4. (8-9) Come usare queste qualità per valutare il nostro cammino cristiano.

Perché, se queste cose si trovano in voi abbondantemente, non vi renderanno pigri né sterili nella conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, perché ha dimenticato di essere stato purificato dai suoi vecchi peccati.

a. Se queste cose si trovano in voi abbondantemente: Se possediamo queste cose e ne abbiamo abbondantemente, sarà evidente a tutti che non siamo né pigristerili nella nostra conoscenza di Gesù.

i. Le parole pigri e sterili caratterizzano la vita di molti cristiani, che mancano di queste qualità perché mancano della conoscenza di Dio, perché non Lo conoscono personalmente in un senso sempre più pieno e profondo.

ii. Abbondantemente: Ad alcuni potrebbe andar bene che queste qualità vengano viste in noi di tanto in tanto. Ma Pietro dice che dovrebbero trovarsi in noi abbondantemente.

b. Chi invece non ha queste cose è cieco e miope: Se manchiamo di queste cose, dimostriamo di avere “problemi di vista”. Siamo miopi, incapaci di vedere Dio, solo noi stessi. Ciò ci rende praticamente ciechi, dimostrando di aver dimenticato di essere stati purificati dai nostri vecchi peccati.

i. “Un tale uomo vede le cose del tempo e non riesce a discernere quelle dell’eternità… vede sé stesso e i suoi simili, ma non Dio. Questa miopia è devastante per una vera esperienza cristiana e, pertanto, rende impossibile la crescita.” (Morgan)

ii. La causa di questa condizione è altresì riportata; costui ha dimenticato di essere stato purificato dai suoi vecchi peccati. “In altre parole, non ha reagito all’espansione della vita e della visione che gli sono pervenute quando ha ricevuto la purificazione della sua natura al principio della sua vita cristiana.” (Morgan)

iii. Forse costui ha dimenticato quanto fosse cattivo e quanto avesse bisogno di questa purificazione. Forse costui ha dimenticato il caro prezzo di questa purificazione dalla sporca macchia del peccato. Forse costui ha dimenticato quanto questa purificazione fosse meravigliosa e completa, capace di rendere un peccatore un tempo colpevole ora puro e bianco come la neve (Isaia 1:18).

5. (10-11) Rendere sicura la nostra vocazione ed elezione.

Perciò, fratelli, sforzatevi sempre maggiormente di rendere sicura la vostra vocazione ed elezione perché, facendo queste cose, non inciamperete mai. Così infatti vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

a. Sforzatevi sempre maggiormente di rendere sicura la vostra vocazione ed elezione: Questo passo ci mostra come possiamo essere sicuri che Dio ci ha chiamati e che siamo i Suoi eletti. Ciò avviene facendo queste cose, di cui si parla in 2 Pietro 1:5-7 (fede, virtù, conoscenza, auto-controllo, perseveranza, pietà, affettofraterno e amore). Quando scorgiamo queste cose nella nostra vita, sappiamo che le nostre vite stanno diventando sempre più simili alla natura di Gesù; dimostra che stiamo diventando conformi all’immagine del suo Figlio (Romani 8:29).

i. È possibile che una persona non salvata attenda a molti doveri morali e religiosi. Ma le “queste cose” di cui scrive Pietro riguardano il cuore e dovrebbero essere evidenti in chiunque sia nato di nuovo. Detto semplicemente, se siamo chiamati, se siamo eletti, allora siamo nati di nuovo – e se siamo nati di nuovo, si vede nel modo in cui viviamo.

ii. “Si domanderà, tuttavia, perché in questo passo la vocazione è posta prima dell’elezione, considerato che l’elezione è eterna, mentre la vocazione si svolge nel tempo? Io rispondo, perché per noi viene prima la vocazione. La prima cosa che ci è data sapere è la nostra vocazione: non possiamo dire se siamo eletti fino a che non sentiamo di aver ricevuto la vocazione. Dobbiamo, prima di tutto, verificare la nostra vocazione e solo così la nostra elezione sarà sicuramente certa.” (Spurgeon)

b. Perché, facendo queste cose, non inciamperete mai: Nel perseguire queste cose evitiamo di inciampare. La costante crescita e il progresso nella vita cristiana sono metodi che sicuramente ci impediscono di inciampare.

c. Vi sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo: Pietro in questo passo ricorda ai suoi lettori della grande ricompensa che avrebbero ottenuto se avessero reso sicura la loro vocazione ed elezione. Sarebbero entrati in cielo gloriosamente, non come attraverso il fuoco (1 Corinzi 3:15).

i. “Ci sono due modi per entrare in un porto. Una nave potrebbe entrare, allagata e impazzita, tenuta a galla solamente dal costante intervento alle pompe; o potrebbe entrare con tutte le vele spiegate e il suo pennone sospeso in cima all’albero. Quest’ultima modalità è quella che l’apostolo desidera per sé stesso e per coloro a cui si rivolge. Egli desidera che sia loro ampiamente concesso l’ingresso.” (Meyer)

ii. F.B. Meyer scrive inoltre che il concetto di un “ingresso ampiamente concesso” si riferiva in realtà ad un ingresso corale. L’idea era quella di un conquistatore romano che arrivava nella sua città, accolto da cantanti e musicisti che si sarebbero uniti a lui in una felice e gloriosa processione verso la città.

iii. “Il tuo ingresso in cielo sarà così? Entrerai salvo come attraverso il fuoco o per ricevere una ricompensa? Entrerai come sconosciuto ed estraneo o sarai accolto da decine e centinaia di persone per cui sei stato un mezzo di benedizione e che ti aspetteranno?” (Meyer)

B. La necessità di un appello alla nostra memoria.

1. (12) Pietro spiega perché scrive di cose che hanno già sentito – i fondamenti della vita cristiana.

Perciò non tralascerò di ricordarvi del continuo queste cose, benché le conosciate già e siate saldi nella verità che ora avete.

a. Perciò: Pietro ha appena scritto della promessa di ingresso nel regno eterno di Dio (2 Pietro 1:11). Poiché arrivare a quel regno è così importante, è utile e necessario che Pietro continui a ricordarvi del continuo dei fondamenti della vita cristiana.

b. Non tralascerò di ricordarvi del continuo queste cose, benché le conosciate già: Nonostante i suoi lettori conoscessero la verità, considerando ciò che era in gioco – il loro destino eterno, – valeva la pena rivedere questi concetti volta dopo volta.

i. Una squadra che punta a vincere il campionato si esercita a ripetere costantemente gli stessi esercizi di base. Pur conoscendo già le varie tecniche, si allenano perché bramano la vittoria.

ii. Per questo motivo, i cristiani non dovrebbero mai stancarsi di ascoltare i fondamenti della vita cristiana. Dovremmo rallegrarci ogni volta che viene predicato Gesù Cristo, il Suo vangelo e il Suo piano per le nostre vite.

c. Saldi nella verità che ora avete: Saldi è la stessa parola tradotta con fortifica in Luca 22:32 (Nuova Riveduta), quando Gesù disse a Pietro: “Quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli”. Scrivendo queste cose, Pietro adempie il comandamento datogli da Gesù. Ci conferma e ci fortifica ricordandoci dei fondamenti della vita cristiana.

2. (13-14) La sollecitudine nel cuore di Pietro.

Ma ritengo giusto, finché sono in questa tenda, di tenervi desti ricordandovi queste cose, sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come me l’ha dichiarato il Signor nostro Gesù Cristo.

a. Ritengo giusto: A causa della posta in gioco, Pietro sapeva che era giusto mantenere viva costantemente la memoria delle persone, specialmente perché sapeva che i giorni della sua vita terrena sarebbero presto volti al termine.

b. Presto dovrò lasciare questa mia tenda: Pietro considerava il suo corpo nulla più di una tenda, essendo una dimora temporanea. Sebbene delle tende ci si prenda cura, non investiresti mai grandi risorse per sistemarne una. Conserveresti piuttosto le tue vere risorse per una dimora più stabile. La nostra dimora più stabile, permanente, è il cielo, nel quale dovremmo investire di più che nella nostra tenda, il nostro corpo fisico.

i. Pietro come faceva a sapere che “presto dovrò lasciare questa mia tenda”? Forse perché semplicemente stava invecchiando. Forse perché le fiamme della persecuzione divampavano attorno a lui. La storia della Chiesa ci dice che Pietro morì da martire, come gliel’aveva dichiarato il Signor nostro Gesù Cristo (Giovanni 21:18-19).

ii. Ciò dimostra che Pietro credeva che le parole profetiche di Gesù si sarebbero adempiute letteralmente. Gesù ha dichiarato a Pietro che questi sarebbe morto da martire e lui ci ha creduto – anche se forse avrebbe voluto che fosse solo un’affermazione simbolica.

3. (15) Pietro prepara ogni cosa per il futuro.

Ma farò in modo che, anche dopo la mia dipartita, voi possiate sempre ricordarvi di queste cose.

a. Farò in modo che…voi possiate sempre ricordarvi: Pietro inserì questo promemoria in una lettera affinché il popolo di Dio avesse un ricordo costante anche dopo la sua scomparsa.

b. Dopo la mia dipartita: Pietro sembrava consapevole del significato della morte degli apostoli e della necessità di preservare l’insegnamento autorevole degli apostoli e dei profeti. Questo, l’insegnamento scritto degli apostoli e dei loro collaboratori, è il fondamento della chiesa (Efesini 2:20), conservato da Dio per tutte le generazioni.

C. La sicurezza della testimonianza apostolica.

1. (16-18) La testimonianza della trasfigurazione.

Infatti non vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signor nostro Gesù Cristo, andando dietro a favole abilmente escogitate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà. Egli ricevette infatti da Dio Padre onore e gloria, quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto». E noi udimmo questa voce recata dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo.

a. Andando dietro a favole abilmente escogitate: Pietro dichiara solennemente che la testimonianza degli apostoli – testimonianza per la quale sopportarono la tortura e diedero la vita – non si basa né su favole ingegnose né su mezze verità, ma su testimonianze oculari; dichiara che sono stati testimoni oculari della sua maestà.

i. Favole traduce la parola in greco antico mythos. Alcuni pensano che il Vangelo e il resoconto biblico siano solo antichi miti. Possono magari ammirare la loro potenza quali semplici miti, ma Pietro insistette nel dire giustamente che il suo messaggio non era affatto un mito. Era storia, osservata da testimoni oculari.

ii. Possiamo ricostruire accuratamente degli eventi storici partendo dalla testimonianza di testimoni oculari, la cui veridicità deve essere verificata. Gli apostoli e gli autori del Nuovo Testamento vengono ispezionati da secoli e in loro non si è trovata alcuna menzogna.

b. Testimoni oculari della sua maestà: Quand’è che Pietro fu testimone della maestà di Gesù? Fu in molte occasioni, ma una probabilmente gli rimase impressa: la trasfigurazione di Gesù, riportata in Matteo 17:1-8, Marco 9:1-9, e Luca 9:28-36. Lo sappiamo perché Pietro cita in questo passo ciò che Dio Padre disse a Gesù al momento della Trasfigurazione: «Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto».

i. Alla trasfigurazione Gesù fu trasformato in gloria davanti agli apostoli, senza subire un cambiamento semplicemente nell’aspetto esteriore. L’effetto fu estremamente sorprendente: Gesù divenne così luminoso all’apparenza che era difficile guardarlo. Egli risplendeva come il sole (Matteo 17:2).

ii. Si può dire che questa gloria splendente non fu un nuovo miracolo, piuttosto l’interruzione di un miracolo già in corso. Il vero miracolo era che Gesù, il più delle volte, riusciva a trattenersi dal manifestare la Sua gloria.

c. Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto: Alla trasfigurazione il Padre parlò dal cielo per dichiarare la Sua approvazione e la Sua gioia per Dio Figlio. Si percepisce ancora il risuonare di queste parole nelle orecchie di Pietro mentre le scriveva, dato che alla trasfigurazione fece l’errore di equiparare Gesù a Mosè ed Elia, apparsi insieme a Lui.

i. Quelle parole dal cielo erano importanti perché Gesù aveva appena detto ai Suoi discepoli che sarebbe stato crocifisso e che anche i Suoi seguaci avrebbero dovuto prendere la loro croce per seguirlo (Marco 8:31-38). I Suoi discepoli avevano bisogno di questa parola di conforto per serbare la loro fede in Gesù e avevano bisogno di sentire che Gesù era ancora gradito al Padre, nonostante avesse detto che sarebbe stato crocifisso.

ii. Inoltre, le parole dal cielo pongono Gesù chiaramente al di sopra della Legge e dei Profeti. Non fu soltanto un altro o, addirittura, un legislatore o un profeta migliore. Gesù era ed è l’amato Figlio.

iii. Essenzialmente, la voce dal cielo fu un rimprovero a Pietro (Marco 9:7). Eppure, ciò che una volta fu un rimprovero divenne un dolce ricordo.

iv. Mosè ed Elia apparvero con Gesù perché rappresentavano coloro che erano stati presi presso Dio (Giuda 9 e 2 Re 2:11). Rappresentavano la Legge (Mosè) e i Profeti (Elia). Mosè ed Elia sono altresì collegati alle profezie, godendo di una forte connessione con i testimoni di Apocalisse 11:3-13.

d. E noi udimmo questa voce recata dal cielo: Fu eccezionale per Pietro e i discepoli vedere Gesù trasfigurato e glorificato. Fu eccezionale per loro sentire questa voce… dal cielo. Eppure, non fu l’esperienza stessa a trasformare le loro vite, ma fu solo la nuova nascita per lo Spirito di Dio che diede loro coraggio a dismisura. La trasfigurazione fu eccezionale, ma fu un’esperienza passeggera fino al momento in cui nacquero di nuovo.

2. (19) La testimonianza delle profezie adempiute.

Noi abbiamo anche la parola profetica più certa a cui fate bene a porgere attenzione, come a una lampada che splende in un luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori,

a. Noi abbiamo anche la parola profetica più certa: Nonostante l’esperienza di Pietro alla trasfigurazione fosse straordinaria, la testimonianza della parola di Dio riguardo a Gesù era ancora più certa di ciò che Pietro ebbe sperimentato personalmente. L’adempimento della parola profetica più certa è una testimonianza sicura e affidabile della verità delle Scritture.

i. “Letta secondo la traduzione comune, sembra dire che la profezia sia una prova della rivelazione Divina ancora più certa dei miracoli; e così è stata intesa.” (Clarke)

b. A cui fate bene a porgere attenzione: Quando consideriamo la testimonianza profetica che riguarda Gesù, facciamo bene a porgere attenzione. Ci sono almeno 322 predizioni distinte nell’Antico Testamento che riguardano il Messia, perfettamente adempiute da Gesù. L’accostamento di queste prove tra di loro, da una semplice prospettiva statistica, è assolutamente sconvolgente.

i. Il professore Peter Stoner ha calcolato che la probabilità che un uomo qualsiasi realizzi otto di queste profezie è 1 su 100.000.000.000.000.000 (10 alla 17a potenza). Una tale quantità di dollari d’argento coprirebbe lo stato del Texas, creando uno strato di circa 60 cm. Stoner dice che, se si considerano 48 di queste profezie, le probabilità diventano una su 10 alla 157a potenza.

c. Come a una lampada che splende in un luogo oscuro: Non c’è da meravigliarsi che Pietro possa dire che la parola profetica è certa e che sia come una lampada che splende in un luogo oscuro, qualcosa a cui dovremmo aggrapparci finché spunti il giorno e Gesù ritorni.

3. (20-21) Principi alla base dell’affidabilità delle profezie.

Sapendo prima questo: che nessuna profezia della Scrittura è soggetta a particolare interpretazione. Nessuna profezia infatti è mai proceduta da volontà d’uomo, ma i santi uomini di Dio hanno parlato, perché spinti dallo Spirito Santo.

a. Nessuna profezia della Scrittura è soggetta a particolare interpretazione: Anche ai tempi di Pietro i nemici di Gesù travisavano le profezie dell’Antico Testamento, attribuendo a queste significati bizzarri e personali con l’intento di estromettere Gesù dal loro adempimento. Invece, Pietro afferma che la profezia non proviene da un’interpretazione personale (Nuova Riveduta); il suo significato è chiaro e può essere confermato da altri.

i. Sebbene Pietro, in questo passo, parli della profezia della Scrittura, lo stesso principio vale oggi per il dono di profezia. Ci deve essere una conferma certa per ogni parola profetica, non attraverso un’altra parola profetica ma mediante le Scritture. Nel dono della profezia Dio non parla mai ad una sola persona e fornisce sempre una conferma.

b. Nessuna profezia infatti è mai proceduta da volontà d’uomo: È invalido e sbagliato travisare le profezie attribuendo loro un nostro significato personale, dal momento che la profezia non procede dall’uomo ma da Dio. È vero che proviene da santi uomini di Dio, ma solo se questi sono spinti dallo Spirito Santo.

i. “Lontano dall’inventare l’argomento delle loro stesse predizioni, nemmeno gli antichi profeti conoscevano il significato di ciò che scrivevano di loro pugno. Erano trasportati oltre loro stessi dall’influenza dello Spirito Divino e furono i soli a scoprire dopo secoli l’oggetto delle profezie; l’adempimento doveva essere la prova assoluta che la predizione procedeva da Dio e che non si trattava di una invenzione personale.” (Clarke)

c. Perché spinti dallo Spirito Santo: Secondo Green, la parola in greco antico tradotta come “spinti” vuole intendere trasportati, come una nave trasportata dal vento o dalla corrente (la stessa parola è usata per riferirsi ad una nave in Atti 27:15, 17). È come se gli autori della Scrittura “alzassero le loro vele” in collaborazione con Dio e lo Spirito Santo li trasportasse nella direzione da Lui desiderata.

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