2 Corinzi 9




2 Corinzi 9 – Il modo in cui Dio Vuole che Diamo

A. Siate pronti a dare.

1. (1-2) La disponibilità dei cristiani di Corinto a dare.

Riguardo poi alla sovvenzione a favore dei santi, mi è superfluo scrivervi, poiché conosco la prontezza dell’animo vostro, per la quale mi glorio di voi presso i Macedoni, dicendo che l’Acaia è pronta fin dall’anno scorso; e lo zelo da parte vostra ne ha stimolati molti.

a. Riguardo poi alla sovvenzione a favore dei santi: La sovvenzione che Paolo ha in mente è il sostegno finanziario dei santi di Gerusalemme, per i quali Paolo sarà a Corinto per raccogliere la colletta, come leggiamo in 2 Corinzi 8 e in altri passi precedenti (come 1 Corinzi 16:1-4).

i. In Atti 11:29 leggiamo di una precedente colletta per i santi di Gerusalemme: Allora i discepoli, ciascuno secondo le proprie possibilità, decisero di mandare una sovvenzione ai fratelli che abitavano in Giudea. L’antica parola greca tradotta sovvenzione (diakonia) è la stessa usata in Atti 11:29.

ii. Il greco per sovvenzione viene usato sia in senso spirituale in passi come 2 Corinzi 3:8-9 sia in senso pratico in passi come 2 Corinzi 9:1.

b. Mi è superfluo scrivervi, poiché conosco la prontezza dell’animo vostro: Forse qui Paolo mostra di nuovo il suo sarcasmo. L’idea di base è: ‘Non c’è nemmeno bisogno che vi scriva questo, ricordandovi della colletta, perché siete già pronti e disposti a dare”. Ovviamente, se i Corinzi fossero stati davvero pronti e disposti come sembra indicare Paolo, non avrebbe avuto bisogno di scriverlo.

i. Allo stesso tempo, questo segna la fine del tentativo di Paolo di persuadere i Corinzi a donare, come invece aveva fatto in 2 Corinzi 8, presentando l’esempio dei cristiani macedoni e di Gesù. Ora Paolo li incoraggia sul come donare.

c. Per la quale mi glorio di voi presso i Macedoni: Nel capitolo precedente, Paolo usa i Macedoni come un esempio meraviglioso di generosità (2 Corinzi 8:1-8). Ora, (forse sarcasticamente) informa i cristiani di Corinto di essersi vantato presso i Macedoni della loro prontezza nel dare.

i. Potrebbe trattarsi di un modo “scherzoso” di incoraggiare i Corinzi a essere pronti e disposti a dare. Paolo intende dire probabilmente: “Suvvia, potete essere veramente pronti a dare. Dopotutto, mi sono già vantato della vostra buona volontà presso gli altri!”.

ii. Macedoni… Acaia: La Macedonia e l’Acaia erano regioni della penisola greca. La Macedonia si trovava a nord e l’Acaia a sud. Corinto era la città principale della regione dell’Acaia. La regione della Macedonia aveva chiese nelle città, per esempio, di Filippi, Berea e Tessalonica.

d. Lo zelo da parte vostra ne ha stimolati molti: Paolo dà di nuovo l’impressione di essere sarcastico – o perlomeno scherzoso. Sta dicendo che i Corinzi erano così zelanti nella loro disposizione a dare da costituire un esempio per molti altri cristiani. In altre parole, afferma che il buon esempio dei Macedoni (2 Corinzi 8:1-8) è solo un riflesso del buon esempio che i cristiani di Corinto hanno dato per primi ai Macedoni.

i. Pensiamo che Paolo stia facendo del sarcasmo perché, se i Corinzi fossero stati veramente un grande esempio di generosità, stimolando molti altri a dare, Paolo non avrebbe mai dovuto istruirli e incoraggiarli così tanto come fa in 2 Corinzi.

2. (3-5) Paolo manda Tito e gli altri a ritirare la colletta.

Or ho mandato questi fratelli, perché il nostro vanto per voi non risulti vano a questo riguardo affinché, come dicevo, siate pronti, perché, se dovessero venire con me dei Macedoni e vi trovassero impreparati, noi (per non dire voi) saremmo svergognati in questa nostra ferma fiducia e vanto. Perciò ho ritenuto necessario esortare i fratelli di venire da voi prima del tempo, per far preparare in anticipo la vostra offerta precedentemente promessa, perché essa sia pronta come dono di generosità e non di avarizia.

a. Or ho mandato questi fratelli: Paolo, ancora una volta, aggiunge un tono sarcastico, come se dicesse: “Siete tutti così pronti e disposti a dare che, sono sicuro, mi portereste voi stessi l’offerta. Ad ogni modo, invierò questi fratelli a raccoglierla. Non vorrei che tutto il mio vanto a vostro riguardo si rivelasse vano”.

b. Se dovessero venire con me dei Macedoni e vi trovassero impreparati: Il sarcasmo continua. “Dopotutto, Corinzi, non volete che i Macedoni vedano che non siete stati disposti a dare. Non vorremmo trovarci nella situazione in cui noi (per non dire voi) saremmo svergognati in questa nostra ferma fiducia e vanto”.

c. Perciò ho ritenuto necessario… perché essa sia pronta come dono di generosità e non di avarizia: Paolo voleva che l’intera faccenda dell’offerta si risolvesse prima del suo arrivo, in modo che non ci fosse nulla di neanche lontanamente manipolatorio nel riceverla.

i. Paolo ci teneva a precisare che il dare deve essere una questione di generosità e non di avarizia (dare con riluttanza). Dio stesso non dà mai spinto dall’avarizia, e nemmeno noi dovremmo farlo. Essere generosi, nel senso biblico del termine, riguarda più l’atteggiamento del dare che la quantità, per questo Dio vuole che chi dona dia con un animo ben disposto.

ii. “Quando Dio dà grazia, non apre con riluttanza un dito e tiene chiuso il resto della mano ricolmo di doni. Oggi vi dico che le mani di Dio sono forate e aperte. La fonte di grazia continua a riversarsi senza alcuna limitazione da parte del cielo.” (Redpath)

B. Dare: la ricompensa e il giusto atteggiamento.

1. (6) Dobbiamo dare abbondantemente, se vogliamo essere ricompensati abbondantemente.

Or questo dico: Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina generosamente mieterà altresì abbondantemente.

a. Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente: Un contadino che semina può avere la sensazione di perdere il seme quando cade dalla sua mano al terreno, e noi possiamo avere la stessa sensazione di perdita quando diamo. Ma proprio come l’agricoltore dà il seme in previsione di un raccolto futuro, anche noi dovremmo dare con lo stesso cuore.

i. Se il contadino piantasse solamente pochi semi perché vuole “tenere per sé” quanto più può, dopo la semina avrebbe più semi nel suo granaio. Ma al momento del raccolto sarà colui che ha piantato più semi ad avere molto più grano nel suo granaio.

b. Mieterà altresì abbondantemente: Cosa raccogliamo quando diamo? Raccogliamo benedizioni sia materiali che spirituali.

i. Per quanto riguarda l’aspetto materiale, possiamo stare certi che Dio provvederà per il cuore generoso. La promessa di Filippesi 4:19 (Ora il mio Dio supplirà ad ogni vostro bisogno secondo le sue ricchezze in gloria, in Cristo Gesù) è fatta nel contesto dei cuori generosi dei Filippesi (Filippesi 4:15-18). Se diamo a Dio, Egli ci benedirà materialmente.

ii. Per quanto riguarda l’aspetto spirituale, possiamo stare certi che Dio ricompenserà il cuore generoso sia ora che nell’eternità. Gesù ne parla in Matteo 19:29: E chiunque ha lasciato casa, fratelli, sorelle, padre, madre, moglie, figli o campi per amore del mio nome, ne riceverà il centuplo ed erediterà la vita eterna. Ovviamente, Gesù non intendeva dire che riceviamo cento case se rinunciamo alla nostra per Lui, né che otteniamo cento mogli se rinunciamo alla nostra per Lui! Quello che voleva dire è che non saremo mai mancanti di nulla quando diamo a Dio. Il Signore non può essere in debito con alcun uomo e non dovremmo mai temere di dargli “troppo”. Non potremo mai dare a Dio più di quanto Egli possa dare a noi, sia spiritualmente che materialmente.

iii. “Questa mietitura andrebbe interpretata sia in termini di ricompensa spirituale della vita eterna, sia in riferimento alle benedizioni terrene con cui Dio onora il caritatevole. Dio non ricompensa le buone azioni dei santi soltanto in cielo, ma anche in questo mondo.” (Calvino)

2. (7) Bisogna dare con la giusta attitudine di cuore.

Ciascuno faccia come ha deliberato nel suo cuore, non di malavoglia né per forza, perché Dio ama un donatore allegro.

a. Ciascuno faccia: Dia ciascuno (Nuova Riveduta). Ciascuno è chiamato a dare. Ogni cristiano dovrebbe essere un donatore. Alcuni, a causa di risorse limitate, non possono donare molto, ma è comunque importante che diano, con il giusto atteggiamento.

b. Come ha deliberato nel suo cuore: Il dare dovrebbe essere motivato da quello che ognuno ha deliberato nel proprio cuore e non scaturire dalla coercizione o dalla manipolazione. Dovremmo dare perché lo vogliamo e perché Dio lo ha messo nel nostro cuore.

i. Si può dire la stessa cosa anche in riferimento al fatto che il nostro dare rivela i propositi del nostro cuore. Se diciamo di amare il Signore più del surf, ma spendiamo tutti i nostri soldi per le tavole da surf e non diamo come dovremmo all’opera del Signore, allora il modo in cui spendiamo il nostro denaro mostra i propositi del nostro cuore in maniera più accurata di quanto facciano le nostre parole. Gesù lo ha detto molto chiaramente: Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore. (Matteo 6:21)

c. Non di malavoglia né per forza: Dio non vuole che il nostro dare sia fatto di malavoglia (in maniera riluttante, dando a malincuore con tanto di lamentela) né per forza (dando perché qualcuno ci ha costretti o ci ha manipolati). Questo è più lo spirito alla base dell’imposizione fiscale e non del dare biblico.

i. “I Giudei avevano nel tempio due casse per le elemosine: una era per le offerte fatte per forza, ovvero per quelle richieste dalla legge; l’altra era per offerte volontarie. Alcuni, per sfuggire dalla perdizione, davano di malavoglia, dando per forza perché obbligati; altri davano con gioia, motivati dall’amore di Dio e dalla compassione verso i poveri. Dei primi non viene detto nulla; facevano semplicemente quello che la legge richiedeva. Dei secondi, invece, viene detto molto; Dio li ama… l’apostolo evidentemente alludeva a queste due casse per le elemosine nel tempio.” (Clarke)

d. Perché Dio ama un donatore allegro: Invece di dare di malavoglia o per forza, Dio vuole che diamo allegramente. L’antica parola greca per allegro (hilaros, usata solamente qui nel Nuovo Testamento) è la radice della parola ilare, che significa contentezza. Dio vuole che diamo allegramente perché è così che Lui dà.

i. La vera generosità deriva da un cuore allegro e felicità al cuore. Il poeta inglese Carlyle disse che, quando era un ragazzino, un mendicante bussò alla sua porta mentre i genitori erano via. In un impulso giovanile, il ragazzo corse nella sua stanza, ruppe il suo salvadanaio e diede al mendicante tutti i suoi soldi. Disse che mai fino a quel momento o da quel momento in poi provò una tale purezza di gioia come in quel frangente di generosità.

ii. Non tutto il dare è allegro. “Molti doni vengono dati con dolore, dove il donatore viene indotto a dare a motivo dell’opinione pubblica, o dalla sollecitazione della coscienza.” (Hodge) In Atti 5:1-11, Anania e Saffira sono esempi di donatori che danno per ragioni sbagliate, non con un cuore allegro.

iii. “Deve essere un’offerta gioiosa, data di vero cuore, perché ami dare, non perché sei costretto a farlo.” (Morgan)

iv. Dio è il donatore allegro per eccellenza. Si diletta nel dare. “Non è difficile vedere perché Dio si compiaccia del donatore allegro. Egli stesso lo è e desidera vedere questa caratteristica risanata tra coloro che sono stati creati a Sua immagine.” (Kruse)

3. (8-9) Dare con il giusto atteggiamento viene sempre benedetto.

Ora Dio è potente di fare abbondare in voi ogni grazia affinché, avendo sempre il sufficiente in ogni cosa, voi abbondiate per ogni buona opera, come sta scritto:

«Egli ha sparso,
Egli ha dato ai poveri,
La sua giustizia dura in eterno».

a. Dio è potente di fare abbondare in voi ogni grazia: Nel dare, dobbiamo essere convinti che Dio è potente di remunerare la nostra generosità. Come Dio è potente di far abbondare il seme nella raccolta, così Dio è potente di benedire il nostro dare.

i. Gesù ha insegnato che anche il dono più piccolo, se dato con il giusto cuore, viene sempre ricompensato: E chiunque darà da bere anche un solo bicchiere d’acqua fredda a uno di questi piccoli nel nome di un discepolo, in verità vi dico, che egli non perderà affatto il suo premio. (Matteo 10:42)

ii. Dio ricompensa la nostra generosità con ogni grazia. Il nostro dare viene ricompensato in molti modi diversi, sia materialmente che spiritualmente. Per quanto riguarda l’aspetto materiale, Dio può benedire la nostra generosità con una promozione e uno stipendio migliore, doni in denaro inaspettati, o rendendo durature le cose che possediamo affinché non dobbiamo affrontare la spesa per rimpiazzarle. Per quanto riguarda l’aspetto spirituale, Dio può benedire la nostra generosità liberando i nostri cuori dalla tirannia dell’avarizia e del materialismo, facendoci sentire benedetti e gioiosi, o accumulando la nostra ricca ricompensa in cielo. Non c’è limite ai modi in cui possiamo essere benedetti quando Dio è potente di fare abbondare in noi ogni grazia.

b. Avendo sempre il sufficiente in ogni cosa: L’antica parola greca per sufficiente (autarkeia) può anche essere tradotta come contentezza. È così che la stessa parola viene usata in 1 Timoteo 6:6: Ora la pietà è un mezzo di grande guadagno, quando uno è contento del proprio stato. Dio fa un dono speciale al cuore generoso: sempre la contentezza in ogni cosa.

i. Materialmente parlando, come si può essere sempre contenti in ogni cosa? Ricevendo la contentezza con cui Dio benedice il cuore generoso.

ii. È facile per molti cristiani dire di avere questa contentezza, ma se è vero oppure no, si vedrà da come spendono il proprio denaro. Che ruolo occupano nella tua vita lo shopping e fare compere? In che modo la perdita materiale influisce sulla tua vita? Quanto felice ti rende possedere cose materiali?

iii. Quando viviamo e agiamo senza contentezza, cerchiamo costantemente di sopperire ai bisogni nelle nostre vite. Magari è il bisogno di voler essere “qualcuno”, di sentirsi sicuri e accuditi, o di entusiasmarsi e provare qualcosa di nuovo nella propria vita. La maggior parte delle persone cerca di soddisfare i propri bisogni con le cose materiali, ma si possono soddisfare solo per mezzo di una relazione spirituale con il Dio che ci ha creati.

iv. Riguardo ad autarkeia, Barclay dice: “Con questa parola intendevano una totale autosufficienza. Si riferivano a uno stato mentale completamente indipendente dalle cose esteriori, che aveva in sé stesso il segreto della felicità. L’appagamento non deriva mai dal possedere cose esteriori”. “L’apostolo usa molti ‘ogni’ di proposito per oltrepassare e confutare la nostra concupiscenza, che ci porta a pensare di non avere mai abbastanza.” (Trapp)

v. Con questa contentezza possiamo essere le persone più ricche del mondo. Un uomo potrebbe possedere tutte le ricchezze di questo mondo e comunque mancare di contentezza. Ma se questa contentezza è presente nella nostra vita, siamo più ricchi dei ricchi che ne sono privi.

c. Voi abbondiate per ogni buona opera: Dio ci benedice materialmente e spiritualmente affinché abbondiamo per ogni buona opera. Veniamo benedetti per essere una benedizione per gli altri. Dio vuole che siamo canali, e non serbatoi, di benedizione.

d. La sua giustizia dura in eterno: Citando Salmi 112:9, Paolo non cerca di dire che essere generosi ci rende giusti, ma che questo è prova della nostra giustizia davanti a Dio.

4. (10-11) Paolo prega affinché i Corinzi siano benedetti per la loro generosità.

Or colui che fornisce la semente al seminatore e il pane da mangiare, ve ne provveda e moltiplichi pure la vostra semente, ed accresca i frutti della vostra giustizia; allora sarete arricchiti per ogni liberalità, che per nostro mezzo produrrà rendimento di grazie a Dio.

a. Colui che fornisce la semente al seminatore e il pane da mangiare: Paolo riconosce che Dio è il grande fornitore. Qualsiasi cosa abbiamo da dare ci è stata data prima di tutto da Dio.

i. “I nostri traduttori rendono la frase sotto forma di preghiera, la quale, essendo la preghiera di un apostolo, innalzata con fede, contiene di fatto una promessa sia per una crescita terrena che spirituale.” (Poole)

b. Provveda e moltiplichi pure la vostra semente: Paolo prega che Dio provveda per i Corinzi le risorse affinché siano in grado di dare e, al contempo, che moltiplichi quello che danno.

c. Accresca i frutti della vostra giustizia: Il dare dei Corinzi (rappresentato dalla semente) produrrà un raccolto, i frutti della loro giustizia. Paolo prega che Dio accresca questi frutti che procedono dalla loro generosità.

d. Allora sarete arricchiti: Paolo prega affinché i cristiani di Corinto siano arricchiti dalla loro generosità, sia materialmente che spiritualmente.

e. Per ogni liberalità: Questa è la ragione per cui i Corinzi dovrebbero essere arricchiti in ogni cosa. Non per le proprie ricchezze o per uno stile di vita sontuoso, ma per ogni liberalità– ovvero, per ogni dono generoso.

i. “Nessun uomo dovrebbe vivere per sé stesso; i due grandi fini di ogni cristiano dovrebbero essere la gloria di Dio e il bene degli altri, soprattutto di coloro che appartengono alla famiglia della fede.” (Poole)

f. Che per nostro mezzo produrrà rendimento di grazie a Dio: Dopo aver dato e aver mostrato ogni liberalità, viene innalzato un rendimento di grazie diretto a Dio a motivo dei cristiani di Corinto.

i. Nella sua traduzione del Nuovo Testamento, J.B. Phillips dà questo senso a questa preghiera: “Colui che dà il seme al seminatore e trasforma il seme in pane da mangiare vi darà il seme della generosità da seminare e, con la raccolta, il pane gratificante delle buone opere. Più siete arricchiti da Dio, più ci saranno opportunità di dare generosamente; e i vostri doni, elargiti attraverso di noi, faranno sì che molti ringrazieranno Dio”.

5. (12-14) Quattro benefici della generosità dei Corinzi.

Poiché l’adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce alle necessità dei santi, ma produce anche abbondanza di ringraziamenti verso Dio, perché, a causa della prova di questa sovvenzione, essi glorificano Dio per l’ubbidienza all’evangelo di Cristo, che voi confessate, e per la liberalità con cui ne fate parte a loro e a tutti. E con le loro preghiere per voi vi dimostrano singolare affezione per l’eccellente grazia di Dio sopra di voi.

a. Non solo supplisce alle necessità dei santi: Primo, la generosità dei Corinzi avrebbe supplito in maniera pratica alle necessità dei santi. Questa, in sé stessa, è una cosa buona, ma il loro dare avrebbe avuto un impatto maggiore.

b. Abbondanza di ringraziamenti verso Dio: Secondo, i loro doni avrebbero suscitato ringraziamenti verso Dio. Non stavano dando solo denaro per il cibo, ma stavano dando alla gente un motivo per ringraziare Dio.

c. L’ubbidienza… che voi confessate: Terzo, la generosità dei Corinzi è la prova dell’opera di Dio in loro. Quando coloro che sono nel bisogno ricevono il dono, glorificano Dio per l’ubbidienza all’evangelo di Cristo, che voi confessate, e per la liberalità con cui ne fate parte. Il ringraziamento prodotto dal dono dei Corinzi è più del dono stesso. Essi glorificano Dio perché comprendono che il dono rappresenta l’ubbidienza all’evangelo di Cristo, che loro confessano, e mostra la liberalità del cuore dei cristiani di Corinto.

i. Paolo lo dice apertamente. Il dare dei Corinzi era prova della loro ubbidienza all’evangelo di Cristo che confessavano. Se una persona non ha un cuore generoso, in un certo senso è come se non fosse ubbidiente all’evangelo di Cristo che confessa.

ii. Altri ringraziavano Dio anche perché il dono dei Corinzi mostrava la liberalità del loro cuore, indicando che Dio era veramente all’opera in loro, un’ottima ragione per cui ringraziare Dio.

iii. La liberalità con cui ne fate parte: La parola in greco antico per fate parte è koinonia, la stessa usata per esprime i concetti di fratellanza e di comunione: mettere in comune le cose.

·Quando condividiamo le nostre vite, koinonia vuol dire comunione fraterna.

·Quando condividiamo il ricordo dell’opera di Gesù per noi spezzando il pane e bevendo del calice, koinonia vuole cena del Signore.

·Quando condividiamo le nostre risorse affinché nessuno sia nel bisogno, koinonia vuol dire condivisione (fate parte).

d. E con le loro preghiere per voi: Il quarto beneficio recato dal dono dei Corinzi erano le preghiere dei cristiani di Gerusalemme per loro. Paolo si aspettava che i cristiani di Gerusalemme pregassero per i cristiani di Corinto. Questa è una cosa che possiamo fare quando gli altri usano generosità verso di noi e quando abbiamo bisogno di ricevere i loro doni. Possiamo pregare per loro.

6. (15) Lode a Dio per il dono più grande di tutti.

Or sia ringraziato Dio per il suo dono ineffabile.

a. Qual è il suo dono ineffabile? Alcuni pensano sia il dono della salvezza; altri credono che sia il dono di Gesù Cristo. Perché non entrambi? La salvezza ci viene data in Gesù Cristo.

i. Paolo vuole chiudere il discorso sul dare ricordandoci ancora una volta che Dio è il donatore per eccellenza. Egli è colui che dona il dono ineffabile: Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. (Giovanni 3:16)

b. Dono ineffabile: Questo significa che Gesù è un dono e che la salvezza è un dono. Non la guadagniamo. Riceviamo Gesù e la salvezza nello stesso modo in cui riceviamo un dono. Se ce lo guadagniamo, allora non è più un dono.

c. Dono ineffabile: Questo significa che Gesù è un dono ineffabile e che la salvezza è un dono ineffabile. La gloria del dono di Gesù e la grandezza del dono della salvezza non possono essere adeguatamente descritte.

i. Paolo non sta dicendo che non dovremmo descrivere il dono di Gesù o il dono della salvezza. Sta semplicemente dicendo che è impossibile anche solo descrivere adeguatamente il dono. È indescrivibile.

ii. “Gesù Cristo, il dono dell’amore di Dio all’umanità, è una benedizione ineffabile; nessun uomo può concepire, tanto meno dichiarare, quanto grande sia questo dono; gli angeli stessi desiderano guardare dentro queste cose. Dunque, Egli può essere chiamato il dono ineffabile, perché è il dono più grande che Dio abbia mai fatto o possa mai fare all’uomo.” (Clarke)

iii. “Quante volte ho parlato personalmente di questo dono negli ultimi quarant’anni! Poche volte ho parlato di altro. Ho sentito qualcuno dire: ‘Suppongo che Spurgeon stia predicando di nuovo quella vecchia storia’. Sì, questo è proprio quello che sta facendo e, se vive per altri vent’anni e tu ritorni qui, sarà ‘la vecchia, vecchia storia’, perché non c’è nulla di simile.” (Spurgeon)

iv. “Se predichi Cristo, non esaurirai mai le parole. Se hai predicato diecimila sermoni su Cristo, non hai nemmeno ancora lasciato la riva; non sei ancora arrivato in mare aperto. Tuffati, fratello mio! Immergiti con stupore nel grande mistero del dono della grazia e dell’immenso amore e, quando sarai arrivato nel punto più profondo, ti sembrerà di essere tanto lontano dal fondo quanto la prima volta che hai toccato la superficie.” (Spurgeon)

v. Infatti, quando Paolo scrive il suo dono ineffabile, la parola in greco antico che usa per ineffabile (anekdiegetos) non si trova in nessun altro scritto antico precedente a questo. Sembra che Paolo abbia inventato la parola per descrivere l’indescrivibile.

d. Or sia ringraziato Dio: Questo vuol dire che il dono ineffabile di Dio dovrebbe riempirci di gratitudine. Se comprendiamo e apprezziamo veramente il dono ineffabile che Dio ci dà, le nostre vite saranno ricolme di gratitudine.

i. “Difficilmente ci dimentichiamo della nostra afflizione; difficilmente ci ricordiamo delle compassioni che abbiamo ricevuto! I nostri cuori sono svegli quando si tratta di lamentarsi, ma dormono quando si tratta di essere grati. Abbiamo ricevuto diecimila compassioni per un solo giudizio, ma, nonostante questo, le nostre lamentele, paragonate ai nostri ringraziamenti, sono diecimila a uno! Come fa Dio a sopportare tutto questo, e a sopportare noi?”. (Clarke)

e. Il suo dono ineffabile: Paolo conclude questi due capitoli sul dare in maniera molto appropriata, focalizzandosi su questo. La miglior motivazione che ci spinge a dare è sempre la gratitudine per il dono ineffabile di Dio per noi. Il dono ineffabile di Dio è ciò che incoraggia la vera generosità.

i. “L’apostolo conclude l’intero discorso sul contribuire al sollievo di queste povere membra di Cristo, Autore e Compitore della grazia… dicendo che senza l’influenza della Sua grazia non potrebbero fare nulla.” (Poole)

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