2 Corinzi 3 – La Gloria del Nuovo Patto
A. La lettera di raccomandazione di Paolo.
1. (1-2) Paolo ha bisogno di una lettera di raccomandazione? Ne ha già una: i credenti stessi di Corinto.
Cominciamo di nuovo a raccomandare noi stessi? O abbiamo noi bisogno, come alcuni, di lettere di raccomandazione per voi o di raccomandazione da parte vostra? Voi siete la nostra lettera, scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini,
a. Lettere di raccomandazione: Si trattava di lettere comuni e necessarie nella chiesa primitiva. C’erano falsi profeti e apostoli che si spostavano di città in città, che facilmente potevano spacciarsi per inviati di Paolo e pretendere di essere sostenuti. Per evitare questo genere di problemi, i cristiani viaggiavano spesso accompagnati con delle lettere di raccomandazione.
i. Lo stesso Paolo, in molte occasioni, ha mandato lettere di raccomandazione per altri (Romani 16:1-2, 1 Corinzi 16:3, 16:10-11, 2 Corinzi 8:16-24). Ora descrive la sua lettera di raccomandazione.
b. Voi siete la nostra lettera: Paolo ha una lettera di raccomandazione che non è scritta su carta. Dice che la lettera è scritta nei loro cuori ed è conosciuta e letta da tutti gli uomini.
i. Non c’era nulla di male in una lettera di raccomandazione scritta su carta, ma quanto è meglio averne una vivente! I cristiani di Corinto, insieme ad altri gruppi di credenti con cui Paolo aveva lavorato, erano la sua “lettera vivente”, che convalidava il suo ministero.
ii. La miglior analogia nel mondo di oggi potrebbe essere un certificato di ordinazione. Molti ritengono che il semplice fatto di possederlo significhi avere le credenziali per esercitare il ministero. Sebbene ci sia uno scopo importante nell’ordinazione pubblica, un pezzo di carta in sé stesso non è mai una vera credenziale. Le vere credenziali del ministero sono le vite trasformate, le epistole viventi. Potremmo quasi dire: “Tieniti pure il pezzo di carta e mostraci le vite che il tuo ministro ha cambiato”.
iii. “Non c’è niente di più lodevole per un ministro che la competenza del suo popolo.” (Poole) “La fruttuosità del popolo è la lettera di presentazione del predicatore.” (Trapp)
iv. Molti pensano che la ragione principale per cui Dio abbia concesso segni miracolosi e prodigi per mano degli apostoli nel Libro degli Atti sia per servire come “lettera di raccomandazione” per il loro ministero apostolico. Se fosse così, ciò avrebbe senso se i doni miracolosi dello Spirito fossero cessati con la scomparsa degli apostoli, perché non ci sarebbe più stato alcun ministero apostolico da autenticare. Tuttavia, è importante fare attenzione alle parole di Paolo, il quale non dice: “I miracoli sono la nostra lettera di raccomandazione”; infatti, Paolo non credeva che la sua “lettera di raccomandazione” principale si trovasse nei segni miracolosi, ma nelle vite trasformate miracolosamente.
2. (3) La stesura della lettera di raccomandazione di Paolo.
Essendo manifesto che voi siete una lettera di Cristo, che è il risultato del nostro ministero scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, e non su tavole di pietra, ma sulle tavole di un cuore di carne.
a. Una lettera di Cristo: L’autore della lettera di raccomandazione di Paolo è Gesù Cristo. Sì, i Corinzi erano la lettera di raccomandazione di Paolo, ma era stato Gesù a scriverla, non lui. Paolo non voleva dire: “Siete i cristiani che siete grazie a me”, ma, “Dio si è servito di me per fare di voi i cristiani che siete diventati”.
b. Che è il risultato del nostro ministero: La lettera di raccomandazione di Paolo è stata scritta con una “penna”; la “penna” era Paolo. Egli “scriveva nelle” vite delle persone che serviva.
c. Scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente: La lettera è stata scritta anche con un “inchiostro” particolare: lo Spirito Santo.
d. Sulle tavole di un cuore di carne: La lettera di raccomandazione di Paolo è stata scritta su “carta” o tavole, ossia i cuori dei cristiani di Corinto.
i. I profeti dell’Antico Testamento guardavano al Nuovo Patto, quando la legge di Dio sarebbe stata scritta sui nostri cuori (Geremia 31:33) e dicevano che Dio avrebbe dato cuori di carne per sostituire i cuori di pietra (Ezechiele 11:19 e 36:26).
3. (4-6) Ministri idonei di un nuovo patto.
Or questa fiducia noi l’abbiamo per mezzo di Cristo presso Dio; non già che da noi stessi siamo capaci di pensare alcuna cosa come proveniente da noi stessi, ma la nostra capacità viene da Dio, il quale ci ha anche resi ministri idonei del nuovo patto, non della lettera, ma dello Spirito, poiché la lettera uccide, ma lo Spirito dà vita.
a. Or questa fiducia noi l’abbiamo per mezzo di Cristo presso Dio: Paolo sa che quello che ha appena scritto potrebbe risultare arrogante per i Corinzi. Dopotutto, non è una cosa da poco dire: “Voi siete la mia lettera di raccomandazione” e “Io sono una penna nelle mani di Dio”. Paolo sa che questi sono concetti profondi, che non trovano il loro fondamento in lui, ma in Gesù.
b. Non già che da noi stessi siamo capaci: Paolo non si considera capace di svolgere il grande compito di trasformare le vite per Gesù; solo Gesù può farlo.
i. Alcuni si rifiutano di farsi usare da Dio, perché credono di non essere pronti o degni, anche se, in un certo senso, non lo saremo mai. Se lo fossimo, la capacità di cui Paolo parla si troverebbe in noi stessi e non in Dio.
ii. “Fratelli, se Paolo non ha tale capacità in sé stesso, che cosa siamo voi ed io? Vi abbandonate al sogno dell’autosufficienza? Vergognatevi della vostra follia di fronte a un grande uomo che sapeva ciò che diceva, che parlava sotto la guida dello Spirito di Dio e che ha scritto consapevolmente, ‘Non già che da noi stessi siamo capaci’.” (Spurgeon)
iii. “La nostra capacità e la nostra sufficienza provengono da Dio; viviamo concretamente questa verità. Siamo vasi poveri che perdono, il cui unico modo per rimanere pieni è quello di tenere la nostra brocca sotto il flusso perenne della grazia inesauribile. Così, nonostante le perdite, la coppa sarà sempre piena fino all’orlo.” (Spurgeon)
c. Ministri idonei del nuovo patto: Il concetto di nuovo patto è stata profetizzato nell’Antico Testamento (Geremia 31:31) e attuato da Gesù (Luca 22:19-20).
i. L’antico termine per patto (diatheke) significava normalmente “ultime volontà e testamento”. L’utilizzo che Paolo fa di questa parola sottolinea la sovranità di Dio, perché non è un accordo negoziabile, ma un decreto divino.
ii. La parola patto descrive “un ‘accordo’ stipulato da una parte con potere plenario, che l’altra parte può accettare o rifiutare, ma non può modificare… Il patto offerto da Dio all’uomo non era un ‘accordo’ tra due parti che si incontrano in condizioni di parità.” (Moulton e Milligan)
iii. Questo nuovo patto presenta i termini con cui possiamo avere una relazione con Dio, incentrata su Gesù e sulla Sua opera per noi.
d. Non della lettera, ma dello Spirito: Quando Paolo contrappone la lettera allo Spirito, non vuole preferire “l’esperienza” alla “parola”, né suggerisce un’interpretazione allegorica della Bibbia a scapito di un’interpretazione letterale. Piuttosto, dimostra la superiorità del nuovo patto rispetto al vecchio.
i. La lettera rappresenta la legge in senso esteriore, scritta su tavole di pietra. La lettera della legge, venuta per mezzo del vecchio patto, era buona in sé stessa, ma non ci ha dato la potenza di servire Dio, né ha cambiato i nostri cuori: ci ha detto semplicemente cosa fare. Paolo può affermare che la lettera uccide, perché la legge, portando alla luce la nostra colpa, ci “uccide” davanti a Dio. Essa definisce la nostra colpevolezza in modo accurato e totale.
ii. Paolo esprime bene il concetto in Romani 7:5-6: Infatti, mentre eravamo nella carne, le passioni peccaminose che erano mosse dalla legge operavano nelle nostre membra, portando frutti per la morte, ma ora siamo stati sciolti dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva soggetti, per cui serviamo in novità di spirito e non il vecchio sistema della lettera.
iii. Lo Spirito che abita in noi diventa la legge scritta sui nostri cuori. È dentro di noi per guidarci e per essere la nostra “legge”. Lo Spirito Santo non rimpiazza la legge scritta, ma la completa e la adempie nei nostri cuori. Lo Spirito dà vita, una vita spirituale con cui possiamo mettere in pratica la legge di Dio.
iv. Pertanto, non dobbiamo pensare di poter fare a meno o trascurare le nostre Bibbie, che alcuni definirebbero “la lettera”, perché adesso abbiamo lo Spirito. Piuttosto, lo Spirito ci vivifica nei confronti della lettera, adempiendo e compiendo l’opera della lettera in noi. Inoltre, non dovremmo pensare che questo ci dia il permesso di vivere la vita cristiana sulla base delle esperienze o delle interpretazioni mistiche della Bibbia. Le esperienze e le allegorie bibliche hanno un ruolo, che però devono essere dimostrate e sostenute dallo studio del significato letterale della Scrittura. Lo Spirito e la lettera non sono nemici, ma amici; non operano l’uno contro l’altra, anzi l’uno è incompleto senza l’altra.
B. Contrasto tra il vecchio e il nuovo patto.
1. (7-11) La gloria incomparabile del nuovo patto.
Or se il ministero della morte, che era scolpito in lettere su pietre, fu glorioso, tanto che i figli d’Israele non potevano fissare lo sguardo sul volto di Mosè, per la gloria del suo volto che però doveva essere annullata, quanto più glorioso sarà il ministero dello Spirito? Se infatti il ministero della condanna fu circondato di gloria, molto più abbonderà in gloria il ministero della giustizia. Per cui, sotto questo aspetto anche ciò che fu reso glorioso non fu veramente glorioso, se messo a confronto con la più eccellente gloria. Perché, se ciò che doveva essere annullato fu circondato di gloria, sarà molto più glorioso ciò che è duraturo.
a. Il ministero della morte: Era sbagliato definire il vecchio patto il ministero della morte? No, perché questo è ciò che la legge fa verso di noi: ci uccide come peccatori colpevoli davanti a Dio, in modo che possiamo risorgere per mezzo del nuovo patto. Il problema non era della legge, ma il nostro: Infatti, mentre eravamo nella carne, le passioni peccaminose che erano mosse dalla legge operavano nelle nostre membra, portando frutti per la morte. (Romani 7:5)
i. Trapp, circa il ministero della morte: “Davide era la voce della legge che attribuiva la morte al peccato: ‘Egli per certo morirà’. Nathan era la voce del vangelo che attribuiva la vita al ravvedimento per il peccato: ‘Tu non morirai’”.
b. Fu glorioso: La promulgazione della legge e l’antico patto furono accompagnati dalla gloria: il Monte Sinai circondato dal fumo, terremoti, tuoni, fulmini, uno squillo di tromba dal cielo e la voce di Dio Stesso (Esodo 19:16-20:1). Soprattutto, la gloria del vecchio patto si manifestò sul volto di Mosè e nella gloria del suo volto.
i. “Sebbene il vangelo non sia venuto nel mondo come la legge, con tuoni, lampi e terremoti, fu comunque inaugurato dagli angeli, che preannunciarono la nascita e il ministero di Giovanni Battista e di Cristo; dal grande segno della vergine che concepì e partorì un Figlio; da una voce dal cielo, che proclamava il Cristo, l’Unigenito del Padre, nel quale Egli si era compiaciuto.” (Poole)
c. Volto di Mosè: Esodo 34:29-35 racconta di Mosè che dovette coprirsi il volto con un velo dopo aver parlato con il popolo. Per quanto raggiante fosse il volto di Mosè, si trattava di una gloria che sarebbe svanita: che però doveva essere annullata. La gloria dell’antico patto che brillava sul volto di Mosè era una gloria passeggera, ma la gloria del nuovo patto dura per sempre senza svanire.
d. Quanto più glorioso sarà il ministero dello Spirito: Se il vecchio patto, che portò morte, fu così glorioso, bisogna aspettarsi una gloria maggiore nel nuovo patto, che porta il ministero dello Spirito e dà vita.
i. L’antico patto era un ministero della condanna, ma il nuovo è il ministero della giustizia. L’antico patto doveva essere annullato, ma il nuovo è duraturo. Non c’è da meravigliarsi che il nuovo patto sia molto più glorioso!
ii. L’antico patto fu circondato di gloria, ma la gloria del nuovo patto brilla molto di più, così come il sole mette sempre in ombra anche la luna più luminosa. L’antico patto non fu veramente glorioso, se paragonato alla più eccellente glorianel nuovo patto.
2. (12-16) L’accessibilità e la franchezza del nuovo patto.
Avendo dunque questa speranza, usiamo una grande franchezza nel parlare, e non facciamo come Mosè, che si metteva un velo sul proprio volto, affinché i figli d’Israele non fissassero il loro sguardo sulla fine di ciò che doveva essere annullato. Ma le loro menti sono diventate ottuse; infatti, nella lettura dell’antico patto lo stesso velo rimane senza essere rimosso, perché il velo viene annullato in Cristo. Anzi fino ad oggi, quando si legge Mosè un velo rimane sul loro cuore. Ma quando Israele si sarà convertito al Signore, il velo sarà rimosso.
a. Avendo dunque questa speranza: Poiché la nostra speranza è in un patto più glorioso, anche la nostra stessa speranza è più gloriosa. A motivo di essa, Paolo può usare una grande franchezza nel parlare. L’antico patto limitava e separava l’uomo da Dio; il nuovo patto ci porta a Dio e ci mette in grado di accostarci a Lui con franchezza.
b. Non facciamo come Mosè, che si metteva un velo sul proprio volto: Nemmeno Mosè aveva una reale franchezza sotto l’antico patto. Un velo non è una cosa “audace” da indossare; è, piuttosto, una barriera dietro la quale nascondersi. Rispetto a Paolo, Mosè mancava di franchezza, perché il patto di cui era ministro sarebbero stato annullato ed era circondato da una gloria che stava svanendo.
c. Affinché i figli d’Israele non fissassero il loro sguardo sulla fine di ciò che doveva essere annullato: Leggendo Esodo 34:29-35, di primo acchito sembra che Mosè indossò il velo dopo aver incontrato Dio affinché il popolo non avesse paura di avvicinarsi a lui; il velo, invece, doveva proteggere loro dal guardare il volto luminoso di Mosè. Paolo ne spiega il vero motivo: non nascondere il volto risplendente di Mosè, ma nascondere la gloria che stava svanendo sul suo volto, perché doveva essere annullata. La gloria che doveva essere annullata del vecchio patto viene messa a confronto con la gloria eterna del nuovo patto.
d. Non fissassero il loro sguardo: A causa del velo sul volto di Mosè, i figli di Israele non riuscivano vedere la gloria sul suo volto. Dunque, il contrasto non è solo tra la gloria che doveva essere annullata e quella eterna, ma anche tra gloria nascosta e gloria rivelata.
e. Lo stesso velo rimane senza essere rimosso: Paolo dice che la maggior parte dei Giudei del suo tempo non riusciva a vedere che la gloria del ministero di Mosè era svanita rispetto al ministero di Gesù. Poiché il velo rimane senza essere rimosso, non riconoscono che la gloria del ministero di Mosè è scomparsa e che ora devono volgere lo sguardo a Gesù. Dato che lo stesso velo che nascondeva il volto di Mosè rimane sul loro cuore, continuano a credere che ci sia qualcosa di superiore o di più glorioso nel ministero di Mosè.
f. Ma quando Israele si sarà convertito al Signore, il velo sarà rimosso: Paolo può dire dei suoi connazionali giudei che un velo rimane sul loro cuore, ma può anche dire che, in Gesù, questo velo può essere rimosso. Paolo lo sapeva bene, perché un tempo anche lui indossava lo stesso velo e non riusciva a vedere la gloria e la superiorità di Gesù.
i. Molti cristiani che hanno in cuore di predicare ai loro amici ebrei si domandano perché sia così difficile mostrare loro che Gesù è il Messia. La ragione è che un velo rimane sul loro cuore. Se Dio non compie un’opera in loro affinché si voltino a Lui e il velo sia rimosso, non saranno mai in grado di vedere la gloria di Mosè che svanisce e la gloria superiore di Gesù e del nuovo patto.
ii. Ovviamente, i Giudei non sono gli unici con un velo… sul loro cuore. Anche i gentili hanno questi “veli” che impediscono loro di vedere chiaramente Gesù e la Sua opera per noi; Gesù però è perfettamente in grado di rimuoverli. Questo sottolinea il bisogno essenziale della preghiera nell’evangelizzazione. Qualcuno ha detto, giustamente, che è più importante parlare con Dio degli uomini che parlare agli uomini di Dio; noi possiamo compiere entrambe queste opere importanti.
3. (17) La libertà del nuovo patto.
Or il Signore è lo Spirito, e dov’è lo Spirito del Signore, vi è libertà.
a. Il Signore è lo Spirito: Dal contesto di Esodo 34:34 vediamo che, quando Paolo dice il Signore è lo Spirito, intende che lo Spirito Santo è Dio, così come Gesù e il Padre sono Dio.
b. Dov’è lo Spirito del Signore, vi è libertà: Il ragionamento di Paolo segue questa logica: quando Mosè entrava alla presenza di Dio, aveva la libertà di togliere il velo; era la presenza del Signore a dargli questa libertà. Noi abbiamo lo Spirito Santo, che è il Signore. Viviamo nella presenza dello Spirito, perché Egli ci viene dato sotto il nuovo patto. Perciò, come Mosè aveva la libertà di relazionarsi con Dio senza il velo alla Sua presenza, così noi abbiamo libertà per la presenza dello Spirito Santo.
i. Dovremmo anche prendere in considerazione quello che Paolo non sta dicendo. Non sta autorizzando alcun eccesso pentecostale o carismatico perché dov’è lo Spirito del Signore, vi è libertà. Abbiamo grande libertà nella nostra relazione con Dio per mezzo di quello che Gesù ha fatto e per quello che lo Spirito Santo sta facendo, ma non abbiamo la libertà di disobbedire a quello che lo Spirito dice nella Parola di Dio. Si tratta di una perversione della vera libertà, non di una libertà guidata dallo Spirito.
c. Vi è libertà: Paolo allude in realtà alla libertà di accesso, partendo da ciò che ha scritto in 2 Corinzi 3:12: Usiamo una grande franchezza nel parlare. La franchezza è una parola che va di pari passo con la libertà. Grazie alla grande opera dello Spirito Santo in noi attraverso il nuovo patto, abbiamo una relazione libera e aperta con Dio.
i. “Una libertà dal giogo della legge, dal peccato, dalla morte, dall’inferno. Tuttavia, la libertà a cui sembra riferirsi principalmente è quella dalla cecità e dalla durezza cui sono sottoposti i cuori degli uomini, fino a quando non ricevono lo Spirito Santo.” (Poole)
4. (18) La gloria trasformatrice del nuovo patto.
E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore.
a. Noi tutti… a faccia scoperta: Paolo invita ogni cristiano a un’intimità speciale e gloriosa con Dio, una relazione e una potenza trasformatrice che non appartengono solamente a pochi cristiani privilegiati. Possono appartenere a tutti, a tutti coloro che hanno la faccia scoperta.
i. Come facciamo ad ottenere una faccia scoperta? Il velo sarà rimosso a chi si sarà convertito al Signore (2 Corinzi 3:16). Se ci volgiamo al Signore, Egli rimuoverà il velo affinché anche noi entriamo a far parte del “noi tutti”.
b. Contemplando… come in uno specchio la gloria del Signore: Possiamo vedere la gloria del Signore, ma non in modo perfetto. In antichità, uno specchio non rifletteva bene come quelli di oggi. Gli specchi antichi erano fatti di metallo lucido e restituivano un’immagine offuscata, sfocata e distorta. Paolo dice: “Possiamo vedere la gloria del Signore, ma non ancora in maniera perfetta”.
i. Ci potrebbe essere un altro pensiero: “Poiché gli specchi presso i Giudei, i Greci e i Romani erano fatti di metallo molto lucido, accadeva spesso, soprattutto in presenza di una forte luce, che il volto fosse fortemente illuminato dalla luce riflessa; qui l’apostolo sembra alludere a questa circostanza.” (Clarke)
c. Siamo trasformati: Veniamo trasformati mentre contempliamo la gloria di Dio. Dio cambierà le nostre vite e lo farà dall’interno. Sebbene l’antico patto avesse la sua gloria, non aveva la capacità di trasformare le vite attraverso la legge. Dio usa il nuovo patto per renderci persone trasformate, non solo gradevoli.
i. Tutti vogliono sapere: “Come posso cambiare?”, oppure, “Come possono cambiare gli altri?”. Il cambiamento più duraturo nella nostra vita avviene quando siamo trasformati dal tempo che passiamo con il Signore. Ci sono altri modi per cambiare, come il senso di colpa, la forza di volontà o la coercizione, ma nulla di tutto ciò porta un cambiamento così profondo e duraturo come la trasformazione operata dallo Spirito di Dio in noi, mentre siamo alla presenza del Signore.
ii. Una cosa è però necessaria: contemplando. La parola non indica uno sguardo casuale, ma uno studio attento. Tutti noi abbiamo qualcosa da contemplare, da studiare. Possiamo essere trasformati dalla gloria del Signore, solo se la studiamo attentamente.
d. Nella stessa immagine: Guardando nello “specchio di Dio”, veniamo trasformati nella stessa immagine del Signore. Quando passiamo del tempo contemplando la gloria del Dio d’amore, di grazia, di pace e di giustizia, sperimenteremo una crescita in amore, grazia, pace e giustizia che ci trasforma.
i. Ovviamente, questo è il modo attraverso cui possiamo sapere se qualcuno sta veramente passando del tempo con il Signore: quando viene trasformato nella stessa immagine. Tuttavia, molto dipende da quello che “vediamo” quando guardiamo nello “specchio di Dio”. In questa analogia, lo “specchio di Dio” non ci mostra quello che siamo, ma quello che diventeremo, in base all’idea che abbiamo di Dio. Se ci siamo creati una falsa immagine di Dio, la vedremo riflessa nello Suo “specchio” e verremo trasformati in quella stessa immagine– facendo molto danno a noi stessi, sia ora che per l’eternità.
ii. Non tutti vedono la verità quando si guardano allo specchio. Il trentenne David si alza ogni mattina e la sua routine mattutina arriva solo fino allo specchio della camera da letto, dove vede un volto orribilmente distorto: un naso storto e gonfio coperto di cicatrici e un occhio sporgente. Il disagio provocato dalle sue deformità lo ha spinto a lasciare l’università e a trasferirsi dai genitori dieci anni fa. Da allora, esce raramente dalla sua stanza, per paura di farsi vedere da qualcuno. I quattro interventi di chirurgia estetica non sono serviti a migliorare la sua condizione, perché i problemi dell’aspetto di David sono solo nella sua mente. Gli esperti lo chiamano disturbo da dismorfismo corporeo, o BDD (body dismorphic disorder). Fa sì che le persone si immaginino come deformi e brutte, mentre in realtà hanno un aspetto normale. Gli psichiatri la definiscono un’epidemia nascosta e uno di loro ha dichiarato: “I pazienti stanno praticamente uscendo allo scoperto. Incontro un nuovo paziente ogni settimana”. La maggior parte di coloro che soffrono di BDD sono convinti che il problema riguardi il loro viso. Chi ne è affetto vive con un senso di vergogna così opprimente che riesce a malapena a svolgere le proprie funzioni. Una giovane insegnante di Boston cercava di continuare a lavorare, ma spesso usciva nel bel mezzo della lezione, temendo che il suo immaginario aspetto orrendo trasparisse dal suo spesso trucco. Un uomo d’affari di Denver chiamava la madre dall’ufficio 15 volte al giorno per essere rassicurato di non avere un aspetto grottesco e passava ore nel bagno con uno specchio tascabile cercando di trovare un modo per migliorare il suo aspetto. Alcuni cercano di affrontare il problema con rituali dannosi, come tagliarsi per far “sanguinare” l’area danneggiata. Chi soffre di BDD è solitamente convinto che il problema riguardi il corpo e non la mente. Non vogliono rivolgersi ad altri che a chirurghi plastici e dermatologi per risolvere il loro problema.
iii. Grazie al cielo, non dobbiamo essere schiavi di una falsa immagine di noi stessi o di Dio. Contemplando Dio come Egli è, siamo trasformati nella Sua immagine, secondo il Suo grande piano di salvezza: Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del suo Figlio (Romani 8:29). A tal riguardo, Calvino afferma: “Che l’immagine di Dio, deturpata dal peccato, sia restaurata dentro di noi… è un processo di restaurazione che dura tutta la vita, perché è a poco a poco che Dio fa risplendere la Sua gloria in noi”.
e. Siamo trasformati: Quest’opera di trasformazione è un processo. Siamo in fase di trasformazione; l’opera non è ancora completa e nessuno deve aspettarsi che lo sia in sé stesso o negli altri. Nessuno esce da un’incredibile esperienza con il Signore perfettamente trasformato.
f. Di gloria in gloria: L’opera di trasformazione è una progressione continua: va di gloria in gloria. Non deve andare dallo sviamento alla gloria allo sviamento alla gloria. L’opera di Dio nella nostra vita può essere una progressione continua, di gloria in gloria.
g. Come per lo Spirito del Signore: Con queste ultime parole, Paolo enfatizza due aspetti. In primo luogo, abbiamo accesso a Dio e alla Sua presenza trasformatrice per mezzo del nuovo patto, perché è attraverso di esso che riceviamo lo Spirito del Signore. In secondo luogo, quest’opera di trasformazione è davvero l’opera di Dio in noi. Avviene per lo Spirito del Signore, non per volontà o sforzo umano. Non otteniamo o guadagniamo la trasformazione spirituale contemplando… come in uno specchio la gloria del Signore. Lasciamo semplicemente che sia lo Spirito del Signore a trasformarci.
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