1 Timoteo 6




1 Timoteo 6 – L’Amore per le Ricchezze e la Pietà

A. Una parola rivolta ai servi.

1. (1) Una parola agli schiavi in generale.

Tutti coloro che sono sotto il giogo della schiavitù reputino i loro padroni degni di ogni onore, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina.

a. Tutti coloro: Paolo invita gli schiavi a reputare i loro padroni degni di ogni onore – ad essere degli operai buoni e rispettosi verso i loro padroni. Non lo fa in segno di approvazione generale verso l’istituzione della schiavitù, ma affinché Dio sia glorificato (perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina).

i. Il cristianesimo nacque in un contesto sociale dove la schiavitù era una pratica comune. L’Impero Romano contava circa 60 milioni di schiavi, alcuni dei quali occupavano delle posizioni privilegiate; altri, invece, erano vittima di tremendi abusi. Pur non avendo mai ordinato la schiavitù, la Bibbia la permetteva e la regolamentava.

ii. Gesù, Paolo e altri nel Nuovo Testamento non incitavano a una rivoluzione violenta contro l’istituzione della schiavitù (che forse, umanamente parlando, sarebbe fallita miseramente). Tuttavia, grazie alla trasformazione portata dal vangelo, le fondamenta della schiavitù furono efficacemente distrutte – il razzismo, l’avarizia e le ostilità di classe – rendendo così possibile la nascita di una società senza schiavitù.

iii. La chiesa stessa era un luogo dove la schiavitù fu distrutta. Non era raro che un padrone e uno schiavo andassero in chiesa insieme, e che lo schiavo fosse un anziano di chiesa e ci si aspettasse che il padrone si sottomesse alla guida spirituale dello schiavo! Un pensiero così radicale era un’offesa per molti, ma glorificava Dio e condusse alla distruzione della schiavitù.

b. Che sono sotto il giogo: Questi stessi principi si applicano oggi alla nostra vita lavorativa. Quando lavoriamo sodo e onoriamo i nostri datori di lavoro, ciò glorifica Dio. Al contrario, quando siamo dei pessimi lavoratori e manchiamo di rispetto verso i nostri supervisori, il nome di Gesù Cristo viene disonorato.

i. Colossesi 3:22-24 ne illustra meglio il pensiero: Servi, ubbidite in ogni cosa ai vostri padroni secondo la carne, non servendo solo quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con semplicità di cuore, temendo Dio. E qualunque cosa facciate, fatelo di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete la ricompensa dell’eredità, poiché voi servite a Cristo, il Signore. Non importa per chi lavoriamo, noi in realtà lavoriamo per il Signore – e a Lui dovremmo dare sia onore che il massimo impegno nella nostra giornata di lavoro.

c. Perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina: Le persone giudicheranno il cristianesimo – chi è Dio (il nome di Dio) e che cosa insegna la Bibbia (e la dottrina) – basandosi sul comportamento dei credenti in quanto lavoratori.

i. Ciascun cristiano deve chiedersi se con il proprio lavoro sta avvicinando le persone a Gesù o se le sta allontanando da Lui con la sua brutta testimonianza e la sua cattiva condotta sul posto di lavoro.

2. (2) Una parola speciale per gli schiavi con padroni cristiani.

Quelli poi che hanno padroni credenti non li disprezzino perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, perché coloro che ricevono il beneficio del loro servizio sono credenti e carissimi. Insegna queste cose ed esorta a praticarle.

a. Quelli poi che hanno padroni credenti: Forse era facile per uno schiavo dire: “Il mio padrone non conosce Gesù. Ecco perché esige che io lavori così duramente”. Se il suo padrone, invece, fosse stato un credente o fosse diventato cristiano, lo schiavo avrebbe potuto pensare: “Ora mio fratello non dovrebbe pretendere che io lavori così duramente; mi mostrerà l’amore cristiano e magari avrà un occhio di riguardo in più per me rispetto agli altri schiavi, visto che anch’io sono un credente”.

b. Non li disprezzino perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio: Possiamo quasi immaginare uno schiavo dire: “Il mio padrone è mio fratello! Siamo uguali di fronte al Signore. Non ha il diritto di dirmi cosa fare”. Un tale atteggiamento ignora il fatto che Dio ci coinvolge in diverse relazioni in cui è comandata la sottomissione: a casa, in chiesa, sul posto di lavoro. La nostra uguaglianza in Gesù non elimina l’ordine di autorità stabilito da Dio.

c. Ma li servano ancora meglio, perché coloro che ricevono il beneficio del loro servizio sono credenti e carissimi: Secondo questo principio, gli schiavi cristiani con padroni cristiani non erano liberi di disprezzare i propri padroni quando questi si aspettavano che lavorassero e che lavorassero sodo. Anzi, lo schiavo avrebbe dovuto impegnarsi ancora di più nel proprio lavoro, dato che serviva un fratello.

i. Non dovremmo mai aspettarci dei trattamenti speciali perché il nostro capo o il nostro supervisore è un cristiano. Piuttosto, questo dovrebbe motivarci ad impegnarci ancora di più, perché così possiamo essere una benedizione per un altro fratello.

ii. Warren Wiersbe racconta la storia di una giovane donna che aveva lasciato un lavoro secolare per lavorare per un’organizzazione cristiana. Dopo circa un mese, si ritrovò completamente disillusa. “Credevo che sarebbe stato un paradiso sulla terra”, si lamentò. “Invece non ci sono altro che problemi”. Wiersbe le chiese se ce la stesse mettendo tutta per il suo nuovo capo nello stesso modo in cui aveva fatto nel suo lavoro precedente. Lo sguardo sul volto di lei diceva: “No!”. Allora, Wiersbe le disse: “Prova a lavorare più duramente e mostra al tuo capo del vero rispetto. Solo perché tutti voi in ufficio siete salvati non significa che non dobbiate dare del vostro meglio”. Lei ascoltò il suo consiglio e i suoi problemi sparirono.

d. Insegna queste cose ed esorta a praticarle: Questo insegnamento era particolarmente importante nel mondo antico, dove gli schiavi venivano trattati in maniera nettamente diversa da padrone a padrone, e dove a volte tra i due c’erano un odio e un razzismo intenso.

B. Denaro, contentezza e pietà.

1. (3-5) Avvertimento contro coloro che fanno un uso improprio della parola di Dio.

Se uno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole, quelle del Signor nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è secondo pietà, è gonfio e non conosce nulla, ma ha un interesse morboso in questioni e dispute di parole, da cui nascono invidia, litigi, maldicenze, cattivi sospetti, vane dispute di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che stimano la pietà essere fonte di guadagno; da costoro separati.

a. Se uno insegna una dottrina diversa: Avvicinandosi alla conclusione della lettera, Paolo affronta nuovamente il tema menzionato nel primo capitolo – che Timoteo deve stare in guardia contro coloro che abusano della parola di Dio.

i. Insegna una dottrina diversa, in questo contesto, significa probabilmente sostituire il chiaro insegnamento della parola di Dio con un’attenzione particolare su profezie, visioni e strane esperienze spirituali rivendicate da alcuni. Contro un tale grande pericolo Paolo mette in guardia Timoteo.

ii. Poole riguardo a se uno insegna una dottrina diversa: “Se c’è qualcuno che, pubblicamente o privatamente, si assume l’incarico di istruire le persone in maniera diversa”. Alcuni degli insegnamenti più pericolosi nella chiesa non vengono impartiti dal pulpito, ma in conversazioni private e informali.

b. E non si attiene alle sane parole, quelle del Signor nostro Gesù Cristo: Paolo mette in guardia Timoteo contro l’eretico polemico, che lascia la parola di Dio per promuovere le proprie idee – che non si attiene alle sane parole, quelle del Signor nostro Gesù Cristo. Avverte Timoteo di stare attento a coloro che sembrano trattare la Parola di Dio più come un giocattolo che come un dono prezioso.

i. Non c’è bisogno di essere un oppositore attivo della parola di Dio per essere un suo nemico. Se non diamo alla Bibbia il posto che le spetta nella nostra vita e nella nostra predicazione, diventiamo oppositori della parola di Dio.

ii. “È possibile non professare nessun errore empio o palese e comunque corrompere la dottrina della pietà con un farneticare sciocco e vanaglorioso. Quando infatti non c’è avanzamento o edificazione in un insegnamento, esso si è già allontanato dall’istituzione di Cristo.” (Calvino)

c. Le sane parole, quelle del Signor nostro Gesù Cristo: Può sembrare un avvertimento inutile contro un pericolo ovvio. Tuttavia, tale avvertimento era necessario, perché coloro che abusano della verità di Dio non pubblicizzano sé stessi come tali. Spesso affermano di onorare la parola di Dio, mentre in realtà ne fanno un uso improprio.

i. Ci sono diversi modi in cui le persone non si attengono alla verità della Parola di Dio:

·Alcuni negano la Parola di Dio;

·Alcuni ignorano la Parola di Dio;

·Alcuni giustificano la Parola di Dio;

·Alcuni distorcono la Parola di Dio, usandola come un giocattolo con cui giocare nei dibattiti e nelle dispute.

ii. Si può essere circondati dalla verità di Dio; si può persino memorizzare la Bibbia e comunque non permetterle di avere effetto sulla propria vita per l’eternità. La curiosità o l’interesse per la Parola di Dio senza sottomissione ad essa è un grave pericolo.

iii. Ai giorni nostri – un’epoca in cui siamo sommersi da informazioni inutili – è facile guardare alla Bibbia come un’informazione inutile o una fonte di risposte a domande banali, e non come a un libro contenente la verità che affronta e trasforma la mia vita. Lo studio della Bibbia non è un’attività banale; trattare la Bibbia come un libro di informazioni inutili significa abusarne.

d. È gonfio e non conosce nulla: È una descrizione di coloro che usano impropriamente la Parola di Dio. Tuttavia, come ogni persona superba, essi non vedono o non ammettono la propria mancanza di conoscenza. E, come la maggior parte delle persone orgogliose, sono in grado di convincere gli altri che sono esperti della verità di Dio, quando in realtà ne abusano.

i. Non permettere alla parola di Dio di parlare per sé – aggiungerle il proprio “tocco” come fanno i politici moderni e le persone nelle pubbliche relazioni – è il peggior tipo di orgoglio. Mostra che qualcuno ha più fiducia nella propria sapienza e nelle proprie opinioni che nella semplice verità di Dio. Sicuramente, queste persone orgogliose sono quelle che non conoscono nulla.

ii. Solo l’orgoglio potrebbe far pensare al predicatore che le sue storie, i suoi aneddoti, le sue opinioni o il suo umorismo siano più importanti della chiara Parola di Dio. Tali storie, aneddoti e umorismo devono essere usati per presentare la chiara Parola di Dio, non per rimpiazzarla.

e. Ha un interesse morboso in questioni e dispute: Coloro che abusano della Parola di Dio possono anche essere esperti oratori sul loro attuale chiodo fisso dottrinale, ma il loro desiderio di discutere costantemente su alcuni aspetti della dottrina mostra la loro riluttanza a ricevere umilmente la verità.

i. Paolo non fa riferimento a quelle persone che indagano o mettono in discussione con un desiderio genuino di imparare, ma a quelle che fanno domande o iniziano una discussione principalmente per sfoggiare davanti agli altri quanto sono intelligenti.

f. Invidia, litigi, maldicenze, cattivi sospetti: Questo è il frutto delle questioni e dispute di coloro che abusano della verità di Dio. La loro presenza in un corpo ecclesiale è fonte di ogni genere di divisione e di malcontento; sebbene appaiano come esperti della Bibbia, in realtà danneggiano la chiesa di Dio. Perciò, Paolo avverte Timoteo: “Da costoro separati”.

i. Timoteo avrebbe dovuto aspettarsi che questi uomini:

· Provassero invidia di lui e del suo ruolo (senza ammetterlo).

· Creassero litigi tra i cristiani.

· Favorissero le maldicenze riguardo a Timoteo e ad altri leader della chiesa.

· Fossero fonte di cattivi sospetti – sospettando sempre che Timoteo e gli altri leader della chiesa fossero animati da motivazioni e piani malvagi.

ii. Timoteo aveva bisogno di questo avvertimento, perché persone così pericolose non sono così evidenti come si potrebbe pensare.

iii. Vane dispute: “Discorsi interminabili e inutili… La parola greca significa irritarsi l’un l’altro con dispute, o sfregarsi l’uno contro l’altro, come le pecore con delle croste, che così facendo diffondono l’infezione.” (Trapp)

g. Che stimano la pietà essere fonte di guadagno: Questa è un’altra caratteristica di coloro che abusano della verità di Dio. Il loro interesse per le cose di Dio non è interamente per la gloria di Dio, ma è motivato in parte dal desiderio di ricchezza e comodità.

i. “Per questi uomini tutto il cristianesimo è commensurato ai guadagni che porta… Paolo proibisce ai servi di Cristo di avere a che fare con tali uomini.” (Calvino)

ii. Il cristianesimo viene comunemente presentato oggi sulla base di ciò che si può ottenere seguendo Gesù: il successo personale e la felicità, una famiglia più forte, una vita più sicura. Queste cose possono essere vere in una certa misura, ma non dobbiamo mai commercializzare il vangelo come un prodotto che risolverà ogni problema di vita.

iii. Quando il vangelo viene commercializzato in questo modo, rende i discepoli di Gesù completamente impreparati ai tempi difficili. Dopotutto, se il “prodotto Gesù” non funziona, perché non provare un’altra marca? Inoltre, questo approccio di vendita distoglie l’attenzione da Gesù stesso e si concentra su ciò che Egli ci darà. Molti hanno il cuore rivolto alle benedizioni e non a Colui che ci benedice.

iv. Pur non ignorando le benedizioni che derivano dal seguire Gesù Cristo, dobbiamo proclamare la necessità di seguire Gesù perché Egli è Dio e Gli dobbiamo tutto quale nostro Creatore. Ciò che è giusto davanti a Dio e porta a Lui gloria è più importante di qualsiasi beneficio che possiamo ottenere.

v. Abbiamo bisogno di vedere cristiani che sono più interessati a ciò che glorifica Dio che a ciò che beneficia loro.

h. Da costoro separati: A Timoteo viene detto di non associarsi volutamente con coloro che ricevono o presentano il vangelo con questo tipo di approccio commerciale.

i. “Non solo proibisce a Timoteo di imitarli, ma gli dice di evitarli come dei parassiti dannosi. Sebbene non si oppongano apertamente al vangelo e ne facciano una professione, la loro compagnia è comunque contagiosa. Inoltre, se la folla ci vede avere familiarità con questi uomini, c’è il pericolo che questi usino la nostra amicizia per aggraziarsela. Dovremmo quindi impegnarci molto seriamente per far capire a tutti che siamo molto diversi da loro e che non abbiamo nulla in comune.” (Calvino)

2. (6) Il vero guadagno della pietà.

Ora la pietà è un mezzo di grande guadagno, quando uno è contento del proprio stato.

a. Ora la pietà: Paolo disse a Timoteo che coloro che abusano della Parola di Dio pensano erroneamente che la pietà sia un mezzo di guadagno materiale. Sapendo che la sua dichiarazione avrebbe potuto essere fraintesa, continuò con una spiegazione.

b. Ora la pietà è un mezzo di grande guadagno, quando uno è contento del proprio stato: È vero che la pietà è un grande guadagno, ma solo se accompagnato dall’essere contenti del proprio stato.

i. “La parola usata qui per contentezza è autarkeia… Con cui si intendeva una completa autosufficienza. Indicava uno stato d’animo che era completamente indipendente da tutte le cose esteriori e che portava in sé il segreto della felicità. La contentezza non proviene mai dal possesso di cose esterne.” (Barclay)

c. Quando uno è contento del proprio stato: Quando non viviamo “volendo sempre di più” e la nostra vita non è dominata dallo shopping e dall’avere cose materiali, possiamo essere contenti in Dio e nella Sua volontà per la nostra vita.

i. Questa è una zona pericolosa nella vita cristiana. È molto facile trovare ragioni – o meglio, scuse – per cui tali peccati di avidità e materialismo non ci riguardano. Ma ogni volta che pensiamo che ottenere qualcosa di materiale, o ottenerne di più, risponderà ai bisogni della nostra vita, manchiamo di questa contentezza. Ogni volta che siamo profondamente addolorati per la perdita materiale, manchiamo di questa contentezza. Ogni volta che proviamo un piacere eccessivo nell’acquistare o nell’avere qualcosa di materiale, manchiamo di questa contentezza.

d. La pietà è un mezzo di grande guadagno: Paolo conosceva in prima persona questo tipo di contentezza; ecco la sua testimonianza in Filippesi 4:11-13: Non lo dico perché sia nel bisogno, poiché ho imparato ad essere contento nello stato in cui mi trovo. So essere abbassato, come anche vivere nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere sazio e ad aver fame, ad abbondare e a soffrire penuria. Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica.

i. È vero che i beni materiali di per sé non ci corrompono; Paolo poteva abbondare di cose materiali e mantenere comunque la giusta prospettiva. Troppi, però, usano questa verità per giustificare il proprio materialismo e una carnale mancanza di contentezza.

ii. Essere contenti è fondamentale e difficile per molte ragioni:

·Possiamo essere contenti solo quando i nostri cuori sono radicati nelle cose eterne; la contentezza è essenziale, perché dimostra che stiamo vivendo con una prospettiva eterna e non cerchiamo solamente di arricchirci su questa terra.

·È difficile essere contenti, perché la nostra cultura consumistica alimenta la nostra mancanza di appagamento, premiandoci quando siamo scontenti e facendo uso di pubblicità che cercano di farci sentire scontenti senza un prodotto.

·È difficile essere contenti, perché quasi sempre desideriamo molto più di quanto ci è necessario.

e. La pietà è un mezzo di grande guadagno: La pietà può davvero portare una contentezza quasi incredibile; prima che possa farlo, dobbiamo però essere trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente (Romani 12:2) – iniziare a dare alle cose materiali la loro giusta priorità accanto alle cose spirituali.

i. È facile per molti cristiani dire di essere contenti; eppure, se davvero lo sono o no, spesso si può realmente sapere dalle loro abitudini di spese o da ciò che spendono. Quanto posto occupa lo shopping e l’acquisto nella tua vita? In che modo la perdita materiale influisce sulla tua felicità? Quanto ti rende felice avere qualcosa di materiale?

ii. Quando viviamo e agiamo senza essere contenti, cerchiamo di soddisfare i nostri bisogni: il bisogno di essere “qualcuno”, il bisogno di sentirci al sicuro o accuditi, il bisogno di avere eccitazione e novità nella nostra vita – la maggior parte delle persone cerca di soddisfare queste esigenze con cose materiali, ma possono essere soddisfatte veramente solo instaurando una relazione spirituale con il Dio che ci ha creati.

iii. Essere veramente contenti non è troppo difficile per coloro la cui vera casa è il cielo. “Basta poco dei beni di questo mondo per soddisfare un uomo che si sente cittadino di un altro paese, che sa che questo non è il suo riposo.” (Clarke)

3. (7-8) L’essenza della contentezza.

Non abbiamo infatti portato nulla nel mondo, ed è chiaro che non possiamo portarne via nulla, ma quando abbiamo di che mangiare e di che coprirci, saremo di questo contenti.

a. Non abbiamo portato nulla nel mondo: Un bambino non solo nasce senza un soldo, ma nasce anche senza una tasca in cui mettere i soldi. Allo stesso modo, non possiamo portare via nulla – le cose che rendono ricco un uomo in questo mondo non significano nulla nel mondo a venire.

b. È chiaro che non possiamo portare via nulla: Cominciamo ad avere un cuore contento quando consideriamo i nostri beni e le nostre risorse materiali da una prospettiva eterna.

i. È stato saggiamente osservato che al seguito di un carro funebre non c’è mai un rimorchio. Tutto ciò che si potrebbe portare con sé nell’aldilà viene lasciato indietro. L’oro è un bene prezioso sulla terra; in cielo Dio lo usa per lastricare le strade.

ii. Una volta Gesù raccontò una parabola che ha turbato alcune persone. In Luca 16:1-14, Egli parla di un amministratore disonesto che stava per essere chiamato a rendere conto del proprio operato. Sapendo che sarebbe stato licenziato, iniziò a regolare i conti con i debitori del suo padrone con condizioni a loro favorevoli, in modo che lo trattassero con riguardo quando il padrone lo avrebbe licenziato. Il padrone finì per complimentarsi con l’amministratore per la sua tattica astuta (presumibilmente prima di licenziarlo). L’amministratore fu elogiato per due ragioni. Primo, sapeva che sarebbe stato chiamato a rendere conto della propria vita e si mise a fare sul serio. Secondo, approfittò della propria posizione attuale per organizzare un futuro confortevole. Possiamo usare le nostre risorse materiali in questo momento per il bene eterno – anche se non possiamo portarle con noi.

iii. Noi non possiamo portare via nulla – ma possiamo mandare avanti la benedizione eterna e la ricompensa attraverso l’uso saggio delle nostre risorse in questo momento.

c. Abbiamo di che mangiare e di che coprirci: Ponendo attenzione ad una prospettiva eterna, un cuore contento sarà umile, sarà un cuore che sa accontentarsi delle cose semplici.

i. La maggior parte di noi si stanca nel corso degli anni a causa della nostra cultura eccessivamente stimolata, che è efficace nel produrre questo stato in noi. Le cose che prima ci soddisfacevano non sono più abbastanza. La costante fame del sempre di più, di più e di meglio, di nuovo e di migliore, tutto va contro la vera contentezza.

4. (9-10) La follia del cuore avido.

Ma coloro che vogliono arricchirsi cadono nella tentazione, nel laccio e in molte passioni insensate e nocive, che fanno sprofondare gli uomini nella rovina e nella distruzione. L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali e, per averlo grandemente desiderato, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti dolori.

a. Coloro che vogliono arricchirsi: In maniera significativa, volersi arricchire è molto più pericoloso delle ricchezze stesse – e non sono solo i poveri che desiderano essere ricchi, ma anche gli stessi ricchi desiderano più ricchezze.

i. Povero non significa pio e ricco non significa empio; tanto meno è vero il contrario. Nella Bibbia c’erano molti uomini straordinariamente devoti che erano anche incredibilmente ricchi, come Abramo, Davide e Salomone.

ii. Ma i ricchi devoti hanno il cuore come il salmista nel Salmo 62:10: Se le ricchezze abbondano, non vi attaccate il cuore.

b. Coloro che vogliono arricchirsi cadono nella tentazione, nel laccio: Il desiderio di ricchezze tenta il nostro cuore e lo allontana dalle ricchezze eterne, e ci intrappola in un laccio da cui pochi riescono a fuggire – sognano sempre le ricchezze e vi pongono sempre il cuore.

i. Il desiderio di arricchirsi può essere soddisfatto realmente solo in Gesù Cristo mediante le ricchezze spirituali e non materiali. Tutto il resto fallisce nell’impresa.

c. L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali: L’amore del denaro può motivare qualsiasi male su questa terra. Non c’è peccato che non possa essere commesso per amore del denaro.

d. Si sono procurati molti dolori: Questa è la sorte di coloro che vivono nell’amore per il denaro. Non sono soddisfatti. A volte vogliamo l’opportunità di scoprire se le ricchezze possono soddisfarci, ma dovremmo fidarci della Parola di Dio e dell’esperienza di molti.

i. “È così che questi strangolano, affogano, avvelenano le proprie anime preziose con profitti, piaceri e avanzamenti di carriera, andando molte volte incontro alla perdizione e alla distruzione, cioè a una doppia distruzione, temporale ed eterna, come alcuni affermano.” (Trapp)

5. (11-16) La vera ricchezza: servire un Grande Re.

Ma tu, o uomo di Dio, fuggi queste cose e procaccia la giustizia, la pietà, la fede, l’amore, la pazienza e la mansuetudine. Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni. Ti supplico alla presenza di Dio che dà vita a tutte le cose e di Cristo Gesù che, testimoniando davanti a Ponzio Pilato, rese una buona testimonianza di fede, di conservare questo comandamento senza macchia ed irreprensibile, fino all’apparizione del Signor nostro Gesù Cristo, che a suo tempo manifesterà il beato e unico sovrano, il Re dei re e il Signore dei signori, il solo che ha l’immortalità e abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha mai visto né può vedere, al quale sia l’onore e il dominio eterno. Amen.

a. Ma tu, o uomo di Dio: A Timoteo fu comandato di essere diverso da coloro che vivevano per le ricchezze e il benessere materiale. Doveva fuggire dalle argomentazioni orgogliose di coloro che abusavano della parola di Dio e che pensavano che dovremmo seguire Dio solo per quello che possiamo trarne.

b. Procaccia la giustizia, la pietà, la fede, l’amore, la pazienza e la mansuetudine: Invece dell’orgoglio e delle ricchezze, Timoteo doveva perseguire queste cose, le quali, sebbene spesso non siano apprezzate nella nostra epoca attuale, sono molto preziose per Dio.

i. Questa sfida a lasciare alcune cose e a procacciarne altre non è diretta solo a Timoteo, ma a tutti coloro che vogliono essere un uomo [o una donna] di Dio – invece di essere un uomo di questo mondo.

c. Combatti il buon combattimento della fede: Percorrere la via di Dio – contro la corrente di questo mondo – non sarà facile. Pertanto, Timoteo doveva avere la determinazione di un soldato.

i. Dio ci chiama ad essere dei combattenti, ma a combattere il buon combattimento della fede – una lotta in cui alcuni possono perdere una battaglia qua e là, ma continueranno a combattere con grande determinazione fino alla fine della guerra – quando afferreremo la vita eterna.

ii. Timoteo era stato arruolato in questa guerra: alla quale sei stato chiamato anche tu. Timoteo si era offerto però anche volontario: e per cui hai fatto la buona confessione di fede davanti a molti testimoni. Timoteo doveva considerare entrambi questi punti in modo da preparare la propria mente al combattimento. Dio lo aveva chiamato, ma anche lui aveva scelto liberamente.

d. Alla presenza di Dio che dà vita a tutte le cose: Poiché Paolo chiamò Timoteo a una battaglia difficile, era bene per lui sapere che gli ordini erano dati sotto il comando di questo grande Dio. Timoteo aveva il dovere di servire il Creatore che gli aveva dato la vita.

i. La negazione di Dio quale Creatore ha fatto grandi danni nella nostra cultura. Alcuni dei danni più grandi sono dovuti al semplice fatto che molte persone non credono più di avere un Creatore che devono onorare e a cui devono rendere conto.

e. Cristo Gesù: Fu Lui a dare a Timoteo questo comandamento difficile. Gesù stesso sapeva cosa significava portare a termine un comandamento difficile, perché rese una buona testimonianza di fede davanti a Ponzio Pilato, facendolo in molti modi.

i. Gesù ammise la verità riguardo a sé stesso, concordando con l’affermazione di Pilato che Egli era il Re dei giudei (Matteo 27:11).

ii. Gesù testimoniò a Pilato circa la sovranità di Dio, dicendo: Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse dato dall’alto (Giovanni 19:11). Gesù fece sapere a Pilato che Dio aveva il comando, non Pilato.

iii. Gesù taceva su accuse specifiche, rifiutando di difendersi e lasciando la propria vita nella volontà di Dio Padre (Matteo 27:14). “Cristo rese la propria testimonianza davanti a Pilato non con molte parole, ma con la sua sottomissione volontaria alla morte.” (Calvino)

iv. In ognuno di questi modi, Gesù rese una buona testimonianza davanti a Ponzio Pilato. Quando fu detto a Timoteo di vivere in maniera degna della buona testimonianza che aveva reso (1 Timoteo 6:12), gli fu detto semplicemente di imitare ciò che aveva fatto Gesù.

f. Fino all’apparizione del Signor nostro Gesù Cristo: Ecco per quanto tempo Timoteo avrebbe dovuto combattere il buon combattimento. C’è sempre il pericolo che i buoni sforzi non durino abbastanza a lungo e si finisca per essere sconfitti.

g. Lui è: Sapere chi è Gesù equipaggiò Timoteo a combattere il buon combattimento. La storia è piena di esempi di eserciti che sono stati condotti a vittorie spettacolari perché gli uomini conoscevano e amavano i propri condottieri. Per questa ragione, Paolo descrive qui Gesù a Timoteo.

i. Egli è il beato e unico sovrano – il solo che detiene tutta la potenza e la forza, che governa l’universo dal proprio trono nei cieli.

ii. Egli è il Re dei re e il Signore dei signori; la maestà dell’uomo svanisce in confronto alla gloria di Gesù. Le persone più ricche, intelligenti e influenti della terra sono minuscole di fronte al Re Gesù.

iii. Egli è il solo che ha l’immortalità e abita una luce inaccessibile che nessun uomo ha mai visto né può vedere: Egli è santo. Gesù non è semplicemente un superuomo, ma è il Dio-uomo; veramente immortale senza inizio né fine, con una gloria che, se si rivelasse pienamente, farebbe morire ogni essere umano.

iv. Al quale sia l’onore e il dominio eterno: Sapere chi è questo Gesù dovrebbe suscitare una risposta – non principalmente: “Che cosa può fare Lui per me?”, ma una risposta di adorazione semplice e profonda – che dichiara che l’onore e il dominio eterno appartengono a questo grande Dio. Amen!

h. Al quale sia l’onore e il dominio eterno: Paolo lodò la gloria e l’onore dell’eccelso Signore Gesù Cristo seduto sul trono. Egli è un uomo unico (il solo che ha l’immortalità) e un uomo glorificato (luce inaccessibile).

6. (17-19) Un’ultima parola ai ricchi.

Ordina ai ricchi di questo mondo di non essere orgogliosi, di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma nel Dio vivente, il quale ci offre abbondantemente ogni cosa per goderne, di fare del bene, di essere ricchi in buone opere, di essere generosi e di essere pronti a dare, mettendo in serbo per se stessi un buon fondamento per l’avvenire, per afferrare la vita eterna.

a. Ricchi di questo mondo: Questa frase mette tutto nella giusta prospettiva. Questi potrebbero essere ricchi ora, ma devono usare le proprie ricchezze responsabilmente se vogliono essere ricchi nell’età a venire.

b. Di non essere orgogliosi: L’orgoglio è un pericolo costante con le ricchezze. È molto facile credere che siamo di più perché abbiamo di più di un altro uomo.

c. Di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma nel Dio vivente: Dio conosce la nostra tendenza a confidare nelle ricchezze anziché in Lui. Egli ci protegge da questo pericolo perché vuole che abbiamo fiducia in ciò che è più certo – in Lui e non nell’incertezza delle ricchezze.

d. Di fare del bene, di essere ricchi in buone opere e di essere pronti a dare: Essere un donatore e fare del bene con le nostre risorse è ciò che custodisce il nostro cuore dal materialismo e dalla fiducia nell’incertezza delle ricchezze.

i. Molti pensano che la ragione principale per dare al Signore sia perché la chiesa ha bisogno di soldi. Questo non è vero. La ragione più importante per dare è perché tu hai bisogno di essere un donatore. È il modo di Dio di proteggerti dall’avidità e dalla fiducia nell’incertezza delle ricchezze. Dio provvederà alla Sua opera anche se tu non dai; ma a te cosa accadrà?

ii. Se non dai delle tue cose materiali all’opera del Signore, come metterai in serbo per [te stesso] un buon fondamento per l’avvenire? Come farai ad afferrare la vita eterna? Non ci saranno alcuni – forse molti – che non entreranno in cielo perché il loro cuore è stato molto più a proprio agio qui sulla terra con le sue ricompense materiali?

e. Afferrare la vita eterna: L’idea di Paolo per Timoteo era: “Lascia da parte la ricerca del denaro e sii contento del tuo lavoro come ministro del vangelo. La tua mano non è abbastanza grande per afferrare entrambe le cose. Pertanto, poiché puoi averne solo una, considera qual è quella fondamentale. Afferra la vita eterna”.

i. “Da ciò è evidente che, se si aggrappa alla vita eterna, dovrà lottare per essa; e che, se deve combattere, può solo combattere afferrando tenacemente la vita eterna.” (Spurgeon)

7. (20-21) Conclusione: un ultimo incarico.

O Timoteo, custodisci il deposito che ti è stato affidato, evitando i discorsi vani e profani e le argomentazioni contrastanti di quella che è falsamente chiamata scienza, professando la quale, alcuni si sono sviati dalla fede. La grazia sia con te! Amen.

a. O Timoteo: Paolo ripete un tema spesso affrontato, sfidando Timoteo a distinguere tra ciò che viene da Dio (ciò che ti è stato affidato) e ciò che viene dall’uomo (discorsi vani), e a stare in guardia a non lasciarsi ammaliare da ciò che proviene dall’uomo.

i. Paolo aveva grande fiducia in Timoteo, ma sapeva anche quanto fosse grande il potere della seduzione e quanto fosse alta la posta in gioco; per questo, lo avvertì, lo avvertì e lo avvertì più e più volte.

b. Custodisci il deposito che ti è stato affidato: Il vangelo viene affidato a pastori come Timoteo, ma anche a tutti i credenti. Quella fiducia viene infranta perché alcuni si sviano dalla fede. Dobbiamo fare tutto il possibile per custodire ciò che ci è stato affidato.

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