1 Tessalonicesi 4




1 Tessalonicesi 4 – Fiducia nel Ritorno di Gesù

A. Istruzioni riguardo alla purezza sessuale.

1. (1-2) Come camminare e piacere a Dio.

Per il resto dunque, fratelli, vi preghiamo ed esortiamo nel Signore Gesù che, come avete ricevuto da noi in quale modo vi conviene camminare per piacere a Dio, abbondiate molto più in questo. Voi conoscete infatti quali comandamenti vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

a. Per il resto dunque: L’utilizzo di Paolo di“per il resto” non significa che sia giunto al termine. Significa che qui inizia la sezione conclusiva della lettera, con alcune istruzioni pratiche su come Dio vuole che viva il Suo popolo.

i. “La parola tradotta con ‘infine’ (loipon) è un accusativo avverbiale, ‘per il resto’, e serve ad indicare una transizione piuttosto che una conclusione.” (Hiebert)

b. Abbondiate molto più in questo: Paolo era grato per la crescita che vide nei Tessalonicesi, ma voleva comunque che abbondassero molto più in un cammino che piacesse a Dio.

i. Abbondiate molto più in questo: Ciò sta ad indicare che la maturità cristiana non viene mai completamente raggiunta da questa parte dell’eternità. Indipendentemente da quanto un cristiano sia cresciuto nell’amore e nella santità, lui o lei può sempre abbondare molto più.

c. Come avete ricevuto da noi: Ciò che Paolo scrisse nei versetti successivi non era nulla di nuovo per i Tessalonicesi. Nelle poche settimane passate con loro, li istruì in questioni basilari riguardanti la moralità cristiana. Paolo sapeva che era importante istruire i giovani nella fede in queste cose.

d. In quale modo vi conviene camminare per piacere a Dio: Paolo dava per scontato che i Tessalonicesi avessero compreso che lo scopo del loro camminare – il loro modo di vivere – era quello di piacere a Dio e non a sé stessi. Quando il cristiano ha questa comprensione fondamentale, le istruzioni successive riguardanti la moralità Biblica sono più facili da capire.

i. “Quando un uomo è salvato per mezzo dell’opera di Cristo per lui, non troverà davanti a sé la libera scelta di servire Dio oppure no. È stato acquistato a caro prezzo (1 Corinzi 6:20). È divenuto schiavo di Cristo.” (Morris)

e. Voi conoscete infatti quali comandamenti vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù: Non si trattava di suggerimenti provenienti dalla penna di Paolo, ma sono comandamenti dal Signore Gesù e devono essere ricevuti come tali.

i. Morris sulla parola tradotta con comandamenti: “Ha più senso in un contesto militare, essendo un termine comune per indicare gli ordini dati dall’ufficiale ai suoi sottoposti (cfr. il suo utilizzo in Atti 5:28, 16:24). È, quindi, una parola che risuona di autorità”.

2. (3-6a) Il comandamento a conservarsi sessualmente puri.

Poiché questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione; che vi asteniate dalla fornicazione; che ciascuno di voi sappia possedere il suo vaso in santità ed onore, non con passioni disordinate, come i gentili che non conoscono Dio, e che nessuno inganni e frodi negli affari il proprio fratello,

a. Poiché questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione: Paolo diede questi comandamenti nel contesto della cultura romana del primo secolo, che era caratterizzata dall’immoralità sessuale. Sebbene a quel tempo nell’Impero Romano la castità e la purezza sessuale fossero virtù quasi del tutto sconosciute, i cristiani dovevano attingere per i propri standard di moralità sessuale da Dio e non dalla cultura.

i. Paolo disse che questo era un comandamento (1 Tessalonicesi 4:2), un termine militare che indicava un ordine dato da un ufficiale ad un subordinato, un ordine che veniva da Gesù e non da Paolo.

ii. L’antico scrittore Demostene descrisse la concezione generalmente amorale del sesso nell’antico Impero Romano così: “Abbiamo le prostitute per il piacere; abbiamo le amanti per i bisogni quotidiani del corpo; abbiamo le mogli per la fedele custodia delle nostre case”.

b. La volontà di Dio: la vostra santificazione: Paolo non fu ambiguo nel dichiarare la volontà di Dio per il cristiano. Santificazione comunica l’idea di essere appartati, perché Dio vuole che ci separiamo da una cultura malvagia e dalla sua immoralità sessuale. Se la nostra condotta sessuale non è diversa da quella dei gentili che non conoscono Dio, allora non siamo santificati – appartati – così come Dio vuole.

i. Coloro che non conoscono Dio non hanno le risorse spirituali per camminare in purezza davanti al Signore, ma i cristiani sì. Dunque, i cristiani dovrebbero vivere diversamente da coloro che non conoscono Dio.

c. Che vi asteniate dalla fornicazione: Viviamo diversamente dal mondo quando ci asteniamo dalla fornicazione. L’antica parola greca tradotta con fornicazione (porneia) ha un ampio significato, che si riferisce a qualunque tipo di relazione sessuale al di fuori del vincolo matrimoniale.

i. Alcune versioni traducono fornicazione con immoralità sessuale. “Fornicazione viene utilizzato nel senso generale del termine per indicare ogni tipo di rapporto sessuale illecito.” (Hiebert) “La parola richiede una definizione ampia, poiché include tutti i generi di peccati sessuali tra uomo e donna.” (Thomas)

ii. L’ampio significato della parola porneia mostra che non è abbastanza affermare di non avere avuto rapporti sessuali con qualcuno che non sia il proprio coniuge. Qualsiasi tipo di condotta sessuale al di fuori del matrimonio è peccato.

iii. Dio concede grande libertà sessuale all’interno del rapporto matrimoniale (Ebrei 13:4). La strategia non molto discreta di Satana, tuttavia, è spesso quella di fare il possibile per incoraggiare il sesso al di fuori del matrimonio e scoraggiarlo al suo interno.

d. Che ciascuno di voi sappia possedere il suo vaso in santità ed onore: Viviamo diversamente dal mondo quando possediamo il nostro corpo insantità ed onore. L’immoralità è l’opposto dell’onore, perché degrada e svaluta la persona. Coloro che non frenano i propri desideri sessuali agiscono più come animali che come essere umani, seguendo ogni impulso senza ritegno.

i. La frase che ciascuno di voi sappia “indica che la richiesta deve essere applicata ad ogni singolo membro della chiesa. Gli stessi standard morali valgono per tutti.” (Hiebert)

ii. Alcuni interpretano questo passaggio sostenendo che il vaso da possedere è una moglie e che, in questa occasione, Paolo incoraggiava i cristiani a sposarsi e ad esprimere la propria sessualità nel matrimonio piuttosto che nell’immoralità. Eppure, sembrerebbe invece che Paolo stesse incoraggiando ogni cristiano a possedere o conservare il proprio corpo (vaso) in una maniera che onorasse Dio. L’immoralità sessuale è un peccato contro il proprio corpo (1 Corinzi 6:18).

e. Non con passioni disordinate, come i gentili che non conoscono Dio: Questo significa chiaramente che la condotta sessuale del cristiano dovrebbe essere differente dal permissivismo predominante di oggi.

i. “I gentili avevano diverse divinità che impersonavano le loro ambizioni e le loro passioni, ma non conoscevano il vero Dio, il Dio che è santo e che desidera la santificazione dei propri seguaci.” (Hiebert)

f. E che nessuno inganni e frodi negli affari il proprio fratello: Quando la nostra condotta è sessualmente immorale, inganniamo e frodiamo gli altri e li tradiamo più gravemente di quanto possiamo immaginare. L’adultero froda il proprio coniuge e i propri figli, il fornicatore froda il proprio futuro coniuge e i propri futuri figli, ed entrambi frodano i rispettivi partner illegittimi.

i. “L’adulterio è una violazione esplicita dei diritti dell’altro. La promiscuità prima del matrimonio, invece, rappresenta il furto di quella verginità che dovrebbe essere portata fino al matrimonio. Il futuro partner di tale persona è stato frodato.” (Morris)

ii. In Levitico 18 – un capitolo nel quale Dio istruisce Israele sulla questione della moralità sessuale – si vede ripetutamente il concetto di non scoprire la nudità di un altro che non sia il proprio coniuge. Il principio è che la nudità di un individuo appartiene al coniuge e a nessun altro, ed è una violazione della legge di Dio dare quella nudità a qualcun altro, così come lo è prenderla.

3. (6b-8) Motivi per cui viene dato il comandamento.

Perché il Signore è il vendicatore di tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e attestato prima. Dio infatti non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio che vi ha anche dato il suo Spirito Santo.

a. Perché il Signore è il vendicatore di tutte queste cose: Questo è il primo di quattro motivi alla base della purezza sessuale. Possiamo confidare nel fatto che Dio punirà l’immoralità sessuale e che nessuno la fa franca col peccato – anche se non viene scoperto.

b. Dio infatti non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione: Questo è il secondo motivo per il quale un cristiano dovrebbe rimanere puro sessualmente – siamo stati chiamati a questo. La chiamata non è all’impurità, ma alla santificazione; dunque, l’immoralità sessuale è semplicemente non compatibile con chi siamo in Gesù Cristo.

i. Paolo sviluppò la stessa linea di pensiero in 1 Corinzi 6:9-11 e 6:15-20, concludendo che dovremmo glorificare Dio nel nostro corpo e nel nostro spirito, che appartengono a Dio.

c. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio: Il terzo motivo alla base della purezza sessuale è che il rigetto della chiamata di Dio alla purezza sessuale non vuol dire disprezzare l’uomo, ma Dio stesso. Nonostante i modi futili con cui molti razionalizzano l’immoralità sessuale, quando si pecca in questo modo si disprezza Dio.

i. Il forte comandamento di Paolo non sembrava essere stato dato perché i Tessalonicesi vivevano in grande dissolutezza. Non viene menzionato nessun peccato specifico; serviva piuttosto a prevenire il peccato, non a rimproverarlo, alla luce degli standard prevalentemente bassi nella loro società e a motivo della forza ammaliante della fornicazione.

d. Che vi ha dato il Suo Spirito Santo: Questo è il quarto dei quattro motivi dati in questo passaggio per la purezza sessuale. Ci è stato donato lo Spirito Santo, il quale dà potenza al cristiano fiducioso e volenteroso di vincere il peccato sessuale. Per mezzo del Suo Spirito, Dio ci ha dato le risorse per ottenere la vittoria – sta solo a noi usarle.

B. Vivere in pace davanti a Dio.

1. (9-10) Dovremmo vivere una vita con un amore sempre in crescita.

Ora, quanto all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva, perché voi stessi siete stati ammaestrati da Dio ad amarvi gli uni gli altri. Voi infatti fate questo verso tutti i fratelli che sono in tutta la Macedonia; ma noi vi esortiamo, fratelli, a sovrabbondare in questo ancora di più,

a. Ora, quanto all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva: Questi principi sono talmente basilari che Paolo sapeva che erano ovvi per i cristiani di Tessalonica. Essi furono ammaestrati da Dio sull’importanza dell’amore, ma c’è bisogno che venga ricordato a tutti noi.

b. Voi infatti fate questo verso tutti i fratelli che sono in tutta la Macedonia: I Tessalonicesi non erano senza amore; il loro amore verso tutti i fratelli era ben risaputo, ma dovevano sovrabbondare in questo ancora di più.

2. (11) Dovremmo vivere una vita produttiva.

E a cercare diligentemente di vivere in pace, di occuparvi delle vostre cose e di lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato,

a. E a cercare diligentemente di vivere in pace: Ciò significa che dovremmo avere un’aspirazione, un’ambizione nella vita, cioè cercare diligentemente di vivere in pace.

i. Cercare diligentemente aspirare, in altre versioni della Bibbia – trasferisce l’idea di ambizione. Pace dà indicazione di calma, riposo e soddisfazione.

ii. Vivere in pace contraddice l’attrazione moderna di enorme successo dell’intrattenimento e del divertimento, la cui dipendenza reca danno sia a livello spirituale che culturale. Potremmo dire che il divertimento e l’intrattenimento sono come una religione per molte persone oggigiorno.

·Questa religione ha un dio: il proprio io.

·Questa religione ha sacerdoti: le celebrità.

·Questa religione ha un profeta: l’intrattenimento costante.

·Questa religione ha le proprie scritture: riviste scandalistiche e di intrattenimento, notizie e programmi d’informazione.

·Questa religione ha i propri luoghi di culto: parchi di divertimento, teatri, sale concerti, arene sportive; potremmo affermare che ogni televisore e connessione internet costituisce un piccolo santuario.

iii. La religione del divertimento e dell’intrattenimento seduce le persone a vivere le proprie vite per una cosa sola – il brivido del momento. Questi brividi finiscono e vengono subito dimenticati, e tutto ciò che conta è il divertimento successivo. Questa religione condiziona i propri seguaci a porsi solo una domanda: “È divertente?” e non vuole che facciamo domande più importanti come: “È vero?”, “è giusto?”, “è buono?”, “è santo?”

iv. Abbiamo bisogno di vivere in pace affinché possiamo veramente prendere del tempo e volgere l’attenzione all’ascolto di Dio. Quando viviamo in pace, possiamo ascoltare Dio e conoscerlo meglio.

b. Di occuparvi delle vostre cose: Ciò vuol dire che il cristiano deve concentrarsi sulla propria vita e sulle proprie questioni, invece di intromettersi nelle vite degli altri. “Fatevi gli affari vostri” (occupatevi delle vostre cose) è un concetto biblico.

i. “C’è una grande differenza tra il dovere cristiano di mettere gli interessi altrui davanti ai propri e la smania compulsiva del ficcanaso di impicciarsi nella vita degli altri.” (Bruce)

ii. “Paolo, tuttavia, non intende dire che ognuno deve occuparsi delle proprie cose al punto tale da vivere separato dagli altri senza curarsene, ma vuole semplicemente correggere quelle oziose futilità che rendono gli uomini disturbatori della pace, quando invece dovrebbero vivere tranquillamente a casa propria.” (Clarke)

c. Lavorare con le vostre mani: Dobbiamo riconoscere la dignità e l’onore del lavorare. Il lavoro è il piano di Dio per il progresso della società e della chiesa. Cadiamo nella trappola di Satana quando pretendiamo che le cose ci arrivino facilmente, o quando consideriamo la benedizione di Dio come una scusa per la pigrizia.

i. Il lavoro manuale era disprezzato nell’antica cultura greca. Si credeva che migliore fosse stato un uomo, meno avrebbe dovuto lavorare. Al contrario, Dio ci ha dato un Re falegname, degli apostoli pescatori e dei missionari fabbricatori di tende.

ii. “Non c’è nulla di più vergognoso di un pigro buono a nulla che non è utile né a sé stesso né agli altri, che sembra essere nato solo per mangiare e bere.” (Clarke)

3. (12) Dovremmo vivere una vita che sia di esempio, non mancando di nulla.

Affinché vi comportiate onestamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nulla.

a. Affinché vi comportiate onestamente verso quelli di fuori: Quando uniamo l’amore per i nostri fratelli al lavoro, ci comportiamo onestamente. Le persone che ancora non sono cristiane (quelli di fuori) vedranno il nostro esempio e saranno ispirate a diventare seguaci di Gesù.

i. Hiebert su onestamente: “Significa, ‘con buone maniere, decorosamente, in modo onorevole, da non arrecare offesa’. I credenti non devono mai essere indifferenti all’impatto causato dal loro esempio”.

b. E non abbiate bisogno di nulla: Paolo termina il pensiero iniziato in 1 Tessalonicesi 3:10 (per poter vedere la vostra faccia e compiere le cose che mancano ancora alla vostra fede). Seguendo il suo insegnamento e il suo esempio, non avrebbero avuto bisogno di nulla e sarebbero giunti ad una genuina maturità cristiana.

C. Riguardo ai cristiani che sono deceduti.

1. (13) I credenti defunti sono considerati come “addormentati”.

Ora, fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate contristati come gli altri che non hanno speranza.

a. Ora, fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono: Nelle poche settimane in cui si trattenne con i Tessalonicesi, Paolo mise l’accento sull’imminente ritorno di Gesù, in cui i Tessalonicesi credettero con fervore. Questa era una delle ragioni per cui questa era il tipo di chiesa che Paolo non perdeva occasione di elogiare. Eppure, dopo la sua partenza, i Tessalonicesi cominciarono a farsi domande sui cristiani che morivano prima del ritorno di Gesù, turbati dall’idea che questi credenti potessero perdersi quel grande evento futuro, la vittoria e la benedizione della Sua venuta.

i. È alquanto interessante notare che per quattro volte nelle sue lettere Paolo chiede ai cristiani di non restare nell’ignoranza su determinati argomenti:

·Non siate nell’ignoranza circa il piano di Dio per Israele (Romani 11:25).

·Non siate nell’ignoranza circa i doni spirituali (1 Corinzi 12:1).

·Non siate nell’ignoranza circa la sofferenza e le prove nella vita cristiana (2 Corinzi 1:8).

·Non siate nell’ignoranza circa il rapimento e la seconda venuta di Gesù (1 Tessalonicesi 4:13).

ii. Sorprendentemente, queste sono aree dove l’ignoranza è ancora diffusa nel mondo cristiano.

b. Quelli che dormono: Nel mondo antico il sonno era un modo comune di raffigurare la morte, sebbene tra i pagani fosse visto quasi sempre come un sonno eterno.

i. Gli scritti antichi sono pieni di questo pessimismo riguardante la morte:

·“Per un uomo morto non c’è risurrezione.” (Eschilo)

·“La speranza si trova tra i vivi, i morti ne sono sprovvisti.” (Teocrate)

·“Il sole può anche continuare a tramontare e a sorgere, ma, quando la nostra breve luce tramonterà, dormiremo per una notte infinita.” (Catullo)

ii. I cristiani chiamavano la morte sonno, ma ne enfatizzavano l’aspetto del riposo. I primi cristiani iniziarono a chiamare i loro luoghi di sepoltura “cimiteri”, che significa “dormitori” o “luoghi del sonno. Al contrario, la Bibbia non descrive mai la morte dei non credenti in termini di sonno, perché per loro nella morte non c’è né riposo, né pace, né conforto.

iii. Sebbene Paolo parlasse della morte in termini di sonno, facendo ricorso ad un modo di dire comune ai suoi giorni, ciò non è da considerarsi prova del concetto errato di sonno dell’anima, secondo cui coloro che sono ora morti in Cristo si troverebbero in uno stato di sospensione, in attesa di essere risuscitati in uno stato di coscienza. “Dato che lasciare questo mondo con la morte per “essere con Cristo” viene descritto da Paolo come qualcosa di “gran lunga migliore” (Filippesi 1:23) dello stato attuale di comunione benedetta con il Signore e di servizio benedetto reso a Lui, è evidente che “sonno”, così come applicato ai credenti, non può essere concepito per insegnare che l’anima si trovi in uno stato di incoscienza.” (Hiebert)

c. Affinché non siate contristati come gli altri che non hanno speranza: Per il cristiano la morte è morta e la dipartita da questo corpo è come distendersi un attimo per un pisolino e risvegliarsi nella gloria. È un trasferimento, non un morire. Per queste ragioni, i cristiani non dovrebbero contristarsi come gli altri che non hanno speranza quando i loro cari muoiono in Gesù.

i. Da cristiani, possiamo fare cordoglio per la morte di altri cristiani, ma non come coloro che non hanno speranza. Il nostro dolore è paragonabile alla tristezza di vedere qualcuno partire per un lungo viaggio, avendo la consapevolezza che lo rivedremo, anche se non dopo poco tempo.

2. (14) C’è piena fiducia nel fatto che i cristiani che sono morti, in realtà, vivono ancora.

Infatti, se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, crediamo pure che Dio condurrà con lui, per mezzo di Gesù, quelli che si sono addormentati.

a. Se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, crediamo pure che Dio condurrà con Lui… quelli che si sono addormentati: La nostra speranza è più che un pio desiderio di risurrezione. In Gesù abbiamo sia il meraviglioso esempio della Sua risurrezione che la promessa della nostra.

i. Le menti turbate dei cristiani di Tessalonica trovarono risposta nell’affermazione “Dio condurrà con lui, per mezzo di Gesù, quelli che si sono addormentati”. “Queste parole vengono meglio comprese in relazione alla venuta di Gesù, quando Egli ritornerà portando con sé i fedeli defunti. La loro morte non significa che non parteciperanno nella Parousia.” (Morris)

b. Gesù è morto: Quando Paolo scrisse riguardo alla morte dei credenti, parlò di loro come di addormentati. Nella sua descrizione della morte di Gesù, invece, non l’addolcì definendola sonno, non essendoci nulla di tenero o pacifico riguardo alla Sua morte.

i. “Egli sopportò la peggior morte possibile… È perché non c’era sollievo per l’orrore della Sua morte che non esiste orrore per la morte dei Suoi. Per questi non è altro che un addormentarsi.” (Morris)

c. Crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato: Questa era la fede certa dell’Apostolo Paolo e dei primi cristiani. Noi certamente vivremo, perché Gesù vive e la nostra unione con Lui è più forte della morte. Questo è il motivo per il quale non ci contristiamo come coloro che non hanno speranza e la ragione per cui la nostra speranza è molto più che un pio desiderio.

i. Quando un peccatore muore, facciamo cordoglio per lui. Quando un credente muore, facciamo cordoglio solo per noi stessi, perché lui è col Signore.

ii. Tra le rovine dell’antica Roma si possono osservare le incredibili tombe dei pagani, su cui si leggono iscrizioni cupe. Una di queste riporta:

NON ERO

DIVENTAI

NON SONO

NON MI IMPORTA

Oppure si possono visitare le buie catacombe, su cui sono presenti iscrizioni gloriose. Uno degli epitaffi cristiani più comuni rinvenuti nelle catacombe era IN PACE, che citava Salmo 4:8: In pace mi coricherò e in pace dormirò, poiché Tu solo, o Eterno, mi fai dimorare al sicuro. Dovremmo guardare alla morte nello stesso modo in cui facevano i primi cristiani.

iii. Purtroppo, non tutti i credenti hanno questa fiducia e pace. Anche i cristiani, a causa dell’incredulità, provano disperazione e paura di fronte alla morte. L’autore una volta lesse un’iscrizione che rifletteva questa angoscia non proprio cristiana su una lapide irlandese, in un cimitero cristiano sulla Collina di Slane, fuori Dublino:

O Morte crudele, vantati pure

Di tutti i Tiranni sei la peggiore

Perché tutti i mortali puoi controllare

Il Signore abbia pietà dell’anima mia (1782)

3. (15-16) Coloro che si sono addormentati in Gesù non sono svantaggiati.

Ora vi diciamo questo per parola del Signore: noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati, perché il Signore stesso con un potente comando, con voce di arcangelo e con la tromba di Dio discenderà dal cielo, e quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi;

a. Per parola del Signore: Paolo enfatizzò l’autorità di questo comandamento, sebbene non sappiamo se lo avesse ricevuto direttamente per rivelazione o se fosse qualcosa di non riportato detto da Gesù. In ogni caso, era una parola che procedeva da Gesù e non da Paolo.

i. “In nessun altro passaggio l’apostolo parla in maniera così sicura e positiva della sua ispirazione come fa qui; prepariamoci dunque a ricevere un’importante ed interessante verità.” (Clarke)

b. Noi viventi, che saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo coloro che si sono addormentati: Paolo voleva che i Tessalonicesi sapessero che coloro che si sono addormentati – i cristiani che sono morti prima del ritorno di Gesù – non sono in alcun modo svantaggiati. I viventi, che saranno rimasti fino alla venuta del Signore, non precederanno coloro che si sono addormentati. Dio permetterà a coloro che si sono addormentati di partecipare alla gloria della venuta del Signore.

i. “I viventi non avranno alcun vantaggio su coloro che si sono addormentati; non vedranno il ritorno di Cristo prima dei morti, né avranno alcuna precedenza nella benedizione al Suo ritorno.” (Hiebert)

ii. Noi viventi significa che Paolo stesso condivideva questa attesa – e non perché avesse la promessa inesatta che Gesù sarebbe tornato durante l’arco della sua vita. “Maggiormente realistica è la soluzione che vede Paolo dare un esempio di aspettativa alla chiesa di tutte le ere. La corretta attesa cristiana include il ritorno imminente di Cristo.” (Thomas)

c. Perché il Signore stesso con un potente comando… discenderà dal cielo: Gesù tornerà di persona. Il Signore stesso discenderà e verrà con un potente comando. La parola in greco antico utilizzata per comando è la stessa che veniva usata per gli ordini che il capitano di una nave dava ai propri marinai, o un comandante ai propri soldati. “C’è sempre un’eco di autorità e una nota di urgenza.” (Morris)

i. A quanto pare, ci sarà una sorta di segnale udibile che darà il via a questo evento straordinario. È possibile che tutte e tre le descrizioni (comando, voce e tromba) si riferiscano allo stesso suono, così come è possibile che si udranno tre suoni distinti. Il rapimento non avverrà in silenzio o in segreto, sebbene la grande maggioranza delle persone potrà non comprendere il suono o il suo significato.

ii. Quando Paolo sentì la voce dal cielo sulla via di Damasco (Atti 9:7, 22:9), i suoi compagni udirono il suono di una voce, ma non distinsero alcuna parola. Udirono un suono, ma non ne compresero il significato. Può anche darsi che il suono di questo comando/voce/tromba, che accompagnerà il rapimento, avrà lo stesso effetto. Probabilmente, tutto il mondo sentirà questo suono dal cielo, senza però avere la minima idea di che cosa significhi.

d. Con voce di arcangelo: Ciò non sta ad indicare che il Signore stesso è un arcangelo. L’unico nella Bibbia ad essere descritto come un arcangelo è Michele (Giuda 1:9). Paolo intende dire che, quando Gesù tornerà, sarà accompagnato da angeli illustri.

i. Dall’espressione con voce di arcangelo si deduce chiaramente che Paolo non alludeva a nessun arcangelo in particolare. “È anche possibile che egli non intenda dire che un arcangelo dirà effettivamente qualcosa, ma semplicemente che la voce che si sentirà sarà una voce possente, come quella di un arcangelo.” (Morris)

e. Con la tromba di Dio: I credenti saranno radunati al suono della tromba di Dio. Nell’Antico Testamento, le trombe suonavano l’allarme di guerra e gettavano così il nemico nel panico, come le sette trombe descritte in Numeri 10:9, Apocalisse 8 e Apocalisse 9. Le trombe, inoltre, venivano usate per convocare l’assemblea del popolo di Dio, come in Levitico 23:24 e Numeri 10:2. Qui, la tromba di Dio serve per radunare il popolo di Dio.

i. “Era con il suono della tromba che, sotto la legge, venivano convocate le assemblee solenni; ed è a queste convocazioni che sembra esserci un’allusione.” (Clarke)

ii. Vengono fatte altre tre associazioni tra le trombe e gli eventi degli ultimi tempi. Una di queste è l’ultima tromba di 1 Corinzi 15:52, che sembra chiaramente essere collegata alla stessa tromba di 1 Tessalonicesi 4. Le altre sono le sette trombe che culminano in Apocalisse 11:15 e la tromba in Matteo 24:31 che radunerà gli eletti di Israele alla fine dell’età presente.

iii. Hiebert mette a confronto la tromba di 1 Tessalonicesi 4 con la settima tromba di Apocalisse 11:15: “I soggetti sono diversi: da una parte la chiesa, dall’altra il mondo malvagio. I risultati sono diversi: da una parte il glorioso rapimento della chiesa per stare con il Signore, dall’altra un ulteriore giudizio su un mondo empio. Qui ‘l’ultima tromba’ segnala la conclusione della vita della chiesa sulla terra; nell’altro passaggio, la ‘settima’ tromba caratterizza un climax in una serie progressiva di giudizi apocalittici sui viventi della terra.”

iv. Per quanto riguarda la tromba di 1 Tessalonicesi 4 e quella menzionata in Matteo 24:31, possiamo osservare che:

·I soggetti sono diversi: Matteo si riferisce ai credenti giudei durante la grande tribolazione; Tessalonicesi si riferisce alla chiesa.

·Le circostanze sono diverse: Matteo parla di un raduno degli eletti sparpagliati per tutta la terra, senza alcun riferimento alla resurrezione; Tessalonicesi parla della risurrezione dei credenti defunti.

·I risultati sono diversi: Matteo fa riferimento ai credenti in vita radunati da ogni parte della terra al comando del loro Signore, che è ritornato sulla terra in gloria; Tessalonicesi si riferisce all’unificazione dei morti risorti con i credenti ancora in vita per incontrare il Signore nell’aria.

f. Quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi: Il concetto di Paolo per i Tessalonicesi è chiaro. Coloro che sono precedentemente morti in Cristo non verranno esclusi né dalla resurrezione né dal ritorno di Gesù, anzi lo sperimenteranno per primi.

i. “È soltanto dopo che i credenti defunti hanno preso il loro posto con il Signore che i santi sulla terra verranno rapiti in cielo per stare con Lui o, per meglio dire, per stare con loro e incontrare Lui.” (Morris)

ii. “‘L’ordine della resurrezione’, dice, ‘inizierà con loro. Perciò, non risorgeremo senza di loro’.” (Calvino)

g. Risusciteranno per primi: Alcuni si domandano in che modo quelli che sono morti in Cristo risusciteranno per primi. Alcuni credono che ora abbiano dei corpi temporanei e che stiano aspettando questa resurrezione. Altri credono che abbiano la forma di spiriti incorporei in attesa della resurrezione. Altri ancora congetturano che coloro che muoiono in Cristo sperimentino immediatamente la propria resurrezione.

i. Verrà il giorno in cui, nel piano eterno di Dio, coloro che sono morti in Cristo riceveranno i loro corpi di resurrezione. Tuttavia, siamo certi che, fino a quel giorno, coloro che sono morti in Cristo non si troveranno in una sorta di sonno dell’anima o in uno stato di sospensione. Paolo disse chiaramente che essere assente dal corpo significa essere presente col Signore (2 Corinzi 5:8). O i morti in Cristo si trovano con il Signore in un corpo spirituale, aspettando la resurrezione finale dei loro corpi; o, a causa della natura senza tempo dell’eternità, hanno già ricevuto i loro corpi risorti, visto che già vivono nell’eternità.

ii. Qualunque sia il modo in cui Dio lo farà, siamo fiduciosi che la Sua promessa è verace. “Anche se le ossa vengono sparpagliate dai quattro venti del cielo, alla chiamata del Signore ritorneranno di nuovo insieme, osso con osso… Non abbiamo dubbi che Dio proteggerà le ceneri dei preziosi figli e figlie di Sion.” (Spurgeon)

4. (17) Gesù viene per incontrare la Sua Chiesa.

Poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole, per incontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore.

a. Poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole: I viventi rimasti fino alla venuta di Gesù saranno rapiti per incontrare il Signore nell’aria, insieme a coloro che sono morti in Gesù e che hanno già sperimentato la risurrezione.

i. Il verbo tradotto con rapiti significa “catturati” o “portati via con la forza”. “Spesso trasmette l’idea del piombare all’improvviso e, solitamente, quella di una forza a cui non si può resistere” (Morris). In greco antico, il verbo incontrare veniva utilizzato come termine tecnico per descrivere il benvenuto ufficiale che veniva dato agli ospiti d’onore.

ii. Questo passaggio è la base della dottrina neotestamentaria del rapimento, i credenti che vengono portati via per stare con Gesù. La parola rapimento non si trova nel testo greco antico, ma viene dalla Vulgata Latina, che traduce il verbo rapiti con rapturus, da cui deriva la parola italiana rapimento.

iii. La dichiarazione di Paolo, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, è sia esorbitante che fantastica. Egli parla di cristiani che volano verso l’alto, rapiti… sulle nuvole per incontrare il Signore nell’aria. Sarebbe difficile per noi crederci, se non fosse la Bibbia a dircelo, ma non più difficile del credere che Dio diventò un bambino, compì dei miracoli, morì su una croce e vive in noi.

iv. Il linguaggio di Paolo qui è così diretto e privo di figure retoriche che non è possibile fraintendere il suo intento. “Le dichiarazioni dell’Apostolo vengono fatte con un tono pratico, indicando prettamente un dato di fatto, e vengono fornite come dettagli da prendere alla lettera… Non c’è mai stato un posto dove l’analogia della simbologia apocalittica fosse meno applicabile. O questi dettagli devono essere da noi ricevuti come una questione di attesa pratica, oppure dobbiamo accantonare l’Apostolo, che è stato divinamente incaricato ad insegnare alla Chiesa.” (Alford)

b. Saremo rapiti assieme a loro sulle nuvole per incontrare il Signore nell’aria: Il linguaggio semplice di Paolo spazza via ogni dubbio riguardo alla certezza di questo evento. Tuttavia, il momento nel quale questo evento si colloca nella cronologia del piano profetico di Dio è una questione di grande dibattito tra i cristiani.

i. Molti cristiani – sebbene certamente non tutti – credono che la Bibbia insegni l’avvento di questo periodo importante della storia, dalla durata di sette anni, prima della Battaglia di Armageddon ed il ritorno trionfante di Gesù. Il dibattito intorno a questo rapimento riguarda il punto in cui questo evento si colloca in questo periodo di sette anni, conosciuto comunemente come la Grande Tribolazione, con riferimento a Matteo 24:21.

·La posizione pre-tribolazionista del rapimento afferma che i credenti verranno rapiti prima di questo periodo finale di sette anni.

·La posizione medio-tribolazionista del rapimento afferma che i credenti verranno rapiti alla metà di questo periodo finale di sette anni.

·La posizione pre-ira del rapimento afferma che i credenti verranno rapiti in un determinato momento durante la seconda metà di questo periodo finale di sette anni.

·La posizione post-tribolazionista del rapimento afferma che i credenti verranno rapiti alla fine di questo periodo di sette anni.

ii. I sostenitori di ciascuna di queste diverse posizioni crede che la propria visione sia biblica, ma non bisogna permettere a queste differenze di comprensione di creare divisione nella comunione cristiana. Detto ciò, l’opinione di questo autore è che la posizione pre-tribolazionista del rapimento sia quella biblicamente corretta. Anche altri riferimenti al ritorno di Gesù in 1 e 2 Tessalonicesi sostengono questa interpretazione:

·1 Tessalonicesi 1:10 mostra i credenti in attesa del ritorno di Gesù. Si deduce chiaramente che essi avevano la speranza del Suo ritorno imminente e non l’aspettativa di una grande tribolazione incombente.

·1 Tessalonicesi 4:13-18 ci rassicura che anche i credenti che sono morti parteciperanno al rapimento e alla resurrezione, in risposta al timore che, in qualche modo, coloro che erano già morti in Cristo fossero svantaggiati. Tuttavia, se Paolo avesse creduto che i cristiani dovessero passare per la Grande Tribolazione, avrebbe considerato i morti in Cristo come più fortunati di quei credenti ancora in vita che probabilmente stavano per attraversarla. Sarebbe stato logico da parte di Paolo consolare i Tessalonicesi affermando che coloro che erano morti in Gesù si trovavano in migliori condizioni, perché non avrebbero sperimentato la Grande Tribolazione.

·2 Tessalonicesi 1:3-10 consola i cristiani che si trovano ad affrontare difficoltà, promettendo loro un riposo futuro, a differenza dei loro persecutori, che subiranno una condanna certa. Se Paolo però sapeva che la chiesa era destinata ad affrontare la Grande Tribolazione, sarebbe stato più appropriato che mettesse in guardia i cristiani dalle prove e dalle sofferenze peggiori alle porte, piuttosto che continuare con la promessa di un riposo futuro.

c. E così saremo sempre col Signore: Il modo in cui Gesù ci radunerà a sé è straordinario. Il punto è, però, che qualsiasi sia lo stato in cui si trovano i cristiani (morti o vivi) alla venuta del Signore, essi saranno sempre col Signore. Questa è la grande ricompensa del cielo – essere con Gesù. La morte non può spezzare la nostra unione con Gesù o con gli altri cristiani.

i. Saremo sempre col Signore è una verità importante con molte implicazioni.

·Implica continuità perché suppone che siamo già col Signore.

·Implica speranza per i morenti perché nella morte saremo ancora col Signore.

·Implica certezza futura perché dopo la morte saremo col Signore.

·Implica miglioramento perché saremo un giorno sempre col Signore.

ii. “Noi saremo con Lui ed il peccato non offuscherà la nostra visione di Lui: la nostra comprensione sarà liberata dal danno causato dal peccato e noi Lo conosceremo così come siamo stati conosciuti.” (Spurgeon)

5. (18) L’esortazione: consolatevi gli uni gli altri.

Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole.

a. Consolatevi dunque gli uni gli altri: Paolo non disse loro di prendere consolazione, ma di dare consolazione. Nel modo di operare di Dio, riceviamo sempre consolazione mentre la diamo.

i. “Paolo stesso non cercava di consolare o incoraggiare i propri lettori, piuttosto dice loro di consolarsi e confortarsi attivamente ‘gli uni gli altri’. L’imperativo presente pone su di loro il dovere di farlo continuamente, sia nelle conversazioni private che nelle riunioni pubbliche.” (Hiebert)

b. Con queste parole: La verità del ritorno di Gesù per il Suo popolo e l’eterna unione di Gesù col Suo popolo sono fonte di consolazione per i credenti.

i. La dichiarazione finale di Paolo ha senso solo se il rapimento di cui si parla nei versetti precedenti liberi effettivamente i cristiani da un pericolo imminente. Se il rapimento non fa altro che portare l’umanità di fronte a Dio per il giudizio, allora non c’è molto conforto in queste parole.

ii. Adam Clarke lo aveva compreso: “Che cosa strana da dire! Consolare un uomo con il fatto che apparirà di fronte al trono del giudizio di Dio! Chi potrà mai essere consolato con queste parole?”

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