1 Pietro 5




1 Pietro 5 – Per Pastori e Pecore

A. Gli anziani devono essere pastori fedeli.

1. (1) Un appello agli anziani.

Esorto gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sono anche partecipe della gloria che dev’essere rivelata:

a. Esorto gli anziani che sono fra voi: Pietro sta per dare una parola di esortazione agli anziani che sono fra i cristiani che leggono questa lettera. Questi anziani hanno delle responsabilità speciali che Pietro affronta.

i. Il concetto di anziano è pervenuto nella vita della chiesa dalla cultura ebraica (Esodo 3:16, 12:21 e 19:7). La parola “anziano” denota semplicemente la maturità e la saggezza che una persona anziana dovrebbe avere, rendendola così qualificata per la leadership. Nella pratica, riguarda più la saggezza e la maturità che il raggiungimento di un’età specifica.

ii. Era prassi di Paolo e Barnaba nominare gli anziani nelle chiese da loro fondate (Atti 14:23). Era inoltre in fase di formazione l’ufficio di pastore, che era essenzialmente un anziano che insegnava (1 Timoteo 5:17) e che nominava e guidava gli anziani e altri leader (1 Timoteo 3:1-13, 2 Timoteo 2:2, Tito 1:5-9).

b. Io che sono anziano con loro: Pietro aveva i requisiti per parlare perché era anziano con loro. Nonostante fosse chiaramente il discepolo di spicco fra i dodici, Pietro non rivendicava alcun privilegio o posizione speciale, come ad esempio essere il papa della chiesa primitiva. Al contrario, si vedeva solo come un anziano come loro, alla pari di tutti gli anziani della chiesa.

i. “Sarà sempre la decisione più saggia, cari amici, quella di mettersi il più possibile nei panni di coloro a cui ci si rivolge. È un male che qualcuno possa predicare alle persone ergendosi su un piedistallo; è sempre meglio essere, per quanto possibile, al loro stesso livello.” (Spurgeon)

c. Testimone delle sofferenze di Cristo e che sono anche partecipe della gloria che dev’essere rivelata: Pietro aveva i requisiti per poter parlare perché fu testimone delle sofferenze di Gesù quando vide la tortura di Gesù e forse la Sua crocifissione. Fu anche partecipe della gloria di Gesù, riferendosi probabilmente a quando vide la Sua trasfigurazione.

i. “Era con Cristo nel giardino, era con Lui quando fu arrestato ed era con Lui nella sala del sommo sacerdote. Non sappiamo se lo seguì fino alla croce”. (Clarke)

ii. “I vangeli non indicano se Pietro fosse personalmente presente alla crocifissione; viene specificato soltanto che Giovanni si trovava lì. È molto probabile che Pietro (insieme agli altri apostoli) fosse tra ‘tutti i suoi conoscenti’ che osservarono l’evento da lontano (Luca 23:49).” (Hiebert)

iii. Considerando che Pietro possa avere assistito – e probabilmente lo fece – alle sofferenze di Gesù sulla croce, il ricordo di ciò avrebbe reso la sua esortazione agli altri anziani ancora più efficace. Era come se avesse detto: “Voi siete i capi del popolo per cui Gesù Cristo ha sofferto ed è morto, e io l’ho visto soffrire”.

iv. Eppure, riteniamo che molti altri abbiano visto Gesù mentre soffriva, sebbene ciò non li abbia toccati come toccò Pietro e altri che guardavano con fede. “Ci furono migliaia di testimoni oculari delle sofferenze del Signore, i quali, tuttavia, non ne capirono il vero significato. Videro il Grande Sofferente macchiato con il proprio sangue, ma non guardarono mai alle sue piaghe mediante la fede. Migliaia videro morire il Salvatore, per poi semplicemente ritornare a Gerusalemme, alcuni battendosi il petto, ma nessuno di loro credendo in Lui o conoscendo veramente il segreto di quella morte meravigliosa.” (Spurgeon)

2. (2-3) Cosa devono fare i leader nella chiesa.

Pascete il gregge di Dio che è fra voi, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri, non per avidità di guadagno ma di buona volontà, e non come signoreggiando su coloro che vi sono affidati, ma essendo i modelli del gregge.

a. Pascete il gregge di Dio: Questo era il primo aspetto caratterizzante la leadership. Pietro sembrava ricordare l’incarico composto da tre parti datogli da Gesù in Giovanni 21:15-17. In quel passo Gesù disse a Pietro di mostrare il suo amore per Lui pascendo e avendo cura delle Sue pecore.

i. Un pastore spirituale svolge il suo lavoro principalmente in due modi. Il primo è quello di pascere, nutrire le pecore. Gesù ribadì questo concetto a Pietro in Giovanni 21:15-17. Un altro aspetto del lavoro è quello di aver cura delle pecore, il che significa proteggerle, guidarle, allevarle e prendersene cura.

ii. Lo “strumento” più importante per pascere il gregge di Dio è avere un cuore come quello di Gesù, un cuore disposto a sacrificare la propria vita per le pecore e che si preoccupi e si interessi genuinamente a loro (Giovanni 10:11-14).

b. Sorvegliandolo: Secondo Pietro, il compito di un pastore potrebbe anche essere inteso come quello di un sorvegliante. Questo termine, che denota leadership, pervenne alla chiesa dalla cultura greca e indicava qualcuno che vigila, un manager o un supervisore (Atti 20:28, 1 Timoteo 3:1-2, Tito 1:7).

c. Non per forza, ma volentieri: I pastori non dovrebbero fare il proprio lavoro per forza, come se fossero costretti ad un’attività che in realtà odiano. Al contrario, dovrebbero servire Dio e il Suo popolo volentieri, da un cuore che ama il popolo di Dio, proprio come un pastore che ama le pecore e vuole servirle.

i. “Nessuno dei soldati di Dio è un mercenario o è costretto: sono tutti volontari. Dobbiamo avere cuori da pastore se vogliamo lavorare come pastori.” (Meyer)

d. Non per avidità di guadagno ma di buona volontà: I pastori spirituali non dovrebbero fare il proprio lavoro per avidità di guadagno. Il guadagno veniva considerato disonesto (versione Diodati) perché era la ragione per la quale servivano come pastori. Invece, avrebbero dovuto servire di buona volontà, disposti a servire a prescindere dal compenso economico.

i. “Poteva l’ufficio di vescovo, in quei primi tempi e ai tempi della persecuzione, essere un incarico lucrativo? Lo Spirito di Dio non guidò forse l’apostolo a scrivere di queste cose per la posterità più che per quel periodo?” (Clarke)

e. Non come signoreggiando su coloro che vi sono affidati, ma essendo i modelli del gregge: I pastori non dovrebbero svolgere il proprio lavoro come signoreggiando, perché le pecore non sono di loro proprietà. Le pecore sono affidate loro. Pertanto, i pastori devono servire fungendo da modelli, non da dittatori.

i. “Non come signoreggiando” mostra come, nella mente di Pietro, i pastori avessero una notevole autorità nella chiesa primitiva. Se l’ufficio di pastore fosse stato così impotente da non permettere a un pastore di comandare e guidare, allora non ci sarebbe stata molta possibilità di signoreggiare. Invece, poiché Pietro dà questo avvertimento, dimostra come la possibilità di signoreggiare fosse reale.

ii. Di fondamentale importanza è il fatto che i pastori sono modelli del gregge, che lo vogliano o meno. È interessante notare come una congregazione assorba la personalità del proprio pastore sia nelle cose buone che in quelle cattive.

iii. Coloro che vi sono affidati: “Questo sostantivo significa ‘un quantitavo’ e, dunque, “ciò che è assegnato in quantitativi’, una porzione o una parte di qualcosa…Dio ha affidato le varie porzioni della Sua preziosa proprietà alla loro cura personale.” (Hiebert) Il concetto è che Dio ha affidato la responsabilità della cura spirituale di certi individui a particolari pastori.

3. (4) La ricompensa dei leader nella chiesa.

E quando apparirà il sommo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce.

a. Quando apparirà il sommo pastore: Pietro ricorda ai pastori nella chiesa che un giorno dovranno rendere conto al loro sommo pastore, che vorrà sapere cosa ne abbiano fatto del Suo gregge.

i. È fondamentale che i pastori si rendano conto che essi guidano le pecore di Gesù. Lui è il Pastore, Lui è il Custode (1 Pietro 2:25). In tal senso, il pastore cristiano non lavora per le pecore, ma lavora per il sommo pastore.

b. Riceverete la corona della gloria: Ai pastori fedeli viene promessa una corona di gloria, ma non come la corona fatta di foglie che veniva data agli antichi campioni olimpici. Questa corona non appassisce.

i. Le corone non sono solo per i pastori, ma anche per tutti coloro che sono stati fedeli a Gesù e hanno fatto quello che Lui li ha chiamati a fare (1 Corinzi 9:25, 2 Timoteo 4:8, Giacomo 1:12).

B. Tutti dovrebbero essere umili e vigilanti.

1. (5-7) Una promessa per gli umili.

Similmente voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Sì, sottomettetevi tutti gli uni agli altri e rivestitevi di umiltà, perché

Dio resiste ai superbi,
ma dà grazia agli umili.

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli v’innalzi al tempo opportuno, gettando su di lui ogni vostra sollecitudine, perché egli ha cura di voi.

a. Similmente voi, giovani: Pietro esordisce con questa parola di umiltà indirizzandola a voi, giovani, in contrasto con gli anziani a cui si è appena rivolto. Ma ben presto si rende conto che si tratta di una parola che si dovrebbe applicare a tutti. L’esortazione di sottomettersi gli uni agli altri e rivestirsi di umiltà si applica a tutti, ma forse soprattutto ai giovani.

b. Rivestitevi di umiltà: L’umiltà si dimostra con la sottomissione. È la capacità di mettere con gioia da parte il nostro piano per far spazio a quello di Dio, anche se il piano di Dio si dovesse manifestare attraverso un’altra persona.

i. Sì…tutti significa che è una parola per tutti, rivolta sia agli anziani che ai “più giovani”. “Sforzatevi tutti di servirvi l’un altro; i pastori si sforzino di servire il popolo e il popolo i pastori; non ci sia alcuna contesa, ma si faccia il più possibile per favorire e beneficiare tutti gli altri.” (Clarke)

c. Rivestitevi di umiltà: L’espressione “rivestitevi” traduce un termine raro che faceva riferimento al momento in cui uno schiavo indossava un grembiule prima di iniziare le proprie mansioni di servizio, proprio come fece Gesù prima di lavare i piedi ai discepoli (Giovanni 13:4).

i. Alcuni segni di umiltà:

·La disponibilità a svolgere i compiti più umili e insignificanti per amore di Gesù.

·La consapevolezza della propria incapacità di fare qualsiasi cosa se non con l’aiuto di Dio.

·La disponibilità ad essere ignorati dagli uomini.

·Non tanto l’odio o la svalutazione di sé stessi quanto la negligenza verso sé stessi, l’essere veramente concentrati sugli altri piuttosto che su di sé.

d. Perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili: Pietro cita Proverbi 3:34 per mostrare che l’umiltà è essenziale per la nostra relazione con Dio. Se vogliamo vivere nella grazia di Dio (il Suo favore immeritato), allora dobbiamo mettere da parte il nostro orgoglio ed essere umili – non solo verso di Lui, ma anche gli uni verso gli altri.

i. Resiste: “Il verbo ritrae chiaramente Dio come colui che conduce la battaglia contro tali individui.” (Hiebert)

ii. La grazia e l’orgoglio sono nemici eterni. L’orgoglio pretende che Dio mi benedica sulla base di quello che penso di meritare. La grazia mi tratta sulla base di ciò che è in Dio, non di quello che è in me.

iii. “L’orgoglio è uno dei peccati più detestabili; eppure, trova alloggio nelle anime oneste, anche se spesso ne parliamo con una certa leggerezza. Lo chiamiamo indipendenza, autonomia. Non sempre lo scorgiamo nel sentimento ferito, che si rinchiude in sé stesso e cura i propri dispiaceri con un broncio… Siamo orgogliosi della nostra umiltà, vanitosi della nostra mansuetudine; e, con indosso l’aspetto più santo, ci domandiamo se intorno non ci stiano tutti ammirando per la nostra bassezza.” (Meyer)

iv. “Se sei disposto ad essere nulla, Dio farà di te qualcosa. Per arrivare in cima alla scala bisogna partire dal gradino più basso. Infatti, nella chiesa di Dio, la via per andare in alto è verso il basso; colui che invece ambisce ad arrivare in cima si ritroverà molto presto sul fondo.” (Spurgeon)

e. Affinché egli vi innalzi al tempo opportuno: Se in questo momento Dio ci sta facendo attraversare un periodo di umiltà, dobbiamo sottometterci al piano di Dio. Lui conosce il tempo opportuno per innalzarci, anche se spesso pensiamo di sapere meglio di Dio quale sia quel tempo.

f. Gettando su di lui ogni vostra sollecitudine: La vera umiltà è dimostrata dalla nostra capacità di gettare ogni nostra sollecitudine su Dio. La nostra arroganza è visibile invece quando ci preoccupiamo e ci diamo pensiero per quelle cose di cui Dio ha già promesso di prendersi cura (Matteo 6:31-34).

i. Se dessimo ascolto al comandamento di 1 Pietro 5:6 e ci umiliassimo veramente sotto la potente mano di Dio, avremmo molte meno sollecitudini da gettare su di Lui, come ci invita 1 Pietro 5:7. Le preoccupazioni che riguardano la cupidigia, l’ambizione e la fama svaniscono tutte di fronte al comandamento di umiliarsi sotto la potente mano di Dio.

ii. Spurgeon usa l’esempio di un uomo che viene ad aiutarti a traslocare, ma che ha già sulle spalle uno zaino enorme e pesante. L’uomo si lamenta perché ha difficoltà a spostare i tuoi mobili; non pensi che forse gli verrebbe più facile se deponesse il suo peso così da portare il tuo? Allo stesso modo, non possiamo compiere l’opera di Dio quando siamo appesantiti dai nostri pesi e dalle nostre preoccupazioni. Gettali su di Lui e prendi su di te il peso del Signore – un peso leggero, un giogo che si adatta perfettamente a noi.

iii. Ci sono molte sollecitudini che non possiamo gettare su Dio. E da queste empie sollecitudini le parole di Pietro in questo passo ci purificano.

·“Temo che non diventerò mai ricco”.

·“Mi pesa che gli altri godano dei piaceri del peccato e io no”.

·“Ho paura di non diventare famoso e nemmeno popolare”.

·“Mi pesa il fatto di non potermi vendicare di coloro che mi hanno fatto un torto”.

iv. “Tutte le preoccupazioni che riguardano cupidigia, ira, orgoglio, ambizione e caparbietà devono essere gettate al vento; sarebbe vergognoso sognare di gettarle su Dio. Non pregate per queste cose, se non perché Dio vi redima da esse. Lasciate che i vostri desideri vengano conservati all’interno di un cerchio ristretto e le vostre ansie diminuiranno in un attimo.” (Spurgeon)

v. Gettando è una parola piuttosto energica. Egli non dice: “Ponendo su di lui ogni vostra sollecitudine”, perché dobbiamo farlo con più energia. Il concetto è “gettala via da te”. Le pressioni e i pesi della tua vita sono così pesanti e complicati che ci vuole una grande concentrazione di sforzi per deporli su Gesù.

vi. L’azione del gettare può essere così difficile da essere necessario, per riuscirci, l’uso di entrambe le mani: la mano della preghiera e la mano della fede. “La preghiera spiega a Dio qual è la sollecitudine e chiede aiuto a Lui, mentre la fede crede che Dio possa farlo e lo farà. La preghiera distende la lettera dei problemi e del dolore davanti al Signore e ne libera tutto il contenuto; poi la fede esclama: “Io credo che a Dio importi e che si prenda cura di me; credo che Lui mi tirerà fuori dalla mia afflizione affinché ciò vada a Sua gloria.” (Spurgeon)

g. Perché egli ha cura di voi: Nei migliori dei casi le religioni dell’antica cultura greca potevano solo immaginare un Dio che fosse buono. Eppure, non arrivarono mai a credere in un Dio a cui importasse qualcosa. Il Dio della Bibbia – il Dio che c’è veramente – è un Dio che ha cura di voi.

i. “È la convinzione che Dio si preoccupi che distingue il cristianesimo da tutte le altre religioni, le quali, in tutte le loro diverse forme, sono impegnate nel compito di suscitare l’attenzione di Dio, di risvegliare tramite un sacrificio o una preghiera o un atto l’interesse assopito della Divinità.” (Masterman, citato in Hiebert)

ii. Spesso giudichiamo i genitori dai figli. Quando un figlio di Dio è colmo di preoccupazioni e paura, il mondo non ha forse ragione di credere che il suo Padre in cielo non abbia cura di lui? La nostra preoccupazione e la nostra paura rispecchiano Dio negativamente – e ingiustamente.

2. (8-9) State attenti al diavolo.

Siate sobri, vegliate, perché il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli, stando fermi nella fede, sapendo che le stesse sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo.

a. Il vostro avversario, il diavolo, va attorno: Pietro ci esorta a rimanere lucidi (sobri) e attenti (vegliate), perché Satana non è ancora stato imprigionato e trattenuto per 1000 anni come Apocalisse 20:1-2 dice che accadrà. In questo momento, il diavolo va attorno.

i. “Egli va attorno – può raggiungerti ovunque tu sia; conosce i tuoi sentimenti e le tue inclinazioni e si informa su tutte le tue circostanze; solo Dio può conoscere di più e fare di più di lui, perciò le tue sollecitudini devono essere gettate su Dio.” (Clarke)

ii. Il diavolo di certo va attorno; è un essere finito e può trovarsi in un solo posto alla volta; eppure, i suoi sforzi, le sue energie e i suoi collaboratori gli permettono di estendere la sua influenza in tutto il mondo e in ogni ambito della vita.

b. Come un leone ruggente: Per i cristiani, Satana è un leone che forse può ruggire, ma che è stato privato delle zanne mediante la croce (Colossesi 2:15). Nondimeno, il suono del suo ruggito – le sue menzogne ingannevoli – è ancora efficace e lui ha il potere di divorare le anime e derubare i cristiani della loro efficacia.

i. Salmo 91:3 suggerisce che Satana può scagliarsi contro di noi come un uccellatore, colui che cattura gli uccelli. L’uccellatore è sempre silenzioso e furtivo, non vuole mai rivelare la propria presenza. 2 Corinzi 11:14 ci dice che Satana può presentarsi come un angelo di luce, in apparenza glorioso, buono e attraente. Eppure, altre volte, ci dice Pietro, Satana viene contro di noi come un leone ruggente, forte e minaccioso.

·Ruggisce attraverso la persecuzione.

·Ruggisce attraverso una forte tentazione.

·Ruggisce attraverso bestemmie e accuse contro Dio.

ii. Notiamo l’obiettivo di Satana: cercando chi possa divorare. Non desidera solamente leccare o rosicchiare la sua preda; vuole divorare. “Non potrà mai essere soddisfatto finché non vedrà il credente completamente divorato. Lo farebbe a pezzi, gli spezzerebbe le ossa e lo distruggerebbe completamente se potesse. Non indulgere, dunque, al pensiero che lo scopo principale di Satana sia quello di renderti infelice. Gli fa piacere, ma ciò non è il suo scopo finale. A volte potrà anche farti felice, poiché possiede dei veleni deliziosi, dolci al gusto, che somministra al popolo di Dio. Se ritiene che la nostra distruzione potrà essere raggiunta più facilmente con le cose dolci piuttosto che con quelle amare, sicuramente preferirà ciò che realizzerà al meglio i suoi scopi.” (Spurgeon)

c. Resistetegli, stando fermi nella fede: Il segreto della guerra spirituale è semplice, ferma resistenza. Quando siamo fermi nella fede, resistiamo alle menzogne, alle minacce e alle intimidazioni del diavolo.

i. “La Scrittura esorta i credenti a fuggire da diversi mali (1 Corinzi 6:18; 10:14; 1 Timoteo 6:11; 2 Timoteo 2:22), ma da nessuna parte viene loro consigliato di fuggire dal diavolo. Sarebbe uno sforzo inutile.” (Hiebert)

ii. Resistetegli deriva da due parole in greco antico: rimanere e contro. Pietro ci dice di rimanere fermi contro il diavolo. Satana può essere messo in fuga dalla resistenza del più umile credente che agisce nell’autorità di ciò che Gesù ha fatto sulla croce.

iii. Resistetegli. Pregate di più ogni volta che lui è più attivo. Rinuncerà presto se scoprirà che i suoi attacchi vi conducono a Cristo. Spesso Satana non è stato altro che un grande cane nero che ha condotto le pecore di Cristo più vicine al loro Maestro.” (Spurgeon)

d. Sapendo che le stesse sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo: Inoltre, ci conforta sapere che non siamo soli nella nostra guerra spirituale. I nostri fratelli e sorelle in Gesù hanno lottato, e stanno lottando, le stesse battaglie.

i. “Lo sguardo è rivolto all’intero conflitto dei santi. Viene visto come uno solo. Nessun’anima combatte da sola. Ciascuna contemporaneamente sostiene ed è sostenuta da tutte le altre.” (Morgan)

3. (10-11) Una preghiera per la loro fortificazione spirituale.

E il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua eterna gloria in Cristo Gesù, dopo che avrete sofferto per un po’ di tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà e vi stabilirà saldamente. A lui sia la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.

a. Il Dio di ogni grazia…vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà e vi stabilirà saldamente: Conoscendo le sofferenze e i pericoli che i cristiani affrontano, Pietro non può fare altro che concludere con una preghiera. Egli chiede a Dio di compiere la Sua opera di perfezionamento, stabilimento, fortificazione e consolidamento.

i. Queste cose costituiscono l’opera di Dio in noi e attraverso di noi. Pietro aveva sperimentato sulla propria pelle quanto fosse inutile cercare di affrontare la sofferenza e il pericolo con le proprie forze. Il suo stesso fallimento gli aveva insegnato la necessità di affidarsi costantemente all’opera di Dio nelle nostre vite, portandolo a pregare per i suoi cari amici cristiani.

ii. Dopo che avrete sofferto per un po’ di tempo: Vorremmo quasi chiedere a Pietro: “Perché l’hai detto?” Ma la verità rimane. Siamo chiamati alla sua eterna gloria solo dopo che avrete sofferto per un po’ di tempo. Vorremmo essere chiamati alla sua gloria eterna mediante un piano che non preveda alcuna sofferenza. Ma Dio si serve della sofferenza per perfezionarci, renderci fermi, fortificarci, e stabilirci saldamente.

iii. Siamo chiamati alla sua eterna gloria; ma cosa comporta questa gloria?

·È la gloria di un carattere purificato.

·È la gloria di un’umanità resa perfetta.

·È la gloria di una vittoria completa.

·È la gloria di essere onorati da un Re.

·È la gloria di riflettere la gloria di Dio.

·È la gloria della presenza costante e immediata di Dio.

·È la gloria di portare gioia a Dio stesso.

b. A lui sia la gloria e il dominio per i secoli dei secoli: Il Dio che può compiere questa grande opera nelle nostre vite è certamente degno della nostra lode.

4. (12-14) Conclusione della lettera.

Vi ho scritto brevemente per mezzo di Silvano, che io ritengo un fratello fedele, esortandovi e attestandovi che la vera grazia di Dio è quella in cui vi trovate. La chiesa che è in Babilonia, eletta come voi, vi saluta. Anche Marco, mio figlio, vi saluta. Salutatevi gli uni gli altri con un bacio d’amore. Pace sia a voi tutti che siete in Cristo Gesù. Amen.

a. Vi ho scritto…per mezzo di Silvano: Questa parte fu probabilmente scritta dalla mano stessa di Pietro, dopo che egli (secondo l’usanza del tempo) ebbe dettato la maggior parte della lettera a Silvano, probabilmente lo stesso uomo conosciuto come Sila in molte lettere di Paolo.

b. La vera grazia di Dio è quella in cui vi trovate: Pietro riassume il suo messaggio come un’esortazione a comprendere e riconoscere la vera grazia di Dio…in cui vi trovate. Non solo dobbiamo comprendere cos’è la grazia di Dio, ma che è per grazia che ci troviamo dinanzi a Lui.

c. La chiesa che è in Babilonia…vi saluta: Pietro, a quanto pare, scrisse da Babilonia. Potrebbe trattarsi della vera e propria città di Babilonia (che esisteva ancora ai tempi di Pietro), o potrebbe essere un modo simbolico di riferirsi a Roma o a Gerusalemme, città che al tempo erano famose per la loro malvagità e ribellione spirituale, proprio come lo era l’antica Babilonia. In ogni caso, si tratta di una chiesa che ne saluta un’altra.

i. Ovviamente la città di Babilonia vera e propria sorgeva sull’Eufrate. C’era anche un luogo conosciuto come Babilonia d’Egitto, una fortezza militare romana vicino all’attuale città del Cairo. Eppure, molti pensano che Pietro intendesse “Babilonia” in senso simbolico per indicare la città di Roma. Secondo la concezione biblica, “Babilonia”, come città di questo mondo, è in contrasto con “Gerusalemme”, la città di Dio. È probabile che con Babilonia intendesse la città di Roma, “il centro della mondanità”.

d. Anche Marco, mio figlio, vi saluta: Questo versetto collega Marco a Pietro, evidentemente lo stesso Marco di Atti 12:12, 12:25 e 15:37-39. Se si tiene conto dello stile e della prospettiva del Vangelo di Marco, molti ritengono che Pietro sia stato la fonte primaria di informazioni da cui Marco attinse per la stesura del suo vangelo.

e. Salutatevi gli uni gli altri con un bacio d’amore: Pietro conclude con un comando di salutare e mostrare l’amore di Dio gli uni agli altri, pronunciando una benedizione di pace. Queste due cose – amore gli uni per gli altri e pace – sono necessari specialmente per coloro che soffrono e vivono in tempi pericolosi.

i. “Va notato che gli apostoli non hanno dato origine a questa forma di saluto; l’usanza era già diffusa. Essi ne hanno sancito l’uso come espressione sincera di amore cristiano.” (Hiebert)

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