1 Pietro 4




1 Pietro 4 – Servire Dio negli Ultimi Giorni

A. Atteggiamenti dei credenti degli ultimi tempi.

1. (1-2) Negli ultimi giorni i cristiani devono avere un atteggiamento di dedizione.

Poiché dunque Cristo ha sofferto per noi nella carne, armatevi anche voi del medesimo pensiero, perché chi ha sofferto nella carne ha smesso di peccare, per vivere il tempo che resta nella carne non più nelle passioni degli uomini, ma secondo la volontà di Dio.

a. Poiché dunque Cristo ha sofferto per noi nella carne, armatevi anche voi del medesimo pensiero: La dedizione che Dio ci chiama ad avere non è nulla di più della dedizione che Gesù ebbe nel sopportare la sofferenza per la nostra salvezza. Negli ultimi giorni dobbiamo avere una dedizione davanti a Dio che resista nel mezzo di grandi difficoltà.

i. Gesù espresse lo stesso concetto quando ci disse che chiunque avesse voluto andare dietro a Lui avrebbe dovuto prendere la propria croce e seguirlo (Matteo 16:24). Prendere la croce significava avere una dedizione assoluta senza mai guardarsi indietro.

ii. Armatevi anche voi del medesimo pensiero: Molti di noi vengono sconfitti nella propria battaglia contro il peccato perché in essa ci rifiutiamo di sacrificare ogni cosa. Vogliamo la vittoria solo se possiamo ottenerla facilmente. Gesù ci ha chiamati ad avere il genere di atteggiamento che è disposto al sacrificio nella battaglia contro il peccato (Matto 5:29-30).

b. Chi ha sofferto nella carne ha smesso di peccare: Quando una persona soffre la persecuzione fisica per amore di Gesù, quasi sempre ciò cambia profondamente la sua prospettiva riguardante il peccato e il perseguimento delle concupiscenze della carne. Quella persona sarà più propensa a vivere il tempo che resta nella carne non più nelle passioni degli uomini, ma secondo la volontà di Dio.

i. “Chiunque ha sofferto per aver fatto il bene e ha continuato a obbedire a Dio nonostante la sofferenza che ne è scaturita, ha completamente interrotto ogni rapporto con il peccato”. (Grudem)

ii. Hiebert osserva che l’espressione ha smesso di peccare “descrive lo stato spirituale del sofferente vittorioso. Contiene una nota di trionfo; egli ha effettivamente chiuso con una vita dominata dal peccato. Ciò non significa che non commetterà più alcun atto peccaminoso, ma che la sua vecchia vita, dominata dal potere del peccato, è terminata”.

iii. Se non abbiamo mai sofferto fisicamente perché seguiamo Gesù Cristo, possiamo comunque connetterci per fede a Gesù, colui che ha sofferto per noi nella carne. “Vi supplico di ricordare che non c’è modo di sbarazzarsi del peccato – non c’è modo di sfuggire al suo potere – se non per mezzo del contatto e dell’unione con il Signore Gesù Cristo.” (Spurgeon)

c. Per vivere il tempo che resta: Pietro ci ha dato due riferimenti temporali che ci possono aiutare ad adottare il giusto atteggiamento nel seguire Gesù Cristo.

·Primo, non dovremmo più vivere nel peccato e dovremmo sempre rispondere ad ogni tentazione e impulso peccaminoso dicendo: “Non più”.

·Secondo, dovremmo pensare attentamente a come vivere il tempo che ci resta. Dio ci ha assegnato ulteriori giorni su questa terra; quando ognuno di noi dovrà rispondere a Lui di come avrà vissuto questo tempo.

2. (3-6) Negli ultimi giorni i cristiani devono vivere con un atteggiamento di sapienza.

Basta a noi infatti il tempo della vita che abbiamo trascorso a soddisfare le cose desiderate dai gentili, quando camminavamo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle ubriachezze, nelle gozzoviglie, nelle baldorie e nelle abominevoli idolatrie. Per questo trovano strano che voi non corriate con loro agli stessi eccessi di dissolutezza e parlano male di voi. Essi renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti. Per questo infatti è stato predicato l’evangelo anche ai morti, affinché fossero giudicati nella carne secondo gli uomini, ma vivessero nello spirito secondo Dio.

a. Basta a noi infatti il tempo della vita che abbiamo trascorso a soddisfare le cose desiderate dai gentili: Pietro realizza che tutti abbiamo trascorso abbastanza tempo a vivere come il mondo. Adesso siamo chiamati a vivere come cristiani, per i quali vivere come il mondo è una completa e folle perdita di tempo. Dobbiamo semplicemente smettere di vivere nell’incertezza e cominciare a vivere da cristiani.

i. Purtroppo, molti cristiani (nel profondo del loro cuore) pensano di non aver trascorso abbastanza tempo a fare la volontà degli empi. Vogliono sperimentare di più del mondo prima di dedicarsi completamente alla pietà. È un tragico errore che si incammina per un sentiero che conduce lontano dalla vita eterna.

b. Dissolutezze: Questa parola dà inizio a una lista di peccati che secondo Pietro avrebbero dovuto caratterizzare solo la vita passata dei cristiani e non la presente. È un termine che significa vivere senza alcun tipo di ritegno morale e riguarda specialmente l’immoralità sessuale e la violenza.

i. Dissolutezze “denota un eccesso di ogni tipo di male. Implicando una mancanza di autocontrollo personale, il termine raffigura il peccato come un’indulgenza smodata degli appetiti al punto da violare il senso della pubblica decenza.” (Hiebert)

ii. Guardando questa lista (dissolutezze… passioni… ubriachezze… gozzoviglie… baldorie e… abominevoli idolatrie), vediamo quanto poco negli ultimi 2000 anni sia progredito l’uomo decaduto. Questi problemi non sono stati risolti da quando Pietro ha scritto questa lettera.

c. Trovano strano che voi non corriate con loro agli stessi eccessi di dissolutezza: Quando il mondo osserva il nostro santo modo di vivere, trovano strano che noi non li seguiamo nei loro eccessi di dissolutezza (spreco). Se la vita vissuta secondo la carne è qualcosa, non è altro che uno spreco.

i. Parlano male di voi: Quando non prendiamo parte al peccato intorno a noi, condanniamo quelli che praticano il loro peccato, e a loro non piace – così parlano male di noi.

ii. “Non importa come le tue buone azioni vengano recepite dagli uomini. Se sei come Dio, saranno accolte con disprezzo e ingratitudine.” (Meyer)

iii. “Poiché le cerimonie religiose pagane erano parte integrante della vita ordinaria (ad esempio, tutte le attività civili e nazionali erano legate ad esse), i cristiani erano costretti ad evitare ciò che ai loro connazionali sarebbe sembrata una cooperazione del tutto innocua e ad andare molto oltre la semplice separazione dall’effettivo culto pagano.” (Best, citato da Hiebert)

d. Essi renderanno conto a colui che è pronto a giudicare: Quando verrà richiesto tale rendiconto, tutti coloro che vivono nei peccati descritti da Pietro si renderanno conto chiaramente della propria follia. Anche se una persona sembra vivere la “bella vita” secondo le regole del mondo, la sua vita sarà stata uno spreco secondo il metro di misura dell’eternità.

e. Per questo infatti è stato predicato l’evangelo anche ai morti: Pietro ribadisce altresì che in vista di questo giudizio eterno il vangelo è stato predicato anche ai morti. I morti giusti conoscono e vivono nella costante consapevolezza della realtà dell’eternità – e sono ricompensati da questa consapevolezza mentre vivono nello spirito secondo Dio.

i. Pietro ci ha già detto che Gesù predicò un messaggio di giudizio agli spiriti che sono in carcere (1 Pietro 3:19). A quanto pare, durate questo stesso periodo Gesù predicò anche un messaggio di salvezza ai fedeli che erano morti e si trovavano nel seno di Abrahamo (Luca 16:22) e attendevano l’opera del Messia per loro. La predicazione ai morti non fu l’offerta di una seconda possibilità, ma il compimento della salvezza di coloro che erano stati fedeli a Dio durante la loro prima occasione.

ii. Così facendo, Gesù adempì la promessa di fare prigioniera la prigionia (Salmo 68:18 e Efesini 4:8) e di “proclamare la libertà a quelli in cattività, l’apertura del carcere ai prigionieri” (Isaia 61:1 e Luca 4:18).

iii. Può anche darsi che Pietro scrivendo queste cose avesse in mente coloro che nella comunità cristiana erano già morti, forse anche come martiri. Se è così, allora Pietro usò il loro esempio eroico per incoraggiare i suoi lettori sofferenti ad essere altrettanto fedeli.

3. (7) Negli ultimi giorni i cristiani devono vivere mantenendo un atteggiamento di profonda preghiera.

Or la fine di tutte le cose è vicina; siate dunque sobri e vigilanti per dedicarvi alle preghiere,

a. La fine di tutte le cose è vicina: Se crediamo veramente di vivere negli ultimi tempi, è ancor più opportuno che ci dedichiamo alla preghiera (siate dunque sobri e vigilanti per dedicarvi alle preghiere).

i. “L’affermazione che la fine dell’età presente è veramente vicina e che può irrompere in qualsiasi momento rappresenta perfettamente la visione della chiesa primitiva.” (Hiebert)

ii. Molti cristiani che credono che Gesù stia per tornare basandosi su diagrammi di profezie e sugli eventi politici non riescono ad esercitare questa convinzione nel modo corretto. Non riescono a dedicarsi ad una preghiera più diligente.

b. Siate dunque sobri…per dedicarvi alle preghiere: Dobbiamo dedicarci a delle preghiere sobrie. Mentre scorgiamo il peso dell’eternità precipitarsi verso di noi, non osiamo prendere alla leggera la necessità di pregare.

c. Siate dunque…vigilanti per dedicarvi alle preghiere: Dobbiamo dedicarci a delle preghiere vigilanti, soprattutto facendo sì che i nostri cuori e le nostre menti siano vigilanti e pronti per il ritorno di Gesù Cristo. Ma ciò significa anche osservare noi stessi e osservare questo mondo, valutando la nostra prontezza per il ritorno di Gesù.

4. (8-11) Negli ultimi giorni i cristiani devono vivere con un atteggiamento d’amore.

Avendo prima di tutto un intenso amore gli uni per gli altri, perché «l’amore coprirà una moltitudine di peccati». Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare. Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come se annunciasse gli oracoli di Dio; chi fa un servizio, lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.

a. Avendo prima di tutto un intenso amore gli uni per gli altri: Se questi sono gli ultimi tempi, allora è importante che amiamo coloro con cui passeremo l’eternità, alla luce della quale dobbiamo avere un intenso amore gli uni per gli altri.

b. Perché «l’amore coprirà una moltitudine di peccati»: L’amore copre una moltitudine di peccati, sia i peccati di chi ama che quelli di chi è amato.

i. “In una comunità di cristiani in cui abbonda l’amore, molte piccole offese e anche alcune di quelle gravi sono prontamente ignorate e dimenticate. Ma dove l’amore manca, ogni parola è vista con sospetto, ogni azione è suscettibile di incomprensione e i conflitti abbondano – per il piacere perverso di Satana.” (Grudem)

c. Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare: L’amore si dimostrerà nell’ospitalità. I cristiani dovrebbero aprire spesso le proprie case agli altri, offrendo ospitalità senza mormorare.

i. “‘Senza mormorare’ è un chiaro riconoscimento del fatto che la pratica dell’ospitalità potrebbe diventare costosa, gravosa e fastidiosa. Il termine greco denota un borbottio o un parlare a voce bassa in segno di malcontento. Rappresenta uno spirito che è l’opposto dell’allegria.” (Hiebert)

d. Ciascuno metta al servizio degli altri il dono che ha ricevuto: L’amore si mostrerà quando daremo alla famiglia della chiesa ciò che Dio ci ha dato in dono. Nel fare ciò, saremo buoni amministratori della multiforme grazia di Dio che ci è stata concessa.

i. In 1 Corinzi 15:10 Paolo dice chiaramente che era quello che era solo per la grazia di Dio. Ma allo stesso tempo, “la sua grazia verso di me non è stata vana” perché Paolo metteva in atto i propri sforzi ispirati da Dio in combinazione con la grazia di Dio. Il concetto è che, se siamo dei cattivi amministratori della multiforme grazia di Dio, è come se quella grazia ci venisse data invano. Quella grazia è sprecata perché non fa altro che venire a noi senza però muoversi attraverso di noi.

ii. “La multiforme grazia è una grazia multicolore. Come quando un raggio di luce si scompone in uno spettro di molte tonalità, così ognuno di noi riceve la grazia di Dio con un’angolazione diversa e la restituisce frammentata in qualche nuovo colore.” (Meyer)

e. Chi fa un servizio, lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio: Ogni componente è importante; ognuna ha il proprio lavoro da svolgere. Anche la componente più piccola, apparentemente meno importante del corpo di Cristo è importante.

i. Un uomo stava riassemblando il motore del suo tosaerba e, quando ebbe finito, gli avanzò un piccolo pezzo, non ricordando dove andasse. Avviò il motore, che sembrava funzionare alla grande, così pensò che il pezzo fosse inutile – finché non cercò di fermare il tosaerba, inutilmente! Anche la parte più piccola, apparentemente meno importante del corpo di Cristo è importante.

ii. Mettendoci al servizio degli altri, lo facciamo con le capacità che Dio provvede, nella forza fornita da Dio – affinché a Lui appartengano la gloria e il dominio per i secoli dei secoli.

B. Comprendere il tuo periodo di prova.

1. (12-13) Sopportare le prove con il giusto atteggiamento.

Carissimi, non lasciatevi disorientare per la prova di fuoco che è in atto in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella manifestazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.

a. Per la prova di fuoco che è in atto in mezzo a voi per provarvi: Invece di pensare alle prove (prove persino di fuoco) come a qualcosa di strano, le consideriamo come modi per partecipare alle sofferenze di Cristo. E se partecipiamo alle Sue sofferenze, parteciperemo anche alla Sua gloria e alla Sua gioia (NKJV).

i. Pietro una volta disse a Gesù di evitare la sofferenza della croce (Marco 8:32-33). “Un tempo all’Apostolo Pietro sembrava strano che il suo Maestro pensasse alla sofferenza. Ora pensa sia strano che Egli possa aver immaginato qualcosa di diverso.” (Meyer)

b. Partecipate alle sofferenze di Cristo: Possiamo partecipare alle sofferenze di Gesù solo perché Lui ha partecipato alla nostra umanità e alle nostre sofferenze. Egli si è fatto uomo e ha sofferto affinché la nostra sofferenza non fosse priva di significato. È bello condividere tutto con Gesù, anche la Sua sofferenza.

c. Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella manifestazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare: Siamo spesso propensi ad accogliere la gloria e la gioia e ad evitare qualsiasi partecipazione alla sofferenza di Gesù. Oppure ci fissiamo morbosamente sulla sofferenza e ci dimentichiamo che essa non è che un preludio necessario alla gloria e alla gioia (NKJV).

i. Non dovremmo mai negare il ruolo della sofferenza nella crescita della pietà nella vita cristiana. Sebbene ci sia molto dolore inutile che sopportiamo per mancanza di conoscenza o di fede, c’è anche una sofferenza necessaria. Se la sofferenza fu uno strumento adatto per istruire Gesù (Ebrei 5:8), è uno strumento adatto anche per ammaestrare i Suoi servitori.

ii. “Nella misura in cui” implica una vera e propria misurazione. Coloro che avranno sofferto di più in Gesù si rallegreranno di più alla sua venuta in gloria.

2. (14-16) La differenza tra la sofferenza come cristiano e la sofferenza come malfattore.

Se siete vituperati per il nome di Cristo, beati voi, poiché lo Spirito di gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi; da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore, o perché si impiccia negli affari degli altri; ma, se uno soffre come cristiano, non si vergogni, anzi glorifichi Dio a questo riguardo.

a. Se siete vituperati per il nome di Cristo: Soffrire a motivo del nome di Cristo è una benedizione perché dimostra che stiamo veramente seguendo Gesù e che soffriamo a motivo della nostra identificazione con Lui.

b. Da parte loro egli è bestemmiato, ma da parte vostra egli è glorificato: Ci aspettiamo che il mondo bestemmi Gesù. Ma Egli dovrebbe sempre essere glorificato tra i cristiani.

c. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore, o perché si impiccia negli affari degli altri: La sofferenza come malfattore è meritata e porta vergogna al nome di Gesù. Pietro riconosce che non tutta la sofferenza che i cristiani sperimentano è sofferenza per il nome di Cristo.

i. Comprendiamo quando Pietro scrive della sofferenza che potrebbe affrontare l’omicida, il ladro o il malfattore. Eppure, non dovremmo essere sorpresi che egli includa anche colui che si impiccia negli affari degli altri. È vero che queste persone soffrono molte pene e dolori, ma non per amore di Gesù.

d. Se uno soffre come cristiano, non si vergogni: Soffrire come cristiano non è nulla di cui vergognarsi, sebbene il mondo possa disprezzare il cristiano sofferente. Invece, dovremmo glorificareDio a questo riguardo.

i. Non glorifichiamo Dio per la sofferenza, ma Lo glorifichiamo nella sofferenza e per ciò che porterà a compimento in noi e per mezzo di noi attraverso la sofferenza.

ii. “Il nome ‘cristiano’ (christianos), basato sul nome Cristo con il suffisso –ianos, una costruzione latina (-ianus), denota un seguace partigiano… Il termine cristiano classifica i seguaci di Cristo come ‘membri del partito di Cristo’, non come ‘piccoli Cristi’ come alcune spiegazioni popolari vorrebbero.” (Hiebert)

iii. I cristiani erano inizialmente noti come “discepoli”, “credenti”, “i discepoli del Signore” o “coloro che appartenevano alla Via”, prima di essere conosciuti come cristiani per la prima volta in Atti 11:26. Questo è il primo di tre passi nel Nuovo Testamento in cui seguaci di Gesù vengono chiamati cristiani.

·Atti 11:26 ci dice che per la prima volta ad Antiochia, i discepoli furono chiamati Cristiani.

·In Atti 26:28 Agrippa disse a Paolo: “Ancora un po’ e mi persuadi a diventare cristiano”. Ciò dimostra che nel periodo tra Atti 11:26 e 26:28 cristiano era diventato un nome popolare per identificare i seguaci di Gesù.

·In 1 Pietro 4:16 il concetto è che alcuni stavano soffrendo perché venivano identificati come cristiani, a dimostrazione del fatto che questo titolo era diventato molto diffuso, tanto che uno poteva essere perseguitato per essere annoverato come cristiano.

3. (17-19) Affidare la propria anima a Dio nel mezzo della sofferenza.

Poiché è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono all’evangelo di Dio? E

«Se il giusto è appena salvato,
Cosa avverrà dell’empio e del peccatore?».

Perciò anche quelli che soffrono secondo la volontà di Dio, raccomandino a lui le proprie anime, come al fedele Creatore, facendo il bene.

a. Poiché è giunto il tempo che il giudizio cominci dalla casa di Dio: In relazione alla sofferenza, Pietro ci dice che il giudizio comincia dalla casa di Dio. Al presente, Dio usa la sofferenza come un giudizio (in senso positivo, purificante) per i cristiani (la casa di Dio).

i. È giusto che il giudizio cominci dalla casa di Dio. “C’è equità in questo; perché i cristiani professano di essere migliori degli altri, e tali dovrebbero essere. Dicono di essere rigenerati, quindi dovrebbero essere rigenerati. Dicono di essere un popolo santo, separato per Cristo; quindi, dovrebbero essere santi, e separati dai peccatori, come lo era Lui.” (Spurgeon)

ii. Ora tocca a noi attraversare la prova di fuoco (1 Pietro 4:12); gli empi riceveranno il loro fuoco più avanti. Il fuoco che sopportiamo adesso ci purifica; il fuoco che gli empi sopporteranno li punirà. Eppure, ci ricordiamo sempre che non ci sarà mai alcuna punizione da parte di Dio per noi nelle nostre sofferenze, solo purificazione. Per il cristiano la questione della punizione è stata risolta una volta per tutte sulla croce, dove Gesù ha sopportato tutto il castigo che il cristiano avrebbe potuto ricevere da Dio.

iii. Lo stesso fuoco che consuma la paglia purificherà l’oro. Il fuoco è lo stesso, ma lo scopo nella sua applicazione è diverso e il suo effetto sulla paglia è differente da quello sull’oro. Eppure, sebbene i cristiani soffrano alcune delle cose sofferte dagli empi, lo scopo di Dio è diverso, così come l’effetto.

b. Se comincia prima da noi, quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono all’evangelo di Dio? L’applicazione di Pietro, che ci porta a riflettere, è chiara. Se questo è ciò che i figli di Dio sperimentano, cosa ne sarà di coloro che si sono resi Suoi nemici? Come potranno mai sperare di resistere davanti al giudizio e all’ira di Dio?

i. I cristiani possono rallegrarsi del fatto che le sofferenze che affrontano in questa vita sono le peggiori che potranno mai affrontare per tutta l’eternità. Abbiamo visto il peggio; coloro che rigettano Gesù Cristo hanno visto il meglio della vita che la loro esistenza eterna mai vedrà.

c. Se il giusto è appena salvato: Poiché questo è vero – che la salvezza del giusto non giunge senza difficoltà – allora dovrebbe farci fermare un momento e riflettere se noi o altri sembriamo avere una salvezza facile.

i. Non è che la nostra salvezza sia difficile da guadagnare o meritare; è per intero un dono gratuito di Gesù Cristo. Eppure, la nostra salvezza è difficile perché nel momento in cui dichiariamo di essere discepoli veniamo sfidati e ci viene richiesto di abbandonare i nostri idoli e i nostri peccati. Poiché il vero discepolato e l’autentica sequela di Gesù Cristo sono a volte difficili, comprendiamo il motivo per cui Pietro cita il passo di Proverbi 11:31: “Il giusto è appena salvato”.

d. Quelli che soffrono secondo la volontà di Dio: Pietre fa un’altra distinzione tra coloro che soffrono secondo la volontà di Dio e coloro che soffrono per altro. Non tutte le sofferenze sono secondo la volontà di Dio.

e. Raccomandino a lui le proprie anime: L’antica parola greca tradotta con “raccomandino” è un termine tecnico, usato quando si doveva lasciare del denaro in deposito presso un amico fidato. Tale fiducia era considerata una delle cose più sacre della vita e l’amico era obbligato per una questione d’onore a restituire il denaro intatto. È la stessa parola usata da Gesù quando disse: “Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito” (Luca 23:46).

i. Pertanto, quando i Cristiani raccomandano a lui le proprie anime, le ripongono in un luogo sicuro. Dio è il fedele Creatore, a cui possiamo affidarci come argilla plasmabile nelle Sue mani.

f. Fedele Creatore: Gran parte dell’agonia a cui ci sottoponiamo in tempi di prova e sofferenza ha a che fare con la nostra indifferenza nei confronti della fedeltà di Dio o del Suo ruolo di Creatore. Egli è il nostro sovrano Creatore, che ha il diritto di fare di noi ciò che vuole. Eppure, Egli è fedele e farà solo ciò che è meglio per noi.

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