1 Pietro 3 – Sottomissione e Sofferenza
A. Sottomissione nella casa.
1. (1-2) Il cuore di una donna timorata di Dio.
Similmente voi, mogli, siate sottomesse ai vostri mariti affinché, anche se ve ne sono alcuni che non ubbidiscono alla parola, siano guadagnati senza parola dalla condotta delle loro mogli, quando vedranno la vostra casta condotta accompagnata da timore.
a. Similmente voi, mogli, siate sottomesse ai vostri mariti: Una moglie timorata di Dio sarà sottomessa a suo marito. Tale sottomissione non è una ricompensa che il marito riceve per la sua buona condotta, ma, trattandosi del giusto ordine che dovrebbe essere presente in casa, Dio la comanda.
i. L’insegnamento della sottomissione era importante soprattutto per una donna sposata del primo secolo che aveva cominciato a seguire Gesù, la quale poneva domande del tipo: “Dovrei lasciare mio marito? o “Dovrei cambiare il mio comportamento nei suoi confronti?” o “Dovrei assumere una posizione superiore a lui, dato che ora sono in Gesù?”
ii. Nella cultura del mondo antico era quasi impensabile che una donna adottasse una religione diversa da quella del marito. Le donne cristiane che si accostavano a Gesù prima dei loro mariti avevano bisogno di istruzioni.
b. Similmente: Un’opportuna sottomissione nella casa segue le stesse regole della sottomissione al governo o ai propri datori di lavoro. È una sottomissione non solo delle azioni, ma anche del cuore – come dimostrato dal cuore arrendevole di Gesù (1 Pietro 2:21-25).
i. La chiamata alla sottomissione non è solamente una chiamata all’amore e ad azioni premurose. È una chiamata ad assumere una posizione di sottomissione nei confronti dell’autorità. L’antica parola greca tradotta con sottomissione era usata al di fuori del Nuovo Testamento per descrivere la sottomissione e l’obbedienza dei soldati di un esercito agli ufficiali di grado superiore. Letteralmente significa “ordinare al di sotto”.
ii. Tuttavia, la sottomissione all’autorità non esclude una parità di importanza, dignità e onore. Gesù era assoggettato ad entrambi i Suoi genitori e a Dio Padre, ma non era inferiore a nessuno di loro. “Così, il comandamento che viene dato alle donne di essere sottomesse ai loro mariti non dovrebbe mai considerarsi come espressione di una personalità o spiritualità inferiore, o di una minore importanza.” (Grudem)
iii. Naturalmente, la sottomissione nel matrimonio segue le stesse regole della sottomissione in altri ambiti. Ci sottomettiamo all’autorità designata da Dio perché tale è il nostro dovere davanti a Lui, a meno che quell’autorità non ci induca al peccato. In quel caso, è giusto obbedire a Dio invece che agli uomini (Atti 4:19-20).
c. Siate sottomesse ai vostri mariti: Pietro osserva attentamente che le mogli sono chiamate ad essere sottomesse ai propri mariti e non a tutti gli uomini in generale. La direzione dell’uomo è un principio ordinato da Dio per la casa e la chiesa, non per la società in generale.
i. Il principio della sottomissione viene presentato in diversi modi nel Nuovo Testamento.
• Gesù era sottomesso ai Suoi genitori (Luca 2:51).
• I demoni erano sottomessi ai discepoli (Luca 10:17).
• I cittadini si dovrebbero sottomettere all’autorità del governo (Romani 13:1 e 5, Tito 3:1, 1 Pietro 2:13).
• L’universo si sottometterà a Gesù (1 Corinzi 15:27 e Efesini 1:22).
• Esseri spirituali invisibili si sottomettono a Gesù (1 Pietro 3:22).
• I cristiani si dovrebbero sottomettere ai responsabili della loro chiesa (1 Corinzi 16:15-16 e 1 Pietro 5:5).
• Le mogli si dovrebbero sottomettere ai mariti (Colossesi 3:18, Tito 2:5, 1 Pietro 3:5, e Efesini 5:22-24).
• La chiesa si dovrebbe sottomettere a Gesù (Efesini 5:24).
• I servitori dovrebbero sottomettersi ai loro padroni (Tito 2:9, 1 Pietro 2:18).
• I cristiani dovrebbero sottomettersi a Dio (Ebrei 12:9, Giacomo 4:7).
ii. Nessuna di queste relazioni è mai ribaltata. Per esempio, ai padroni non viene mai detto di sottomettersi ai servi, a Gesù non viene mai detto di sottomettersi alla chiesa, e così via. Pertanto, nonostante coloro che ricoprono posizioni di autorità debbano avere un amore e un atteggiamento da servitore, ciò non annulla la concezione dell’ordine di Dio riguardo all’autorità e alla relativa sottomissione.
d. Affinché, anche se ve ne sono alcuni che non ubbidiscono alla parola, siano guadagnati senza parola dalla condotta delle loro mogli: Il beneficio della sottomissione è visibile nel modo in cui questa influenza i mariti in relazione a Dio. La sottomissione di una moglie è una potente manifestazione della sua fiducia in Dio. Questo tipo di fede e di obbedienza può realizzare grandi cose, anche senza parola.
i. Le mogli magari vorrebbero modellare i propri mariti, conducendoli a Gesù o conducendoli in Gesù attraverso le loro parole. Pietro ricorda loro che il piano di Dio prevede che le mogli influenzino i loro mariti non mediante predicozzi persuasivi, ma attraverso una devota sottomissione, una casta condotta e il timore di Dio.
ii. Gli sforzi di una moglie per plasmare il marito attraverso le sue parole e i suoi stessi sforzi potrebbero, in un certo senso, ostacolare la potenza dell’opera di Dio nella vita del marito. È molto più efficace sottomettersi nel modo indicato da Dio, dimostrando così fiducia in Lui, e lasciare che Dio faccia a modo Suo con il marito.
iii. “Il fascino che scaturisce dal comportamento sottomesso di una moglie anche nei confronti di un marito non credente suggerisce che Dio ha stabilito la correttezza e la bellezza della distinzione tra i ruoli per includere la guida o il governo maschile nella famiglia e l’approvazione e la sensibilità femminile nei confronti di tale guida… Il marito non credente nota questo comportamento e nel profondo ne percepisce la bellezza. Nel suo cuore c’è qualcosa che testimonia che ciò è giusto, che questo è il modo in cui Dio voleva che uomini e donne si relazionassero in qualità di marito e moglie. Egli, perciò, giunge alla conclusione che il vangelo in cui crede la moglie deve essere altrettanto vero.” (Grudem)
e. Non ubbidiscono alla parola: Questo si riferisce a un marito non credente, anche se significa qualcosa di più del semplice “non credono”. Descrive, in realtà, qualcuno che disobbedisce attivamente alla Parola di Dio. Anche questi mariti possono essere conquistati attraverso la condotta pia di mogli amorevoli.
2. (3-4) La vera bellezza di una donna di Dio.
Il vostro ornamento non sia quello esteriore: intrecciare i capelli, portare i gioielli d’oro o indossare belle vesti, ma l’essere nascosto nel cuore con un’incorrotta purezza di uno spirito dolce e pacifico, che è di grande valore davanti a Dio.
a. Il vostro ornamento non sia quello esteriore: Pietro non proibisce del tutto l’ornamento. Ma per la donna di Dio l’ornamento esteriore deve essere sempre presente in quantità moderata e la sua attenzione deve sempre essere concentrata sull’ornamento interiore.
i. Intrecciare i capelli: Secondo William Barclay, nel mondo in cui viveva Pietro le donne spesso si intrecciavano o si tingevano i capelli. Portavano anche parrucche, specialmente parrucche bionde fatte con capelli importati dalla Germania. Pietro aveva questo in mente quando parlava dell’ornamento…esteriore. Non proibiva alla donna di sistemarsi i capelli o di indossare gioielli, né tantomeno di indossare delle vesti (belle non compare nei testi originali).
b. Ma l’essere nascosto del cuore: La vera bellezza nasce dall’essere nascosto del cuore. Non dipende da cosa indossi o da cosa sfoggi davanti a uno specchio. Ma è ciò che sei.
i. La vera domanda è “Da cosa fai dipendere la tua bellezza?” Pietro non sta dicendo che queste cose sono proibite, piuttosto che non dovrebbero costituire l’ornamento di una donna, la fonte della sua vera bellezza.
c. Un’incorrotta purezza di uno spirito dolce e pacifico: La bellezza interiore di una donna di Dio è incorrotta. Ciò significa che non si consuma e non peggiora con l’età. Al contrario, un’incorrotta bellezza (NKJV) non fa altro che migliorare all’avanzare dell’età e ha quindi molto più valore della bellezza che proviene da capelli, gioielli o vestiti.
d. Uno spirito dolce e pacifico, che è di grande valore davanti a Dio: Pietro descrive le caratteristiche della vera bellezza – uno spirito dolce e pacifico. Questi tratti caratteriali, pur non essendo promossi per le donne dalla nostra cultura, sono di grande valore davanti a Dio.
3. (5-6) Esempi di sottomissione.
Così infatti si adornavano una volta le sante donne che speravano in Dio, stando sottomesse ai loro mariti, come Sara che ubbidiva ad Abrahamo, chiamandolo signore; di essa voi siete divenute figlie, se fate il bene e non vi lasciate prendere da alcun spavento.
a. Così infatti si adornavano una volta le sante donne che speravano in Dio: Pietro ricorda alle donne che non le sta chiamando a un nuovo standard, ma a qualcosa che una volta le sante donne già praticavano.
b. Che speravano in Dio: Quando le donne si sottomettono ai propri mariti e non ripongono fiducia nel proprio ornamento esteriore, sono simili alle donne sante di una volta che speravano in Dio. Dimostrano con forza la propria fede.
i. Una donna può fidarsi della propria capacità di influenzare e controllare suo marito, o può fidarsi di Dio e sottomettersi. Una donna può fidarsi della propria bellezza esteriore e del proprio ornamento, o può fidarsi di Dio e coltivare uno spirito dolce e pacifico. Tutto si riconduce alla fiducia in Dio; perciò, ella dovrebbe essere come le sante donne che speravano in Dio.
c. Come Sara che ubbidiva ad Abrahamo: Due cose dimostravano la sottomissione di Sara ad Abrahamo. La prima è che ubbidiva ad Abrahamo anche quando era difficile e quando lui era nel torto (Genesi 12:10-20). La seconda è che onorava Abrahamo chiamandolo signore. È possibile ubbidire a qualcuno senza mostrargli quell’onore che fa parte della sottomissione. La vera sottomissione conosce l’importanza dell’obbedienza come quella dell’onore.
i. “Un atteggiamento di sottomissione all’autorità del marito si rifletterà ogni giorno in numerose parole ed azioni, che riflettono il rispetto verso la sua leadership e il riconoscimento della sua responsabilità finale.” (Grudem)
d. Se fate il bene e non vi lasciate prendere da alcun spavento: La vera sottomissione, ripiena di fede in Dio, non lascia spazio alla paura o al terrore. Fa del bene e ne lascia il risultato a Dio e non all’uomo.
i. Le parole “fate il bene” ci ricordano che la vera sottomissione non è una resa imbronciata all’autorità, ma significa accogliere attivamente la volontà di Dio, dimostrando di avere fiducia in Lui.
4. (7) Il cuore di un marito timorato di Dio.
Similmente voi, mariti, vivete con le vostre mogli con la comprensione dovuta alla donna, come al vaso più debole, e onoratele perché sono coeredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite.
a. Vivete con le vostre mogli: Un marito timorato di Dio vive con sua moglie. Non condivide semplicemente una casa, ma vive veramente con lei. Riconosce l’aspetto più importante dell’insegnamento di Paolo sul matrimonio in Efesini 5: che “Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso” (Efesini 5:28). Il marito timorato di Dio comprende l’unità fondamentale o il legame che Dio ha stabilito tra marito e moglie.
b. Con la comprensione: Un marito timorato di Dio si impegna nel compito essenziale di mostrare comprensione verso sua moglie. Conoscendola bene, è in grado di dimostrare il proprio amore per lei in modo molto più efficace.
i. Quando un marito ha questa comprensione, Dio lo guida affinché con…comprensione viva con sua moglie. Dovrebbe prendere tale comprensione ed esercitarla quotidianamente verso di lei. Questo è l’incarico che molti uomini fanno fatica a portare avanti. Magari hanno comprensione verso le proprie mogli, ma non la mostrano mentre vivono con loro.
c. Onoratele: Un marito timorato di Dio sa come far sentire onorata sua moglie. Nonostante sia sottomessa a lui, egli si preoccupa di non farla sentire come se fosse una dipendente o la suddita di un tiranno.
i. Nell’espressione “rendendo onore alla moglie” (NKJV), la parola in greco antico corrispondente a “moglie” è una parola rara, che letteralmente ha più il significato di “vaso femminile” (Diodati). Questa terminologia suggerisce che la natura femminile della donna dovrebbe sollecitare il marito a onorarla.
ii. Si trattava di un insegnamento radicale nel mondo in cui Pietro viveva. In quella cultura antica il marito aveva diritti assoluti sulla propria moglie e la moglie non aveva praticamente nessun diritto nel matrimonio. Nel mondo romano, se un uomo avesse sorpreso la propria moglie in adulterio, avrebbe potuto ucciderla sul posto. Ma, se una moglie avesse sorpreso il marito, non avrebbe potuto fare nulla contro di lui. Tutti i doveri e gli obblighi nel matrimonio erano imposti alla moglie. L’insegnamento radicale di Pietro dice che il marito, nei confronti della propria moglie, ha dei doveri e degli obblighi che Dio ha stabilito.
d. Come al vaso più debole: In questo contesto, con più debole si vuole indicare la relativa debolezza fisica della donna paragonata a quella dell’uomo. Gli uomini non per forza sono più forti spiritualmente delle donne, ma in genere lo sono fisicamente. Dopo aver introdotto l’idea della natura femminile della donna utilizzando la parola moglie, Pietro prosegue nell’apprezzare la natura femminile e presenta il modo in cui un marito debba agire verso questa natura.
i. Perciò, un marito timorato di Dio riconosce i limiti fisici della moglie e non si aspetta da lei più di quanto sia opportuno e benevolo.
e. Coeredi con voi: Un marito timorato di Dio riconosce che il proprio coniuge non è unicamente sua moglie, ma anche sua sorella in Gesù. Parte della loro eredità nel Signore si realizza solo nella loro unità come marito e moglie.
i. Coeredi con voi: Ciò “ricorda ai mariti che, nonostante sia stata assegnata loro una grande autorità all’interno del matrimonio, le loro mogli godono allo stesso modo del privilegio spirituale e di una valenza eterna: sono ‘coeredi’.” (Grudem)
f. Affinché le vostre preghiere non siano impedite: L’incapacità di vivere come un marito timorato di Dio ha delle conseguenze spirituali. Può impedire e impedirà le preghiere.
i. Alcuni hanno pensato che Pietro, in questo passo, abbia in mente le preghiere che mariti e mogli fanno insieme. Ma, poiché si rivolge solo ai mariti e dice le vostre preghiere, si riferisce alle preghiere dei mariti in generale.
ii. Pietro supponeva che il timore che le preghiere fossero impedite avrebbe motivato i mariti cristiani ad amare e a prendersi cura delle proprie mogli come avrebbero dovuto. Molti uomini cristiani hanno una considerazione così bassa della preghiera che questo avvertimento potrebbe non motivarli adeguatamente.
iii. “Infatti, per i veri credenti la preghiera è così preziosa che il pericolo che venga impedita è usato da Pietro come movente che li spinga, nei loro rapporti matrimoniali e nelle questioni domestiche, a comportarsi con grande sapienza. Egli invita il marito ad ‘abitare’ con sua moglie ‘discretamente’ e a renderle onore amorevolmente per evitare che le loro preghiere congiunte siano impedite. Tutto ciò che impedisce la preghiera non può essere altro che sbagliato. Se la guida della famiglia, o la mancanza della guida stessa, sta danneggiando la nostra potenza nella preghiera, c’è un bisogno urgente di cambiamento.” (Spurgeon)
B. La pietà nella sofferenza.
1. (8-9) Un appello all’unità e all’amore nel popolo di Dio.
Infine siate tutti di una sola mente, compassionevoli, pieni di amor fraterno, misericordiosi e benevoli, non rendendo male per male od oltraggio per oltraggio ma, al contrario, benedite, sapendo che a questo siete stati chiamati, affinché ereditiate la benedizione.
a. Siate… di una sola mente: La maggior parte di noi è disposta ad avere una sola mente, purché quella sola mente sia la mia mente! Ma la sola mente deve essere la mente di Cristo (1 Corinzi 2:16). La nostra mente comune deve essere la mente di Gesù.
i. Questo comando ci riporta alla necessità di conoscere la parola di Dio. Non possiamo essere di una sola mente, la mente di Gesù, se non sappiamo quale sia la Sua mente. La Parola di Dio ci mostra la mente di Gesù.
b. Siate… di una sola mente: Questa espressione parla dell’unità fondamentale del popolo di Dio. Noi siamo uno, ma non siamo tutti uguali. Pur dovendo noi tutti essere di una sola mente, non possiamo aspettarci che tutti siano come noi. Dio ha creato sia l’unità che la diversità in mezzo al suo popolo.
i. Ogni cellula del tuo corpo è diversa e ha il proprio ruolo da svolgere. Eppure, ognuna di esse ha lo stesso codice DNA scritto al suo interno, il piano generale dell’intero corpo. Ogni cellula del tuo corpo ha la stessa “mente”.
ii. Potremmo dire che i cristiani dovrebbero essere come un bel coro. Ciascuno canta con la propria voce e alcuni cantano parti diverse, ma tutti cantano la stessa musica e in armonia l’uno con l’altro.
c. Compassionevoli… misericordiosi… benevoli: Pietro descrive il genere di amore affettuoso che dovrebbe esserci nel popolo di Dio. Dovremmo essere compassionevoli, fraterni, misericordiosi e anche educati.
i. Ricorda che questo è il metro di misura che Gesù diede al mondo per identificare i Suoi veri discepoli: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:35). Gesù non ci ha comandato di farci piacere i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo. Ma ci è stato comandato di amarli e, una volta che cominceremo ad amarli, cominceremo anche ad apprezzarli.
d. Non rendendo male per male od oltraggio per oltraggio ma, al contrario, benedite: Ciò che più mette alla prova il nostro amore per gli altri arriva quando subiamo un torto. In quei momenti siamo chiamati a non restituire male per male, piuttosto a benedire.
i. Nessuna disputa, discussione o conflitto personale tra i credenti dovrebbe protrarsi. Seppure un cristiano oltrepassasse il limite, la risposta amorevole degli altri cristiani dovrebbe mantenere il problema di piccole dimensioni e di breve durata.
ii. La reazione spontanea all’ostilità è la ritorsione. Questa è la causa dei terribili conflitti etnici in tutto il mondo – un gruppo fa un torto a un altro e questo dedica il resto della propria esistenza a ripagare quel torto. Solo l’amore di Gesù per i nostri nemici può rompere questo terribile circolo vizioso.
iii. Gesù ci ha ricordato che non c’è nessun onore nell’amare qualcuno che ci ama a sua volta; la vera prova per il nostro amore sta nel dimostrare compassione ai nostri nemici (Matteo 5:44-47).
e. Affinché ereditiate la benedizione: Ci amiamo l’un l’altro, ma non solo per amore di Gesù, del cui corpo siamo membri. Ci amiamo l’un l’altro, ma non solo per amore di nostro fratello o di nostra sorella per cui Gesù è morto. Ci amiamo l’un l’altro anche per amor nostro – benedicendo coloro che ci hanno fatto un torto, erediteremo la benedizione. Se non riesci ad amare per amore di Gesù o per amore di tuo fratello, allora fallo per amore di te stesso!
2. (10-12) La citazione da Salmi 34:12-16 dimostra la benedizione che ricevono coloro che si ritraggono dal male e fanno il bene.
Infatti
«Chi vuole amare la vita
E vedere dei buoni giorni,
Trattenga la sua bocca dal male
E le sue labbra dal parlare con inganno;
Si ritragga dal male e faccia il bene,
Cerchi la pace e la persegua,
Perché gli occhi del Signore sono sui giusti
E i suoi orecchi sono attenti alla loro preghiera,
Ma la faccia del Signore è contro quelli che fanno il male».
a. Si ritragga dal male e faccia il bene: Fare il bene è spesso difficile perché, come regola generale, il male viene premiato immediatamente e la ricompensa per aver fatto del bene arriva spesso in ritardo. Ma le ricompense per il bene sono migliori e molto più sicure di quelle per il male. Questa è la promessa di Dio nel passo citato da Pietro.
3. (13-17) Come comportarsi quando il nostro bene viene ricambiato con il male.
E chi vi farà del male, se voi seguite il bene? Ma, anche se doveste soffrire per la giustizia, beati voi! «Or non abbiate di loro alcun timore e non vi turbate», anzi santificate il Signore Dio nei vostri cuori e siate sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domandi spiegazione della speranza che è in voi con mansuetudine e timore, avendo una buona coscienza affinché, quando vi accusano di essere dei malfattori, vengano svergognati coloro che calunniano la vostra buona condotta in Cristo. È meglio infatti, se tale è la volontà di Dio, soffrire facendo il bene piuttosto che facendo il male,
a. E chi vi farà del male: Pietro, sebbene dicesse ai cristiani di rispondere sempre al male con il bene, viveva anche nel mondo reale e sapeva che spesso le persone ripagano il bene con il male.
i. “Il non essere odiato dal mondo; l’essere amato e lusingato e accarezzato dal mondo – è una delle situazioni più terribili in cui un cristiano possa trovarsi. ‘Che male ho fatto’, chiese il vecchio saggio, ‘perché lui parli bene di me?’” (Meyer)
b. Se voi seguite il bene: Letteralmente, seguite significa “siete zelanti” (Nuova Riveduta). “Alcuni Giudei erano zeloti e si vantavano del proprio zelo per il Signore o per la Sua Legge…tutti i cristiani dovrebbero essere zelanti per ciò che è buono.” (Hart)
c. Ma, anche se doveste soffrire per la giustizia, beati voi: Pietro ci ricorda che c’è una benedizione per noi anche quando ci troviamo a soffrire per la giustizia. Dio si prenderà cura di noi, specialmente quando soffriremo ingiustamente.
i. Gesù menzionò lo stesso atteggiamento: “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella Geenna” (Matteo 10:28).
d. Or non abbiate di loro alcun timore e non vi turbate: La presenza o la possibilità della sofferenza per aver fatto il bene non dovrebbe dissuaderci dal compiere il bene. Al contrario, dovremmo offrire a Dio un posto speciale (santificate) nei nostri cuori ed essere sempre pronti a dare ragione della nostra fede (rispondere a vostra difesa), facendolo sempre con il giusto atteggiamento (mansuetudine e timore).
i. Altri manoscritti traducono “santificate il Signore Dio nei vostri cuori” con glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori (Nuova Riveduta). “Il semplice significato dell’ingiunzione è che al centro della vita stessa deve esserci un solo Signore, cioè Cristo… Ad altri signori viene permesso di invadere il tempio del cuore e di esercitare dominio su di noi. I nostri desideri egoistici, l’opinione degli altri, la sapienza del mondo, la pressione delle circostanze, questi e molti altri signori ci comandano, facendoci distogliere la nostra semplice e assoluta fedeltà dal nostro unico Signore.” (Morgan)
ii. Saremo pronti a rispondere a nostra difesa se ci saremo preparati nella nostra conoscenza della Bibbia. Pietro sapeva quanto fosse importante rispondere a vostra difesa a chiunque vi domandi. Lui stesso dovette farlo nelle situazioni descritte in Atti 2:14-39, Atti 3:11-26, Atti 4:8-12, e Atti 5:29-32. In ogni momento di prova Pietro si affidava alla potenza dello Spirito Santo ed era così in grado di rispondere a sua difesa.
e. Vengano svergognati coloro che calunniano la vostra buona condotta in Cristo: La nostra buona condotta, nel momento in cui il nostro bene verrà ricambiato con il male, dimostrerà come gli altri abbiano torto riguardo a noi e verranno svergognati per aver parlato contro le nostre vite pie.
f. È meglio infatti, se tale è la volontà di Dio, soffrire facendo il bene piuttosto che facendo il male: Nessuno di noi vuole soffrire. Ma se proprio dobbiamo soffrire, che sia per aver fatto il bene e non per aver fatto il male. A volte i cristiani si dimostrano odiosi e offensivi e vengono fatti soffrire per questo. Magari si illudono che sia una persecuzione per amore del vangelo, ma in realtà è semplicemente una sofferenza per aver fatto il male.
C. Gesù mostra la potenza della sofferenza per aver fatto il bene.
1. (18) Attraverso la Sua sofferenza, Gesù ci ha condotto a Dio.
Perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito,
a. Perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati: Gesù ha sofferto una volta per i peccati. Non c’è più alcun sacrificio o espiazione che possa portare piacere a Dio al di là di quello che Gesù ha compiuto sulla croce. Nemmeno la nostra sofferenza basterà a pagare per i nostri peccati. Il prezzo è già stato pagato.
i. Sebbene Pietro abbia usato la sofferenza di Cristo per incoraggiare e fortificare i suoi lettori afflitti, dobbiamo ricordare che Pietro ha anche tracciato una chiara distinzione tra la sofferenza di Gesù e quella di tutti gli altri. Spurgeon rammentò l’eroica sofferenza di un uomo di Dio: “Ricordo di aver letto nel Libro dei Martiri di Foxe la storia di un uomo di Dio, che fu legato al rogo a motivo di Cristo; era lì, calmo e tranquillo, fino a che le sue gambe non furono bruciate, mentre gli astanti guardavano per vedere il suo corpo indifeso, nero come il carbone, sfilare dalle catene, finché il suo aspetto non fu più riconoscibile; ma un uomo là vicino fu molto sorpreso nel vedere quella povera carcassa nera aprire la bocca, da cui uscirono due parole; secondo voi, quali furono? ‘Dolce Gesù!’ E poi il martire cadde sopra le catene e la vita lo lasciò”.
ii. Quel santo ebbe la dolce presenza di Gesù ad aiutarlo nella sua terribile sofferenza; Gesù, invece, non ebbe la dolce presenza di Suo Padre ad assisterlo sulla croce. Al contrario, Dio Padre lo trattò alla stregua di un nemico, come il bersaglio della giusta ira di Dio. In questo senso, la sofferenza di Gesù sulla croce è stata peggiore di qualsiasi altra mai patita da un martire; forse non peggiore nel dolore fisico sopportato, ma certamente nella sofferenza spirituale e nell’esperienza complessiva.
iii. “È quasi come se l’apostolo dicesse: ‘Nessuno di voi ha sofferto in confronto a Lui’; o, perlomeno, Egli è stato l’Arci-Sofferente, – il Principe dei sofferenti, – l’Imperatore del regno dell’agonia, – il Signore supremo del dolore… Conoscete poco riguardo al dolore, non ne sapete molto. L’orlo della veste del dolore è tutto ciò che riuscirete mai a toccare, ma Cristo l’ha indossata come veste quotidiana. Noi non beviamo che un sorso del calice che Egli ha bevuto fino ai suoi più amari residui. Noi sentiamo solo una piccola parte del calore della fornace di Nabucodonosor, ma Lui dimorò proprio nel mezzo del fuoco.” (Spurgeon)
b. Il giusto per gl’ingiusti: Gesù è l’esempio perfetto di cosa significhi soffrire per aver fatto il bene. Lui, il giusto, soffrì per tutti noi che siamo gl’ingiusti – e lo scopo di tutto ciò fu condurci a Dio, ricostruire la nostra relazione con Lui, che era ormai interrotta e morta.
i. Poiché Gesù fece tutto ciò per condurci a Dio, quanto sarebbe ingiusto se non ci accostassimo a Lui in comunione! L’antica parola greca tradotta con “condurre” è la stessa parola usata per “accesso” in Romani 5:2 ed Efesini 2:18. Nella letteratura antica la parola condurre era usata “per l’ammissione a un’udienza con il Gran Re.” (Blum)
c. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito: Gesù morì nel Suo corpo, ma fu risuscitato dai morti dallo Spirito Santo. In questo passo la Bibbia ci dice che fu lo Spirito Santo a resuscitare Gesù dai morti. Altrove essa ci dice anche che fu il Padre a resuscitare Gesù dai morti (Romani 6:4) e che fu Gesù a resuscitare sé stesso dai morti (Giovanni 2:18-22). La resurrezione fu opera della Trinità.
2. (19-20a) Attraverso la Sua sofferenza, Gesù predicò agli spiriti in carcere.
Nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere, che un tempo furono ribelli,
a. Nel quale: Ciò significa che Gesù fu ispirato dallo Spirito Santo quando intraprese l’opera di predicazione agli spiriti in carcere. Fu vivificato dallo Spirito e poi compì quest’opera per mezzo dello stesso Spirito.
b. Egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere: A quanto pare, quest’opera fu condotta nel lasso di tempo tra la morte di Gesù e la Sua prima apparizione ai discepoli dopo essere risorto. Gesù andò nell’Ade – la dimora dei morti – e predicò agli spiriti che si trovavano là.
c. Spiriti che erano in carcere: Nonostante alcuni abbiano considerato questi spiriti come spiriti umani, è più probabile che si trattasse di spiriti demoniaci. Sappiamo che la loro disobbedienza avvenne ai giorni di Noè (1 Pietro 3:20). Abbiamo la prova che questo fu un periodo di grave peccato sia per i demoni che per gli umani, durante il quale ci fu un’empia commistione di entrambi (Genesi 6:1-2).
i. A quanto pare, la più antica identificazione di quegli spiriti imprigionati li intendeva come gli angeli caduti di Genesi 6. Tale visione era ampiamente conosciuta e generalmente data per certa nell’era apostolica.” (Hiebert)
d. Predicare agli spiriti che erano in carcere: Inoltre, non sappiamo perché Gesù andò a predicare a questi spiriti imprigionati. Con ogni probabilità, si trattava di predicazione (la proclamazione del messaggio di Dio) e non di evangelizzazione (la proclamazione della buona notizia). Gesù andò a predicare a questi spiriti disobbedienti un messaggio di giudizio e condanna decisiva alla luce della Sua opera compiuta sulla croce.
i. Nel fare ciò, il trionfo di Gesù sul male venne ultimato, anche sul male verificatosi prima del diluvio. La Bibbia dice che persino le creature sotterranee riconosceranno la Signoria suprema di Gesù. In questo passo Gesù annunciava questa realtà: “Affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature (o cose) celesti, terrestri e sotterranee” (Filippesi 2:10).
ii. “Non crediamo che Pietro volesse dire che Cristo predicò il vangelo a quegli spiriti in carcere; anzi, insegnava che Cristo aveva annunciato il Suo trionfo sopra il male, che per quegli spiriti rappresentava una brutta notizia. Per i lettori di Pietro, tuttavia, voleva dire conforto e incoraggiamento.” (Hiebert)
iii. “Quale fosse il Suo messaggio non ci viene detto. Perché solamente i disubbidienti ai giorni di Noè vengono menzionati non è indicato. Quale fosse lo scopo o il risultato della predicazione di Cristo non è rivelato. Su tutti questi punti possiamo trarre le nostre conclusioni, ma non abbiamo alcuna autorità su ciò che si avvicina all’insegnamento dogmatico.” (Morgan)
3. (20b-22) La salvezza di Noè come figura del battesimo.
Quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l’acqua, la quale è figura del battesimo (non la rimozione di sporcizia della carne, ma la richiesta di buona coscienza presso Dio), che ora salva anche noi mediante la risurrezione di Gesù Cristo, il quale è andato in cielo ed è alla destra di Dio, dove gli sono sottoposti angeli, potestà e potenze.
a. Poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l’acqua: Qui Pietro disegna un’immagine con le sue parole. Proprio come la salvezza di Noè dal giudizio di Dio era collegata all’acqua, così la salvezza del cristiano è legata all’acqua, l’acqua del battesimo.
i. L’acqua del diluvio lavò via il peccato e la malvagità e portò un nuovo mondo con un nuovo inizio davanti a Dio. L’acqua del battesimo fa la stessa cosa, fornendo un passaggio dal vecchio al nuovo.
ii. “Noè non fu salvato mediante la graduale ricostruzione del mondo e il ripristino della sua innocenza primitiva, ma fu pronunciata una sentenza di condanna, da cui scaturirono morte, sepoltura e resurrezione. Noè dovette entrare nell’arca e morire al mondo; le inondazioni dovettero scendere dal cielo e risalire dalle loro fonti segrete sotto la terra, l’arca dovette essere sommersa da una gran quantità d’acqua – ecco la sepoltura; e poi, dopo un certo tempo, Noè e la sua famiglia dovettero risalire nel mondo totalmente nuovo della vita di risurrezione.” (Spurgeon)
b. Non la rimozione di sporcizia della carne, ma la richiesta di buona coscienza presso Dio: Allo stesso tempo, Pietro è attento a sottolineare che non è l’effettivo lavaggio nell’acqua battesimale che ci salva, ma è la realtà spirituale che sta dietro all’immersione in acqua. Ciò che realmente ci salva è la richiesta di buona coscienza presso Dio, una coscienza resa buona attraverso l’opera completa di Gesù.
c. Cristo, il quale è andato in cielo ed è alla destra di Dio: Comprendiamo la completezza dell’opera di Gesù attraverso la Sua esaltazione alla destra di Dio Padre e la sottomissione a Lui di tutti gli spiriti creati (dove gli sono sottoposti angeli, potestà e potenze). Quindi, sebbene Gesù abbia sofferto per aver fatto il bene, ottenne il trionfo finale. L’esempio di Gesù conferma l’osservazione di Pietro in 1 Pietro 3:9: se soffriamo per aver fatto il bene, erediteremo una benedizione.
i. Gesù è andato in cielo, ed è meglio per noi che Lui sia lì. Spurgeon correlò questo aspetto al momento in cui il sommo sacerdote, che rappresentava Israele nel Giorno dell’Espiazione, scompariva dal popolo e si recava dietro alla cortina. “Sebbene egli non fosse con loro, era con Dio, il che era un bene per loro. Il sommo sacerdote era più utile per loro al di là cortina di quanto lo fosse al di qua; stava facendo per loro, di nascosto, quello che non avrebbe potuto adempiere davanti a loro. Mi diletto nel pensare che il mio Signore sia con il Padre. A volte non riesco a raggiungere Dio, il mio accesso sembra bloccato dalla mia imperfezione, ma Egli è sempre con Dio a intercedere per me”.
ii. La nostra connessione con Gesù è simile a un bambino con il suo aquilone. Il suo aquilone volò così in alto nel cielo da non essere più visibile. Qualcuno chiese al fanciullo: “Come fai a sapere che è ancora lassù?” Il bambino rispose: “Lo sento tirare”. Non riusciamo a vedere Gesù sul trono in cielo, ma certamente sentiamo che ci sta attirando a sé.
iii. Poiché Gesù è andato in cielo, la Sua Chiesa è al sicuro. “La sua chiesa non tremi, non pensi di stendere la mano dell’incredulità per tenere salda l’arca del Signore. La storia della chiesa deve essere la replica della storia di Cristo: deve essere tradita, deve essere flagellata, deve essere accusata ingiustamente e le dovranno sputare addosso; potrà essere crocifissa e magari morirà, ma risorgerà. Il suo Padrone è risorto e allo stesso modo lei risorgerà e riceverà la gloria. Non si potrà mai uccidere la chiesa finché non si riuscirà ad uccidere Cristo, e non si potrà mai sconfiggerla finché non si sconfiggerà il Signore Gesù, che indossa già la corona della vittoria.” (Spurgeon)
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