1 Corinzi 6




1 Corinzi 6 – Processi tra Credenti e Vita Dissoluta

A. Istruzioni circa le denunce tra i cristiani.

1. (1) Paolo condanna il ricorso ai tribunali pagani nelle dispute tra cristiani.

C’è qualcuno di voi che, quando ha una questione contro un altro, osa farlo giudicare dagli ingiusti invece che dai santi?

a. C’è qualcuno di voi che… osa è un parlare forte. Semplicemente Paolo non riesce a credere a quello che questi credenti Corinzi stanno facendo.

b. Quando ha una questione contro un altro: Apparentemente, un cristiano credeva di aver ricevuto un torto da un altro e quindi cercava giustizia in uno dei tribunali locali (giudicare dagli ingiusti).

i. Il giudice locale si sedeva su quello che veniva chiamato “bema”, la seduta del magistrato civile, situato nel cuore della piazza. Proprio perché nella cultura greca le battaglie legali venivano considerate un intrattenimento, le denunce diventavano presto di dominio pubblico.

c. Ingiusti: Il senso è letteralmente “non giustificati davanti a Dio, non salvati”. Perché i cristiani di Corinto cercano di trovare giustizia da coloro che non sono giustificati davanti a Dio?

i. Paolo utilizza il termine ingiusti in senso religioso, non morale. Non vuol dire che i giudici Corinzi fossero necessariamente dei giudici malvagi, ma non erano cristiani.

2. (2-6) Motivo per cui i cristiani sono perfettamente capaci di giudicare le proprie questioni e perché è sbagliato andare in tribunale per le dispute tra i cristiani.

Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare dei piccoli problemi? Non sapete voi che noi giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita! Se avete dunque delle cause giudiziarie per cose di questa vita, stabilite come giudici quelli che nella chiesa sono i meno stimati. Dico questo per farvi vergogna. Così, non c’è tra voi neppure un savio, che nel vostro mezzo sia capace di pronunciare un giudizio tra i suoi fratelli? Il fratello invece chiama in giudizio il fratello, e ciò davanti agli infedeli.

a. I santi giudicheranno il mondo… noi giudicheremo gli angeli: I cristiani dovrebbero essere perfettamente capaci di giudicare i propri problemi a causa del loro destino. Quando regneremo con Gesù Cristo, giudicheremo il mondo (in un certo senso) e giudicheremo addirittura gli angeli.

i. L’idea dei cristiani che giudicano gli angeli è affascinante. Non significa che giudicheremo gli angeli fedeli, come se potessimo penalizzarli per averci deluso o per non essere stati presenti, ma avremo parte nel giudizio riservato agli angeli malvagi.

ii. Il destino di Dio riservato per gli uomini e le donne redenti è meraviglioso! “C’è qualche dichiarazione negli scritti apostolici che abbia un’implicazione più chiara e straordinaria dell’unione dei santi con il loro Signore?” (Morgan)

iii. Il destino degli uomini e delle donne redenti – di essere innalzati al di sopra degli angeli e giudicarli – deve aver infastidito un certo angelo in cielo. Egli non voleva servire delle creature inferiori e non voleva che queste venissero innalzate al di sopra di lui. Quindi, si ribellò contro Dio, e da allora è determinato a tenere più esseri umani possibili lontani dal poterlo giudicare. Possiamo immaginare il piacere arrogante e perverso che Satana prova nel vedere ogni anima che va all’inferno: “Essi non mi giudicheranno!”

b. Siete voi indegni di giudicare dei piccoli problemi: Se i cristiani vengono preparati ora per un tale futuro glorioso, perché i credenti Corinzi permettono a coloro che nella chiesa sono i meno stimati (ovvero, i giudici pagani) di giudicare le dispute tra i cristiani?

c. Non c’è tra voi neppure un savio: I cristiani Corinzi erano orgogliosi di quella che credevano fosse la loro “saggezza” (1 Corinzi 1:18-31), ma le loro azioni dimostravano che tra loro non c’era neppure un savio.

d. Il fratello invece chiama in giudizio il fratello: Con le sue azioni, Paolo ha dimostrato di non essere completamente contrario alle azioni legali. In Atti 22:25 e 25:10-11 egli fa appello alla corte romana per i suoi diritti. Tuttavia, Paolo sapeva che era sbagliato quando il fratello chiama in giudizio il fratello.

i. È importante per i cristiani affrontare le dispute secondo i principi di Dio. Questo può essere fatto sia attraverso la chiesa che attraverso una mediazione cristiana. Tuttavia, oggi – così come ai tempi di Paolo – non c’è alcun motivo per un cristiano di denunciarne un altro.

ii. Questo significa che è possibile per un cristiano denunciare un non credente quando gli viene fatto un torto? Questa è una domanda importante, soprattutto nella nostra epoca, dove le persone sono così pronte a sporgere denuncia. Paolo di certo non parla di questo problema specifico, e non dice che i problemi tra i cristiani debbano rimanere irrisolti – solamente che devono essere affrontati nel giusto ambito.

iii. Paolo non dice che i cristiani dovrebbero avere il proprio sistema giudiziario per giudicare i criminali. In Romani 13:3-4 Paolo dice che è giusto che sia lo stato a trattare con i casi criminali. Tuttavia, i cristiani dovrebbero essere in grado di occuparsi dei casi civili. “Coloro che in una comunità religiosa non si sottomettono ad una giusta mediazione, gestita da coloro nel loro mezzo, dovrebbero essere espulsi dalla Chiesa di Dio.” (Clarke)

3. (7) Paolo riprende l’uomo che aveva subito un torto: perché non accettarlo?

È certamente già un male che abbiate tra di voi delle cause gli uni contro gli altri. Perché non subite piuttosto un torto? Perché non vi lasciate piuttosto defraudare?

a. È certamente già un male che abbiate tra di voi delle cause gli uni contro gli altri: I Corinzi erano proprio come gli americani odierni: attaccati ai loro stessi “diritti”. Aggrapparsi, però, ai propri diritti in maniera così intensa, era già un male. Hai già perso in partenza quando porti un tuo fratello in tribunale.

b. Perché non subite piuttosto un torto: Sarebbe meglio subire un torto. Sarebbe meglio farsi defraudare che difendere i propri “diritti” a discapito della gloria di Dio e del bene superiore del Suo regno.

i. Paolo ha chiamato quest’uomo a fare qualcosa di difficile: rinunciare a ciò che meritava per il bene superiore di Dio e del Suo regno. Tuttavia, l’uomo che ha ricevuto un torto non dovrebbe pensare che Paolo gli stia chiedendo di accettare una sconfitta. Nessuno che accetti un torto per il bene della gloria di Dio è un perdente.

ii. In teoria, la chiesa avrebbe dovuto gestire la disputa. Tuttavia, se la chiesa è venuta meno nel farlo, Paolo chiede all’uomo di fidarsi di Dio, non dei giudici paganti, delle denunce e tribunali.

iii. Paolo non ha detto, “Perché non sopportate il torto invece che affrontare il problema?”. Piuttosto, ha detto, “Perché non sopportate il torto invece che portare i vostri problemi davanti ai non credenti?”

4. (8-11) Paolo riprende l’uomo che ha fatto il torto: riesci a realizzare quanto grave sia il tuo peccato?

Voi invece fate torto e defraudate, e questo nei confronti dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v’ingannate: né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali, né i ladri, né gli avari, né gli ubriaconi, né gli oltraggiatori, né i rapinatori erediteranno il regno di Dio. Or tali eravate già alcuni di voi; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio.

a. Voi invece fate torto e defraudate: Non c’è spazio per la disonestà da parte dei credenti, ancora meno per la disonestà tra credenti! Molti hanno rigettato le cose di Dio e la comunione dei santi a causa della disonestà e dell’inganno presente tra i cristiani.

b. Non sapete voi che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Paolo usa parole forti riferendosi al fratello che ha commesso lo sbaglio. “Non capisci quanto grave sia il tuo peccato? L’unica cosa che puoi ‘ottenere’ defraudando tuo fratello è un’eternità con gli ingiusti!”

i. Paolo non stava rinnegando in maniera categorica la salvezza di quest’uomo (Paolo dice che egli è tra i fratelli); tuttavia, Paolo non dà spazio ad una “fede religiosa” che non sia collegata alle nostre azioni. Se un cristiano può fare un torto e defraudare i suoi fratelli senza rimorso, sarebbe opportuno chiedersi se sia davvero un cristiano.

c. Gli ingiusti: Quest’uomo, che ha fatto un torto a suo fratello, si circonda di cattive compagnie – con i fornicatori, gli idolatri, gli adulteri, gli effemminati, gli omosessuali, i ladri, gli avari, gli oltraggiatori e i rapinatori; nessuno di cui la vita è caratterizzata da queste cose erediterà il regno di Dio.

i. Senza dubbio l’uomo ha pensato che quello che stava facendo a suo fratello non fosse buono, ma pensava anche che non fosse poi così grave dopotutto. Paolo vuole che realizzi, invece, quanto grave sia la questione.

ii. Non dovremmo pensare che un cristiano che commette un atto di fornicazione o omosessualità (o qualsiasi altro peccato elencato) sia automaticamente escluso dal regno di Dio. Piuttosto, dato che Paolo descrive queste persone in base ai loro peccati, egli intende coloro le cui vite sono governate e caratterizzate da essi. Vuol dire, quindi, che un atto occasionale di fornicazione o omossessuale non sia poi così grave davanti a Dio? Ovviamente è una questione importante, perché va contro tutto ciò che abbiamo ricevuto in Gesù e perché uno stile di vita peccaminoso inizia con singoli atti di peccato.

iii. L’uomo che ha defraudato suo fratello doveva vedere che la sua vita era governata e caratterizzata dal suo peccato, così come tutte le altre persone descritte da Paolo, e avrebbe dovuto essere preoccupato per la sua salvezza così come tutte queste altre persone.

d. Né gli omosessuali: Essendo questa una chiara condanna dell’omosessualità, coloro che invece giustificano tale pratica dicono che Paolo sta parlando della prostituzione omosessuale, non di una “relazione omosessuale amorevole”. Tuttavia, considerata nel suo contesto, non c’è alcun dubbio che Dio stia parlando di ogni genere di atto omosessuale con le parole malakoi (omosessuali, che si riferisce letteralmente a uomini prostituti) e arsenokoitai (effemminati, un termine generico che indica ogni pratica omosessuale).

i. Paolo non ha scritto in o di una cultura “omofobica”. Nell’antichità, l’omosessualità era rampante; 14 dei primi 15 imperatori romani erano bisessuali o omosessuali. Proprio nel periodo in cui Paolo scrive, l’imperatore è Nerone. Nerone fece castrare un ragazzo di nome Sporus e poi lo sposò (con una cerimonia a tutti gli effetti), lo portò a palazzo seguito da una grande processione e fece del ragazzo sua “moglie”. Successivamente, l’imperatore visse con un altro uomo e Nerone era stato dichiarato la “moglie” di quest’altro uomo.

ii. In questo elenco di peccati, viene menzionata l’omosessualità (non una versione “speciale” di quest’ultima), e viene elencata insieme ad altri peccati. Alcuni di coloro che denunciano così drasticamente gli omosessuali, sono colpevoli di altri peccati presenti in questa lista. I fornicatori, gli adulteri, o gli avarie gli ubriaconi possono condannare giustamente gli omosessuali? Ovviamente no.

iii. I cristiani sbagliano quando giustificano l’omosessualità e rinnegano che sia un peccato, ma sbagliano anche quando l’individuano come un peccato contro il quale Dio è particolarmente arrabbiato.

e. Or tali eravate già alcuni di voi: Il punto di Paolo è importante: tali eravate già alcuni di voi. Sebbene questi peccati caratterizzino coloro che non erediteranno il regno di Dio, i cristiani non dovrebbero mai essere privi di amore o indifferenti nei loro confronti – perché essi si trovano proprio dove i credenti erano un tempo.

i. I cristiani non dovrebbero e non devono dire che tali peccati nelle vite di coloro che non conoscono Gesù non sono importanti per Dio. Lo sono. Piuttosto, devono comunicare il messaggio di salvezza in Gesù Cristo: Egli salverà il suo popolo dai loro peccati (Matteo 1:21).

ii. Allo stesso tempo, il punto è chiaro per i cristiani Corinzi e per noi: Or tali eravate già alcuni di voi. Paolo coniuga chiaramente il verbo al passato. Queste cose non dovrebbero mai segnare la vita di un cristiano, e se lo fanno, quest’ultimo deve pentirsi immediatamente e dimenticare tali cose.

iii. “La sicurezza in Cristo c’è, certo, ma è una falsa sicurezza che giustificherebbe peccatori che non hanno mai preso sul serio la frase ‘or tali eravate già alcuni di voi’”. (Fee)

f. Ma siete stati lavati… santificati… giustificati: La grande opera di Dio per noi in Gesù Cristo viene descritta con tre termini.

i. Siete stati lavati: Siamo stati purificati dal peccato per mezzo della misericordia di Dio (Tito 3:5). I nostri peccati possono essere lavati invocando il nome del Signore (Atti 22:16). Veniamo lavati per mezzo dell’opera di Gesù sulla croce per noi (Apocalisse 1:5) e per mezzo della Parola di Dio (Efesini 5:26).

ii. Siete stati santificati: Siamo appartati, separati dal mondo per Dio, per mezzo dell’opera di Gesù sulla croce (Ebrei 10:10), per mezzo della Parola di Dio (Giovanni 17:19), per la fede in Gesù (Atti 26:18) e per lo Spirito Santo (Romani 15:16).

iii. Siete stati giustificati: Non veniamo semplicemente dichiarati “non colpevoli” davanti al tribunale di Dio, ma anche “giusti”. Veniamo giustificati dalla grazia di Dio mediante l’opera di Gesù sulla croce (Romani 3:24), per fede e non per le nostre opere (Romani 3:28).

iv. Dio può prendere il tipo di persone descritte in 1 Corinzi 6:9 e 10 e trasformarle nel tipo di persone descritte in 1 Corinzi 6:11! Quanto grande è l’opera di Dio!

g. Nel nome del Signore Gesù e mediante lo Spirito del nostro Dio: Senza cercare di presentare la dottrina della Trinità, Paolo – proprio perché conosceva la verità riguardo Dio – elenca in maniera naturale le tre Persone della Trinità in collegamento con questa grande opera di Dio nella vita del credente.

B. Istruzioni circa la purezza sessuale.

1. (12) Un principio per la purezza sessuale tra i cristiani: ciò che ci è permesso non è l’unica guida per il nostro comportamento.

Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa; ogni cosa mi è lecita, ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna.

a. Ogni cosa mi è lecita: Sia in 1 Corinzi 5 (nella sezione in cui si parla dell’immoralità sessuale di un certo membro della chiesa di Corinto) e in 1 Corinzi 6 (nella sezione in cui vengono descritti certi peccatori), Paolo ha presentato il problema della condotta sessuale dei cristiani. Ora Paolo risponderà ad alcune delle domande e affronterà alcuni problemi che i cristiani Corinzi avevano riguardo a ciò che Dio voleva che facessero in merito al sesso.

b. Ogni cosa mi è lecita: Questa era una frase che probabilmente Paolo aveva utilizzato quando aveva insegnato il tema della libertà cristiana ai cristiani Corinzi. Possiamo quasi sentire Paolo che dice ai Corinzi esattamente le stesse parole rivolte ai Colossesi in Colossesi 2:16-17: “Per quanto riguarda quello che mangiamo o beviamo o in quale giorno adoriamo il Signore, ogni cosa mi è lecita. Sono libero, e non dovrei permettere a nessuno di incatenarmi, così come i legalisti tendono a fare.”

c. Ma non ogni cosa è vantaggiosa: I credenti Corinzi presero il concetto ogni cosa mi è lecitae lo applicarono ad aree che né Paolo né Dio avevano mai menzionato. Essi usavano la loro “libertà” come licenza per peccare.

i. In maniera specifica, dal riferimento alla prostituta in 1 Corinzi 6:15, il punto sembra essere che i credenti Corinzi pensavano di avere la libertà di servirsi dei servigi delle prostitute. Questa era un’usanza accettata nella città di Corinto, ed era accettata nella comunità religiosa tra le religioni pagane, le quali non vedevano nulla di male in una persona “religiosa” che si univa a delle prostitute.

d. Non mi lascerò dominare da cosa alcuna: In questa frase, Paolo usa un verbo che userà di nuovo soltanto in 1 Corinzi 7:4, nel contesto del marito e della moglie che hanno “autorità” sul corpo l’uno dell’altra. Forse Paolo stava dicendo: non mi lascerò dominare da nessuno (riferendosi al corpo di una prostituta).

2. (13-14) Un principio per la purezza sessuale tra i cristiani: l’appetito per il cibo e il sesso non sono la stessa cosa.

Le vivande sono per il ventre e il ventre per le vivande, Dio distruggerà queste e quello; il corpo però non è per la fornicazione, bensì per il Signore, e il Signore per il corpo. Ora Dio, come ha risuscitato il Signore, così risusciterà anche noi con la sua potenza.

a. Le vivande sono per il ventre e il ventre per le vivande: I cristiani di Corinto probabilmente usavano questo motto per giustificare il dare al proprio corpo ciò che il proprio corpo desiderava. “Il mio corpo vuole del cibo, quindi mangio. Il mio corpo vuole il sesso, quindi assumo una prostituta. Qual è il problema?”

b. Il corpo però non è per la fornicazione, bensì per il Signore, e il Signore per il corpo: Paolo non permette che questo “slogan”, il quale si applica a restrizioni alimentari irrilevanti, venga applicato all’immoralità sessuale.

i. Proprio perché abbiamo questi desideri sessuali concupiscenti, può sembrare che Dio abbia creato i nostri corpi per l’immoralità sessuale. Dio, però, non ha creato i nostri corpi in questo modo; è stato Adamo peccatore a renderli tali. Vediamo la saggezza nel progetto di Dio per il corpo e la purezza sessuale quando guardiamo al problema che sorge con le gravidanze non programmate e le malattie a trasmissione sessuale. Queste cose sono il prezzo che viene pagato quando il corpo viene usato in una maniera nella quale il Signore non ha mai voluto – il corpo però non è per la fornicazione.

c. Dio distruggerà queste e quello: Un giorno Dio distruggerà i nostri stomaci, non dipenderemo più dal cibo e non saremo più influenzati dal senso di fame (sebbene ci sarà cibo in cielo e mangeremo). Tuttavia, i nostri corpi – nella loro natura morale, rilevante per la nostra condotta sessuale – risorgeranno per mano del Signore nel giorno della risurrezione. Quindi, ciò che facciamo con i nostri corpi in relazione al cibo non è la stessa cosa di quello che facciamo con i nostri corpi in relazione al sesso.

3. (15-17) Un principio per la purezza sessuale tra i cristiani: i nostri corpi fanno parte del corpo di Cristo e quindi non dovrebbero mai unirsi a una prostituta.

Non sapete voi che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò io dunque le membra di Cristo, per farne le membra di una prostituta? Così non sia. Non sapete voi che chi si unisce ad una prostituta forma uno stesso corpo con lei? «I due infatti», dice il Signore, «diventeranno una stessa carne». Ma chi si unisce al Signore è uno stesso spirito con lui.

a. Non sapete voi: Apparentemente, molti dei cristiani Corinzi non sapevano, e credevano che la loro condotta sessuale con le prostitute non avesse alcun collegamento con la loro relazione con Gesù.

b. I vostri corpi sono membra di Cristo: Quando un cristiano commette fornicazione, disonora tutto il corpo di Cristo, collegandolo all’immoralità.

c. Chi si unisce ad una prostituta forma uno stesso corpo con lei… una stessa carne: Marito e moglie, nella loro relazione sessuale, diventano “una sola carne” con la benedizione di Dio. Nel sesso al di fuori del matrimonio, i partner diventano “una sola carne” sotto la maledizione di Dio.

i. Una persona che ricerca un incontro sessuale occasionale potrebbe non voler diventare una sola carne con il partner ma, in senso spirituale, lo diventa. Essi danno parte di loro stessi all’altra persona, e significa che rimane meno da dare a Dio e al partner che Egli desidera per loro. Per quanto riguarda la comprensione biblica del sesso, non esiste “il sesso occasionale”.

ii. Dato che apparteniamo a Gesù – corpo, anima e spirito – non abbiamo il diritto di dare via alcuna parte del nostro corpo ad una persona “non autorizzata”. “Unendosi a lei [una prostituta] in porneia (fornicazione), il credente costituisce qualcun altro, al di fuori di Cristo, come padrone illegittimo sul proprio corpo.” (Fee)

iii. “Il sesso al di fuori del matrimonio è come un uomo che rapina una banca: prende qualcosa che però non è sua e un giorno ne pagherà le conseguenze. Il sesso all’interno del matrimonio è come una persona che deposita il proprio denaro in banca: c’è sicurezza, certezza e ne raccoglierà i frutti.” (Wiersbe)

d. Chi si unisce al Signore: Nel bel mezzo della passione carnale, le cose spirituali sembrano molto lontane. Tuttavia, la radice di molte delle passioni carnali è il desiderio dell’amore, dell’essere accettati e il senso di avventura – tutte cose che sono di gran lunga migliori e più appaganti in una relazione dove lo spirito è uno nel Signore piuttosto che con l’immoralità sessuale.

4. (18) Un comandamento per la purezza sessuale tra i cristiani: Fuggite la fornicazione.

Fuggite la fornicazione. Qualunque altro peccato che l’uomo commetta è fuori del corpo; ma chi commette fornicazione pecca contro il suo proprio corpo.

a. Fuggite: Paolo non ci dice di essere coraggiosi e resistere alla concupiscenza passionale della fornicazione, ma di fuggire dalla sua presenza. Molti cadono perché sottovalutano la potenza della concupiscenza o pensano di poter “mettere alla prova” sé stessi e vedere fino a dove arrivano.

i. Dovremmo seguire l’esempio di Giuseppe, il quale fuggì dalla fornicazione – anche se questo gli costò un certo prezzo (Genesi 39:7-21).

ii. “Con alcuni peccati, o sollecitazioni a peccare, ci si può anche ragionare, ma nei casi sopra citati, se inizi a negoziare sei spacciato; non ragionare, fuggi!” (Clarke)

b. Fuggite la fornicazione: Paolo non dice che i cristiani dovrebbero fuggire dal sesso, ma solo dalla fornicazione. Dio ha dato il sesso come un dono prezioso per l’umanità e lo usa in maniera potente per unire insieme il marito e la moglie in una sola carne, come una vera relazione dovrebbe essere. Quindi, come dice Ebrei 13:4, il letto coniugale non deve essere macchiato da infedeltà – la relazione sessuale tra marito e moglie è pura, santa e buona davanti a Dio.

i. La fornicazione, però, va contro il buon proposito di Dio per il sesso, e opera contro una vera e santa relazione. Il sesso al di fuori del matrimonio può essere eccitante, ma non arricchisce.

c. Fornicazione: Ci viene ricordato che Paolo usa il termine greco porneia, il quale si riferisce ad un’ampia sfera di peccati sessuali. Fuggirela fornicazioneè molto più del semplice astenersi dall’avere relazioni sessuali con qualcuno con il quale non si è sposati.

i. Significa fuggire dalla gratificazione sessuale da un rapporto con qualcuno con il quale non si è sposati.

ii. Significa fuggire dalla gratificazione sessuale che si può trovare nei video pornografici, film, riviste, libri o siti internet.

d. Pecca contro il suo proprio corpo: Paolo non sta dicendo che la fornicazione è peggiore di ogni altro peccato, ma insegna che il peccato di natura sessuale ha un effetto unico sul corpo. La conseguenza è fisica, ma è anche morale e spirituale.

5. (19-20) Un principio e un comandamento per la purezza sessuale tra i cristiani: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo.

Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale voi avete da Dio, e che voi non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio.

a. Il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo: Un tempio è un luogo sacro per Dio ed è puro da ogni immoralità. Se è vero che siamo ripieni di Spirito, questa verità deve influenzare il nostro comportamento sessuale. Se, dunque, come cristiani commettiamo immoralità sessuale, contaminiamo il tempio di Dio.

i. Precedentemente in 1 Corinzi 3:16, Paolo ha scritto che la chiesa nel suo insieme è il tempio dello Spirito Santo. Ora dice che lo stesso è vero, spiritualmente parlando, per i cristiani in senso individuale.

b. Dello Spirito Santo che è in voi: Il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo, e per questo motivo i nostri corpi appartengono a Dio e non a noi stessi. Non appartenete a voi stessi… poiché siete stati comprati a caro prezzo.

i. Ogni persona che sia onesta si prende cura di quello che non gli appartiene. I nostri corpi appartengono a Dio perché Egli li ha acquistati. Non abbiamo il diritto di contaminare e abusare della proprietà di Dio!

ii. Il principio non si applica solo alla nostra condotta sessuale. Se i nostri corpi appartengono a Gesù, allora non abbiamo nemmeno il diritto di sprecare o essere pigri con ciò che appartiene a Lui. I nostri corpi dovrebbero essere usati per glorificare Dio (Glorificate, dunque, Dio nel vostro corpo). “Il vostro corpo era come un cavallo domato quando era al servizio del diavolo, non lasciate che diventi pigro ora che traina il carro di Cristo.” (Spurgeon)

c. Dello Spirito Santo che è in voi: Il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo e per questo motivo Dio vive dentro di noi. Questo significa che abbiamo la forza e la potenza sui peccati della carne che dimorano in noi. Dovremmo esigere purezza sessuale dai cristiani, molto più di quanta ne esigiamo da coloro che non lo sono, perché, al contrario di noi, essi non hanno Dio in loro.

d. Dello Spirito Santo che è in voi: Alcuni cristiani credono che il diavolo non possa possedere lo spirito o l’anima di un cristiano, ma che il corpo possa, invece, essere riempito di demoni; quindi, alcuni cristiani hanno bisogno che questi demoni vengano cacciati via da un’altra persona. Paolo, tuttavia, rende chiaro il fatto che i nostri corpi appartengono a Gesù tanto quanto il nostro spirito. Egli è il proprietario del corpo, e non lo subaffitta ai demoni.

e. Nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio: Molti vecchi manoscritti terminano questo capitolo con le parole glorificate dunque Dio nel vostro corpo. La frase e nel vostro spirito forse è stata aggiunta da uno scriba che non credeva fosse abbastanza “spirituale” finire il capitolo parlando del glorificare Dio con i nostri corpi.

i. Harry Ironside aveva ragione quando scriveva: “Glorifica Dio nel tuo corpo e la parte spirituale verrà da sé”.

© 2023 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com 

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