1 Corinzi 4




1 Corinzi 4 – Siete Forse Glorificati Senza di Noi?

A. Ecco come i Corinzi dovrebbero considerare Paolo e gli apostoli.

1. (1-2) Servi e amministratori.

Così l’uomo ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ma del resto dagli amministratori si richiede che ciascuno sia trovato fedele.

a. Così l’uomo ci consideri: Paolo chiede ai Corinzi di considerare lui e gli altri apostoli (ci) come dei ministri (servi). Paolo aveva un problema reale con i Corinzi; essi tendevano a disprezzarlo e a non rispettare la sua autorità apostolica. Scegliendo attentamente le sue parole, Paolo mostrerà ai Corinzi come avere la debita considerazione – non troppo alta e non troppo bassa – di sé stesso e gli altri apostoli.

b. Così l’uomo ci consideri come ministri di Cristo: Ci sono diverse parole nella lingua del Nuovo Testamento per descrivere un servo. Qui, Paolo usa la parola “hyperetas”, che descrive uno schiavo subordinato che però può operare come uomo libero. Egli non usa la parola maggiormente utilizzata nel Nuovo Testamento per servo (doulos), che indicava un comune servo.

i. Il termine hyperetas significa letteralmente “rematore di sottocoperta”, ovvero un rematore su una grande galea. Sebbene non sia la parola più umile per un servo, di certo non è una posizione prestigiosa. I rematori di sottocoperta servono “Cristo il capo timoniere, aiutando la nave della Chiesa a dirigersi verso il porto del cielo.” (Trapp)

ii. Morgan descrive questo “rematore di sottocoperta” come “qualcuno che segue gli ordini e non fa alcuna domanda, che adempie il suo incarico senza esitazione, e che fa rapporto solamente a Colui che è sopra di lui.”

c. E amministratori: Oltre che ministri, Paolo chiede di essere considerato come un amministratore, il quale era colui che gestiva la casa del suo padrone.

i. In relazione al padrone di casa, l’amministratore era uno schiavo, ma in relazione con altri schiavi, l’amministratore era un capo.

ii. “L’amministratore… era il delegato del padrone che gestiva le questioni di famiglia, provvedeva il cibo per la casa, servendolo a tempo debito e nelle giuste quantità. Gli veniva affidato il denaro, espandeva ciò che era necessario per il sostentamento della famiglia, e teneva i conti esatti, i quali doveva in certe occasioni mostrarli al padrone.” (Clarke)

d. E amministratori dei misteri di Dio: Che cosa “amministravano” Paolo e gli altri apostoli nella casa di Dio? Tra le altre cose, essi erano amministratori dei misteri di Dio. Essi “amministravano” (nel senso di preservare e proteggere) e “dispensavano” (nel senso di distribuire) la verità di Dio.

i. Ogni qualvolta Paolo veniva criticato per il suo stile o modo di fare, poteva semplicemente porre questa domanda, “Vi ho dato la verità?” Da buon amministratore, questa era la prima cosa di cui gli importava.

e. Dagli amministratori si richiede che ciascuno sia trovato fedele: La cosa importante riguardo agli amministratori era la fedeltà. Dovevano essere degli efficienti amministratori delle risorse del padrone. La proprietà o le risorse con le quali trattava non erano mai di sua proprietà, egli doveva solamente gestirle per il suo padrone e doveva farlo fedelmente.

2. (3-5) Essendo servi di Dio, rispondiamo solamente a Lui.

Ora a me importa ben poco di essere giudicato da voi o da un tribunale umano, anzi non giudico neppure me stesso. Non sono infatti consapevole di colpa alcuna; non per questo sono però giustificato, ma colui che mi giudica è il Signore. Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre e manifesterà i consigli dei cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.

a. A me importa ben poco di essere giudicato da voi: Paolo ripete nel dire che a lui non importa che abbiano una bassa stima di lui, ciò che è importante è il giudizio di Dio (colui che mi giudica è il Signore).

i. I cristiani oggi possono, o dovrebbero, avere lo stesso atteggiamento? Dovremmo dare poca importanza, se non addirittura nessun riguardo, a ciò che altri cristiani pensano di noi e dire semplicemente colui che mi giudica è il Signore? Potremmo dirlo nel senso in cui lo intende Paolo, solo se fossimo apostoli. Se i Corinzi avessero dichiarato che a Paolo non era dato di giudicarli e che avrebbero piuttosto aspettato il giudizio di Dio, l’apostolo avrebbe ricordato loro che lui, per loro, era come un padre e aveva il diritto di correggere il loro comportamento.

b. Anzi non giudico neppure me stesso: Solitamente, anche la stima che abbiamo di noi stessi è errata. Siamo sempre quasi troppo duri o troppo indulgenti con noi stessi. Paolo lo riconosce, e smette anche di giudicare sé stesso. Alla fine, Colui che mi giudica è il Signore.

c. Non sono infatti consapevole di colpa alcuna; non per questo sono però giustificato: Inoltre, Paolo riconosce che non si trova in uno stato perfetto di giustificazione o innocenza solamente perché ha la coscienza pulita. Paolo sapeva che la sua giustizia veniva da Gesù, non dalla sua vita personale – sebbene camminasse piamente.

d. Perciò non giudicate nulla prima del tempo: È come se Paolo stesse dicendo, “Voi Corinzi vi comportate come dei giudici agli eventi sportivi, qualificati a consegnare a qualcuno un trofeo e a mandare via tutti gli altri da perdenti. Tuttavia, Gesù è l’unico giudice e voi giudicate prima che gli eventi si siano conclusi.”

e. Ciascuno avrà la sua lode da Dio: Paolo sapeva di non ricevere alcuna lode dai cristiani di Corinto, ma questo a lui non importava. Egli sapeva che il giorno sarebbe venuto nel quale riceveremo la nostra lode da Dio, e non dall’uomo.

B. Paolo rimprovera sarcasticamente l’orgoglio dei Corinzi.

1. (6) L’applicazione più ampia delle parole di Paolo.

Ora, fratelli, per amore vostro, io ho applicato queste cose a me e ad Apollo, affinché per mezzo di noi impariate a non andare al di là di ciò che è scritto, per non gonfiarvi l’un per l’altro a danno di terzi.

a. Io ho applicato queste cose: Nei primi versetti di questo capitolo, Paolo ha descritto gli apostoli come servi e amministratori. Egli non lo intende in modo letterale, ma figurativo, cosicché i cristiani di Corinto imparassero a vedere gli apostoli in maniera più appropriata.

b. Affinché per mezzo di noi impariate a non andare al di là di ciò che è scritto: Paolo spera che i suoi scritti possano insegnare ai cristiani di Corinto a mantenere una mentalità biblica, e a non utilizzare metri di misura al di fuori della Sua Parola per giudicare lui o gli altri apostoli.

i. Molte persone oggi valutano un pastore o un ministro secondo standard non biblici. Lo giudicano per il suo senso dell’umorismo, la sua capacità d’intrattenimento, il suo aspetto o la sua abilità di vendita. Questo, però, vuol dire andare al di là di ciò che è scritto, nel senso in cui lo intende Paolo.

ii. Più genericamente parlando, questa è una lezione importante: non andare al di là di ciò che è scritto. Dobbiamo prendere ogni indicazione dalla Scrittura. Un tempo, si considerava biblico ciò che veniva dalla Bibbia, oggi, le persone dicono che una cosa è “biblica” se non riescono a trovare un versetto che la condanni in maniera specifica. Questo vuol dire andare al di là di ciò che è scritto.

c. Per non gonfiarvi l’un per l’altro a danno di terzi: Quando i cristiani di Corinto usavano standard non biblici per giudicare gli apostoli, potevano facilmente preferire alcuni e odiarne altri, basandosi su standard sbagliati. Ma se avessero imparato a non andare al di là di ciò che è scritto, allora non si sarebbero schierati con un apostolo piuttosto che un altro in maniera arrogante, come 1 Corinzi 3:4 dice che facevano.

2. (7) Tre domande per umiliare i superbi.

Che cosa infatti ti rende diverso? Che cosa hai tu che non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti glori come se non l’avessi ricevuto?

a. Che cosa infatti ti rende diverso: L’atteggiamento arrogante dei cristiani di Corinto derivava, ovviamente, da un problema di orgoglio. Sebbene l’orgoglio fosse evidente tra le fazioni intorno ai diversi apostoli, le fazioni stesse non erano un problema tanto quanto lo era l’orgoglio. Paolo affronta i loro cuori arroganti con tre domande.

b. Che cosa, infatti, ti rende diverso? Se c’è una differenza tra di noi, è solamente a causa di ciò che Dio ha fatto in noi, quindi non c’è alcun motivo di orgoglio.

c. Che cosa hai tu che non l’abbia ricevuto? Tutto ciò che abbiamo, lo abbiamo ricevuto da Dio, quindi non abbiamo motivo di orgoglio.

d. Perché ti glori come se non l’avessi ricevuto? Se quello che possiedi spiritualmente è un dono di Dio, perché te ne vanti come se fosse una tua conquista? Non c’è alcuna giustificazione per questo orgoglio.

i. Queste tre domande dovrebbero suscitare altre nel mio cuore: Do veramente a Dio il merito per la mia salvezza? Vivo con un atteggiamento di umile gratitudine? Avendo ricevuto da Dio, cosa posso dargli in cambio?

ii. Agostino usava spesso questo testo per opporsi ai Pelagiani, proclamando la totale depravazione dell’uomo. Egli sapeva che qui l’insegnamento è che non c’è nulla di buono in noi, eccetto quello che abbiamo ricevuto da Dio.

3. (8-13) Il rimprovero sarcastico di Paolo.

Già siete sazi, già vi siete arricchiti, già siete diventati re senza di noi, e magari foste diventati re, affinché noi pure regnassimo con voi. Perché io ritengo che Dio ha designato noi apostoli come gli ultimi di tutti, come uomini condannati a morte, poiché siamo stati fatti un pubblico spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi siamo stolti per Cristo, ma voi siete savi in Cristo; noi siamo deboli, ma voi forti; voi siete onorati, ma noi disprezzati. Fino ad ora noi soffriamo la fame, la sete e la nudità; siamo schiaffeggiati e non abbiamo alcuna fissa dimora, e ci affatichiamo, lavorando con le nostre mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; vituperati, esortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo e come la lordura di tutti fino ad ora.

a. Già siete sazi, già vi siete arricchiti, già siete diventati re senza di noi: “Wow, voi Corinzi avete tutte le carte in regola! È veramente buffo che noi apostoli invece siamo solo dei perdenti!

i. Sebbene Paolo usi un sarcasmo forte, il suo scopo non è quello di prendere in giro i cristiani di Corinto. Egli vuole scuotergli di dosso il loro orgoglio e la loro mentalità caparbia. “Egli li derideva con una santa risata, ma allo stesso tempo provava un totale disprezzo per quello che stavano facendo.” (Morgan)

b. Magari foste diventati re: Non sarebbe stato fantastico se fossero già stati tutti dei re? Così Paolo avrebbe potuto regnare con loro!

c. Dio ha designato noi: Invece che essere savi, arricchiti e regnare come dei reali, gli apostoli erano stati fatti un umile pubblico spettacolo al mondo. I cristiani di Corinto avevano un’alta considerazione di sé stessi, mentre Dio ha designato gli apostoli ad essere abbassati.

i. L’immagine di 1 Corinzi 4:9 deriva dal colosseo o dalla parata di un vincente generale Romano, durante la quale mette in mostra prima le sue armate, poi il bottino, e alla fine della processione, i prigionieri sconfitti, i quali sarebbero poi stati condannati a morire nell’arena. Prima di entrare nell’arena, i gladiatori dicevano morituri salutamus (“quelli che vanno a morire ti salutano”), quindi questo è il saluto di Paolo ai cristiani di Corinto.

ii. La parola spettacolo è “theatron”, dalla quale deriva il termine “teatro”. Quando Paolo dice: siamo stati fatti un pubblico spettacolo al mondo, si riferisce a come gli apostoli sono stati umiliati pubblicamente. Questo tipo di umiliazione era l’incubo peggiore dell’orgoglio dei cristiani di Corinto.

iii. I credenti Corinzi avevano due problemi: erano orgogliosi della loro spiritualità ed erano alquanto imbarazzati di Paolo a causa della sua “debolezza” e della sua umile condizione. Paolo sta cercando di affrontare entrambe i problemi.

d. Noi siamo stolti per Cristo, ma voi siete savi in Cristo: Con un contrasto dopo l’altro, Paolo mostra in maniera sarcastica quanto sciocco sia per i Corinzi pensare di essere più privilegiati spiritualmente, più benedetti o più bravi di quanto lo fossero gli apostoli.

e. Noi soffriamo la fame, la sete: La descrizione di Paolo del suo stesso ministero si focalizza sulla privazione e l’umiliazione. Queste erano cose che i cristiani di Corinto, nel loro orgoglio, volevano evitare a tutti i costi.

i. Oggi, la chiesa è appesantita da questo stesso atteggiamento dei Corinzi. Questi erano interessati all’immagine del successo e della potenza mondani, e molti di loro disprezzavano Paolo e gli altri apostoli perché non rappresentavano questa immagine. Oggi, non mancano i ministri che vogliono sfoggiare l’immagine del successo e del potere del mondo, e non mancano nemmeno i cristiani che valutano i ministeri solamente basandosi su queste cose.

f. E ci affatichiamo, lavorando con le nostre mani: I Corinzi, a causa del loro amore per la sapienza greca, abbracciarono la concezione greca secondo la quale il lavoro manuale era adatto solamente agli schiavi. Per loro era un’offesa il fatto che uno degli apostoli di Dio lavorava con le proprie mani!

g. Vituperati, esortiamo: Paolo sta dicendo che quando sono stati calunniati, gli apostoli hanno reagito con benignità verso coloro che li hanno maledetti. Anche questo concetto era offensivo per la mentalità greca; secondo il loro punto di vista, un uomo che non reagiva ad un’offesa era un rammollito.

h. La lordura di tutti: Alcuni greci antichi avevano l’usanza di gettare nell’oceano persone che secondo loro non avevano valore, durante tempi di piaghe o carestie, dicendo “Sii la nostra lordura!”. Le vittime venivano chiamate “scorie” nella credenza che essi avrebbero rimosso la colpa delle comunità.

i. Qui, Paolo potrebbe voler dare due significati quando usa le parole spazzatura e lordura. Egli potrebbe voler dire che è sia disprezzato che un sacrificio in loro favore.

i. Siamo diventati come la spazzatura del mondo e come la lordura di tutti fino ad ora: È un po’ imbarazzante leggere la descrizione di Paolo del suo ministero mentre si lavora davanti ad un bel computer, circondati da centinaia di libri. Soprattutto sapendo, inoltre, quanto io – così come la maggior parte delle persone – voglia avere il rispetto e l’ammirazione del mondo.

i. Dopotutto, pensate al curriculum di Paolo: si spostava da una chiesa all’altra, fuggito da molte città, accusato di aver dato inizio a molte rivolte, raramente sostenuto dal ministero, arrestato ed imprigionato molte volte. Chi assumerebbe Paolo come pastore oggi?

ii. Il nostro problema è che spesso vogliamo una via di mezzo: un po’ di popolarità, una piccola reputazione, ma comunque l’unzione di Dio. Vogliamo la potenza senza pagarne il prezzo. Che Dio ci aiuti a scegliere la via di Paolo, perché, infine, è la via di Dio.

C. Avvertimento e provocazione di Paolo.

1. (14-17) Paolo dichiara il suo diritto di correggerli come un padre.

Non scrivo queste cose per farvi vergognare, ma vi ammonisco come miei cari figli. Perché anche se aveste diecimila educatori in Cristo, non avreste però molti padri, poiché io vi ho generato in Cristo Gesù, mediante l’evangelo. Vi esorto dunque a divenire miei imitatori. Per questa ragione vi ho mandato Timoteo, che è mio figlio diletto e fedele nel Signore, che vi ricorderà quali sono le mie vie in Cristo e come insegno dappertutto in ogni chiesa.

a. Vergognare… ammonisco: Paolo sapeva che a causa del suo sarcasmo tagliente, i Corinzi avrebbero provato vergogna. Egli vuole che sappiano che questo non è il suo obiettivo, ma vuole metterli in guardia di fronte ad un pericolo spirituale significativo – l’orgoglio.

b. Anche se aveste diecimila educatori: L’educatore era un “paidagogoi”, un educatore o uno schiavo che fungeva da tutore, il quale accompagnava i ragazzi a scuola e li andava a prendere, e supervisionava la loro condotta generale.

c. Poiché io vi ho generato in Cristo Gesù, mediante l’evangelo: L’educatore aveva sicuramente una legittima autorità, ma certamente non come un padre. Paolo aveva un ruolo unico di autorità e leadership tra i cristiani di Corinto, non solo perché aveva fondato la chiesa di Corinto (vi ho generato in Cristo Gesù, mediante l’evangelo), ma anche a causa della sua autorità apostolica.

i. Noi non abbiamo questa autorità apostolica. Portare qualcuno a Cristo non ci dà un’autorità speciale sulle loro vite, ma ci dà una relazione speciale.

c. Vi esorto dunque a divenire miei imitatori: La prima reazione di molti dei cristiani di Corinto sarebbe stata quella di orrore. “Imitare te, Paolo? Sei visto come un pazzo, un debole e disonorato; soffri la fame e la sete e indossi degli stracci, senzatetto e battuto, lavori con le tue stesse mani per sostenerti. Le persone ti guardano e vedono la spazzatura e la lordura di tutti. E tu vuoi che diventiamo tuoi imitatori?

i. Paolo avrebbe potuto rispondere, “Sì, imitate me. Non a causa di tutte queste difficoltà, ma nonostante le difficoltà, e spesso grazie a loro, la gloria e la potenza di Gesù Cristo risplendono attraverso di me”.

ii. Non avevano ancora inventato la stampa all’epoca, quindi Paolo non poteva semplicemente distribuire Bibbie. Le persone dovevano imparare il vangelo osservando la sua vita. Dopotutto non era poi così male!

d. Vi ho mandato Timoteo: Timoteo sembrava essere il principale “conciliatore” di Paolo, spesso mandato a chiese problematiche.

2. (18-21) Come volete che venga da voi?

Or alcuni si sono gonfiati, come se non dovessi più venire da voi; ma verrò presto da voi, se piace al Signore, e conoscerò non il parlare, ma la potenza di coloro che si sono gonfiati, perché il regno di Dio non consiste in parole, ma in potenza. Che volete? Che venga da voi con la verga, oppure con amore e con spirito di mansuetudine?

a. Alcuni si sono gonfiati, come se non dovessi più venire da voi: Alcuni credenti Corinzi erano così arroganti che pensavano che Paolo avesse paura di andare a trovarli. Questo pensiero non ha fatto altro che renderli ancora più orgogliosi nei loro cuori.

b. Conoscerò non il parlare, ma la potenza di coloro che si sono gonfiati: Coloro tra i cristiani di Corinto che amavano parole risonanti e la loro immagine di successo avevano il loro proprio parlare, ma Paolo aveva la vera potenza del vangelo. La prova finale della sapienza è la potenza; la parola della croce non solo ha la potenza di illuminare mentalmente, ma anche di salvare moralmente.

i. Gonfiati: Essenzialmente, Paolo minaccia di far scoppiare la bolla di questi palloni gonfiati.

c. Che volete? Paolo dà loro l’opportunità di cogliere la palla al balzo. Quale Paolo volevano che venisse – il Paolo con la verga della correzione (usato dai pastori per colpire le pecore disobbedienti), o il Paolo con lo spirito di mansuetudine? Non c’è alcun dubbio che Paolo avrebbe preferito andare da loro con mansuetudine, ma lascerà che siano i credenti Corinzi a decidere.

i. In questa sezione della lettera, Paolo affronta alcune delle difficoltà del ministero: come confrontare il peccato senza essere eccessivamente duro, o senza far sembrare di sentirsi al di sopra del peccato; come aiutare le persone a conformare la loro vita al vangelo quando hanno una considerazione di sé stessi troppo elevata. Questo è un lavoro molto difficile da adempiere nel cuore ed è possibile solamente per mezzo di una grande opera dello Spirito Santo.

© 2023 The Enduring Word Bible Commentary by David Guzik – ewm@enduringword.com

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