1 Corinzi 15




1 Corinzi 15 – La Resurrezione di Gesù e la Nostra Resurrezione

A. La verità riguardo alla resurrezione di Gesù.

1. (1-2) Prefazione alla proclamazione del vangelo di Paolo.

Ora, fratelli, vi dichiaro l’evangelo che vi ho annunziato, e che voi avete ricevuto e nel quale state saldi, e mediante il quale siete salvati, se ritenete fermamente quella parola che vi ho annunziato, a meno che non abbiate creduto invano.

a. L’evangelo che vi ho annunziato: Nei versetti tre e quattro, Paolo descriverà il contenuto dell’evangelo. Qui, egli descrive in che modo l’evangelo può essere di beneficio per l’uomo. L’evangelo è di beneficio solamente se ricevuto e se si resta saldi in esso.

i. La parola evangelo significa “buona notizia”. Dato che il termine veniva usato nei tempi antichi, non indicava necessariamente il messaggio di salvezza in Gesù Cristo; poteva riferirsi ad una qualunque buona notizia. Tuttavia, la migliore notizia di sempre è che possiamo essere salvati dalla punizione che meritiamo di ricevere da Dio a causa di quello che Gesù ha fatto per noi.

ii. I cristiani di Corinto hanno prima di tutto ricevuto l’evangelo. Il messaggio del vangelo deve prima essere creduto e accolto. Scrivendo alla chiesa di Tessalonica, Paolo dice, Anche per questo non cessiamo di render grazie a Dio perché, avendo ricevuto da noi la parola di Dio, l’avete accolta non come parola di uomini, ma come è veramente, quale parola di Dio, che opera efficacemente in voi che credete (1 Tessalonicesi 2:13).

iii. Inoltre, i cristiani di Corinto sono stati saldi nell’evangelo. Nonostante tutti i loro problemi con la carnalità, la mancanza di conoscenza, il conflitto, le divisioni, l’immoralità e un’errata spiritualità, sono comunque rimasti saldi nel vangelo, a differenza della chiesa dei Galati, la quale passò velocemente ad un altro evangelo (Galati 1:6).

b. Mediante il quale siete salvati, se ritenete fermamente quella parola che vi ho annunziato: I cristiani di Corinto vengono lodati per aver ricevuto il vangelo, e per essere rimasti saldi in esso. Tuttavia, devono continuare ad andare avanti in questo modo, ritenendo fermamente il vangelo che Paolo aveva loro predicato. Ogni cristiano deve prendere seriamente la propria responsabilità non solo di aver un buon passato ed un buon presente, ma anche di assicurarsi di avere un grande futuro con il Signore.

i. Ritenete fermamente implica anche che c’erano alcune persone o alcune cose che volevano strappare via il vero evangelo ai cristiani di Corinto. Proprio per questo motivo dovevano resistere fermamente.

c. A meno che non abbiate creduto invano: Se i cristiani di Corinto non avessero continuato a ritenere fermamente, un giorno avrebbero abbandonato l’evangelo. Se una persona abbandona l’evangelo, tutto quello in cui ha creduto in precedenza non gli sarà di aiuto. Sarà come se avesse creduto invano.

2. (3-4) Il contenuto dell’evangelo predicato da Paolo.

Infatti, vi ho prima di tutto trasmesso ciò che ho anch’io ricevuto, e cioè che Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture, che fu sepolto e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture.

a. Infatti, vi ho prima di tutto trasmesso ciò che ho anch’io ricevuto: Paolo non ha inventato questo evangelo. Egli lo ha ricevuto (non dall’uomo, ma da Gesù Cristo, secondo Galati 1:11-12), e lo ha trasmesso. Questo non è il “vangelo di Paolo” nel senso che è stato lui a crearlo o a forgiarlo; è il “vangelo di Paolo” perché ha creduto in esso personalmente o l’ha diffuso.

i. “Notate che il predicatore non crea il vangelo. Se lo fa, non è un vangelo che vale la pena avere. L’originalità nella predicazione, se riguarda la dichiarazione dottrinale, è menzogna. Noi non siamo creatori e inventori; noi siamo ripetitori, diamo il messaggio che abbiamo ricevuto.” (Spurgeon)

b. Infatti, vi ho prima di tutto trasmesso ciò che ho anch’io ricevuto: Mentre Paolo descrive l’evangelo nei versetti seguenti, è importante notare che questo vangelo non è un insegnamento profondo o un buon consiglio. La parte fondamentale del vangelo riguarda cose che sono accadute – eventi reali e storici. L’evangelo non è una questione di opinioni religiose, banalità o favole; riguarda eventi storici reali.

i. “La nostra religione non si basa su opinioni, ma su fatti. A volte sentiamo persone dire: ‘Quello è il tuo parere, e questo è il nostro’. Qualsiasi sia il tuo parere, non è importante; quali sono i fatti del caso?” (Spurgeon)

c. Cristo è morto: La morte di Gesù Cristo, del Messia, il Figlio di Dio, è il centro dell’evangelo. Sebbene l’idea di gloriarsi nella morte di un Salvatore possa sembrare follia per il mondo, è salvezza per coloro che credono.

i. Com’è morto Gesù? Il governo Romano lo giustiziò per mezzo di una delle forme di pene capitali più crudeli e atroci mai ideate: la crocifissione.

ii. “Sebbene non furono i romani ad inventare la crocifissione, essi furono coloro che la perfezionarono per diventare una forma di tortura e pena capitale concepita per produrre una morte lenta estremamente dolorosa e atroce.” (Edwards) In cosa consisteva esattamente la crocifissione? Quando il Nuovo Testamento fu scritto, non c’era bisogno di dare alcuna spiegazione. Tuttavia, oggi facciamo bene a cercare di capire cosa accadesse durante l’esecuzione.

iii. Prima di tutto, la schiena della vittima veniva squarciata con la flagellazione, ed il sangue continuava a scorrere quando i vestiti venivano strappati via dalla vittima. Quando questa veniva gettata a terra per inchiodare le sue mani alla trave, le ferite si riaprivano di nuovo e si infettavano a causa della sporcizia che vi entrava. Poi, mentre era appeso alla croce, ad ogni respiro, le ferite dolorose sulla schiena urtavano contro il legno ruvido della trave e, anche per questo, si aggravavano.

iv. Il chiodo, passando attraverso i polsi, danneggiava il nervo mediano. Questa stimolazione nervosa provocava un dolore insopportabile in entrambe le braccia, immobilizzando così la presa delle mani della vittima.

v. Oltre al dolore straziante, l’effetto principale della crocifissione era l’impossibilità di respirare normalmente. Il peso del corpo, tirando verso il basso le braccia e le spalle, causava il blocco dei muscoli respiratori nello stato di inalazione, rendendo impossibile l’esalazione. La mancanza di una respirazione adeguata causava forti dolori muscolari, i quali impedivano ancora di più la respirazione. Per poter respirare bene, la vittima doveva spingersi in alto facendo peso sui piedi, piegare i gomiti e fare forza sulle spalle. Appoggiando il peso del corpo sui piedi si provava un dolore lancinante, e piegare i gomiti contorceva le mani inchiodate. Fare peso sui piedi per cercare di respirare graffiava in maniera dolorosa la schiena, la quale urtava contro il legno ruvido. Ogni tentativo fatto per respirare era straziante, estenuante e portava più velocemente alla morte.

vi. “Non era insolito per gli insetti appoggiarsi o introdursi nelle ferite aperte, o negli occhi, orecchie e naso della vittima morente e indifesa, così come non era insolito per gli uccelli lacerare tutte queste parti del corpo. Inoltre, era consuetudine lasciare il cadavere sulla croce per essere divorato da animali predatori.” (Edwards)

vii. La morte per crocifissione poteva essere causata da molti fattori: un trauma acuto a causa dell’emorragia, non avere più forze per poter respirare, disidratazione, un attacco cardiaco dovuto allo stress, un’insufficienza cardiaca congestizia che causava una lacerazione cardiaca. Se la vittima non moriva velocemente, le venivano spezzate le gambe, così non era più in grado di respirare.

viii. Quanto grave era la crocifissione? La parola straziante deriva dal termine Romano per crocifissione. “Considerate quanto abominevole sia per Dio la vista del peccato per dovere richiedere tale sacrificio!” (Clarke)

ix. Ad ogni modo, non parliamo delle sofferenze fisiche di Gesù per farci provare pena per Lui, come se Lui ne avesse bisogno. Conservate la vostra commiserazione per coloro che rigettano l’opera completa di Gesù sulla croce al Calvario, e conservate la vostra commiserazione per quei predicatori che non hanno il cuore di Paolo in 1 Corinzi 1:23, dove ha proclamato quello che è il centro del messaggio cristiano: noi predichiamo Cristo crocifisso.

d. Cristo è morto per i nostri peccati: Cosa vuol dire che Gesù è morto per i nostri peccati? Come può la Sua morte fare qualcosa per i nostri peccati? Nel corso dei secoli, molti uomini e donne nobili hanno sofferto morti orribili per giuste cause. In che modo la morte di Gesù ha un impatto sui nostri peccati?

i. Ad un certo punto, prima di morire, prima che il velo venisse strappato in due, prima che gridasse è compiuto, accadde una transizione spirituale incredibile. Dio Padre pose su Dio Figlio tutta la colpa e l’ira che il peccato meritava, e Gesù le portò perfettamente, soddisfacendo completamente l’ira di Dio al posto nostro.

ii. Per quanto terribile fosse la sofferenza fisica di Gesù, la sofferenza spirituale – essere giudicato al posto nostro per i peccati – era ciò che Gesù veramente temeva riguardo alla croce. Questo era il calice – il calice della giusta ira di Dio – che Egli temeva di bere (Luca 22:39-46, Salmo 75:8, Isaia 51:17, Geremia 25:15). Sulla croce, Gesù divenne, per così dire, un nemico di Dio, il quale fu giudicato e costretto a bere il calice della furia del Padre, affinché noi non dovessimo farlo.

iii. Isaia 53:3-5 comunica tutto questo in maniera potente: Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, era disprezzato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Eppure, Egli portava le nostre malattie e si era caricato dei nostri dolori; noi però lo ritenevamo colpito, percosso da Dio ed umiliato. Ma Egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è su di Lui, e per le Sue lividure noi siamo stati guariti.

iv. “Lettore! Una goccia di questo calice avrebbe portato la tua anima verso una distruzione eterna, e questi tormenti annienterebbero l’universo. Egli soffrì da solo: perché non c’era nessun altro come Lui; perché le Sue sofferenze dovevano fungere da espiazione per i peccati del mondo: nell’opera della redenzione, non ebbe nessun aiuto.” (Clarke)

v. Quando questo si fu compiuto (chissà quanto tempo ci sarebbe voluto altrimenti), non c’era più alcuna ragione per Gesù di rimanere ancora sulla croce. La Sua opera era stata compiuta e poteva quindi procedere verso il passo successivo.

e. Per i nostri peccati: I nostri peccati sono stati i responsabili della morte di Gesù. Egli non è morto per una causa politica, o come nemico dello stato, o a causa dell’invidia di qualcuno. Gesù è morto per i nostri peccati. Gesù non è morto semplicemente come un martire per una causa qualunque.

f. Fu sepolto: Molte volte non pensiamo alla sepoltura di Gesù come parte del vangelo, ma lo è. La sepoltura di Gesù è importante per diverse ragioni.

i. Dimostra che Egli è veramente morto, perché non si seppellisce qualcuno se non è morto, e la morte di Gesù fu confermata sulla croce prima di essere tirato giù per essere sepolto (Giovanni 19:31-37).

ii. La sepoltura di Gesù è importante anche perché è l’adempimento delle Scritture che dichiarano, Gli avevano assegnato la sepoltura con gli empi, ma alla sua morte fu posto col ricco (Isaia 53:9). Gesù fu sepolto nella tomba di un uomo ricco (Matteo 27:57-60).

g. Risuscitò: Questa verità è essenziale per il vangelo. Se Gesù è morto sulla croce per pagare per i nostri peccati e rimuovere la nostra colpa, allora perché la resurrezione di Gesù è così importante?

i. Sebbene Gesù sopportò tutta l’ira di Dio sulla croce – come se fosse un peccatore colpevole, colpevole di tutto il nostro peccato, e fatto essere peccato per noi (2 Corinzi 5:21) – Egli non diventò un peccatore. Anche l’atto di prendere il nostro peccato fu un atto di amore altruista e santo per noi – e nonostante abbia portato tutta la colpa per il nostro peccato, Egli non divenne mai un peccatore. Questo è il messaggio dell’evangelo! Ovvero, Gesù prese sulla croce la nostra punizione per il peccato, e continuò ad essere il perfetto Salvatore durante tutto il calvario – comprovato dalla Sua resurrezione.

ii. Per questo motivo, Egli rimane il Santo (Atti 2:27, 2:31-32), anche nella Sua morte. Era inconcepibile che il Santo di Dio potesse essere legato dalla morte, per questo la resurrezione era assolutamente inevitabile.

iii. Dunque, la resurrezione di Gesù non è “un’aggiunta” all’opera ancora “più importante” della croce. Se la croce è il pagamento per i nostri peccati, il sepolcro vuoto è la ricevuta, dimostrando che il Figlio perfetto di Dio ha provveduto a un pagamento perfetto per i nostri peccati. Il pagamento stesso, senza la ricevuta, non è di grande beneficio. Per questo la resurrezione di Gesù era un tema importante nella predicazione evangelistica della chiesa antica (Atti 2:24, Atti 3:15, Atti 4:10, Atti 13:30-39).

iv. La croce rappresenta un momento in cui la morte è stata vittoriosa, un trionfo negativo. Il peccato fu sconfitto, ma – prima della resurrezione – non era ancora stato sostituito con nulla di positivo. La resurrezione ha dimostrato che Gesù non si è arreso al risultato inevitabile del peccato. La resurrezione è la dimostrazione della Sua vittoria.

h. Risuscitò il terzo giorno: La resurrezione di Gesù nel terzo giorno è parte dell’evangelo. Gesù è stato un caso unico. Egli non è risorto o non risorgerà in una risurrezione “generale” dei morti. Anzi, Egli risuscitò il terzo giorno dopo la Sua morte e questo dimostra la credibilità di Gesù, perché Egli stesso proclamò che sarebbe risorto tre giorni dopo la Sua morte (Matteo 16:21, 17:23, 20:19).

i. Il riferimento al terzo giorno e quello che Gesù dice in Matteo 12:40 riguardo ai tre giorni e tre notti, ha fatto credere ad alcuni che Gesù avesse dovuto necessariamente passare 72 ore nella tomba. Questo, però, va a sconvolgere la cronologia della morte e della resurrezione di Gesù, ed è inoltre fuori luogo, non conoscendo i modi di dire di quel tempo. Eleazar ben Azariah (100 d.C. circa) disse: “Un giorno ed una notte fanno parte dello stesso giorno, così come una porzione di un giorno intero viene stimata come parte di un’intera giornata”. Questo dimostra come, ai tempi di Gesù, la frase tre giorni e tre notti non indicava necessariamente un periodo di 72 ore, ma un periodo che includeva almeno tre porzioni di tre giorni e tre notti.

ii. “Secondo il calcolo ebraico, ‘tre giorni’ includevano frammenti di venerdì pomeriggio, tutta la giornata di sabato e domenica mattina.” (Mare)

i. Secondo le Scritture: Il concetto è così importante che Paolo lo ripete due volte in questi due versetti. L’opera di Gesù per noi non è venuta all’improvviso; era stata pianificata sin dall’eternità e descritta profeticamente nelle Scritture.

i. Il piano riguardante la Sua morte viene descritto in passaggi come Salmo 22 e Isaia 53.

ii. Il piano riguardante la Sua resurrezione viene descritto in passaggi come Osea 6:2, Giona 1:17 e Salmo 16:10. Un altro esempio è lo scenario che troviamo in Genesi 22, nel quale Isacco, una figura di Gesù, viene “innalzato come offerta” nel terzo giorno del loro viaggio, all’inizio del quale Abrahamo aveva già considerato suo figlio come morto.

iii. Bisogna riconoscere che la conoscenza della resurrezione nell’Antico Testamento era alquanto misteriosa. Molti passaggi fanno riferimento ad un’esistenza cupa dopo la morte (Salmo 6:5, 30:9, 39:13, 88:10-12, 115:17, Isaia 38:18, Ecclesiaste 9:4-5, 9:10). Tuttavia, ci sono altri passaggi che parlano di una vita dopo la morte con un tono di speranza e fiducia (Giobbe 19:25-27, Salmo 16:9-11, 73:24).

iv. Ricordiamo però, che è stato Gesù, non l’Antico Testamento, a far risplendere la vita e l’immortalità per mezzo dell’evangelo (2 Timoteo 1:10).

3. (5-8) Prova concreta della resurrezione di Gesù.

E che apparve a Cefa e poi ai dodici. In seguito, apparve in una sola volta a più di cinquecento fratelli, la maggior parte dei quali è ancora in vita, mentre alcuni dormono già. Successivamente apparve a Giacomo e poi a tutti gli apostoli insieme. Infine, ultimo di tutti, apparve anche a me come all’aborto.

a. E che apparve a Cefa: Nessuno era presente nel momento in cui Gesù risuscitò. Nessuno era nella tomba con Lui quando il Suo corpo si trasformò in un corpo risorto. Se qualcuno fosse stato lì, forse avrebbe visto il corpo di Gesù trasfigurato, circondato da una luce folgorante, e lasciare i Suoi abiti funebri. Forse la vista di tale evento sarebbe stata simile ad una scena di Star Trek, nella quale un corpo veniva teletrasportato; le molecole si alteravano e la persona poteva così attraversare un oggetto solido, per poi ritornare come prima. Sappiamo che Gesù era in grado di fare una cosa simile dopo la Sua resurrezione; Egli poteva apparire miracolosamente in una stanza le cui porte erano bloccate e le finestre chiuse. Ciononostante, Egli non era un fantasma perché il Suo corpo era fatto di carne ed ossa.

i. Sebbene nessuno abbia assistito all’effettiva resurrezione di Gesù, molte persone videro Gesù risorto. Paolo ora chiama all’appello tutti questi testimoni della resurrezione, per stabilire, contro ogni polemica, che Gesù veramente fu risorto dalla morte in un corpo di resurrezione.

b. Che apparve a Cefa: Gesù apparve a Pietro in maniera speciale (Luca 23:34). Non ci viene detto molto riguardo a questo avvenimento, ma possiamo presumere che Pietro avesse bisogno di ricevere consolazione e restaurazione, le quali Gesù stesso gliele ministrò.

c. E poi ai dodici: Questo si riferisce probabilmente al primo incontro che Gesù ebbe con i Suoi discepoli, menzionato in Marco 16:14, Luca 24:36-43 e Giovanni 20:19-25. È qui che Gesù apparve ai discepoli in una stanza le cui porte e finestre erano chiuse, e dove soffiò su di loro, dandogli lo Spirito Santo.

i. Quando Paolo scrive ai dodici, egli usa la frase in senso figurativo. Quando Gesù apparve ai discepoli la prima volta, Tommaso non era presente, e Giuda si era suicidato. Eppure, erano comunque conosciuti come i dodici.

ii. “Forse il termine dodici viene usato qui semplicemente per indicare la società degli apostoli, i quali, sebbene a quel punto ne fossero soltanto undici, erano comunque chiamati i dodici, perché quello era il numero originario.” (Clarke)

d. In una sola volta a più di cinquecento fratelli: Questo avvenimento nel quale più di cinquecento fratelli videro Gesù non viene descritto nei vangeli, ma viene inteso in Matteo 28:10 e 28:16-17. Durante il tempo tra la Sua resurrezione e la Sua ascensione, Gesù apparve a molti dei Suoi seguaci in molte diverse occasioni.

i. La maggior parte dei quali è ancora in vita è una testimonianza avvincente della verità della resurrezione di Gesù. Paolo dice, “Andate a chiedere a queste persone che hanno visto Gesù risorto. Non si tratta di un paio di illusi; ci sono letteralmente centinaia e centinaia che hanno visto Gesù risorto con i propri occhi. Essi sanno che Gesù è risorto dai morti”.

ii. C’erano veramente cinquecento seguaci di Gesù prima della Sua ascensione, sebbene Atti 1:15 menzioni solamente i 120 che si trovavano nella zona di Gerusalemme. Gesù apparve ai 500 nella regione della Galilea. Essi sapevano che Gesù era risorto dai morti.

iii. A volte cantiamo: “Mi chiedi come faccio a sapere che Egli vive; Egli vive, Egli vive nel mio cuore”. Tuttavia, questo non è il miglior modo per dimostrare che Gesù vive. Sappiamo che vive perché le prove storiche ci dicono di credere nella resurrezione di Gesù. Se possiamo credere a qualsiasi cosa avvenuta nella storia, allora possiamo credere alla testimonianza attendibile e confermata da questi testimoni oculari. Gesù è risorto dai morti.

iv. Nel corso degli anni, sono state mosse molte obiezioni contro la resurrezione di Gesù. Alcuni dicono che Egli non sia affatto morto, ma che sia solamente “svenuto” sulla croce, per poi riprendere i sensi nella tomba. Altri dicono che sia realmente morto, ma che il Suo corpo fu rubato. Altri ancora suggeriscono che Egli sia morto veramente, ma che i Suoi seguaci, in preda alla disperazione, abbiano avuto allucinazioni della Sua resurrezione. Tuttavia, queste teorie vengono distrutte da una semplice e chiara interpretazione delle prove della resurrezione di Gesù, e vediamo come credere in esse richieda più fede di quanto ne richieda il racconto biblico.

v. “Suppongo, fratelli, che possano esserci persone che mettano in dubbio l’esistenza di uomini come Giulio Cesare o Napoleone Bonaparte, e quando lo fanno – quando fatti storici attendibili vengono gettati al vento – forse, ma non prima di allora, possono mettere in dubbio la resurrezione di Gesù dai morti, perché questo evento storico ha più testimoni di ogni altro evento registrato nella storia, sia esso sacro o profano.” (Spurgeon)

e. Apparve a Giacomo: Questo Giacomo è il fratello di Gesù, il quale viene indicato come un leader prominente della chiesa in Atti 15. È importante notare come nei vangeli i fratelli di Gesù siano ostili verso di Lui e la Sua missione (Giovanni 7:3-5). Tuttavia, nel primo capitolo di Atti, i fratelli di Gesù vengono annoverati come Suoi seguaci (Atti 1:14). Cos’è accaduto che li ha cambiati? Sicuramente l’incontro tra Gesù risorto e Suo fratello Giacomo ha avuto un certo impatto.

f. A tutti gli apostoli insieme: Questo si riferisce a diversi incontri, come quello in Giovanni 20:26-31, Giovanni 21:1-25, Matteo 28:16-20 e Luca 24:44-49. Potrebbero esserci state molte più occasioni che non sono descritte nei vangeli. Questi incontri erano importanti per dimostrare ai discepoli che Gesù era chi diceva di essere. In queste occasioni, Gesù mangiò con loro, li consolò, diede loro il mandato di predicare il vangelo e disse loro di aspettare a Gerusalemme il momento nel quale lo Spirito Santo sarebbe sceso su di loro dopo la Sua ascensione.

g. Infine, ultimo di tutti, apparve anche a me: Dicendo come all’aborto, Paolo potrebbe voler dire che lui non ha avuto un periodo di “gestazione” di tre anni come gli altri apostoli; egli apparve sulla scena improvvisamente.

i. Paolo ha usato il termine greco antico ektroma, che significa “aborto, un neonato nato morto, aborto spontaneo” – parla di una nascita con associazioni inquietanti. Alcuni credono che Paolo abbia usato questa parola forte perché i cristiani di Corinto disprezzavano costantemente la sua posizione di apostolo. Essi lo consideravano un paulus (“piccolo”) apostolo, ma Paolo si gloria nelle sue debolezze.

h. Apparve anche a me: La somma delle testimonianze di questi testimoni è incredibile. Non solo videro Gesù dopo la Sua morte, ma Lo videro in uno stato tale che rivoluzionò la loro fede e la loro fiducia in Lui.

i. Il carattere trasformato degli apostoli, e la loro prontezza a morire per la testimonianza della resurrezione, elimina la truffa come spiegazione della tomba vuota.

ii. Perché Paolo non ha menzionato le apparizioni di Gesù alle donne quando erano al sepolcro come prova della resurrezione di Gesù? Probabilmente perché a quei tempi la testimonianza di una donna non veniva accettata nei tribunali. Era un fatto accaduto veramente, ed era una prova per gli apostoli in quei giorni, ma il mondo di quel tempo avrebbe rigettato tale testimonianza, perché proveniva dalle donne.

4. (9-11) La testimonianza di Paolo in relazione alla grazia.

Io, infatti, sono il minimo degli apostoli e non sono neppure degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. Ma per la grazia di Dio sono quello che sono; e la Sua grazia verso di me non è stata vana, anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Or, dunque, sia io che loro, così predichiamo, e così voi avete creduto.

a. Io, infatti, sono il minimo degli apostoli: Paolo difendeva le sue credenziali apostoliche, perché sapeva che doveva essere rispettato come apostolo. Tuttavia, egli non aveva alcun interesse a competere con gli altri apostoli, per ricevere il premio del “Miglior Apostolo”. Egli diceva con gioia, sono il minimo degli apostoli. Infatti, Paolo credeva di non essere degno di essere chiamato apostolo.

i. Per alcuni, queste possono sembrare solamente chiacchiere per apparire spirituale, le quali dimostrerebbero orgoglio e non umiltà. Paolo, però, intendeva veramente queste parole. Egli si considerava il minimo degli apostoli perché aveva perseguitato la chiesa di Dio. Paolo ricordava sempre il modo in cui aveva peccato contro la chiesa di Gesù. Sapeva di essere stato perdonato, ma ricordava il suo peccato.

ii. Paolo sentiva – giustamente – che i suoi peccati erano peggiori di altri perché era responsabile della morte, dell’arresto e della sofferenza dei cristiani che perseguitava prima che la sua vita fosse trasformata da Gesù (Atti 8:3, Atti 9:1-2, Galati 1:13, Filippesi 3:6 e 1 Timoteo 1:15).

iii. “Questo era vero in riferimento all’essere stato scelto per ultimo, e scelto non per far parte dei dodici, ma come un apostolo aggiuntivo. Alcuni uomini si preoccupano così tanto di far sì che l’apostolo contraddica sé stesso, cercando di dimostrare che egli fu il più grande tra gli apostoli, sebbene egli consideri sé stesso il minimo tra loro”. (Clarke)

iv. Ci sono peccati peggiori. I peccati che feriscono il popolo di Dio sono particolarmente gravi ai Suoi occhi. Sei colpevole, ora o nel passato, di aver fatto del male al popolo di Dio? “[Dio] si ricorda di coloro che deridono e scherniscono i Suoi piccoli, e li avverte di stare attenti. Sarebbe meglio offendere un re che uno dei figli dell’Eterno.” (Spurgeon)

b. Ma per la grazia di Dio sono quello che sono: Paolo riconosce che la trasformazione avvenuta nella sua vita era merito della grazia di Dio. Egli era un uomo cambiato, perdonato, lavato e pieno di amore, quando prima era invece pieno di odio. Egli sapeva che non era merito suo, ma che era stata l’opera della grazia di Dio in lui.

i. La grazia che ci salva, ci trasforma. La grazia trasformò Paolo. Non possiamo ricevere la grazia di Dio senza essere trasformati per mezzo di essa. I cambiamenti non avvengono tutti nello stesso momento, e non saranno terminati fino a quando non saremo passati da questa vita alla successiva, ma ciò non toglie che siamo veramente stati trasformati.

ii. “Il marchio distintivo di un figlio di Dio è che per la grazia di Dio egli è ciò che è; che cosa sai tu della grazia di Dio? ‘Beh, io vado in chiesa regolarmente’. Ma che cosa sai della grazia di Dio? ‘Sono sempre stato un uomo giusto, onesto, sincero e rispettabile’. Sono felice di sentirlo, ma che cosa sai della grazia di Dio’” (Spurgeon)

iii. “‘Per la grazia di Dio’ non solo siamo quello che siamo, ma rimaniamo anche quello che siamo. Se Cristo non ci avesse custodito con la Sua grazia onnipotente, le nostre vite sarebbero da tempo cadute in rovina e dannazione.” (Spurgeon)

c. La Sua grazia verso di me non è stata vana, anzi ho faticato più di tutti loro: Sebbene sia stata la grazia a fare di Paolo l’uomo che era, egli comunque ha faticato con la grazia, in modo che non fosse stata vana.

i. In teoria, se Paolo non avesse lavorato così duramente, Dio gli avrebbe comunque dato grazia, ma sarebbe stata, per certi versi, vana. La grazia, per definizione, viene data gratuitamente. Tuttavia, il modo in cui la riceviamo determinerà quanto efficace sarà tale dono.

ii. La grazia non viene data a causa di opere compiute nel passato, nel presente o di quelle che compiremo nel futuro. Essa, però, viene data per incoraggiare l’opera, non per dire che non è necessaria. Dio non vuole che riceviamo la Sua grazia e diventiamo passivi.

iii. Paolo sapeva che Dio dà la Sua grazia, noi ci rimbocchiamo le maniche e l’opera di Dio è compiuta. Noi lavoriamo in collaborazione con Dio, non perché Egli abbia bisogno di noi, ma perché vuole renderci partecipi. Paolo aveva ben compreso questo principio, scrivendo, “Noi siamo infatti collaboratori di Dio” in 1 Corinzi 3:9.

iv. Molti cristiani hanno difficoltà in questo punto. È Dio ad operare o sono io? La risposta è “Sì!”. Dio opera e anche noi ci adoperiamo. Confida in Dio, affidati a Lui e poi mettiti al lavoro! È così che vediamo l’opera di Dio portata a termine.

v. Se trascuro la mia parte di collaborazione, la grazia di Dio non adempie ciò che invece potrebbe fare, e per questo viene data invano. Più avanti, in 2 Corinzi 6:1, Paolo ci implora a non ricevere la grazia di Dio invano: Ora, essendo suoi collaboratori, vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio.

d. Ho faticato più di tutti loro: Paolo si paragona agli altri apostoli. Egli non si vergognava di dire di aver faticato più duramente di tutti gli altri. Questo non per dire che gli altri apostoli erano pigri (sebbene alcuni di loro potevano esserlo), ma per sottolineare che Paolo era un eccezionale gran lavoratore.

e. Non io però, ma la grazia di Dio che è con me: Paolo era onesto abbastanza da riconoscere e ammettere di lavorare più duramente di tutti gli altri. Era anche umile abbastanza da riconoscere che anche il suo duro lavoro era frutto dell’opera della grazia di Dio in lui.

i. Se chiedessi a Paolo, “Ti affatichi tanto come apostolo?”, egli non fingerebbe di essere spirituale dicendo, “Oh no, io non faccio nulla. Fa tutto la grazia di Dio”. Piuttosto, Paolo risponderebbe, “Puoi scommetterci. Infatti, lavoro più duramente di tutti gli apostoli”. Tuttavia, non si soffermerebbe su questo punto, ma avrebbe la consapevolezza interiore dell’opera della grazia di Dio in lui.

f. Or, dunque, sia io che loro, così predichiamo, e così voi avete creduto: Se sia stato Paolo o un altro apostolo a portare il messaggio, non aveva importanza, il risultato sarebbe stato lo stesso. Essi predicavano la resurrezione di Gesù, ed è questo in cui i primi cristiani credevano.

i. Il verbo predichiamo è al presente progressivo; Paolo dice che lui e gli altri apostoli predicano abitualmente questo messaggio.

B. L’importanza della resurrezione di Gesù.

1. (12-13) La resurrezione di Gesù dimostra che c’è una resurrezione.

Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come mai alcuni di voi dicono che non c’è la risurrezione dei morti? Se dunque non c’è la risurrezione dei morti, neppure Cristo è risuscitato.

a. Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti: Perché Paolo ha dimostrato così dettagliatamente la resurrezione di Gesù? Non perché i cristiani di Corinto non credessero che Gesù fosse realmente risorto dalla morte. Infatti, in 1 Corinzi 15:11, egli rende chiaro il fatto che essi credevano veramente: così predichiamo, e così voi avete creduto. Allora perché era così importante?

i. I cristiani di Corinto non rinnegavano la resurrezione di Gesù, essi rinnegavano la nostra resurrezione. Essi erano stati influenzati o dalla filosofia greca (la quale considerava la resurrezione poco desiderabile, credendo che lo stato dello “spirito puro” fosse superiore), o dalla mentalità dei Sadducei (i quali credevano che la vita nell’aldilà fosse una pia illusione). Il punto è che i cristiani di Corinto credevano che avremmo vissuto per sempre, ma non con corpi risorti.

ii. Dobbiamo ricordare che la resurrezione non è semplicemente la vita dopo la morte; è la continuazione della vita dopo la morte in corpi glorificati, i quali sono i nostri corpi attuali in uno stato glorificato.

b. Come mai alcuni di voi dicono che non c’è la risurrezione dei morti? I cristiani di Corinto semplicemente non avevano le idee ben chiare. Alcuni di loro rinnegavano la realtà della resurrezione, credendo, però, in un Gesù risorto. Paolo mostra come la resurrezione di Gesù non solo è prova della Sua stessa resurrezione, ma ne dimostra il principio.

c. Se dunque non c’è la risurrezione dei morti, neppure Cristo è risuscitato: Se questo piccolo gruppo di Corinzi avesse avuto ragione riguardo alla resurrezione, allora Gesù sarebbe ancora morto!

2. (14-19) E se non c’è alcuna resurrezione?

Ma se Cristo non è risuscitato, è dunque vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Inoltre, noi ci troveremo ad essere falsi testimoni di Dio, poiché abbiamo testimoniato di Dio, che Egli ha risuscitato Cristo, mentre non l’avrebbe risuscitato, se veramente i morti non risuscitano. Se infatti i morti non risuscitano, neppure Cristo è stato risuscitato; ma se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati, e anche quelli che dormono in Cristo sono perduti. Se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini.

a. Ma se Cristo non è risuscitato, è dunque vana la nostra predicazione: Se non c’è alcuna resurrezione, allora Gesù non è risorto e la predicazione di Paolo e degli altri apostoli è vana. Senza resurrezione, non c’è alcun Gesù risorto da servire.

b. Peggio ancora, se Cristo non è risuscitato, allora ci troveremo ad essere falsi testimoni di Dio. Se non c’è alcun principio sul quale si basa la resurrezione, e Gesù non è risorto dai morti, allora gli apostoli sono bugiardi.

c. A peggiorare ulteriormente la situazione, se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati. Possiamo seguire la logica di Paolo punto per punto:

· Se non esiste nemmeno il concetto di resurrezione, allora Gesù non è risorto dalla morte.

· Se Gesù non è risorto dalla morte, allora la morte ha avuto potere su di Lui e lo ha sconfitto.

· Se la morte ha potere su Gesù, allora Egli non è Dio.

· Se Gesù non è Dio, allora non può offrire un sacrificio completo per i peccati.

· Se Gesù non può offrire un sacrificio completo per i peccati, i nostri peccati non sono del tutto stati pagati davanti a Dio.

· Se i miei peccati non sono stati interamente pagati davanti a Dio, allora sono ancora nel mio peccato.

· Dunque, se Gesù non è risorto, Egli non è in grado di salvare.

d. Ancora peggio, se Cristo non è risuscitato, allora noi speriamo in Cristo solo in questa vita, e noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini. Se non c’è alcuna resurrezione, allora tutta la vita cristiana non è altro che una barzelletta patetica. Se non c’è nulla dopo questa vita nella quale speriamo, perché perdere tempo con i problemi che vengono con l’essere un cristiano?

i. Essere un cristiano risolve molti problemi, ma ne porta anche molti altri. Paolo (come il predicatore nel libro dell’Ecclesiaste) non vide molto valore in questa vita, se questa è l’unica vita che abbiamo da vivere.

ii. Conoscere e amare Gesù può rendere migliore la nostra vita, ma a volte può anche peggiorarla. Quando comprendiamo ciò che Paolo intendeva dire quando scrisse, “Se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini”, allora capiamo quanto difficile sia stata la vita di Paolo. Egli pensava, “con tutto quello che ho passato per Gesù Cristo, se non c’è alcuna resurrezione e una ricompensa celeste dopo questa vita, allora sono uno sciocco da compatire”. In questa era dove regna il comfort, possiamo dire la stessa cosa? Trapp dice che Paolo potrebbe scrivere così, “Perché nessuno in tutto l’inferno ha mai sofferto quanto i santi”.

iii. Paolo applica il principio solo ai cristiani. Egli scrive, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini. Per il non credente, questa vita è l’unica occasione che ha per sperimentare il piacere, e qualsiasi felicità trova, sarà l’unica che mai sperimenterà. Che grande differenza con il cristiano!

f. Vedete quanto importante è la verità della resurrezione! Questa non è una dottrina qualunque, da credere solo se piace. Se non credi che Gesù Cristo sia risorto dalla morte in un corpo risorto così come dice la Bibbia, allora non hai alcun diritto di definirti cristiano. Questa è una delle dottrine essenziali della fede cristiana.

i. “Tutto dipende dal nostro rimanere saldi in questa dottrina in particolare, perché se questa vacilla e non conta più nulla, allora tutte le altre perderanno il loro valore e la loro validità.” (Martin Lutero)

ii. “Se Gesù è risorto, allora questo evangelo è ciò che dichiara di essere; se Egli non è risorto dai morti, allora è tutto un inganno e un’illusione.” (Spurgeon)

g. Quando comprendiamo cosa si poggia sulla resurrezione, allora capiamo perché se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini.

i. La divinità di Gesù si poggia sulla Sua resurrezione (Romani 1:4).

ii. La sovranità di Gesù si poggia sulla Sua resurrezione (Romani 14:9).

iii. La nostra giustificazione si poggia sulla Sua resurrezione (Romani 4:25).

iv. La nostra rigenerazione si poggia sulla resurrezione di Gesù (1 Pietro 1:3).

v. La nostra resurrezione finale si poggia sulla resurrezione di Gesù (Romani 8:11).

vi. “Il fatto è che il filo della resurrezione include tutte le benedizioni, dalla rigenerazione interiore alla nostra gloria eterna, e le lega insieme.” (Spurgeon)

3. (20-23) La resurrezione di Gesù è la primizia della nostra resurrezione.

Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, ed è la primizia di coloro che dormono. Infatti, siccome per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Perché, come tutti muoiono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo, ma ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta.

a. Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti: Precedentemente in questo capitolo, Paolo ha dimostrato che – senza ombra di dubbio – Gesù è risorto dai morti e l’importanza di tale fatto. Qui, egli dichiara semplicemente questa verità: Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti.

b. Ed è la primizia di coloro che dormono: La parola in greco antico per primizia è aparche. Nella Septuaginta, il termine viene usato in riferimento all’offerta delle primizie, mentre il suo uso nel mondo secolare indicava un’entrata a pagamento.

i. Gesù è la primizia della nostra resurrezione in entrambe i sensi. Nell’Antico Testamento, l’offerta della primizia consisteva in un covone di grano, il quale rappresentava ed anticipava il resto della raccolta (Levitico 23:9-14). La resurrezione di Gesù rappresenta la nostra risurrezione, perché, se siamo stati uniti a Cristo per una morte simile alla Sua, saremo anche partecipi della Sua risurrezione (Romani 6:5). Inoltre, la resurrezione di Gesù preannuncia la nostra resurrezione, perché risorgeremo in un corpo come il Suo. “Nell’offrire le primizie a Dio, gli ebrei venivano rassicurati della Sua benedizione sul resto del raccolto; dunque, la nostra resurrezione viene garantita dalla resurrezione di Cristo.” (Trapp)

ii. La Festa delle Primizie veniva osservata il giorno dopo il Sabato successivo alla Pasqua (Levitico 23:9-14). È importante notare che Gesù è risorto dai morti lo stesso identico giorno della Festa delle Primizie, il giorno dopo il Sabato successivo alla Pasqua.

iii. L’offerta della Festa delle Primizie era un’offerta di grano senza spargimento di sangue (Levitico 2). Non era necessario alcun sacrificio espiatorio perché l’agnello pasquale era appena stato sacrificato. Questo corrisponde perfettamente alla resurrezione di Gesù perché la Sua morte pose fine alla necessità di un sacrificio, avendo provveduto ad un’espiazione perfetta e completa.

iv. Inoltre, la resurrezione di Gesù è la primizia della nostra resurrezione perché Egli è il nostro “biglietto d’entrata” nella resurrezione. Gesù ha pagato per il nostro ingresso!

c. Per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti: Qui Paolo comunica la stessa idea che troviamo in Romani 5:12-21. Adamo (per mezzo di un uomo) è un “capo” della razza umana, e tramite lui tutta l’umanità è stata sottoposta alla morte. Il secondo Adamo, Gesù Cristo (per mezzo di un uomo) è l’altro capo della razza umana, e Gesù porta la resurrezione a tutti coloro che sono “sotto” la Sua guida.

i. “Gli uomini ammirano il primo uomo che scopre una nuova terra… Oh, dunque, cantatelo con canti, fatelo risuonare con suono di tromba fino ai confini della terra – Cristo è il primo ad essere ritornato dalle fauci della morte per raccontare dell’immortalità e della luce.” (Spurgeon)

d. Tutti saranno vivificati in Cristo: Questo vuol dire che tutti risorgeranno? Sì e no. Tutti risorgeranno nel senso che riceveranno un corpo risorto e vivranno per sempre. In Giovanni 5:29, Gesù ha parlato chiaramente della resurrezione di vita e della resurrezione di condanna. Dunque, tutti risorgeranno, ma non tutti riceveranno la resurrezione di vita. Alcuni riceveranno la resurrezione di condanna, e vivranno per sempre in un corpo risorto all’inferno.

i. “Sebbene questo testo non dimostri la resurrezione generale (essendo destinato ai credenti, che sono membri di Cristo), non la rinnega nemmeno. Il tutti qui menzionato si riferisce a tutti i credenti, confermato non solo dal termine in Cristo in questo versetto, ma anche dal resto del discorso, il quale riguarda solamente la resurrezione dei credenti alla vita, e non quella dei malvagi alla condanna eterna.” (Poole)

e. Ciascuno nel proprio ordine: Sarebbe strano e sbagliato per noi ricevere la resurrezione prima di Gesù. Dunque, Egli riceve la resurrezione per primo come primizia, e poi noi… alla Sua venuta.

i. La venuta di Gesù descritta qui utilizza il termine in greco antico parousia. Questa parola può semplicemente indicare la presenza di una persona (come in Filippesi 2:12, non solo quando ero presente). Tuttavia, quando usata in riferimento a Gesù, si riferisce in maniera speciale alla Sua Seconda Venuta (come in Matteo 24:27).

ii. Se Gesù è la primizia della nostra resurrezione, vuol dire che Egli è stato il primo a risorgere dai morti? E il figlio della vedova ai giorni di Elia (1 Re 17:17-24), Lazzaro (Giovanni 11:38-44), e altri? Ognuno di questi ritornò in vita dalla morte, ma nessuno di questi resuscitò. Ognuno di questi tornò in vita nello stesso corpo nel quale morirono, e risuscitarono solamente per morire di nuovo. La resurrezione non riguarda semplicemente tornare in vita; vuol dire ritornare in vita in un nuovo corpo basato sul nostro vecchio corpo, tuttavia perfettamente adatto per la vita nell’eternità. Gesù non fu il primo ad essere riportato in vita dai morti, ma Egli fu il primo a risorgere.

4. (24-28) La resurrezione di Gesù conduce alla risoluzione di tutte le cose.

Poi verrà la fine, quando rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo aver annientato ogni dominio, ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che Egli regni, finché non abbia messo tutti i nemici sotto i Suoi piedi. L’ultimo nemico che sarà distrutto è la morte. Dio, infatti, ha posto ogni cosa sotto i Suoi piedi. Quando però dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che ne è eccettuato Colui che gli ha sottoposto ogni cosa. E quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora il Figlio sarà anch’Egli sottoposto a Colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.

a. Poi verrà la fine, quando rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre: In Efesini 1:10, Paolo rivela lo scopo eterno di Dio:per raccogliere nella dispensazione del compimento dei tempi sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose, tanto quelle che sono nei cieli come quelle che sono sulla terra. Paolo scrive della “raccolta” di tutte le cose in Gesù, o della “conclusione” di tutte le cose in Lui. Qui, in 1 Corinzi, egli guarda avanti al momento in cui ogni cosa sarà districata in Gesù Cristo ed Egli la presenterà a Dio, dando gloria all’Autore di questo piano eterno per tutte le età.

b. Dopo aver annientato ogni dominio, ogni potestà e potenza: Per ora, Dio ha concesso una certa misura di dominio, potestà e potenza agli uomini, a Satana, e perfino alla morte. Tutto questo, però, è temporaneo. Gesù prenderà il posto che gli spetta di diritto come il beato e unico sovrano, il Re dei re e il Signore dei signori (1 Timoteo 6:15). Dopo la resurrezione, Dio dispiegherà finalmente tutta la storia secondo la Sua volontà.

i. “Con la resurrezione di Cristo dalla morte, Dio ha dato via ad una serie di eventi che devono culminare con la distruzione finale della morte e, di conseguenza, con Dio che ritorna ad essere, come nell’eternità passata, ‘tutto in tutti’”. (Fee)

c. Bisogna infatti che Egli regni, finché non abbia messo tutti i nemici sotto i Suoi piedi: Paolo qui si riferisce al regno di mille anni descritto in Apocalisse 20:1-6. Dopo quel periodo, ci sarà una ribellione finale alimentata da Satana (Apocalisse 20:7-10), nella quale Gesù schiaccerà, una volta e per tutte, tutti i nemici sotto i Suoi piedi.

i. L’espressione sotto i Suoi piedi è una figura dell’Antico Testamento che indica una “conquista totale”. (Mare)

d. L’ultimo nemico che sarà distrutto è la morte: La morte sarà ancora presente durante il regno millenario di Gesù (Apocalisse 20:9 e Isaia 65:20), ma dopodiché, sarà distrutta. La morte sarà veramente l’ultimo nemico che sarà distrutto.

i. Paolo ci ricorda di una cosa importante: la morte è un nemico. Quando Gesù arrivò alla tomba di Lazzaro, Egli fremé nello spirito e si turbò e pianse (Giovanni 11:35, 35). Perché? Non perché Lazzaro era morto, infatti lo avrebbe riportato in vita a breve. Piuttosto, Gesù era turbato a causa della morte stessa. Essa era un nemico. Oggi, ad alcuni viene detto di abbracciare la morte come se fosse un amico, ma questo non è ciò che la Bibbia dice. La morte è un nemico sconfitto dall’opera di Gesù, un nemico che un giorno sarà distrutto, e dunque non è un nemico che dobbiamo temere. Ciononostante, rimane comunque un nemico.

ii. La distruzione della morte è stata manifestata alla resurrezione di Gesù quando i sepolcri si aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; e, usciti dai sepolcri dopo la risurrezione di Gesù, entrarono nella santa città e apparvero a molti (Matteo 27:52-53). “Quando, alla resurrezione del Redentore, molti dei santi risuscitarono ed uscirono dai loro sepolcri per entrare nella città santa, è lì che il Signore crocifisso fu proclamato vittorioso sulla morte e sulla tomba… queste non erano altro che piccole anticipazioni della grande vittoria per mezzo della quale la morte fu spodestata.” (Spurgeon)

iii. Se la morte è stata sconfitta, perché i cristiani muoiono? “Da quando Gesù è morto, la morte non è una punizione inflitta sui Figli di Dio: come tale, Egli l’ha abolita e non può essere imposta. Perché, dunque, i santi muoiono? Perché i loro corpi devono essere trasformati prima che possano entrare in cielo… i santi ora non muoiono, ma lasciano questo mondo.” (Spurgeon)

iv. “La morte non è il nemico peggiore; la morte è un nemico, ma è da preferire rispetto a molti altri avversari. Sarebbe meglio morire mille volte piuttosto che peccare. Essere trovati dalla morte è nulla paragonato all’essere tentati dal diavolo. Il solo dolore fisico collegato alla morte è una piccolezza in confronto all’orribile sofferenza causata dal peccato, ed il peso che il senso di colpa è per l’anima.” (Spurgeon)

v. “Notate che la morte è l’ultimo nemico di ogni cristiano e l’ultimo ad essere distrutto… Fratello, non contestare l’ordine stabilito, ma lascia che l’ultimo sia l’ultimo. Conoscevo un fratello che voleva sconfiggere la morte ancora molto tempo prima di morire. Tuttavia, fratello, non desiderare la grazia per morire fino a quando quel momento arriverà. Quale sarebbe il vantaggio di ricevere la grazia per morire se sei ancora in vita? La barca ti servirà solamente quando avrai raggiunto il fiume. Chiedi la grazia per vivere, e glorifica Cristo in questo modo, e otterrai quella grazia per morire quando il tempo di morire sarà giunto.” (Spurgeon)

e. Quando però dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che ne è eccettuato Colui che gli ha sottoposto ogni cosa: Paolo ci ricorda che il Figlio non sarà superiore al Padre un giorno. La relazione tra il Padre ed il Figlio sarà eterna: il Figlio sarà anch’Egli sottoposto a Lui.

i. Coloro che rinnegano la divinità di Gesù usano questo versetto per sostenere il proprio punto. Essi vedono la sottomissione di Dio Figlio come “dimostrazione” del fatto che Egli non è uguale in divinità rispetto a Dio Padre. La sottomissione di Gesù al Padre, tuttavia, non deriva da alcuna inferiorità nella natura; essa deriva, piuttosto, dall’ordine amministrativo della Trinità. Un figlio è sempre sottomesso a suo padre, anche se entrambi sono “uguali” nella sostanza.

ii. “Il figlio di un re può essere uguale a suo padre in ogni attributo della sua natura, sebbene inferiore nel suo ufficio. Dunque, il Figlio eterno di Dio è eguale con il Padre, sebbene subordinato nel Suo ufficio.” (Hodge)

iii. “La sottomissione del Figlio al Padre, menzionata in questo passaggio, non dimostra affatto la Sua ineguaglianza nell’essenza o nella potenza rispetto al Padre; semplicemente significa ciò che era stato già detto, che Cristo avrebbe consegnato il Suo regno a Suo Padre.” (Poole)

iv. In parole povere, Dio Padre sarà sempre Dio Padre e Dio Figlio sarà sempre Dio Figlio, e per tutta l’eternità continueranno a relazionarsi l’Uno con l’Altro come Padre e Figlio.

f. Affinché Dio sia tutto in tutti: Paolo qui si riferisce al desiderio di Dio Figlio di glorificare Dio Padre per tutta l’eternità. È importante notare come ogni persona della Trinità desidera glorificare un’altra persona della Trinità. Il Figlio glorifica il Padre (Giovanni 17:4), il Padre glorifica il Figlio (Giovanni 17:5), e lo Spirito Santo glorifica il Figlio (Giovanni 16:14). Questo aspetto della natura di Dio è qualcosa che Egli vuole che anche noi adottiamo, ovvero stimare gli altri al di sopra di noi stessi (Filippesi 2:3-4).

5. (29-32) Ulteriori ragioni per cui credere nel principio della resurrezione.

Altrimenti che faranno quelli che sono battezzati per i morti? Se i morti non risuscitano affatto, perché dunque sono essi battezzati per i morti? Perché siamo anche noi in pericolo ad ogni ora? Io muoio ogni giorno per il vanto di voi, che ho in Cristo Gesù, nostro Signore. Se ho combattuto in Efeso con le fiere per motivi umani, che utile ne ho io? Se i morti non risuscitano, mangiamo e beviamo, perché domani morremo.

a. Altrimenti che faranno quelli che sono battezzati per i morti? Se i morti non risuscitano affatto: Cosa veniva battezzato per i morti? Questo è un passaggio misterioso, e ci sono stati più di trenta diversi tentativi di interpretazione.

i. Il significato chiaro nella lingua originale è che alcune persone venivano battezzate per conto di coloro che erano morti. Il punto di Paolo è “se non c’è alcuna resurrezione, perché allora fanno queste cose? Qual è lo scopo se non c’è vita dopo la morte?”

ii. È importante notare che Paolo non ha detto, “noi battezziamo per i morti”, ma ha chiesto, “che faranno quelli che sono battezzati per i morti?” e “perché dunque sono essi battezzati per i morti?”. Quindi, Paolo si riferisce ad un’usanza pagana nella quale alcuni si battezzavano vicariamente per i morti. “Paolo menziona semplicemente l’usanza superstiziosa senza approvarla e la usa per rafforzare la sua argomentazione riguardante la resurrezione dalla morte.” (Mare)

iii. Paolo ovviamente non approva tale pratica; egli dice semplicemente che se la resurrezione non esiste, perché ci sarebbe tale usanza? La pratica del battesimo per i morti dei Mormoni – basata erroneamente su questo passaggio – non è né scritturale né razionale.

iv. Il punto di Paolo è chiaro: “Anche i pagani credono nella resurrezione perché battezzano per i morti. I pagani hanno il buonsenso di credere nella resurrezione, ma alcuni di voi cristiani di Corinto non ce l’avete!”

b. Perché siamo anche noi in pericolo ad ogni ora?Se non esistesse alcuna resurrezione, perché Paolo metterebbe la sua vita in pericolo per l’evangelo? Il modo in cui Paolo viveva la sua vita interamente per l’evangelo è prova della verità della resurrezione.

i. La maggior parte di noi è così concentrata a vivere vite adagiate qui sulla terra che le nostre vite non danno alcuna prova della resurrezione. Paolo ha vissuto una vita cristiana talmente dedicata all’evangelo, che le persone potevano guardarlo e dire, “Sarebbe impossibile vivere in questo modo a meno che non ci sia una ricompensa in cielo che lo aspetta.”

c. Io muoio ogni giorno per il vanto di voi, che ho in Cristo Gesù, nostro Signore: Paolo si vanta un po’ qui. Il suo vanto è in voi (ovvero i cristiani di Corinto) e in Gesù Cristo. Di che cosa si vanta? Di morire ogni giorno.

i. Vincent circa muoio ogni giorno: “Sono in costante pericolo di vita”. La vita di Paolo era vissuta per Gesù Cristo così al limite che poteva dire, “io muoio ogni giorno”. La sua vita era sempre sul fronte; c’erano sempre persone che cercavano di ucciderlo. Un esempio lo troviamo in Atti 23:12-13, dove più di quaranta uomini fecero un voto secondo cui non avrebbero né mangiato né bevuto fino a quando non avessero ucciso Paolo. Con nemici come questi, non ci sorprende che Paolo potesse dire, “Io muoio ogni giorno”. E questo è il suo vanto.

ii. Quando Paolo dice, “Io muoio ogni giorno”, è importante capire che non si riferisce alla sua identificazione spirituale con la morte di Gesù. Egli non parla del mettere a morte la carne a livello spirituale. Egli scrive del costante pericolo imminente per la sua vita fisica. È importante ed utile per i cristiani considerarsi ogni giorno morti al peccato con Gesù Cristo (come in Romani 6:11, Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesù Cristo, nostro Signore). Tuttavia, usare questa dichiarazione, io muoio ogni giorno, per sostenere quella verità è sbagliato, perché nel contesto Paolo scrive riguardo al pericolo a cui la sua vita fisica era sottoposta.

iii. Come possiamo morire ogni giorno? Spurgeon ci da sette passi su come morire quotidianamente in un sermone intitolato Morire Ogni Giorno.

· Primo: ogni giorno considera attentamente la certezza della morte.

· Secondo: per fede, sottoponi la tua anima all’intero processo della morte.

· Terzo: non aggrapparti troppo a questo mondo.

· Quarto: ogni giorno metti seriamente alla prova la tua speranza ed esperienza.

· Quinto: ogni giorno, così come hai fatto quando ti sei convertito, recati alla croce di Gesù, come un povero peccatore colpevole.

· Sesto: vivi in maniera tale da non essere svergognato se dovessi morire in qualunque momento.

· Ultimo: prenditi cura delle questioni in sospeso, così da essere pronto a morire.

d. Ho combattuto in Efeso con le fiere: Il libro degli Atti non riporta un evento nel quale Paolo si trovò ad affrontare animali selvaggi in un’arena. Potrebbe semplicemente non essere stato registrato, oppure Paolo intende “fiere” in maniera figurativa, in riferimento ai suoi oppositori violenti e feroci (come successe ad Efeso in Atti 19:21-41).

i. Paolo affrontò tutto questo in nome della resurrezione dei morti, sia quella di Gesù che quella del credente. Sebbene l’arresto di Paolo, l’imprigionamento e il viaggio a Roma non fossero ancora accaduti durante la stesura di 1 Corinzi, tutte queste cose erano a causa della resurrezione dei morti (Atti 23:6, 24:15 e 24:21).

e. Se i morti non risuscitano, mangiamo e beviamo, perché domani morremo: La terza prova di Paolo a favore della resurrezione è altrettanto convincente. Se non c’è alcuna resurrezione, allora non c’è alcun giudizio futuro da prendere in considerazione. Quindi possiamo vivere la vita così come viene, “sotto il sole”, come vediamo in Ecclesiaste.

i. Gli antichi egizi, alla fine di un grande banchetto, facevano passare attorno ai tavoli un’immagine di legno di un uomo in una bara, dicendo alle persone di divertirsi, perché la loro ora sarebbe giunta prima di quanto si aspettassero. Se non c’è resurrezione, e non c’è un giudizio futuro, allora tanto vale vivere la vita al meglio adesso – e Paolo è stato uno sciocco a mettere la sua vita in pericolo e ad esporla a tanto dolore per amore dell’evangelo.

6. (33-34) Conoscere la verità riguardo alla resurrezione dovrebbe influire sul nostro modo di vivere.

Non vi ingannate; le cattive compagnie corrompono i buoni costumi. Ritornate ad essere sobri e retti e non peccate, perché alcuni non hanno conoscenza di Dio; lo dico a vostra vergogna.

a. Non vi ingannate; le cattive compagnie corrompono i buoni costumi: Da dove hanno preso i cristiani di Corinto le loro strane idee riguardo la resurrezione, idee che Paolo ha cercato di correggere in questo capitolo? Hanno assunto questa mentalità errata passando troppo tempo o con gli ebrei che non credevano nella resurrezione (come i Sadducei) o con i diversi filosofi greci pagani, i quali non credevano nella resurrezione (Atti 17:31-32). Era già abbastanza grave che queste compagnie avessero influenzato il loro modo di vedere una questione importante come la resurrezione, ma queste cattive compagnie possono portare ulteriore corruzione.

i. Questo parla del bisogno vitale descritto in Romani 12:2: E non vi conformate a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la buona, accettevole e perfetta volontà di Dio. Intrattenendo cattive compagnie, i cristiani di Corinto si stavano conformando a questo mondo, ed avevano bisogno di essere trasformati mediante il rinnovamento della loro mente. I cristiani devono permettere alla Parola di Dio di modellare il loro modo di ragionare, invece di lasciare che siano le cattive compagnie a farlo.

ii. Nella maggior parte di questo libro, Paolo affronta i problemi morali dei Corinzi: invidia, divisioni, orgoglio, immoralità, avidità, irriverenza ed egoismo. Quanto di tutto questo dipendeva dalle loro cattive compagnie? Il loro problema con la resurrezione indica, inoltre, la fonte di molti degli altri problemi morali.

b. Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi: Questa non è una citazione dall’Antico Testamento, e non sono nemmeno parole di Gesù. Paolo prende questa citazione da un’antica commedia teatrale secolare, Thais, scritta da Menandro. Sebbene fosse un pagano, Menandro aveva ragione su questo punto, e Paolo (o, più correttamente, lo Spirito Santo) non aveva alcun problema a citare un pagano che dice le cose come stanno realmente.

c. Ritornate ad essere sobri e retti e non peccate, perché alcuni non hanno conoscenza di Dio: Per i cristiani, opporre resistenza al processo di trasformazione di Dio per mezzo del rinnovamento delle nostre menti significa trascurare la conoscenza di Dio. Ignorare volontariamente la verità è un peccato.

C. La natura del corpo risorto.

1. (35) Qual è la natura del corpo risorto?

Ma dirà qualcuno: «Come risuscitano i morti, e con quale corpo verranno?».

a. Come risuscitano i morti: Questa è una domanda alla quale Paolo non risponde nei versetti successivi, perché la risposta è ovvia. Dio risuscita i morti. Come l’apostolo dice ad Agrippa in Atti 26:8, Perché mai ritenete incredibile che Dio risusciti i morti?

b. E con quale corpo verranno? Questa forse è una domanda sciocca (Paolo chiama il suo interlocutore immaginario “Stolto” in 1 Corinzi 15:36), ma questa è una domanda alla quale Paolo risponderà a breve.

2. (36-38) L’analogia del seme.

Stolto! Quello che tu semini non è vivificato, se prima non muore. E quanto a quello che semini, tu non semini il corpo che ha da nascere, ma un granello ignudo, che può essere di frumento o di qualche altro seme. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme dà il suo proprio corpo.

a. Stolto: In greco antico, il linguaggio è ancora più forte: Insensato! “Un nodo difficile da sciogliere ha bisogno di un cuneo per essere disfatto, e un cuore arido di una forte correzione.” (Trapp)

b. Quello che tu semini: Paolo dice che i nostri corpi sono come i “semi” che “crescono” diventando corpi risorti. Quando il corpo di un credente viene sepolto, si sta “seminando” un “seme” che crescerà dal suolo in un corpo risorto.

i. “Non è mai un suono piacevole, il tintinnio della pala sulla bara, ‘Terra alla terra, polvere alla polvere, ceneri alle ceneri’, così come non è piacevole per il contadino piantare il suo grano nel suolo freddo; eppure, non credo che alcun contadino faccia cordoglio quando semina il suo seme.” (Spurgeon)

ii. “Cari amici, se tale è la morte – se non è altro che un seminare, facciamola finita con questa sofferenza priva di fede, di speranza e di grazia… ‘La nostra famiglia è stata spezzata’, dici. Sì, ma spezzata solamente per essere ricostituita. Hai perso un caro amico: sì, ma lo hai perso solamente per poi ritrovarlo, e trovarne altri che hai perduto. Essi non sono perduti; sono stati seminati.” (Spurgeon)

c. Tu non semini il corpo che ha da nascere… Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme dà il suo proprio corpo: Quando si pianta un seme di grano, questo non cresce in un seme più grande. Piuttosto, ciò che cresce è uno stelo di grano. Quindi, anche se i nostri corpi di resurrezione derivano dai nostri corpi attuali, non dobbiamo aspettarci che questi saranno gli stessi o semplicemente “migliorati”.

i. Alcuni deridono l’idea della resurrezione. Questi, infatti, dicono, “Ecco il corpo di un cristiano, deposto nella tomba senza bara. Gli atomi del corpo vengono assorbiti dal terreno e ingeriti dal bue. Il bue, poi, viene macellato ed un altro uomo ne mangia la carne, e gli atomi di quell’altro uomo sono ora nel suo corpo. Che cosa succederà a quegli atomi nella resurrezione?”. Dio, però, non ha bisogno di ogni singolo atomo del corpo di un uomo per fornirgli un corpo risorto. Dato che ogni cellula del mio corpo contiene la struttura del DNA per crearne uno completamente nuovo, Dio, senza alcun dubbio, può prendere una cellula dal mio corpo morto e trasformarlo in un corpo risorto glorioso, usando quella vecchia cellula.

3. (39-41) L’analogia della vita e i corpi celesti.

Non ogni carne è la stessa carne; ma altra è la carne degli uomini, altra la carne delle bestie, altra la carne dei pesci, altra la carne degli uccelli. Vi sono anche dei corpi celesti, e dei corpi terrestri, ma altra è la gloria dei celesti, altra quella dei terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna ed altro lo splendore delle stelle, perché una stella differisce da un’altra stella in splendore.

a. Non ogni carne è la stessa carne: Ci sono tanti diversi tipi di “corpi” nella creazione di Dio, inclusi i corpi celesti. I nostri corpi celesti saranno fatti apposta per la vita in cielo, non solamente per quella sulla terra.

b. Non ogni carne è la stessa carne spiega perché gli animali non risorgeranno nella resurrezione. “Solamente il corpo dell’uomo possiede un’anima adeguata e immortale; non è lo stesso per le altre creature: e questa è la differenza.” (Trapp)

c. Ci sono diversi corpi o strutture nell’universo (solelunastelle), ed ognuno di questi è stato creato con la sua propria gloria, ed ognuno di essi è adeguato all’ambiente nel quale si trova e alle proprie esigenze. Mentre i nostri corpi sono adatti per questo tempo e questa terra, i nostri corpi di resurrezione saranno adatti per l’eternità ed il cielo.

d. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna ed altro lo splendore delle stelle, perché una stella differisce da un’altra stella in splendore: Alcuni interpretano questo dicendo che ci saranno diversi gradi di gloria per i credenti in cielo. “Se ci sono diversi gradi di gloria, la cui cosa sembra probabile, lo sapremo con certezza quando saremo in cielo.” (Trapp)

4. (42-44) Paragone tra i due tipi di corpi.

Così sarà pure la risurrezione dei morti; il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile. È seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita pieno di forza. È seminato corpo naturale, e risuscita corpo spirituale. Vi è corpo naturale, e vi è corpo spirituale.

a. Così sarà pure la risurrezione dei morti: È difficile capire come avverrà la resurrezione dei nostri corpi, quindi, Paolo userà diversi contrasti per aiutarci, elencando quattro differenze tra il nostro corpo attuale e il nostro corpo futuro di resurrezione. Il corpo di resurrezione vince su tutti i fronti.

· L’incorruttibile trionfa sul corruttibile.

· Ciò che è glorioso trionfa sull’ignobile.

· La forza trionfa su ciò che è debole.

· Il corpo spirituale trionfa sul corpo naturale.

b. Risuscita incorruttibile… risuscita glorioso… risuscita pieno di forza: Il nostro corpo risorto sarà glorioso!

i. “Non c’è nulla di più disgustoso, sgradevole e ripugnante di un corpo morto; ma non sarà così quando risorgerà, allora sarà un corpo meraviglioso e splendido. Risorgeremo in un’età perfetta, (questo è il pensiero generale) senza quei difetti e deformità che qui possono rendere il nostro corpo un pugno in un occhio.

ii. “In tre occasioni è stata intravista la gloria del corpo: sul volto di Mosè, nella trasfigurazione di Cristo e sul volto di Stefano.” (Trapp)

iii. “I giusti vengono posti nelle loro tombe consumati e logorati, ma non è in quello stato che risorgeranno. Vengono seppelliti avendo la fronte aggrottata, le guance scavate, la pelle raggrinzita, ma si sveglieranno in bellezza e gloria.” (Spurgeon)

5. (45-49) I due Adamo ed i loro corpi.

Così sta anche scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; ma l’ultimo Adamo è Spirito che dà la vita. Ma lo spirituale non è prima, bensì prima è il naturale, poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo, che è il Signore, è dal cielo. Qual è il terrestre tali sono anche i terrestri, e qual è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l’immagine del terrestre, porteremo anche l’immagine del celeste.

a. Il primo uomo perfetto, Adamo, ci ha dato un tipo di corpo. Il secondo uomo perfetto, Gesù – l’ultimo Adamo, può darci un altro tipo di corpo. Egli è Spirito che dà la vita.

b. Tutti noi abbiamo portato l’immagine del primo Adamo, e coloro che pongono la propria fiducia nell’ultimo Adamo, porteranno anche l’immagine della Sua resurrezione. Siamo polvere (terrestri) come il primo Adamo, ma possiamo essere dal cielo come l’ultimo Adamo. Per i credenti la promessa è certa: porteremo anche l’immagine del celeste.

i. Filippesi 3:21 ripete il tema di Paolo: Il quale trasformerà il nostro umile corpo, affinché sia reso conforme al Suo corpo glorioso, secondo la Sua potenza che lo mette in grado di sottoporre a Sé tutte le cose.

c. Dato che porteremo anche l’immagine del celeste, il miglior esempio che abbiamo circa le sembianze di un corpo di resurrezione è il corpo risorto di Gesù. Il Suo corpo era tangibile e poteva anche mangiare (Luca 24:39-43), tuttavia non era soggetto alle leggi della natura (Luca 24:1, 24:36-37).

6. (50-53) Il bisogno della resurrezione.

Or questo dico, fratelli, che la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio; similmente la corruzione non eredita l’incorruttibilità. Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo mutati in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; la tromba infatti suonerà, i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo mutati, poiché bisogna che questo corruttibile rivesta l’incorruttibilità e questo mortale rivesta l’immortalità.

a. La carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio: Paolo non sta dicendo, “le cose materiali non possono ereditare il regno di Dio”, perché il corpo risorto di Gesù era materiale, tangibile. Carne e sangue, in questo contesto, si riferisce ai “nostri corpi attuali”. Il corpo risorto di Gesù non era uno “spirito puro” corporeo, ma un corpo materiale descritto come carne e ossa (Luca 24:39), invece che come carne e sangue. Forse per noi potrebbe essere una piccola differenza, ma deve essere una grande differenza per Dio.

b. Similmente la corruzione non eredita l’incorruttibilità: La parola corruzione non si riferisce alla corruzione morale o etica, ma fisica, una corruzione materiale. Questi corpi che sono soggetti a malattie, infortuni, e che un giorno si decomporranno, non sono adatti per il cielo. La corruzione non può ereditare l’incorruttibilità.

c. Io vi dico un mistero: Nel senso biblico, un mistero è semplicemente qualcosa che viene compresa per mezzo dello Spirito, piuttosto che dalla percezione umana. Paolo dice a cristiani di Corinto qualcosa che non avrebbero potuto conoscere tramite la ragione o ricerca. Essi non avrebbero potuto comprendere queste cose a meno che Dio non gliele avrebbe rivelate.

d. Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati: Alcune traduzioni usano il verbo dormire, che spesso viene usato per descrivere in maniera più delicata la morte del credente. Paolo ci dice che non tutti i cristiani moriranno, ma ci sarà una “generazione finale”, i cui corpi verranno trasformati in corpi risorti al ritorno di Gesù prima che affrontino la morte.

i. Quando Paolo dice Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, significa che l’apostolo aveva predetto che la venuta di Gesù sarebbe avvenuta durante la sua vita? Barclay dice “sì”, e sottolinea come Paolo avesse torto questa volta. Tuttavia, Hodge riconosce che Paolo, nell’usare tutti, non si sta necessariamente riferendo solamente ai credenti dei suoi tempi. Questa piccola parola è un termine che include tutti i credenti di ogni tempo. In secondo luogo, era giusto che Paolo vivesse come se la venuta di Gesù fosse imminente, sebbene egli non sapesse quando Gesù sarebbe di fatto ritornato. Nello scrivere la Scrittura, Paolo non ha commesso errori, ma non era onnisciente.

ii. “Il fatto è che Paolo non sapeva quando questi avvenimenti sarebbero accaduti, e da nessuna parta dichiara di saperlo. Quindi, quando egli dice noi, egli intende ‘noi credenti’”. (Morris)

e. In un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba… i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo mutati: In un singolo momento, Gesù radunerà a Sé il Suo popolo (sia i morti che i vivi sulla terra), per la resurrezione.

i. Paolo ha espresso la stessa idea in 1 Tessalonicesi 4:15-18. Questo incontro straordinario ed istantaneo dei credenti con Gesù nelle nuvole è stato identificato come il rapimento, dal termine latino per rapiti in 1 Tessalonicesi 4:15-18.

ii. Verrà un giorno nel piano eterno di Dio, nel quale Egli darà a coloro che sono morti nel Signore i loro corpi risorti, ed in un istante radunerà tutto il Suo popolo per incontrare Gesù nell’aria. Tutti i redenti che saranno sulla terra in quel momento si eleveranno per incontrare il Signore nelle nuvole, e riceveranno i loro corpi risorti.

iii. Che ne sarà di coloro che sono morti in Cristo prima di quel giorno? Sono distesi nella tomba, in una specie di sonno dell’anima o di animazione sospesa? No. Paolo ha reso chiaro che partire dal corpo significa abitare col Signore (2 Corinzi 5:8). O coloro che sono attualmente morti in Cristo sono con il Signore in un corpo spirituale, aspettando la loro resurrezione finale, o a causa della natura dell’eternità senza tempo, hanno già ricevuto i loro corpi risorti perché già vivono nell’eternità.

f. Al suono dell’ultima tromba: Cos’è l’ultima tromba? Coloro che credono che Gesù radunerà il Suo popolo dopo che Egli abbia riversato la Sua ira su un mondo che ha rigettato Gesù, a volte sostengono che questa sia l’ultima tromba di giudizio, menzionata in Apocalisse 11:15-19. Questo, però, non è necessariamente il caso.

i. L’ultima tromba potrebbe non riferirsi affatto all’ultima delle sette trombe in Apocalisse, ma semplicemente all’ultima tromba che i credenti udranno su questa terra.

ii. Quest’ultima tromba potrebbe essere collegata alla tromba di Dio in 1 Tessalonicesi 4:16, ma non alle trombe degli angeli in Apocalisse 11. Bisognerebbe fare una distinzione tra la tromba di un angelo e la tromba di Dio. Chuck Smith evidenzia un costrutto grammaticale diverso per quanto riguarda questa tromba dalla tromba in Apocalisse 11.

iii. Ironside dice che l’ultima tromba era un modo di dire che derivava dal gergo militare romano, quando lasciavano un accampamento. La prima tromba significava “smontate le tende e preparatevi a partire”; la seconda tromba significava, “mettersi in riga”; la terza e ultima tromba significava, “partite”. Quest’ultima tromba descrive gli “ordini di partenza” dati al cristiano al rapimento della Chiesa.

g. Questo corruttibile rivesta l’incorruttibilità: La resurrezione è assolutamente necessaria per il destino del cristiano. In luce di tutto questo, come potevano i cristiani di Corinto lasciar perdere una verità così importante?

7. (54-57) Con la resurrezione, la morte viene sconfitta definitivamente.

Così quando questo corruttibile avrà rivestito l’incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito l’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che fu scritta: «La morte è stata inghiottita nella vittoria».

O morte, dov’è il tuo dardo?
O inferno, dov’è la tua vittoria?

Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge. Ma ringraziato sia Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo.

a. La morte è stata inghiottita nella vittoria: Un corpo risorto non è una carcassa resuscitata. È un nuovo ordine di vita che non incontrerà mai più la morte. La morte è sconfitta dalla resurrezione.

i. Freud aveva torto quando disse: “Ed infine, abbiamo il doloroso enigma della morte, per la quale non è stato trovato ancora alcun rimedio, e probabilmente mai accadrà”. Paragoniamo questa frase con la dichiarazione vittoriosa di Paolo, “La morte è stata inghiottita nella vittoria”!

b. O morte, dov’è il tuo dardo? O inferno, dov’è la tua vittoria? Paolo, sapendo che la morte è ormai un nemico sconfitto grazie all’opera di Gesù, può quasi prendere in giro la morte e deriderla. La morte non ha alcun potere sul colui che è in Gesù Cristo.

i. “Questo è il messaggio più affilato e più squillante, la sfida più audace e coraggiosa che un uomo abbia mai fatto risuonare nelle orecchie della morte… La morte qui viene sfidata, chiamata vigliacca in faccia, ed invitata a fare del suo meglio.” (Trapp)

ii. “Non ti temerò, morte, e perché dovrei? Le tue sembianze sono simili a quelle di un drago, ma il tuo dardo non c’è più. I tuoi denti sono stati rotti, oh vecchio leone, dunque perché dovrei temerti? So che non sei più in grado di distruggermi, ma sei mandata come un messaggero per condurmi alle porte dorate dalle quali entrerò e vedrò il volto scoperto del mio Salvatore per sempre. I santi morenti hanno spesso detto che l’ultimo letto sul quale hanno dormito è stato il migliore sul quale abbiano mai dormito.” (Spurgeon)

iii. Per coloro che non sono in Gesù Cristo, la morte ha ancora il suo dardo. “Il dardo della morte risiede in questo, che avevamo peccato e per questo eravamo stati convocati a presentarci davanti a Dio, il quale avevamo offeso. Questo è il dardo della morte per voi che non credete, ovvero, non che morirete, ma che dopo la morte ci sarà il giudizio, e che dovrete apparire davanti al Giudice dei vivi e dei morti per ricevere la sentenza dei peccati che avete commesso nei vostri corpi contro di Lui.” (Spurgeon)

c. Ora il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge: Il principio della resurrezione, inoltre, dimostra che non siamo più sotto la legge. Non siamo più soggetti alla pena della legge (la morte), e siamo liberi dal peccato. Il peccato è la causa ultima della morte (Romani 6:23, Genesi 2:17), e l’effetto non può essere sconfitto fino a quando la causa non è sconfitta.

i. Paolo collega insieme i concetti del peccato, della morte e della nostra identificazione con la morte e resurrezione di Gesù in Romani 6:1-1 in maniera brillante.

d. Per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo: Questa sconfitta della morte è possibile solamente per coloro che vivono per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo. Per tutti gli altri, c’è sì la resurrezione e la vita eterna, ma per la dannazione. Se non sei un credente, la morte non è tua amica; è tua nemica.

8. (58) L’applicazione finale: il nostro destino di resurrezione dovrebbe aiutarci a restare saldi nel Signore adesso.

Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

a. Perciò… state saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell’opera del Signore: Proprio perché sappiamo che la morte è stata sconfitta, che risorgeremo e che abbiamo un destino eterno con Gesù Cristo, dovremmo restare saldi e irremovibili ancora di più per Lui in questo momento. Dovremmo adoperarci duramente ora, adoperarci per il Signore, perché l’adesso conta per sempre.

b. Sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore: Anche se la vostra fatica è vana per tutti gli altri, e questi ignorano o non apprezzano ciò che fate per il Signore, la vostra fatica non è vana nel Signore. Non importa se non venite elogiati o incoraggiati; a volte succederà, mentre altre volte no. Resurrezione significa che la vostra fatica non è vana nel Signore.

i. “Non solo devi lavorare, ma devi affaticarti – devi impiegare tutte le tue forze, e devi farlo nel Signore – sotto la Sua direzione e sotto la Sua influenza, perché senza il Signore non puoi fare nulla.” (Clarke)

ii. Questo dovrebbe renderci saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell’opera del Signore. Non dobbiamo vacillare, non dobbiamo cambiare direzione, non dobbiamo cadere e non dobbiamo mollare. Dio, infatti, non è ingiusto da dimenticare l’opera vostra e la fatica d’amore che avete mostrato per il Suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi (Ebrei 6:10). Alla resurrezione, il Signore ci mostrerà che si ricorda della nostra opera e fatica d’amore.

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